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14 - NASCE IL G.A.M. - GIOVENTÙ ARDENTE MARIANA

Sarò tutto a disposizione della Madonna


Ai primi di novembre, mostrando a una persona l'agendina colma d'impegni per tutto il '74: in corsi di esercizi, ritiri, corsi biblici ecc., disse: « Il prossimo anno poi sarò tutto a disposizione della Madon­na ». « In che modo? » gli fu chiesto. « Lo sa la Mamma. È Lei che guida tutto ».

Nel maggio del '75 infatti nasceva il Gam. E da allora Don Carlo sarà in modo tutto particolare a totale disposizione della Condottie­ra, percorrendo più volte tutta l'Italia per annunciare la Parola di Dio nei Cenacoli Gam, suscitando un'alta marea di gioia nelle masse gio­vanili e in tutto il popolo di Dio che vi partecipava numerosissimo.



In quella notte di veglia

Tutto ebbe inizio la notte del 24 maggio, festa di Maria Ausiliatri­ce, in una veglia di preghiera condotta da Don Carlo. Vi parteciparo­no alcune migliaia di giovani di varie parti d'Italia.

Un complesso giovanile accompagnava i canti che gli stessi giova­ni avevano composto con tanto impegno e amore.

Su un ampio palco nel cortile dietro la Basilica di Maria Ausilia­trice, dominava alta, la bianca statua dell'Immacolata, segno sensibi­le della particolare presenza della Mamma Celeste. Tutti quei giovani erano del tutto incuranti della pioggia che scendeva ora sottile, ora più intensa. Eppure nessuno si mosse; alcuni rifiutarono persino la pos­sibilità di ripararsi sotto qualche ombrello.

Sfilarono in quei cuori giovanili tutti i quindici misteri del Rosa­rio, meditati e cantati ad ogni Ave Maria. Erano in maggioranza gio­vani che con la preghiera del Rosario non avevano certo molta dime­stichezza, ma quella sera ripresero in mano la corona con grande fede ed entusiasmo.

Don Carlo scandiva i vari momenti con dei brevi flash di Parola di Dio. Erano dei tocchi di luce che penetravano in tutte quelle anime giovanili. Un clima di cielo. La gioia raggiunse il culmine nella Liturgia Penitenziale e nella Celebrazione Eucaristica. Una tirata di gioia dalle 23 alle 7 del mattino.



Cosa ti è successo stanotte?

« Che cos'era successo in quella notte di veglia? - commenta Don Carlo -. Non sappiamo. I giovani erano tutti trasfigurati.

Una mamma al mattino trova il suo ragazzo di 17 anni; ero presente quando gli diceva: "Ma come sei bello, cosa ti è successo stanotte?". E lo accarezzava.

Un'altra, una ragazza di 18 anni, dice: "Esattamente un anno fa, avevo deciso di togliermi la vita; vi avevo tentato, sono stata salvata nella camera di rianimazione, in extremis. Oggi sarei disposta a dare la vita per il Signore. Son cambiata completamente".

La Confessione è stata una folgorazione; allora ho capito subito la riscoperta della Confessione; ho capito la riscoperta della Parola di Dio; ho capito che c'era qualche cosa che fermentava nella gioven­tù... ». Questo è stato il primo Cenacolo.



Il professore segnò sul libretto: trenta e lode

R., la giovane che con una resistenza di acciaio aveva animato i canti al microfono tutta la notte, il giorno dopo aveva un esame di medicina. « Ci penserà la Mamma Celeste » aveva detto. E decise di rimanere. Si presentò all'università senza aver avuto neppure il tem­po di riposare, ma si sentiva in forma. Alla fine il professore vergò sul suo libretto un trenta e lode.

Sarà solo l'inizio di un cammino di fede e di abbandono che i gio­vani Gam sulla scia della Donna Tutta-fede percorreranno, guidati dal­l'esempio e dalla parola di Don Carlo. Come lui crederanno sul serio alla Parola di Gesù: « Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù» (Lc 12,31).

E si lanceranno alla conquista del Regno di Dio nelle anime con la preghiera e l'evangelizzazione.

Tredici anni dopo (dicembre 1988), in una cattedrale della costa calabra, dopo una notte di preghiera animata da giovani Gam, s'in­contreranno per la strada ragazzi e ragazze incamminati direttamente a scuola. È visibile in tutti quei volti la gioia e la trasparenza dell'anima.

Uno di essi, G., quinta liceo classico, dirà poi: «Avevo compito in classe d'italiano. Non mi è mai capitato di fare un compito così bello, con tanta facilità ».

Tutto come dopo quella notte della prima veglia.



Chi sono questi giovani?

Ma chi sono questi giovani? Che cosa cercano e cosa trovano nel Movimento Gam? Lasciamo la parola a Don Carlo stesso: «Il G.A.M. è un movimento giovanile di ispirazione eucaristica, mariana, eccle­siale. Intende con i Cenacoli far presa diretta sui giovani e fargli ama­re il Rosario, la Parola di Dio, la Confessione, l'Eucaristia, il Papa e la Chiesa. Riscopre la Confessione come esperienza di gioia e 1’Eu­caristia come esperienza di cielo e di risurrezione. Moltissime migliaia di giovani italiani vi aderiscono. Vuole riportare Dio nelle famiglie, nelle scuole, nelle comunità e nella società. Ha un sogno: costruire la civiltà dell'amore e preparare la primavera della Chiesa. Lancia i gio­vani nell 'Evangelizzazione ».

È una definizione che rispecchia in sintesi i grandi amori di Don Carlo: il suo amore alla Parola di Dio, a Gesù Eucaristia, alla Ma­donna; l'indefessa ricerca del Regno di Dio e della gloria del Padre; la filiale fedeltà alla Chiesa e al Papa; la fiducia nei giovani e i grandi ideali di evangelizzazione maturati per lunghi anni nella luce dello Spi­rito Santo e sotto la guida di Maria, "Stella dell'evangelizzazione" (E. N. n. 82).

Tutta la sua vita fu una preparazione a questa missione specifica nella Chiesa e nel mondo: il Gam. Egli stesso lo disse un giorno: « La Mamma in tutti questi anni mi ha preparato per questo. Ha condotto tutto in vista del Gam ».



Giovani a migliaia si preparano

« Da dove viene il nome GIOVENTÙ ARDENTE MARIANA? Dalla Mamma Celeste stessa - risponde Don Carlo -. L'aggettivo ARDEN­TE e l'altro aggettivo MARIANA qualificano la gioventù: arde del fuo­co dello Spirito Santo e della Parola di Gesù; è tutta mariana, cioè della Mamma Celeste, e perciò si consacra al Cuore Immacolato di Maria ».



Ragion d'essere

«Nello sbandamento di tantissimi giovani, affascinati da ideolo­gie malsane - spiega ancora Don Carlo - vuol essere come una roc­caforte di resistenza alla pressione satanica e una coraggiosa afferma­zione della propria fede attraverso i cosiddetti Cenacoli. Gli apparte­nenti (giovani e ragazze "inviati dalla Madonna e scelti da Lei") si impegnano al Rosario quotidiano, a una forte vita Eucaristica, a un amore entusiasta per il Vangelo e a un grande attaccamento e fedeltà al Papa e alla Chiesa a lui unita ».



Obiettivi

Ne delinea brevemente gli obiettivi: « Il Gam vuol dare ai giovani il pieno significato degli avvenimenti che sono chiamati a vivere e vuole lanciarli nel più splendente ideale che li possa affascinare: il REGNO DI DIO.

Il Gam vuol portare i giovani alla consacrazione al Cuore Imma­colato di Maria e ai tre grandi amori: l'Eucaristia, la Madonna, la Chie­sa e il Papa. Con il Rosario in mano, arma di salvezza, si preparano a combattere il nemico Satana: si preparano alle "dure battaglie che li attendono". "È un cammino che devono fare". È tutta opera della Madonna: i giovani li sceglie e li chiama Lei ».



Il Gam è tutta opera della Madonna

Era talmente convinto che il Gam era tutta opera della Madonna che non si preoccupava di organizzare, ma stava piuttosto attento ai segni che Lei gli mandava attraverso circostanze e persone e si muo­veva prontamente. Sorprendeva l'immediatezza con cui rispondeva a questi cenni della Condottiera: non vedeva ostacoli, non calcolava né ragionava. Attendeva e pregava per avere luce, ma una volta indivi­duata la volontà di Dio, si buttava con sicurezza piena e abbandono totale, con una gioia indicibile, pur sotto la croce.

Sotto la croce trovava sempre Colei che gli addolciva ogni pena e gli rendeva possibile ogni salto nel buio.

Di salti nel buio Don Carlo ne fece tanti, superando spesso l'in­comprensione, l'abbandono, la derisione anche e una sempre più stretta solitudine che si creava attorno a lui dopo l'inizio di quell'opera che, essendo più del cielo che della terra, più divina che umana, arrischia­va di non essere capita dai più.

« Lo stile di Dio è sempre così umile e discreto - scrisse un autore - che può anche passare inosservato o venire rifiutato dagli uomini, come avvenne a Betlemme, a Nazaret, a Gerusalemme... ». E il Car­dinal Newmann: « Nulla di grande si può fare senza sofferenza, senza umiliazioni ».

A Don Carlo bastava sapere che la Mamma Celeste voleva che il suo Movimento andasse avanti. E si sarebbe buttato anche nel fuoco. Conosceva bene quel passo di Isaia dove il Signore assicura: «Il mio progetto resta valido, io compirò ogni mia volontà. Così ho par­lato e così avverrà; l'ho progettato, così farò» (Is 46, 10-11).

E ancora una volta si abbandonava.



Un arabesco di amore

Dopo quella prima veglia del 24 maggio, i Cenacoli Gam andava­no via via moltiplicandosi. Ne parla Don Carlo stesso: «Il secondo Cenacolo fu richiesto da un gruppo di giovani che erano venuti dal Veneto. Li aveva talmente colpiti quella notte di veglia, che chiesero di fare un Cenacolo simile, ma di giorno, a Vicenza nel Santuario del­la Madonna di Monte Berico. Era l' 11 giugno. Abbiamo fatto quel Cenacolo come "Pentecoste dei giovani", mettendo l'accento sullo Spi­rito Santo (...).

Il 24 agosto abbiamo fatto un Cenacolo come festa del Padre che è nei Cieli. Senza saperlo si faceva questa trafila: la Madonna il 24 maggio, lo Spirito Santo l'11 giugno, il 24 luglio l'Eucaristia e il 24 agosto il Padre che è nei Cieli».

« È stato bellissimo - commenta Don Carlo -. Il gruppo dei gio­vani di Torino ha interpretato splendidamente le Parole di Gesù nella parabola del figlio prodigo - che è la nostra storia - e l'ha immesso nel rito della Penitenza comunitaria. È stata una cosa indimenticabile.

Poi i Cenacoli si sono moltiplicati: Verona, Milano, Trento, Ve­nezia, Genova ecc... Al di là di queste poche righe di cronaca si può intravedere l'opera meravigliosa della Madonna nelle anime dei suoi giovani. È un arabesco di amore».



Ne ho bisogno per ricaricarmi

I Cenacoli intanto si moltiplicavano in tutta Italia e Don Carlo era instancabile nel portarsi là « dove la Mamma lo chiamava ». « È Lei che ci fa strada - diceva -. Lei ci precede e noi non abbiamo che da seguirla ».

« Il Cenacolo Gam - dirà - è un incontro di preghiera con la Pa­rola di Dio. Richiama subito al pensiero l'Ultima Cena di Gesù, l'Eu­caristia, la Risurrezione, l'istituzione della Confessione, la prima Chiesa attorno a Maria, Madre di Gesù, la discesa dello Spirito Santo e la gioia, la grande gioia di essere "creature nuove", figli del Padre Celeste ».

Comprende tre momenti:

1) Catechesi pregata (dopo l'invocazione allo Spirito Santo, si prega la Parola di Dio attraverso il Cuore Immacolato di Maria, intercalata all'Ave Maria e al canto).

2) Liturgia Penitenziale con l'esame di coscienza approfondito sui dieci Comandamenti.

3) Liturgia Eucaristia (quando è possibile).

Segue la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria e il giura­mento o la promessa di fedeltà al Papa, promettendo inoltre amore al proprio Vescovo e ai propri Sacerdoti uniti al Papa. Si svolge in un clima di gioia e di festa: è un piccolo "preludio di Cielo".

I giovani ne escono carichi di gioia e di slancio, come esprime que­sta lettera: « Sono una delle tante giovani Gam che le scrivono per rin­graziarla; io lo faccio perché essere una giovane Gam è una cosa meravigliosa. Domenica sono venuta per il grande Cenacolo Gam e ne sono rimasta entusiasta e ricaricata di nuova voglia di vivere. Sa­rebbe molto bello se tutti i giovani potessero conoscere il Gam. Ho seguito quasi tutti i Cenacoli a Torino e, poco per volta, mi sono con­vinta che essere Gam vuol dire:

- avere una grande gioia interiore ed esteriore;

- essere vicini a Gesù e alla Mamma Celeste; - riscoprire com'è bello pregare insieme;

- e soprattutto rinascere interiormente dopo la Confessione.

Il Cenacolo Gam è per me quasi una necessità; una volta al mese ne ho bisogno per ricaricarmi ».



Un Movimento provvidenziale

Molti parroci erano entusiasti perché vedevano un rifiorire di gio­vani e dell'intera parrocchia. Stralciamo da una lettera di un Sacerdo­te a Don Carlo: « Vi scrivo per sentirmi in comunione intima e profonda con tutti voi che fate parte del Gam. Colgo l'occasione per dirvi di essere entusiasti di appartenere a questo Movimento che considero provvidenziale per il momento storico che sta attraversando la Chiesa e il mondo. Io vi confesso che ho ricevuto un grande beneficio anche solo dalla lettura degli opuscoli che sono stati pubblicati dal Gam: so­no veri gioielli, scritti con fede, sotto la guida materna di Maria San­tissima» (Don P.G.).

Prima di ogni pubblicazione o iniziativa di evangelizzazione Don Carlo invitava alla preghiera e ricordava: « Cinque minuti di adora­zione a Gesù Eucaristia o, dovunque ci troviamo, alle Tre Persone di­vine che abitano in noi, fanno aumentare del cento per uno il frutto di tutta la stampa Gam che circola e di ogni altra attività evangeliz­zatrice ».

Dirà il Papa Giovanni Paolo II: «Una pausa di vera adorazione ha maggior valore e frutto spirituale della più intensa attività, fosse pure la stessa attività apostolica».

Don Carlo condusse i giovani alla gioia dell'adorazione eucaristi­ca. Alle claustrali diceva: « Voi siete le centrali elettriche nascoste che alimentano di luce la città. Con la preghiera si possono raggiungere le anime di tutto il mondo ».



Fratello e discepolo fedele

C'era anche qualche Sacerdote che lo affiancava nei grandi Cena­coli e lo aiutava per le Confessioni. In particolare uno gli fu quasi sem­pre a fianco nei principali Cenacoli: Don Bruno Busulini, che gli diverrà fratello inseparabile fino alla morte, discepolo fedele e custode amo­roso del Gam dopo il suo ritorno al Padre.

Si erano incontrati da Chierici nello studentato teologico di Mon­teortone, appena passata la bufera della guerra. Si rivedranno molti anni dopo a Torino. In quell'occasione Don Carlo gli comunicò con entusiasmo la sua felice esperienza di predicare solo Parola di Dio, spiegando, nei ritiri e corsi di esercizi spirituali, tutto un Vangelo. Don Bruno ne fu contagiato e se ne tornò carico di libri che Don Carlo gli aveva regalato o suggerito. Ma non aggiunse altre spiegazioni. So­prattutto non poté dargli una esemplificazione concreta sul nuovo ti­po di predicazione.

L'occasione venne nel 1975 quando Don Bruno partecipò a un corso di esercizi, predicato da Don Carlo a un gruppo di Sacerdoti salesiani sull'Apocalisse. Tutto allora risultò chiaro. Don Bruno comprese e ne fu entusiasta. Decise di fare anche lui così. Tanto più che gli si pre­sentò subito l'occasione per un corso di esercizi che doveva predicare a Bari. Don Carlo lo incoraggiò consegnandogli una serie di cassette sul Vangelo di S. Giovanni da lui commentato. Don Bruno si preparò su quelle, ripetendo poi i commenti ascoltati. Ne ottenne un intenso ascolto e una viva partecipazione.

Quel corso di esercizi sul quarto Vangelo fu qualcosa di decisivo per lui.



Conta pure su di me

Quando Don Carlo nel maggio del '75 passò a Padova per parlare del Gam a un ristretto gruppo di confratelli, annunciando anche il pri­mo Cenacolo per la notte dell'Ausiliatrice, Don Bruno si dichiarò su­bito entusiasta: « Conta pure su di me; aderisco pienamente a questo Movimento ».

Da allora affiancherà sempre Don Carlo, condividendo gioie, fa­tiche e incerti di una nuova strada che la Mamma Celeste indicava passo passo nel buio luminoso della fede.



Una rete di piccoli Cenacoli

Oltre ai grandi Cenacoli, si estendeva sempre più una rete di pic­coli Cenacoli un po' ovunque in cui i giovani si radunavano a pregare la Parola di Dio con il Rosario. Don Carlo lanciava questi piccoli Ce­nacoli come dei "piccoli fuochi accesi nella notte", che ardono del fuoco dello Spirito Santo, con Maria.

« Bastano anche due o tre giovani meravigliosi - diceva - per fa­re un piccolo Cenacolo Gam: "Dove sono due o tre riuniti nel mio Nome, in mezzo ci sono Io" dice Gesù (Mt 18,20) ». E soggiungeva: «Occorre fare tanti Piccoli Cenacoli nei Centri mariani, per quanto è possibile. In queste oasi si prega con la Mamma Celeste meditando il S. Rosario con la Parola di Dio.

Lo Spirito Santo sarà sempre presente in questi Cenacoli in modo Pentecostale.

I Sacerdoti e le Religiose saranno di sostegno ai piccoli Cenacoli e li guideranno, per annunciare insieme ai giovani il Regno di Dio a tutte le anime».

« I piccoli Cenacoli - sottolineava - sono la Parola di Dio che diventa preghiera, diventa Eucaristia, diventa devozione alla Madon­na, amore filialissimo, diventa ricarica spirituale... Sono piccoli rifu­gi di preghiera, di Parola di Dio.

Dai Cenacoli, usciranno le anime più sfolgoranti e felici».



Il Gam è del Papa

« Tu sei Pietro e noi giovani ti amiamo!» gridano i giovani Gam di oggi, come quelli dell'inizio, non appena riescono a intravedere la bianca figura del Papa nei suoi viaggi apostolici in Italia e all'estero. E quando gli sono vicini gli attestano la loro fedeltà fino alla morte, dichiarandosi pronti a dare la vita per lui. Che significato ha tutto que­sto per loro? Essere Gam vuol dire automaticamente amare il Papa e la Chiesa. Niente di nuovo, perché questo è parte essenziale della fede cattolica e per Don Carlo anche dell'eredità dei suoi primi anni di formazione. Ma è nuovo il modo in cui i giovani lo riscoprono. L'a­more al Papa e alla Chiesa infatti è uno dei "tre amori bianchi" lan­ciati da Don Carlo tra i giovani Gam.

Lui per primo aveva un amore intenso e autentico, fondato sul Van­gelo, per il Vicario di Cristo, al quale Gesù disse: « Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non pre­varranno mai contro di essa » (Mt 16,18). Nutriva una fedeltà a tutta prova che si faceva ascolto e attenzione al Magistero, affiancandolo, sostenendolo e difendendolo anche, con coraggio, affrontando il ri­schio dell'impopolarità.

"Una congiura di silenzio" e "Paolo VI salva la persona umana" sono due titoli significativi tra vari articoli da lui pubblicati in difesa del Papa Paolo VI allora attaccato da critiche massicce per la "professione di fede" da lui enunciata e la "Dichiarazione sull'etica sessuale".

Nelle pubblicazioni Gam riportava sempre le parole del Papa e nei momenti più salienti o di maggior sofferenza per la Chiesa lanciava un volantino adatto che i giovani distribuivano dappertutto. « Il Gam è del Papa » amava ripetere. E i giovani gli facevano eco.



Un pacchetto Gam per il Papa

Era suo vivo e costante desiderio poter presentare il Gam al Papa, averne la sua benedizione e il suo incoraggiamento; fargli sentire che, nella desolante solitudine in cui a volte si trovava, poteva contare sui giovani che lo amavano come il "dolce Cristo in terra—, ne ascoltava­no la parola, gli giuravano fedeltà assoluta, pronti a difenderlo anche con la vita.

Più volte cercò di far giungere a sua Santità Paolo VI le pubblica­zioni Gam. Una volta il tentativo riuscì in maniera inaspettata. Al­l'aeroporto di Torino fu affidato un pacchetto contenente la serie dei 5 messalini Gam a una persona diretta a Roma che si era impegnata a consegnarlo a chi l'avrebbe fatto pervenire al Santo Padre. Non si sa per quali motivi invece il pacchetto fu abbandonato su una panchi­na nei pressi del Vaticano. Lo scorse la polizia che, dopo averlo esa­minato con gli appositi radar di controllo, lo consegnò a una Suora addetta a particolari mansioni in Vaticano. Il pacco giunse così in mano a Sua Santità Paolo VI.



Chi è il Fondatore?

Più tardi, nel '79, avrà la gioia di vedere un gruppo di giovani Gam accolti in udienza privata dal Papa Giovanni Paolo II che canterà con loro: "Ave Mamma", "T'ho incontrato", rimanendo particolarmente colpito da "Viene l'ora", un canto che parla di martirio e di Cielo. Come sempre Don Carlo rimarrà nell'ombra.

- Chi è il Fondatore di questo Movimento? chiese il Papa. - La Madonna, risposero in coro i giovani.

- La Madonna..., sì, sì, sorrise il Papa. Ma di chi si è servita la Madonna?

Solo allora i giovani accennarono a Don Carlo. Poi aggiunsero che con lui c'era anche Don Bruno. Il Papa allora raccomandò: « Portate loro la mia benedizione ». E regalò per loro due coroncine.

In seguito i giovani Gam affiancheranno il Papa nelle sue tappe di evangelizzazione, non solo nelle Parrocchie romane, ma anche nel­le varie città d'Italia, con il volantinaggio e i Cenacoli.



Quattromila giovani in S. Pietro

Il primo maggio 1976 fu un vero trionfo della Donna vestita di Sole: un Cenacolo stupendo nella Basilica di S. Pietro a Roma.

Così ne pubblicò la notizia l'Osservatore Romano della domeni­ca: « Nel pomeriggio di sabato, 1° maggio e 1° sabato del mese ma­riano, 4.000 giovani provenienti da tutte le regioni d'Italia, hanno sostato in San Pietro dalle ore 14 alle ore 18. Per quattro ore consecu­tive echeggiarono preghiere e canti per il Papa e per la Chiesa. Il folto gruppo di giovani hanno espresso così nel modo più devoto, compo­sto e commovente il proprio amore al Santo Padre Paolo VI.

Le quattro ore corrisposero esattamente ai quattro punti del pro­gramma con testi e canti: Rosario, Letture bibliche, Rito Penitenziale (con esame sulle Beatitudini) e Confessioni, Santa Messa e Comunio­ne. Dalle 17 alle 18 concelebrarono Don Carlo De Ambrogio con altri 48 Sacerdoti che si erano prestati per le Confessioni individuali e che durante la Messa si prestarono per distribuire Gesù Eucaristico. I nu­merosi canti facili e vibrati, sostenuti specialmente dai gruppi veneti e lombardi, furono eseguiti da tutta la massa in sintonia con lo squil­lo delle trombe.

Vivissima la commozione dei presenti, sino alle lacrime, davanti a questo spettacolo di giovani oranti e felici. Sembrava che un grande spiraglio di luce tagliasse e diradasse le tenebre del futuro » (O. R. della Domenica 16 maggio 1976).



Una festa del Papa indimenticabile

L'amore per il Papa e la Chiesa, lo inducevano a organizzare Ce­nacoli di preghiera a questo scopo, come nel giugno del '77 a Roma. Eccone la relazione che Don Carlo pubblicò per i giovani Gam: Roma: 29 giugno 1977. « Mercoledì 29 giugno era la festa del Papa:

I giovani Gam dalle ore 15,30 alle 17,30 tennero nella Basilica dei Santi XII Apostoli, a Roma, vicino a Piazza Venezia, un grande Cenacolo Gam di preghiera e di fedeltà al Papa Paolo VI. Fu un pieno sinfoni­co di preghiera, di gioia e di canti. La Basilica si riempì di anime gio­vanili e di religiose.

I giovani Gam giurarono obbedienza e fedeltà assoluta al Papa. Poi alle 18,30 si riversarono tutti in S. Pietro con il loro distintivo giallo inalberato sul cuore e si strinsero attorno al Papa che concelebrava con i cinque neo-cardinali. Quando alla fine i giovani Gam sventola­rono al Papa due striscioni con su scritto: « "Tu sei Pietro" e noi gio­vani ti amiamo e G.A.M. Gioventù Ardente Mariana», il Santo Padre sorrise (un sorriso che lo trasfigurò e che non dimenticheremo più) e benedisse a lungo, mentre i giovani lo applaudivano e cantavano: Ave, Mamma, tutta bella sei... Fu una catena di amore attorno al Pa­pa. Sulle scalinate di S. Pietro il canto dei giovani risuonò a lungo; e la marea di gente non si stancava di ascoltarli. Resterà indimentica­bile quella festa del Papa! ».

I giovani rimanevano contagiati da questo amore al Papa e alla Chiesa. Dice uno di loro diventato ora Sacerdote: «L'elemento forte che io sentivo in modo particolare alla fine dei Cenacoli era il giura­mento di fedeltà al Papa. Questo perché negli ambienti in cui mi tro­vavo, anche a scuola, si parlava moltissimo male dei preti, del Papa. Quindi, rinnovare il giuramento di fedeltà, sentire qualcuno che po­tesse parlare con amore del Papa, mi dava veramente tanta gioia e forza combattiva ».



Giovani evangelizzatori

Intanto la Condottiera delineava sempre più chiara la missione spe­cifica dei suoi giovani Gam: l'evangelizzazione, oltre alla preghiera sulla Parola di Dio e la vita sacramentale. Occorreva portare agli altri la luce ricevuta. "Contemplata tradere" dice S. Tommaso e l'Evan­gelii Nuntiandi afferma: «Ogni evangelizzato deve diventare a sua volta evangelizzatore ».

Le Parole di Gesù sono chiare e precise: «Evangelizzate ogni crea­tura» (Mc 16,15). « Voi siete la luce del mondo... non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio» (Mt 5,14.15).

La Madonna che aveva acceso questa luce, sapeva Lei quando e come metterla sul lucerniere, perché facesse luce nella sua Chiesa e nel mondo. E dopo due anni di soli Cenacoli di preghiera e testimo­nianza, inizierà a guidare i primi passi dei suoi giovani Gam anche nell'annuncio esplicito del Vangelo. Un annuncio fatto «con parre­sìa », cioè con coraggio e con gioia.

L'inizio avvenne nei Cenacoli Gam di Formula 1: duravano abi­tualmente un giorno. Erano Cenacoli indimenticabili di Cielo, in cui, oltre al commento sul Vangelo di S. Giovanni, di S. Luca, dell'Apo­calisse, dei Salmi, Don Carlo tracciò le linee - ispirandosi sempre al Vangelo - per preparare i giovani ad animare i Cenacoli in famiglia, coi fanciulli, i malati...

Si avvertiva una presenza tutta particolare della Mamma Celeste. E tutti quei giovani partivano trasformati e con un desiderio ardente di annunciare il Vangelo.

«Sta arrivando una gioventù splendida - diceva Don Carlo -; è il mondo nuovo di domani e vedrete che società preparano! I giova­ni prepareranno la civiltà dell'Amore e la primavera della Chiesa. Ci rimetteranno. E tanto! Ma ci riusciranno ».

«Mi ha colpito in Don Carlo - dice una giovane Gam dei primi tempi - il fatto che ha lanciato noi giovani all'annuncio del Vangelo con una fiducia immensa e unica. Anche avanzando poi negli anni, non se ne può più fare a meno. Magari arrivati a una certa età, può cambiare la forma, ma si continua a sentire dal di dentro l'urgenza di annunciare, di evangelizzare».

Lanciare i giovani nell'evangelizzazione: fu questa una delle intui­zioni più nuove e geniali di Don Carlo, nata dal suo straripante amo­re al Vangelo e ai giovani e da quell'ascolto dei segni dei tempi - quelli autentici, dono dello Spirito Santo - che caratterizzerà sempre la sua andatura spirituale così fresca e giovane.

« Lo vuole la Mamma - diceva con la sua solita semplicità -; è Lei che vuole inviare i suoi giovani, così come ha fatto Gesù con i disce­poli. Vuole preparare con loro il Regno del Figlio dell'uomo ». Si ri­faceva all'Evangelii Nuntiandi - che egli diceva la "magna charta" dell'evangelizzazione - che afferma: « Tutta la Chiesa è chiamata ad evangelizzare. I giovani ben formati nella fede devono diventare gli apostoli della gioventù».

E dodici anni dopo, nell'esortazione "Christifideles laici", il Pa­pa Giovanni Paolo II dirà: « I giovani non devono essere considerati semplicemente come l'oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa: sono di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti dell'evangelizzazione... » (n. 46).



Una semina a tappeto

I giovani, entusiasmati dall'ideale del Regno di Dio, iniziarono pri­ma con il volantinaggio a tappeto e poi con i piccoli Cenacoli nelle famiglie, nelle scuole, negli ospedali... Distribuivano in particolare il "Per me Cristo ", un foglio volante a servizio ecclesiale con la liturgia festiva della Parola - che viene gratuitamente spedito anche attual­mente in tutta Italia e all'estero nelle edizioni per adulti, per fanciulli e per bimbi della scuola materna -. « Il Per me Cristo - disse Don Carlo - fu un'invenzione meravigliosa della Madonna per diffonde­re il Vangelo in maniera capillare dappertutto ».

Il volantinaggio - che egli definisce « l'evangelizzazione specifica del Gam » - dava e continua a dare a tutti la possibilità di diffondere il Vangelo e di raggiungere anche i lontani, i non credenti, così come il seminatore della parabola « uscì a seminare », spargendo il seme senza discriminare i terreni: sulla roccia, tra le spine, sulla strada, sul terre­no buono... I giovani facevano proprio così, distribuivano i volantini - e continuano tuttora - nelle buche delle lettere, sui tergicristallo delle auto in sosta, ai passanti, tra le corsie degli ospedali, all'uscita delle chiese, delle scuole, delle fabbriche, nelle case circondariali ecc.

Don Carlo lanciava l'iniziativa; e l'inventiva dei giovani, guidati dalla Mamma Celeste, faceva il resto. Quando si ritrovavano con lui non finivano più,di raccontare le loro esperienze - così come faceva­no i discepoli attorno a Gesù dopo una missione -: una signorina rac­cogliendo da terra un volantino Gam bagnato di cui rimaneva visibile ancora l'indirizzo, scrive perché le venga spedito; un signore rimane colpito da quei commenti e ritorna in chiesa dopo molti anni; una gio­vane riprende a pregare; un parroco li richiede per la sua parrocchia ecc. Episodi a non finire in cui i giovani toccavano con mano che dav­vero « il Vangelo è la potenza stessa di Dio » (Rm 1,16).



Uno schiaffo e una conquista

Una giovane Gam di Roma che deponeva il "Per me Cristo" nelle buche delle lettere del suo condominio, si sentì investire dalle furie di un signore che non ne voleva sapere "di quella roba" e le mollò addi­rittura uno schiaffo in viso. La ragazza non disse nulla e scoppiò in pianto. Qualche giorno dopo, quel signore suonò alla sua porta. Non sapeva come fare a scusarsi e la pregò di portargli sempre quel volan­tino che non aveva mai letto prima, ma che adesso aveva scoperto co­me un piccolo tesoro.



Non avrei mai pensato a nulla di simile

E un giovane racconta la sua conversione dovuta proprio a uno di questi volantini. «lo posso dire di aver conosciuto Don Carlo in due momenti distinti: come se l'avessi incontrato due volte per la pri­ma volta. La prima volta è stato tramite il Per me Cristo, questo vo­lantino che ormai è diffuso in tutta Italia. Mi fu dato - ricordo il giorno e l'ora - il 13 agosto del '78, alle tredici circa, in Piazza S. Pietro da un giovane. Mi fu consegnato dopo anni che non mettevo più piede in chiesa. Conducevo una vita ecco, detto proprio chiaro chiaro, di dissolutezza massima.

Mi colpì il commento di Don Carlo al brano di Vangelo in cui Pie­tro cammina sulle acque. Preso dalla paura, affonda e Gesù lo pren­de per la mano e gli dice: "Uomo di poca fede, perché hai dubita­to?". Il commento di Don Carlo era questo: finché Pietro guardava Gesù, camminava sulle acque del mare, che rappresentavano un po' le vicissitudini della vita; come Pietro staccò gli occhi da Gesù, co­minciò ad affondare. E quelle parole di commento erano il concen­trato, il riassunto della mia esistenza.

Fin quando, da piccolo, guardavo a Gesù e pregavo, tutto bene. Come ho smesso, tutta la vita cominciò ad andare a rotoli. Misi quel foglietto in tasca e poi rimase dimenticato così.

Sopra vi avevo annotato un numero telefonico datomi da uno di quei giovani Gam. Dopo un mese salta fuori dal cassetto questo vo­lantino, telefono a questo numero e vado al Centro Gam. La domeni­ca successiva, mi presentano Don Carlo. E lì l'ho conosciuto di persona. Quando lo si vedeva, la prima cosa che colpiva erano quei due occhi che ti penetravano nell'anima. Ricordo ancora la frase che mi dis­se. Chiamandomi per nome, mi guardò proprio fisso negli occhi e mi disse: "Ah! P., che occhi stupendi hai; la Mamma ti vuole tanto be­ne!". Una frase semplice, ma che ha inciso in me. Da allora è cam­biato tutto nella mia vita.

E mi sorprendevo io stesso - io che avevo decisamente abbando­nato la vita di preghiera, della Chiesa, e non potevo soffrire i preti - di rimanere in chiesa tre, quattro ore di seguito ad ascoltarlo nei Cenacoli, o tutta la notte nelle veglie, uscendone fresco e riposato, fe­lice e sereno. Non avrei mai pensato a nulla di simile ».



Riportare Dio nelle famiglie

Nella sua passione per il Regno di Dio, Don Carlo diceva: « I gio­vani sentono fortemente il futuro di Dio, sono proiettati al futuro: intendono costruire la civiltà dell'Amore e vogliono assolutamente rin­novare il mondo. C'è in loro una forza misteriosa: è lo Spirito Santo che guida i tempi nuovi. La gioventù è la punta avanzata della socie­tà, è la più sensibile al vento nuovo che soffia. Attraverso i giovani si arriva a rinnovare la società che attualmente è in sfacelo, perché sono in crisi i tre protagonisti principali di essa. In crisi è la donna e quindi la famiglia è dissacrata; in crisi è l'insegnante e quindi la scuola è scombinata; in crisi è il prete e il religioso e quindi ecco le sofferenze della Chiesa.

La famiglia è a terra, perché non prega più insieme. Da quando è entrata la televisione, non c'è più tempo per pregare. E’ un problema fondamentale: bisogna riportare la famiglia a pregare. Come? Con la stessa tecnica che ha usato la Madonna e che ha adoperato Gesù. «Maria entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta» (Lc 1,40). Gesù entrava nelle case dei peccatori: « Zaccheo, scendi, oggi bisogna che entri in casa tua. Oggi in questa casa è entrata la salvezza» (Lc 19,1-10). Lo accusavano di entrare nelle case dei peccatori e dei pubblicani.

Anche i primi cristiani entravano nelle case. È la « Chiesa dome­stica »; è qui che bisogna arrivare con i Cenacoli in famiglia. Sono i giovani e i bambini che portano a pregare. Pregano il Rosario con la Parola di Dio. È uno stile nuovo che usano i giovani: ad ogni Ave Maria si medita qualcosa del Vangelo e poi segue il canto. Attraverso il Rosario, si adora la Parola di Dio per mezzo del Cuore Immacolato di Maria. Il Rosario con la Parola di Dio è la catechesi più stupenda, perché è adorazione di questa Parola, che diventa preghiera. Tutto que­sto, attraverso l'azione materna di Maria che è la Madre, attorno alla quale si riuniva a pregare la prima Comunità cristiana nel Cenacolo (Atti 1,14) ».



Mi sono sentito un mostro

Racconta ancora un episodio capitato a Genova, un'esperienza che egli definisce "un frammento di Cielo: come opera la Grazia nelle anime".

« A sentire le preghiere e il canto delle bambine - racconta un pa­pà - mi sono sentito un mostro. Quando le mie bambine Bucaneve sono uscite dalla chiesa, dopo un Cenacolo Gam per fanciulli, non ho più avuto il coraggio di guardarle in faccia; per tutto il giorno so­no rimasto agitato. Alle 18 sono andato in chiesa dal Padre S. e mi sono confessato: erano sette anni che vivevo lontano da Dio. Ora so­no tanto, tanto felice».

« La primavera della Chiesa - conclude Don Carlo - avverrà at­traverso due canali: le famiglie, e lì protagonista è il bambino, e poi la gioventù, e lì protagonisti sono gli adolescenti. Sono le due età del­l'uomo più disponibili, più aperte alla Grazia, ad accogliere la voce di Dio. Bisogna caricarli di Parola di Dio. La Parola di Dio è un con­tinuo germinare, è una primavera continua, è un dilatarsi di novità: ecco il Cielo ».



In decollo verticale

Don Carlo era un vulcano in continua eruzione per la Parola di Dio: preparava sempre nuovi dépliants e opuscoletti, escogitava sem­pre nuove iniziative: i Cenacoli dei primi venerdì e primi sabati del mese per rilanciare la devozione al Cuore Eucaristico-Sacerdotale di Gesù e al Cuore Immacolato e Addolorato di Maria; i Cenacoli dei Bucaneve (così si chiamavano i fanciulli dai 5 agli 11 anni); i Cenacoli della Via Crucis in Quaresima, ecc.

I giovani erano continuamente ricaricati e rilanciati, perché « il giovane parte subito in decollo verticale - sottolineava Don Carlo - ma brucia subito tutto. Occorre ricaricarlo continuamente».

In questo senso egli definisce il Gam « una stazione di servizio, dove ognuno si ricarica, prende la benzina che gli occorre e poi parte. Quindi il nostro compito non è fare scuola guida ai ragazzi... A noi interessa dar loro la Parola di Dio e la Vita divina della Grazia. Poi partono loro stessi e partono forte! ».



L'azione di Dio è clandestina

I Cenacoli continuavano a moltiplicarsi in tutta Italia: Genova, To­rino, Milano, Rovigo, Bologna, Roma, Napoli, Pompei, Messina, Pa­lermo... Don Carlo era sempre disponibile ai minimi cenni della Con­dottiera. E non misurava distanze e sacrifici. Era un « eccomi » inces­sante. Spesso qualche Sacerdote gli chiedeva come mai non facesse co­noscere in maniera più estesa il Movimento. Don Carlo motivava: « Ho capito che la Madonna non vuole assolutamente pubblicità. L'azione del Signore è molto più clandestina di quanto noi possiamo immagi­nare; è sotterranea, perché Lui è "il Dio nascosto" come dice il pro­feta Isaia (45,15). Le opere di Dio maturano nel nascondimento ».

Rifuggiva sempre da tutto ciò che poteva essere spettacolare. An­nunciava il Vangelo e scompariva.

Ma il "profumo di Cristo" che irradiava non passava inosservato né alla gente né ai pastori. Dice infatti di lui S.E. il Cardinal Salvato­re Pappalardo di Palermo: « Non ho avuto con Don Carlo rapporti personali frequenti o intensi, ma nelle due o tre volte che venne a far­mi visita quando veniva qui a Palermo, ebbi modo di accorgermi di quanta carica avesse: umana, sacerdotale e particolarmente mariana. Ha alimentato questa fiamma di devozione alla Madonna nel cuore dei cristiani. E ha saputo sempre abbinare al culto la dottrina, la cate­chesi, la teologia, in modo che il culto fosse alimentato dalla dottrina della fede ».



L'ora della Donna vestita di Sole

Il 1° maggio 1978 a Roma in S. Giovanni in Laterano fu qualcosa di indimenticabile. Il Gam era stato invitato a collaborare dall' 1 al 3 maggio per l'arrivo della Madonna di Fatima pellegrina di pace in venti nazioni di tre continenti. Al Cenacolo conclusivo si riversò una tale folla che non fu più sufficiente la Basilica ad accoglierla, né bastò il grande palco preparato per l'emergenza in piazza, di fronte alla Basi­lica. La gente continuava ad affluire a fiumi. Allora S.E. il Cardinal Poletti, Vicario del S. Padre per la città di Roma, invitò Don Carlo a salire sul loggione e da lì animare il Cenacolo. Tutta quella marea di gente pregava e cantava "Ave Mamma". Quindi ripetè la formula di consacrazione al Cuore Eucaristico-Sacerdotale di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, con un crescendo impressionante al `giuro ob­bedienza e fedeltà assoluta al Papa... ".

« Credo di non avere mai capito bene come in quel momento la gioia del Paradiso, la luce, le cose meravigliose che Dio ha preparato - ricorda A.M., una giovane Gam -. Mi sentivo felice e Don Carlo ai miei occhi emanava una gioia diversa dal solito. Sembrava che ve­desse ciò che stava spiegando ».

Tutti furono colpiti da quell'afflusso inaspettato di partecipazio­ne. I giornali parlarono di un milione e mezzo di persone. Chi aveva convocato tutta quella marea di gente? « La Madonna - rispose Don Carlo spiegando -: È l'ora della Donna vestita di Sole. È Lei che pre­cede e prepara il Regno del Figlio dell'uomo. Come il Battista ha pre­corso la prima venuta di Gesù e viene chiamato "il testimone della luce" (Gv 1, 8), così Maria adesso precorre e prepara la seconda venu­ta del Figlio dell'uomo, la più splendida, in cui dominante sarà la Pa­rola di Gesù, la nuova evangelizzazione.

Gesù nell'Apocalisse è chiamato "la Stella del mattino". Maria - la Mamma, che con il suo Cuore Immacolato conservava e medita­va ogni Parola - è l'aurora che lo precede e prepara le folle alla sua seconda venuta. È la "Testimone della Luce" che è Gesù ».

Sarà una constatazione questa che continueranno a fare i giovani Gam nei Cenacoli e nelle missioni: la Mamma Celeste mobilita tutti e riempie le chiese, le contrade e le piazze. E avvengono veri miracoli di conversione: persone che da molti anni sono lontani da Dio e da ogni pratica religiosa si riaccostano al Sacramento della Riconcilia­zione e piangono di gioia.

« È Lei che porta a Gesù - sottolineava Don Carlo -: A GESÙ PER MARIA. È questo il motto del Gam ».



Il Sacramento della gioia

«L'annuncio del Vangelo - diceva Don Carlo - è in vista della nostra gioia. Ma non ci può essere gioia senza il perdono dei peccati e la conversione. Ecco perché nel suo primo annuncio, dopo aver det­to: "II Regno di Dio è vicino", Gesù aggiungeva subito: —Convertite­vi e credete al Vangelo—. La Parola di Dio porta a cambiar vita».

Don Carlo aveva dato nel Cenacolo Gam un posto privilegiato al Sacramento della Riconciliazione.

Monsignor Agostino Vigolungo del Seminario Vescovile di Alba - Sacerdote d'intensa spiritualità e carica umana, che comprese e ap­poggiò il pensiero e l'azione apostolica di Don Carlo - ebbe a dire: « In un momento particolare della Chiesa in cui, oltre alla contesta­zione della devozione alla Madonna, era in atto anche la contestazio­ne e il decadimento della Confessione, è stata davvero un'ispirazione e un'intuizione dall'Alto la sua, di richiamare e riportare forte questi due fondamenti della vita cristiana».

Tuffava i giovani, e tutto il popolo di Dio, nell'esperienza del per­dono del Padre commentando soprattutto la parabola del figlio pro­digo, che egli definiva « la nostra storia ». E quando i giovani erano in Grazia diventavano più aperti e recettivi alla Parola di Dio; il clima spirituale raggiungeva un'alta incandescenza di gioia. « Dopo l'esame di coscienza sulla Parola di Dio - diceva Don Carlo - l'accusa di­venta chiara, precisa. Si presentano al Sacerdote senza paura e quan­do si presentano è avvenuta ormai la conversione.

Anche i fanciulli, con l'esame di coscienza così preparato, si con­fessano bene. A noi Sacerdoti - sottolineava - dopo l'accusa non rimane altro che dare l'assoluzione; anche senza soffermarsi a fare esor­tazioni, perché ne hanno già ricevute molte nel Cenacolo di prepara­zione. Soprattutto è importante congedarli festosamente, sottolineare il motivo della gioia, che è del confessore, come del giovane. Il giova­ne deve uscire dalla Confessione carico di gioia. Ecco la riscoperta del Sacramento della Riconciliazione: non un Sacramento di tortura, ma di gioia. È il mistero pasquale che si rinnova: morte e risurrezione. "Questo mio figlio era morto ed è risuscitato... Facciamo festa" dice il padre del figlio prodigo (Lc 15,32) ».



Piangevo di gioia

« La cosa che m'ha colpito di più in lui è stata questa - dice G., un giovane Gam -: durante la Confessione non diceva molte parole, anzi pochissime, ma quelle poche parole e il sorriso del volto così lu­minoso davano una carica fortissima. Quando uno tornava dalla Con­fessione era veramente pieno di gioia. Per me questa è stata l'espe­rienza più bella. ».

« Nel mio primo Cenacolo a Recoaro - ricorda S., una giovane Gam - ricordo particolarmente il momento della Confessione così breve e incisiva, tutta nuova e che Don Carlo concluse con poche pa­role, apposta per me, guardandomi negli occhi. Ricordo bene che pian­gevo di gioia quando ritornai al mio posto ripetendo dentro di me le parole che mi aveva detto ».

«Le Suore dicevano che uscendo dalla Confessione si sentivano come in Paradiso », attesta Sr. A.

E un'altra: « È pensiero unanime che quando lo si avvicinava al Confessionale si ricevevano delle luci tutte particolari, una forza per continuare con più amore, più fervore e per affrontare qualsiasi diffi­coltà ».

Alcune dicevano che avvertivano anche un senso di benessere fisi­co, oltre che spirituale.

« Incoraggiava sempre - sottolinea una sua penitente -. Dava un colpo d'ala all'anima, facendole sentire quanto era amata dal Padre, da Gesù, dalla Mamma Celeste. Ci si staccava dal confessionale con una gioia celestiale e una forte ricarica di unione con Dio, con i Tre ». Invitava le anime portate allo scrupolo a combattere il ripiegamento su se stesse, credendo all'onnipotenza del perdono divino, all'amore del Padre e affidandosi alla Mamma Celeste. Un giorno una persona gli chiese: « Don Carlo, un atto di amore a Gesù può far ricuperare qualche anno perduto della propria vita? ». Rispose con dolcezza: « Non qualche anno. Tutta una vita ».



Fu per me un raggio di sole

Padre R. L., missionario della Consolata, racconta: «Ebbi la for­tuna di conoscere un po' Don Carlo De Ambrogio. Fu per caso. Era il 1° maggio 1976. Prima di ripartire, dopo gli Esercizi spirituali, andai a S. Pietro a Roma.

Ero seduto, quando improvvisamente fui attirato da un gruppo nu­meroso di giovani che si diressero all'altare maggiore. Sistemarono un microfono ed iniziarono a pregare il Rosario alternato alla Parola di Dio e al canto, accompagnato dall'organo, dalla chitarra e anche dal suono delle trombe.

Ma la cosa che maggiormente mi colpì furono le Confessioni. Una lunga fila di giovani passava davanti ad un esile sacerdote che con volto sorridente, dopo l'accusa, li assolveva. La cosa mi incuriosì. Mi alzai e andai anch'io. Mi guardò e con dolcezza mi disse: —La Madonna le vuole tanto bene". Fu per me un raggio di sole che ancor oggi ri­cordo con tanta gioia. Quelle parole si rivelarono veramente una pro­fezia. Conobbi infatti il Gam e con molti giovani feci le mie più belle esperienze sacerdotali. Come dimenticare quelle Confessioni di gio­vani e adulti in lacrime? Sulle piazze, negli ospedali, nelle officine du­rante le missioni estive?

Di questo, grazie a Maria che nel suo figlio diletto Don Carlo ha manifestato la sua onnipotenza supplice. E poi i prodigi che Dio ha operato e continua ad operare nel Gam li vedremo in Cielo, esaltando e glorificando Dio insieme con Don Carlo».



Un principio originale di Don Carlo

« Un fatto molto significativo, che ho notato in Don Carlo e che ha portato anche nella mia vita missionaria una convinzione - atte­sta Padre E., Passionista - è la dolce spinta o pressione convincente di far accostare alla Santa Riconciliazione i giovani fin dal principio della predicazione. Ho notato sempre più con esperienza immediata che i giovani confessati capiscono meglio le altre verità... Questo si­stema l'ho sperimentato nelle Missioni: invitare al più presto alla Con­fessione! E Confessione frequente. È un principio originale direi di Don Carlo, perché noto generalmente nei conferenzieri e predicatori un dilazionare questo Sacramento, che invece aprirebbe la mente ad accogliere con più serenità le altre verità.

Ho pure notato che Don Carlo ha lasciato un'impronta incancel­labile in quanti hanno avuto un contatto con lui, sia che facessero parte del Gam o ne fossero estranei.

E per me stesso? Un grande beneficio... Seguire il Gam secondo le mie possibilità di Missionario, partecipare quando posso ai Cena­coli, riviverne lo spirito attraverso la stampa Gam, fare io stesso un po' di volantinaggio e distribuire durante la Missione questa stampa, è una ricchezza, una grande gioia e una vera benedizione della Madon­na.

Quando devo fare le conferenze ai giovani invoco Don Carlo che mi dia il suo spirito e la sua luce interiore. E ne sento il benefico in­flusso. Sento nel Gam un movimento umile, nascosto, sincero e ar­dente di devozione a Maria! Io stesso ne trovo un grande beneficio e mi sento del Gam! Non è tutto questo un fluire dell'acqua sorgiva di Don Carlo? ».



Estate di fuoco

L'estate '78 fu un'esplosione di Cenacoli Gam di Formula 1 in tutta Italia. Una vera costellazione di città: Torino, Bologna, Firenze, Avez­zano, Brescia, Napoli, Visciano, Roma, Verona, Treviso, Milano, Ber­gamo, Alassio, Viareggio, Palermo, Catania, Reggio Calabria, Taran­to, Pescara, Rimini. L'ultima città fu Trieste dove, presso il Tempio nazionale del Cuore Immacolato di Maria al Monte Grisa, partecipa­rono al Cenacolo Gam di Formula 1 di un'intera giornata, oltre un migliaio di giovani provenienti da più parti d'Italia.

Con due soli giovani, per aiutare nel canto e nell'animazione, Don Carlo e Don Bruno si divisero nelle varie città, spesso viaggiando di notte per arrivare in tempo al luogo fissato. Fu un'estate di fuoco. Centinaia e migliaia di giovani tornarono dai Cenacoli carichi di Pa­rola di Dio e di gioia.

« Il Gam - diceva Don Carlo - non è essenzialmente un'istitu­zione. Ci vuole un minimo di istituzione, però questo Movimento è soprattutto uno spirito, un fermento che pervade tutto, perché è es­senzialmente Parola di Dio. Quindi non è correlativo ad altre istitu­zioni, ma trascendente; fermenta e pervade tutte le istituzioni. È una cosa nuova che sta creando l'Immacolata. È l'enzima di Dio, l'enzima Parola di Dio. E la Parola di Dio è efficace, rinnova, rivitalizza tutto ».



L'importante è seminare

Non misurava mai la riuscita di questi Cenacoli dal numero dei partecipanti e meno ancora dalle adesioni al Movimento. Il suo scopo non era aggregare, ma evangelizzare, lievitare tutto con la Parola di Dio. Al resto ci avrebbe pensato il Signore e «la Fondatrice e Regina del Gam », come lui amava chiamarla.

A tutti questi Cenacoli infatti partecipavano spesso anche Sacer­doti, religiose di varie Congregazioni, giovani e laici di altri Movimenti e Associazioni, che poi portavano quanto avevano ricevuto là dove il Signore li chiamava a operare. «L'importante - diceva - è semi­nare nel campo di Dio, che è la Chiesa ».



Sabra del Vangelo

Poi la Madonna sceglieva - come anche tuttora - un nucleo di giovani che si sentivano chiamati a impegnare la loro vita e il loro tempo libero eclusivamente nel Gam, a diventare animatori di altri giovani, a dedicarsi all'evangelizzazione. A questi "Sabra Gam" del Vangelo, Don Carlo riservava tempi particolari di formazione.

Diceva loro: « Ogni Sabra deve agire ed evangelizzare come se lo sviluppo della Chiesa dipendesse dal suo comportamento personale ». E ancora: « L'apostolato evangelizzante dei Sabra non consiste nel­l'esporre grandi idee, ma nel dare alla gente, soprattutto ai giovani, il gusto di Gesù Cristo, di Dio e del futuro di Dio. Si tratta soprattut­to di "essere": se tu vivi di luce, diventerai luminoso. Gesù diceva: « Credete nella luce e diventerete figli della luce » (Gv 12,36). Gesù ha troppa gente che si interessa di lui e lo strumentalizza. Gesù vuole Sa­bra che vivano di lui».



Una Chiesa in movimento

«Alla luce della testimonianza di Don Carlo e dei giovani - an­che nei vari contatti - scrive Don L. C., un parroco di M. - credo di non sbagliare se oso affermare che il G.A.M. non è un Movimento della Chiesa, ma una Chiesa in Movimento, che porta a tutti la luce e la gioia del Cristo Risorto attraverso la Parola di Dio, il Sacramento della gioia pasquale, l'amore a Gesù, a Maria e al Papa.

Per questo voglio lodare e ringraziare il Signore, insieme alla Mam­ma Celeste, per aver dato alla Chiesa e al mondo la grandiosa figura di Don Carlo che - per aver donato la vita come Gesù - è rimasto vivo e presente nei cuori e nelle menti dei giovani Gam e di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

Don Carlo è stato certamente uno dei più grandi doni dello Spirito Santo alla Chiesa del Concilio Vaticano II ».



Nascono le piccole Comunità Cenacolo Gam

Il giovedì santo del '79, mentre ultimava le correzioni del libricci­no per la notte del Sabato Santo, Don Carlo confidò: « La veglia a Rapallo sarà qualcosa di indimenticabile, un nuovo inizio. Nasceran­no le piccole Comunità Cenacolo ».

- Ma come saranno queste piccole Comunità-Cenacolo? Come sono impostate, cosa si prefiggono?

Don Carlo sorrise e rispose brevemente: « Non lo so. Lo sa la Mam­ma. Ci guiderà Lei anche in questo. È Lei che lo vuole ».

« Rimasi di stucco - afferma la persona lì presente -. A tre giorni dalla Veglia, in cui avrebbe comunicato questa nuova iniziativa, Don Carlo non sapeva ancora delinearne i particolari.

Più tardi compresi che era sempre quello il suo modo di muoversi nella fede: prima il salto nel buio, nel vuoto, e poi la luce, la strada per camminare.

Dopo qualche giorno ne parlerà in maniera più precisa e dettaglia­ta, delineando la fisionomia spirituale e apostolica delle Comunità­-Cenacolo sia dei giovani che dei fanciulli: inviati a due a due - come Gesù inviava i discepoli (cf Lc 10,1) - per pregare insieme la Parola di Dio attraverso il Cuore Immacolato di Maria e per evangelizzare.

« Comincia un tessuto di vita nuova - sottolineava Don Carlo - si fa nuovo il tessuto della Chiesa, privilegiando le chiese domestiche. Sarà una cosa stupenda; vedrete come partiranno i giovani e anche i fanciulli! ». E puntualizzava: «All'inizio sarà come un preannuncio di primavera: pochi fili d'erba, quel primo fiore qua e là... Poi di nuovo la neve, la bufera... Ma dopo, sappiate attendere, e vedrete che esplo­sione di primavera! ».



Giovani Gam in missione

Nell'estate '79 per la prima volta furono lanciate le missioni dei giovani Gam. « I giovani sono i più generosi - diceva - non razio­nalizzano, non calcolano. Sanno credere e abbandonarsi e partono agli ordini della Condottiera: vogliono essere protagonisti dell'annuncio del Vangelo ».

Tredici anni dopo, il Papa Giovanni Paolo II dirà alla gioventù che la nuova evangelizzazione del duemila è affidata ai giovani, con Maria.

Alla missione Don Carlo fece precedere tre giorni di preparazio­ne, ispirandosi al capitolo 10 di S. Luca che riporta l'invio in missio­ne dei discepoli. Comunicò ai giovani la passione del Vangelo, quel « guai a me se non evangelizzo » di S. Paolo che si fa urgenza di anda­re - come Gesù - incontro ai lontani, in cerca della pecorella smarrita.

« La gente non viene più in chiesa - diceva -; bisogna che noi andiamo da loro ». E insegnò loro ad andare casa per casa, salutan­do: "Pace a questa casa, con Maria", lasciando una Parola di Gesù, pregando l'Ave Maria e invitando a consacrare tutta la famiglia al Cuo­re Immacolato della Mamma Celeste. « Si tratta di snidare Satana dalle famiglie - diceva -; dove arriva la luce della Parola di Dio, il demo­nio che è tenebra, rimane accecato e deve andarsene. La Mamma de­ve diventare la Regina di ogni famiglia ».



Il segreto della missione

Una giovane Gam che partecipò a quelle prime missioni commen­ta: « Il fatto di aver pensato che l'evangelizzazione potesse essere por­tata avanti dai giovani è stato un grandissimo atto di fiducia che Don Carlo ha fatto in noi giovani. E penso sia stato da loro ricambiato in pieno, da quello che vediamo oggi... ».

Nella preparazione Don Carlo indicò ancora come animare i Ce­nacoli in chiesa, sulle piazze, nei condomini, negli ospedali ecc. «Alla base di tutto - sottolineava - perché la missione riesca, occorre tanta preghiera; quindi preminenza dei momenti di preghiera personale e comunitaria sulla Parola di Dio. E un grande amore a Gesù Eucaristia e alla Mamma Celeste. È Lei la Condottiera. Lei vi gui­derà in tutto, passo passo ».

Partirono per la prima missione nella Marsica con una gioia e una carica di entusiasmo straordinari, un gruppo di soli ragazzi dai 15 ai 18 anni (l'attività di evangelizzazione nel Gam impegnerà sempre ra­gazzi e ragazze separatamente). Erano così sicuri della presenza della Mamma, da non vedere ostacoli né sacrifici. Furono ospitati in una casa senza vetri né imposte: dormivano nei sacchi a pelo e mangiava­no panini... Qualche porta anche si chiudeva in faccia. Ma Gesù li stracolmava di gioia e la Mamma riempiva le chiese e le piazze ad ogni Cenacolo.



E il "resto" arrivò in sovrappiù

Un giovane, P., racconta ancora di quella prima missione: «Ri­cordo che era un'impresa umanamente pazzesca il fatto di andare noi giovani inesperti in giro per la Marsica, soprattutto in quelle prime missioni. Don Carlo aveva la capacità di lanciarti e ti dava quella si­curezza interiore che, secondo me, era la cosa più importante per cui partivi senza pensarci. Non facevi nessun calcolo umano, non badavi a cosa avresti fatto, cosa avresti detto, cosa avresti trovato. Ci diceva sempre: "Fidatevi della Mamma, pensate prima di tutto al Regno di Dio e il resto vi sarà dato in sovrappiù". Si girava nelle parrocchie per preparare le Missioni e c'era tanto di quel lavoro da fare che qual­che volta ci siamo trovati verso l'ora di pranzo senza aver preso il ne­cessario. Ci siamo ricordati allora delle parole del Vangelo ripetuteci da Don Carlo: "Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giusti­zia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù" (Mt 6,33).

Non so che pranzo avremmo potuto improvvisare: forse qualche pagnottella, ma niente di più. E allora tutti abbiamo deciso: "Beh, Don Carlo ha detto così, facciamo così, fidandoci delle parole di Gesù".

E ricordo che verso le 17 siamo arrivati all'ultima parrocchia della diocesi e il parroco ci ha detto: "Ah! meno male che siete arrivati voi, perché aspettavo a pranzo degli ospiti che non sono venuti". C'era la tavola imbandita per cinque o sei persone. E quindi, finito il lavo­ro, abbiamo trovato più del necessario!».



Una certezza da spostare le montagne

« E poi anche un altro episodio. Don Carlo diceva: "Non vi preoc­cupate; non temete". Ci ripeteva sempre: nella Bibbia 365 volte c'è l'espressione "Non temete" (una per ogni giorno dell'anno): non ab­biate paura. Andate. "I capelli del vostro capo sono contati". Ripor­tava sempre queste frasi di Gesù che ti entravano dentro e ti penetravano. La forza di Don Carlo è proprio quella di essere riuscito a scolpire nel cuore dei giovani la Parola di Gesù; anche con i canti.

Riguardo al fatto che i capelli del capo sono tutti contati, ecco l'altro episodio.

Si andava verso Cassino sull'autostrada. Avevo una carriola tutta sgangherata: una Simca 1000, stracolma fra il materiale, i bagagli, il "Per me Cristo" e tutto... Avevo addirittura una valigetta sotto i pie­di, e più di 100 non potevo fare. A un certo punto sull'autostrada mi trovo un pulmino davanti, che andava ancora meno veloce di me.

Guardo bene nel retrovisore, metto la freccia e comincio il sorpas­so. Improvvisamente da dietro, sul retrovisore vedo arrivare dietro di me un bolide, forse una Ferrari, una Maserati, ricordo una macchina rossa, bassa. Mentre sono in sorpasso, chiuso fra la macchina rossa che mi tallonava e il pulmino alla mia destra, scoppia - letteralmente un colpo netto - un pneumatico anteriore di destra. Sento il volante che mi sfugge e la macchina che va contro il pulmino.

In quell'attimo non so cos'abbia pensato. Avremmo dovuto es­sere morti tutti e cinque. C'ero io, c'era P., F., G... Insomma, con­clusione: immaginate di vedere un film, tagliate la pellicola, buttatene via un pezzo e ricucitela più avanti. Noi ci siamo ritrovati, sulla corsia di emergenza, con la macchina ferma, la prima marcia innestata, il motore spento, il freno a mano tirato. Del pulmino e della macchina rossa neanche l'ombra; non avevamo neanche un graffio. Mi sono gi­rato verso P. e ho chiesto: "Ma, P., ma che è successo?" Ero bianco, cadaverico dalla paura. P. mi guarda e mi risponde: "Non lo so". Io tremante ho detto: "Senti, guida tu, perché io non so più niente".

Sono sicuro che gli Angeli Custodi han preso proprio la macchina di peso e l'han tolta dal pericolo, perché eravamo ormai tutti e cinque morti. Non c'era speranza, assolutamente. Io ricordo solo la macchi­na che va contro il pulmino e poi... buio. Poi ci siamo ritrovati così, a guardarci in faccia e a chiedere: "Che è successo?".

Don Carlo ci dava questa certezza, questa fiducia nella Parola di Dio e nella Mamma Celeste, da superare tutto».



Alle prese con la fornaia

In una delle prime missioni in Ciociaria, passando di casa in casa per annunciare il Vangelo e consacrare le famiglie al Cuore Immaco­lato di Maria, i giovani s'imbatterono in una signora che cominciò a inveire e a imprecare. Era stata provata da una disgrazia e non voleva assolutamente ascoltare e tanto meno pregare. I giovani, cacciati in malo modo, uscirono senza reagire, ricordandosi delle parole di Gesù commentate da Don Carlo: «...Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori... » (Mt 5,44). Non era una vera e propria perse­cuzione, ma era sempre una porta che si chiudeva in faccia. E prega­rono per lei. Uno di essi, G., appese di nascosto una coroncina del Rosario al muretto. Proseguirono fino a sera percorrendo strade e viot­toli del paese per raggiungere ogni famiglia. Era quasi buio e, presi dal loro lavoro missionario, avevano dimenticato di acquistare qual­cosa per la cena. Ormai i negozi erano chiusi. Una signora indicò loro la casa della fornaia: forse aveva ancora qualche pagnotta.

Vi si recarono tutti insieme e quale non fu la loro sorpresa nel con­statare che era la stessa signora che al mattino li aveva cacciati. Ma adesso era cambiata: li accolse in lacrime chiedendo perdono ed era così pentita che voleva chiedere perdono anche pubblicamente in chiesa al Cenacolo. Li fece entrare e li colmò di doni: pane, companatico e pizza... Così ancora una volta i giovani toccarono con mano la verità di quelle parole: « Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giu­stizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù» (Mt 6,33).

« I giovani hanno bisogno di vivere in un clima di gioia e di entu­siasmo - diceva Don Carlo -. E dove i ragazzi attizzano il loro en­tusiasmo? Alla vita divina della Grazia. Un giovane che non viva in Grazia di Dio è triste e scontento. "Chi vive nell'entusiasmo, vive nel­l'aurora dell'eternità" ». Era questo il segreto per ottenere tutto dai giovani.

« La Mamma se li pulisce (nella Confessione) - commentava - e poi li lancia».



Gli Angeli dell'assalto

A quella prima missione di ragazzi, seguì quella delle ragazze (di varie parti d'Italia) non meno carica di episodi e circostanze in cui si toccava con mano la presenza particolare della Mamma Celeste e l'ef­ficacia della Parola di Dio annunciata con semplicità e gioia.

Da quell'estate '79, le missioni dei giovani Gam si moltiplicheran­no in tutta Italia, dietro richiesta dei parroci e di alcuni Vescovi. De­dicheranno a questo le vacanze estive (nei Campi-missione Gam), il sabato e la domenica e gli altri giorni festivi durante l'anno, perché il Vangelo giunga, come chiese Gesù, «fino ai confini della terra» (Atti, 1,8).

In genere sono adolescenti dai 13 ai 18 anni, perché « sono i più generosi » - afferma Don Carlo - ma anche i fanciulli compiono le piccole missioni di un giorno, strappando preghiere e lacrime di com­mozione.

« Questi fanciulli sono gli Angeli dell'assalto, gli annunciatori » di­ceva Don Carlo.

Ai giovani diede un nome nuovo "Sabra Gam", perché - motiva lui stesso - «la parola "sabra" è il nome di una pianta del deserto del Neghev, resistente a tutte le intemperie, e, per traslato, è il nome di una gioventù nuova, rotta a tutti i sacrifici, decisa a creare la civiltà dell'amore.

Il vocabolo SABRA si può anagrammare così: Sempre Adorare Be­nedire Ringraziare Annunciare: ecco la missione dei giovani del Gam che, carichi di Spirito Santo, si impegnano all'evangelizzazione. Sa­bra: nome nuovo per una missione nuova».



Cinque pani e due pesci

Dei discepoli è detto nel Vangelo di Marco: «Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con lo­ro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano » (Mc 16,20).

Qualcosa di simile si può forse dire per tutti questi giovani che, agli ordini della Condottiera, partono per annunciare il Vangelo. E i prodigi più grandi sono la risposta in massa della gente e le numero­sissime conversioni che avvengono.

Davvero il Signore si serve di «cinque pani e due pesci» offerti da un ragazzo per sfamare di Parola di Dio le folle che attendono (cf Gv 6,9. 11). I giovani fanno così esperienza della loro vocazione cri­stiana che è per sua natura una chiamata alla testimonianza e all'an­nuncio. Così infatti aveva profetizzato Isaia: « Tutti i tuoi figli saran­no discepoli del Signore» (54,13).

E così si esprime il Concilio: « L'apostolato dei laici è partecipa­zione alla stessa missione di salvezza della Chiesa, e a questo aposto­lato sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del Battesimo e della Confermazione » (Lumen Gentium, 33).

«La Parola di Dio - commentava Don Carlo - li rende forti, toglie loro il rispetto umano e li rende g