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179. Disposizioni per il Battesimo: l'intenzione e la fede


Il popolo inoltre dovrà essere istruito sulle disposizioni di coloro che devono ricevere il Battesimo. In primo luogo è necessario che vogliano e si propongano positivamente di riceverlo. Nel Battesimo l'uomo muore al peccato, e assume una nuova regola e una nuova forma di vita. E dunque ragionevole che esso non venga amministrato ai riluttanti o a chi non lo desidera, ma solamente a coloro che vi si accostano con animo spontaneo e lieto. Una santa e costante tradizione vuole che a nessuno venga impartito il Battesimo, se prima non è stato interrogato sulla sua volontà di riceverlo.

Non si deve però pensare che tale volontà manchi in fanciulli ancora privi di parola; non vi può esser dubbio infatti sulla volontà della Chiesa che s'impegna per essi. Invece non si devono battezzare, se non in pericolo di morte, i pazzi e i furiosi che, dopo essere stati consapevoli di sé, persero poi la ragione, senza poter riscontrare in essi alcuna volontà di ricevere il Battesimo. Qualora vi sia pericolo di vita, se manifestarono in qualche modo tale volontà prima di impazzire, siano battezzati; se no, si tralasci ogni amministrazione di Battesimo. Lo stesso dicasi di chi è in coma. Infine, secondo l'esplicita e autorevole consuetudine della Chiesa, coloro che non ebbero mai l'uso della ragione e mai furono coscienti di sé, potranno essere battezzati come i bambini privi di ragione, sulla fede della Chiesa stessa.

Oltre la volontà del Battesimo e per le medesime ragioni, è pure necessaria, al conseguimento della grazia sacramentale, la fede. Infatti il nostro Salvatore ha detto: Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo (Mc 16,16).

180. La penitenza e il proposito di non più peccare


Il battezzando deve inoltre pentirsi delle colpe commesse e della sua vita peccaminosa, proponendosi per l'avvenire di fuggire ogni peccato. Deve quindi recisamente essere respinto chiunque chiedesse il Battesimo, senza l'intenzione di sopprimere le proprie malvagie abitudini. Nulla è più ripugnante alla virtù e alla grazia del Battesimo, che il contegno morale di coloro, che non si propongono mai la cessazione del vivere peccaminoso. Infatti poiché dobbiamo desiderare il Battesimo per rivestirci di G. Cristo e unirci con lui (Ga 3,27), dovrà essere tenuto lontano dalla sacra abluzione colui che ha in animo di persistere nei vizi e nella colpa. Nulla, certamente, di ciò che riguarda G. Cristo e la Chiesa deve essere adoperato invano. Ora, è chiaro che, considerando la grazia della salvezza e della giustizia, il Battesimo è del tutto privo di effetto in colui che voglia vivere secondo la carne e non secondo lo spirito (Rm 8,4); sebbene costui riceva il sacramento perfetto nella sua essenza, se si proponga, nell'atto del rito, di ricevere quel che dalla santa Chiesa viene amministrato.

Il Principe degli apostoli appunto, alla folla che, secondo il racconto scritturale, chiedeva col cuore compunto a lui e agli altri apostoli che cosa dovesse fare, rispondeva: Fate penitenza e ciascuno di voi riceva il Battesimo (Ac 2,37); e un'altra volta: Pentitevi e convertitevi affinché siano cancellati i vostri peccati (Ac 3,17). Anche san Paolo, scrivendo ai Romani, mostra chiaramente che chi riceve il Battesimo deve morire del tutto alla colpa; e ci invita a non abbandonare le nostre membra al peccato come strumenti di iniquità, ma a darci a Dio, come risorti da morte (Rm 6,13).

Meditando di frequente tutto ciò, i fedeli saranno innanzi tutto costretti ad ammirare fortemente la somma bontà di Dio, il quale, spinto dalla sua sola misericordia, elargì a chi in nessun modo l'aveva meritato il beneficio straordinario e divino del Battesimo. In secondo luogo, ricordando quanto la loro vita, fregiata da si grande privilegio, debba essere lontana da ogni genere di macchia, comprenderanno bene come sia fondamentale dovere del cristiano vivere ogni giorno piamente e religiosamente, come se in quello avesse conseguito il sacramento e la grazia del Battesimo. Ad ogni modo per riscaldare potentemente gli animi a sensi di genuina pietà, i Pastori esporranno con diligente parola gli effetti di questo sacramento.

181. Effetti del Battesimo: il perdono dei peccati


Sarà bene tornare spesso su questo argomento, affinché i fedeli riconoscano sempre meglio come siano stati elevati a una dignità altissima, e mai consentano ad esserne sbalzati dalle insidie o attacchi del nemico. Innanzi tutto occorre insegnare che la meravigliosa virtù di questo sacramento cancella e condona ogni peccato, sia quello trasmesso dai nostri progenitori, come ogni altro da noi commesso, per quanto incredibilmente grave esso sia. Già molto tempo prima Ezechiele l'aveva predetto, parlando così in nome del Signore: Versero sopra di voi un'acqua pura, che vi monderà da ogni macchia (Ez 34,25). E l'Apostolo, scrivendo ai Corinzi, dopo aver fatto una lunga enumerazione di peccati, esclama: Tutto ciò voi foste; ma ora siete stati lavati e santificati (1Co 6,11).

Questa, senza possibilità di incertezza, è la dottrina costante della santa Chiesa. Ecco le parole di sant'Agostino, nell'opera consacrata al Battesimo dei fanciulli: La generazione carnale ci fa contrarre solamente il peccato d'origine; nella rinascita spirituale vengono invece rimesse colla colpa originale anche le colpe volontarie (lib. I, cap. 15, n. 20). San Girolamo scrive ad Oceano: Tutte le colpe vengono perdonate nel Battesimo (Leti. LXIX,4). E, affinché non rimanesse alcuna esitazione in proposito, il santo concilio Tridentino, dopo le definizioni degli altri concili, sanziono la medesima dottrina, lanciando l'anatema contro chiunque osasse sostenere il contrario, o sofisticasse col dire che sebbene i peccati siano nel Battesimo perdonati, in realtà non scompaiono del tutto e radicalmente, ma sono come superficialmente cancellati, mentre le radici rimangono confitte nell'animo. Ecco le parole del Concilio: Dio nulla trova da odiare nei rinati; poiché nulla hanno di riprovevole coloro che col Battesimo realmente si fecero seppellire di nuovo nella morte con G. Cristo, e non procedono più secondo i dettami della carne. Essi si spogliarono della vecchia natura umana e ne assunsero una nuova, creata secondo Dio. Ormai sono divenuti innocenti, immacolati, puri, incolpevoli, cari a Dio (sess. 5,5).

182. Lo stimolo della concupiscenza non è soppresso


Ma nel medesimo punto il Concilio ribadisce autorevolmente che nei battezzati sussiste ancora il fomite della concupiscenza. Esso però non possiede alcun carattere di peccato. Secondo la sentenza dello stesso sant'Agostino i pargoli sono nel Battesimo assolti dal reato della concupiscenza, ma questa rimane per lo svolgimento della lotta morale. E altrove scrive:Il reato della concupiscenza è cancellato col Battesimo; l'infermità rimane. Infatti la concupiscenza, che deriva dal peccato, altro non è che il moto dell'animo naturalmente in contrasto con la ragione. Ma questa tendenza è del tutto immune da peccato, se non reca con sé l'assenso volontario o una negligenza di sorveglianza. E quando S. Paolo scrive: Avrei ignorato la concupiscenza, se la Legge non mi avesse imposto di non aver cupidigie (Rm 7,7), intende parlare non del vigore della concupiscenza, ma del vizio della volontà.

San Gregorio formulo la stessa dottrina, scrivendo: Nessuna teoria è più anticristiana di quella che sostiene la sola superficiale scomparsa dei peccati nel Battesimo. Il sacramento della fede trae l'anima all'adesione con Dio, libera radicalmente dai vincoli del peccato (lib. 11, Leti. 45). E a sostegno della sua dichiarazione invoca le parole del Salvatore: Chi è lavato, non ha bisogno di lavarsi che i soli piedi, ed è tutto puro (Jn 13,10).

Chi vuole un'immagine espressiva e limpida di questa verità, rifletta alla storia del lebbroso Naaman siro. Narra la Scrittura che, bagnatosi sette volte nel Giordano, guarì cosi completamente della sua lebbra, che la sua carne sembrava la carne di un fanciullo (2R 5,1).

Perciò l'effetto specifico del Battesimo è il perdono di tutti i peccati, contratti per vizio di origine, o per nostra colpa. Tralasciando ogni altra testimonianza, ricorderemo come il Principe degli apostoli dichiari esplicitamente che appunto per questo esso fu istituito dal nostro Signore e Salvatore: Pentitevi e ognuno di voi sia battezzato nel nome di G. Cristo, per ottenere il perdono dei peccati (Ac 2,38).

183. Condono delle pene dovute ai peccati


Col Battesimo non solo vengono rimessi i peccati, ma vengono pure benignamente condonate da Dio tutte le pene dovute alle colpe. Infatti se tutti i sacramenti sono mezzi, mediante i quali viene comunicata l'efficacia della passione di G. Cristo, del solo Battesimo l'Apostolo disse che, ricevendolo, moriamo e siamo sepolti con G. Cristo (Rm 6,3). In base a ciò la Chiesa ha sempre sostenuto che non è possibile, senza grave offesa al sacramento, imporre al battezzando quelle opere di pietà, che con parola corrente i santi Padri chiamarono opere satisfattorie. Né ciò è in contrasto con l'uso dell'antica Chiesa, la quale un tempo imponeva agli Ebrei che chiedevano il Battesimo un digiuno di quaranta giorni. Con questa imposizione infatti la Chiesa non intendeva far compiere un'opera di soddisfazione, ma semplicemente ammonire gli aspiranti al Battesimo a concepire venerazione per la dignità del sacramento, dedicandosi per un periodo di tempo ad assidui digiuni e preghiere.

È certo dunque che il Battesimo condona le pene dei peccati. Nessuno però viene esentato dalle pene, cui sia stato condannato in virtù di sentenze civili, per qualche grave delitto. Chi è degno di morte, non sfuggirà, in vista del Battesimo, alla pena fissata per legge. Ma sarà sempre degna della più ampia lode la mitezza religiosa di quei sovrani, i quali, per aggiungere decoro alla gloria di Dio nei sacramenti, faranno grazia in tal caso ai rei e ai condannati.

Inoltre il Battesimo ci libera, dopo il corso di questa vita, da tutte le pene inflitte per il peccato di origine. Noi infatti acquistammo il diritto a questa liberazione in virtù della morte del Signore. Ora, nel Battesimo, come abbiamo detto, noi moriamo con lui. Se, come dice l'Apostolo, siamo stati innestati in lui nella somiglianza della sua morte, lo saremo anche in quella della resurrezione (Rm 6,5).

184. Nessuna esenzione dalle miserie della vita


Potrà chiedere qualcuno: perché subito dopo il Battesimo non siamo liberati, anche in questa vita, dai mali scaturiti dalla colpa, e reintegrati in quel perfetto stato di vita goduto da Adamo, primo padre degli uomini, antecedentemente al peccato? Perché non compie questa trasformazione quel santo lavacro? Due ragioni possono addursi in risposta.

La prima è questa: noi, congiunti mediante il Battesimo al corpo di Cristo e divenuti suoi membri (Ep 5,30), non potevamo essere insigniti di una dignità maggiore di quella, che è stata conferita al nostro capo. Ora N.S. G. Cristo, per quanto in possesso fin dalla nascita di ogni pienezza di grazia e di verità (Jn 1,14), tuttavia non depose la fragilità della natura umana, da lui assunta, prima di avere affrontato i tormenti della passione e la morte, risorgendo poi alla gloria della vita immortale. E allora, qual meraviglia se i fedeli, già in possesso della grazia della celeste giustizia in virtù del Battesimo, continuano ad essere rivestiti di un corpo fragile e caduco; e sono costretti ad affrontare copiose sofferenze per Cristo, a subire la morte e aspettare il ritorno in vita, per essere degni di godere con lui in sempiterno?

Ed ecco la seconda ragione per cui in noi rimangono anche dopo il Battesimo la debolezza del corpo, le malattie, il sentimento del dolore, i moti della concupiscenza. Ci si volle lasciare un'abbondante messe di possibili meriti, per conseguire più ricco frutto di gloria e più magnifici premi. Quando infatti tolleriamo con pazienza gli incomodi della vita e con l'aiuto di Dio sottoponiamo i malvagi istinti del nostro essere al giogo della ragione, dobbiamo farci forti della speranza che se avremo combattuto come l'Apostolo la buona battaglia, se avremo compiuto la corsa e conservata la fede, il Signore, giusto giudice, ci darà la preparata corona della giustizia nel giorno destinato (2Th 4,7).

Così del resto il Signore tratto i figli di Israele. Li libero dalla servitù degli Egiziani, sommergendo nel mare il Faraone e il suo esercito; ma non li introdusse subito nella terra beata della promessa; anzi, li sottopose in antecedenza a molte e amare prove (Ex 14,24). E anche dopo averli messi in possesso della terra promessa, pur scacciando dalla loro dimora i primi abitanti, lascio qualche popolo che non fu possibile distruggere, perché così non mancasse mai al popolo di Dio l'occasione di esercitare la sua fortezza e il suo coraggio bellico (Jg 9,1).

Inoltre, se attraverso il Battesimo, oltre i doni celesti che fregiano l'anima, venissero elargiti anche beni corporali, si potrebbe sospettare che molti l'avrebbero chiesto più per i vantaggi della vita presente, che per la sperata gloria della vita futura (2Co 4,18). Il Cristiano invece deve avere sempre dinanzi agli occhi non i falsi e caduchi beni sensibili, ma i veri ed eterni, che sono invisibili.

Del resto anche l'attuale vita, satura com'è di miserie e di dolori, non manca di gioie e di soddisfazioni. Dopo che il Battesimo ci ha innestati a Cristo come tralci al ramo (Jn 15,5), non c'è nulla di più dolce e desiderabile che prendere volenterosamente la croce sulle spalle e seguire le sue orme. Nulla di più degno che superare coraggiosamente fatiche e pericoli, per conseguire con ogni sforzo il premio della divina chiamata. Essa sarà per alcuni l'alloro della verginità, per altri la corona della dottrina e della predicazione, la palma del martirio, o l'insegna trionfante di qualsiasi altra virtù (Ap 7,9,14; Da 12,3). Simili titoli d'onore non potrebbero essere distribuiti, se in antecedenza non avessimo attraversato questa vita di amarezze e combattuto vittoriosamente l'aspra battaglia.

185. Effetti del Battesimo:
infusione della grazia santificante e delle virtù


Per tornare agli effetti del Battesimo, i Pastori dovranno far comprendere come, in virtù di questo sacramento, non solo siamo liberati da quei mali, che veramente sono i più gravi, ma siamo anche arricchiti di singolari privilegi e favori. Infatti l'anima viene ricolmata della grazia che ci solleva alla dignità di giusti, di figli di Dio, di eredi dell'eterna salvezza. Sta scritto: Chi avrà creduto e sarà battezzato, si salverà (Mc 16,16). E l'Apostolo dichiara che la Chiesa è purificata nel lavacro dell'acqua, accompagnato dalla parola di vita (Ep 5,26).

Si tratta di una grazia, che, secondo la definizione del concilio Tridentino, sanzionata dalla pena della scomunica, non solo rimette i peccati, ma inerisce, come proprietà divina, all'anima, e, simile ad uno splendore di luce che distrugge tutte le macchie delle anime nostre, le rende più belle e più rilucenti (Sess. 6,7). La Scrittura del resto lo fa intendere, quando dice che la grazia viene effusa (Rm 5,5), e la definisce pegno dello Spirito santo (2Co 1,22).

Si aggiunge il nobilissimo corteggio di virtù, che accompagna divinamente l'ingresso della grazia nell'anima. Scrive l'Apostolo a Tito: Ci salvo mediante l'abluzione rigeneratrice e rinnovatrice dello Spirito santo, diffuso copiosamente in noi per Gesù Cristo nostro Salvatore (Tt 3,5). E sant'Agostino, commentando le parole: diffuso copiosamente, le interpreta appunto come allusive al perdono delle colpe e all'infusione delle virtù.

Per il Battesimo siamo congiunti intimamente con Cristo, come membra col capo. Orbene, dal capo emana l'energia che muove le singole membra del corpo al compimento delle rispettive funzioni. Così dalla pienezza di Cristo rifluiscono nei giustificati quella divina virtù e quella grazia, che ci rendono idonei a tutti i doveri della pietà cristiana.

Non desti sorpresa il fatto che, nonostante si copioso sussidio di doni, non possiamo iniziare e compiere azioni pie e rette senza penose difficoltà e sforzo intenso. Ciò non significa che non ci siano state concesse, per beneficio divino, le virtù da cui scaturiscono le azioni. Si deve dire piuttosto che anche dopo il Battesimo è restata la possibilità dell'irriducibile duello fra la carne e lo spirito. Ma esso non deve piegare o spezzare il coraggio del cristiano. Fiduciosi nella misericordia divina, dobbiamo piuttosto sperare che, nell'esercizio quotidiano del retto vivere, riusciamo a ritenere facile e piacevole quanto è onesto, giusto, santo (Ph 4,8), pensandoci volentieri, uniformandovi le nostre azioni, affinché il Dio della pace sia con noi (2Co 13,11).

186. Effetti del Battesimo: il carattere


Inoltre il Battesimo imprime nell'anima un carattere, che non potrà più essere cancellato. Non ci diffonderemo molto in proposito: basterà applicare quanto sopra è stato già detto, trattando dei sacramenti in genere.

Però, ad evitare ogni equivoco, i Pastori ricorderanno spesso e diligentemente ai fedeli che, appunto in base alla natura e alla forza del carattere, la Chiesa ha definito che il sacramento del Battesimo non può mai essere ripetuto. L'aveva già insegnato l'Apostolo dicendo: un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo (Ep 4,5). E scrivendo ai Romani, li esorta a far si che morti col Battesimo in Cristo, non perdano la vita da lui ricevuta: Morendo per il peccato, Cristo è morto una volta sola (Rm 6,10). In altre parole, com'egli non può morire una seconda volta, neppure a noi è dato morire di nuovo col Battesimo. Per questo la santa Chiesa proclama nettamente di credere nella unicità del Battesimo, la quale del resto risponde alla logica e alla realtà; poiché il Battesimo è una rinascita spirituale. Ora come per virtù naturale siamo generati e nasciamo una sola volta; cosicché secondo la frase incisiva di sant'Agostino, non ci è dato di ritornare nell'utero materno, così unica deve essere pure la rinascita spirituale; quindi il Battesimo non deve essere mai ripetuto.

187. Il Battesimo sotto condizione


Non si consideri però come una ripetizione del Battesimo l'uso ecclesiastico di battezzare di nuovo, quando vi sia il sospetto che chi si presenta sia stato già battezzato, usando la formula: Se sei stato battezzato, non ti ribattezzo; ma se non sei stato ancora battezzato, ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Non si tratta qui di un Battesimo ripetuto, ma di un'amministrazione sacramentale fatta con le giuste cautele. In proposito i Pastori baderanno ad alcuni particolari, sui quali si manca pressoché ogni giorno, con gravissima irriverenza al sacramento. Vi sono ministri che credono di non commettere nulla di male, battezzando indifferentemente tutti con quella clausola. Quando viene loro presentato un fanciullo, non si curano affatto di sapere se sia già stato battezzato, e senz'altro amministrano il Battesimo. C'è di peggio: pur sapendo che il sacramento è già stato conferito in casa, non esitano a rinnovare il Battesimo condizionato in chiesa con solenne cerimonia. Non possono farlo senza incorrere in un sacrilegio e in quella indegnità, che i teologi chiamano irrego1arità. In base ad un decreto di papa Alessandro 3, quella formula battesimale è consentita solo quando, fatte le dovute inchieste, rimane qualche dubbio che sia stato ricevuto il Battesimo valido. Altrimenti non è mai lecito ribattezzare, neppure condizionatamente.

188. Ultimo effetto del Battesimo: apre le porte del cielo


Infine, oltre gli altri vantaggi conseguiti col Battesimo, ve n'è uno, per ultimo, che sembra riassumerli tutti. Per esso a ciascuno di noi viene riaperto l'ingresso del paradiso, già serrato dal peccato. Tutto quello che la virtù del Battesimo opera in noi, può desumersi agevolmente da quanto accadde, secondo il racconto evangelico, in occasione del Battesimo del Salvatore. Si aprirono allora i cieli, e apparve in forma di colomba lo Spirito santo, discendendo su G. Cristo nostro Signore (Mt 3,16 Mc 1,10 Lc 3,22). Il miracolo significava che ai battezzati sono elargiti i divini carismi e sono spalancate le porte dei cieli; non perché v'entrino senz'altro nell'ora del Battesimo, ma perché al momento opportuno conseguano la gloria, e, immuni da quelle miserie che sono incompatibili con la beatitudine, raggiungano l'immortalità, al posto della mortalità. Questi, dunque, sono i frutti del battesimo; e, se guardiamo il sacramento in sé stesso, non si può dubitare che vengano da tutti egualmente percepiti; se poi si riguardano le disposizioni, con le quali i singoli individui si accostano a riceverlo, bisogna pur confessare che alcuni li ricevono in maggiore, altri in minore abbondanza.

189. Le cerimonie del Battesimo


Ricordiamo infine brevemente ma chiaramente quel che deve essere insegnato circa le preci, i riti, le cerimonie che accompagnano questo sacramento. L'avvertimento dell'Apostolo a proposito del dono delle lingue: " E completamente inutile parlare, senza farsi intendere dai fedeli ", può essere opportunamente applicato ai riti e alla liturgia, che sono il simbolo e il segno di quanto nel sacramento si opera; se il popolo credente ignora la forza e l'efficacia di quei segni, non sarà grande in verità l'utile delle cerimonie. I Pastori perciò curino assiduamente che i fedeli le comprendano, rendendoli persuasi che esse, per quanto non strettamente necessarie, devono ad ogni modo essere tenute in altissima stima e in grande onore. Ciò risulta dall'autorità di chi le istituì, e precisamente dagli apostoli e dal fine che presiedette alla loro istituzione. Così si ottenne infatti che il sacramento fosse amministrato con maggiore pietà e venerazione e che mettendo dinanzi agli occhi gli insigni doni che racchiude, gli infiniti benefici del Signore colpissero più efficacemente l'animo dei fedeli.

Affinché i Pastori possano in questa spiegazione seguire un certo ordine e i loro insegnamenti rimangano maggiormente impressi nella memoria del loro gregge, sarà bene distribuire in tre classi le cerimonie e le preci, che la Chiesa usa nell'amministrazione battesimale. La prima abbraccia quelle che si praticano prima di accostarsi al sacro fonte; la seconda quelle usate nell'atto stesso del Battesimo; la terza quelle che lo seguono.

190. Prima del Battesimo


Innanzi tutto occorre preparare l'acqua necessaria al sacramento. Perciò viene consacrato il fonte battesimale, mescolandovi l'olio della mistica unzione. Non è lecito farlo in qualsiasi momento; ma secondo la consuetudine dei nostri padri, bisogna attendere determinati giorni festivi, giustamente ritenuti i più santi e solenni (Pasqua e Pentecoste). Nelle loro vigilie si prepara l'acqua del santo Battesimo. Nei medesimi giorni, a meno che le circostanze non avessero imposto diversamente, secondo l'uso dell'antica Chiesa, veniva amministrato il Battesimo. Oggi, dati i rischi della vita normale, la Chiesa non ha conservato tale consuetudine. Ad ogni modo continua a rispettare col massimo ossequio i giorni di Pasqua e di Pentecoste, come destinati alla consacrazione dell'acqua battesimale.

A questa consacrazione devono seguire altri riti sempre preliminari al Battesimo. Portati o condotti alla soglia della chiesa coloro che devono essere presentati al Battesimo, se ne vieta loro recisamente l'ingresso. Sono infatti indegni di entrare nella casa di Dio, prima di avere gettato via il giogo della più degradante schiavitù, e si siano consacrati totalmente a N. S. G. Cristo e al suo santo dominio.

Allora il sacerdote chiede loro che cosa vogliano dalla Chiesa. Avuta la congrua risposta, li istruisce subito intorno alla dottrina della fede cristiana, che devono professare nel Battesimo, e questo si pratica con alcune domande di Catechismo. Nessuno può mettere in dubbio che questa regola sia originata dal Salvatore stesso. Poiché comando agli apostoli: Andate in tutto il mondo e istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro a osservare tutto quanto v'ho comandato (Mt 28,19 Mc 16,15). Da queste parole si arguisce che il Battesimo non può essere amministrato, prima che si siano spiegati almeno i capisaldi della nostra religione. E poiché è essenziale che la catechesi risulti di una serie di domande, se colui che viene istruito è adulto, risponderà di persona alle interrogazioni; se è un bambino, vuole il rito che il padrino risponda e faccia solenne promessa in sua vece.

Segue l'èsorcismo, composto di parole e preci sacre e religiose, destinato a cacciare via il demonio e ad abbatterne la potenza. Infine si svolgono altre cerimonie, tutte mistiche, ognuna delle quali racchiude uno speciale significato.

Si introduce così il sale nella bocca del battezzando; e ciò vuole indicare, evidentemente, che egli sarà arricchito della dottrina della fede e del dono della grazia, affinché si liberi dalla putredine della colpa; e, assaporando il gusto delle buone opere, si delizi nel pascolo della sapienza divina.

Sono inoltre segnati col segno della croce la fronte, gli occhi, il petto, le spalle, le orecchie. Così è simboleggiato l'irrobustirsi dei sensi del battezzato, compiuto mediante il battesimo, perché egli possa ricevere Dio, intenderne e rispettarne i comandamenti.

Infine gli vengono umettate di saliva le narici e le orecchie, e subito dopo è introdotto nel fonte battesimale, come avvenne al cieco del Vangelo, cui il Signore comando di lavarsi nell'acqua di Siloe gli occhi imbrattati di fango, per riacquistare la vista (Jn 9,7). Così ci viene insinuato che la sacra abluzione possiede la capacità di conferire all'intelligenza la virtù visiva, necessaria per cogliere le verità celesti.

191. Al fonte battesimale


Dopo di ciò si va al fonte battesimale, per compiere altre cerimonie e altri riti, da cui è possibile arguire il compendio della religione cristiana. Il sacerdote interroga a tre riprese il battezzando: Rinunzi a Satana, alle sue opere, alle sue seduzioni? E il battezzando, o il padrino per lui, risponde invariabilmente: Rinunzio. Così colui che sta per arruolarsi nel servizio di Cristo promette in primo luogo, con sentimento di viva pietà, di abbandonare il diavolo e il mondo, di detestarli per sempre e continuamente quali nemici implacabili.

Allora il sacerdote, collocatolo dinanzi al fonte, continua l'interrogatorio: Credi in Dio Padre onnipotente? Ed egli risponde: Credo. Interrogato così via via sugli altri articoli del Simbolo, fa solennemente professione della sua fede. In queste due dichiarazioni si riassumono in verità la forza e la disciplina della legge cristiana.

E ormai il momento di amministrare il Battesimo; il sacerdote domanda al battezzando se voglia essere battezzato; e, ricevutane risposta affermativa, o direttamente dal padrino, immediatamente lo bagna con acqua salutare, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.

Come l'uomo, infatti, fu giustamente condannato dopo aver volontariamente obbedito al serpente; così il Signore vuole solamente dei volontari nel novero dei suoi fedeli, perché spontaneamente docili ai divini precetti, raggiungano l'eterna salvezza.

192. Dopo il Battesimo


Compiuto il rito battesimale, il sacerdote unge col crisma il vertice del capo del battezzato. Questi deve così comprendere che da quel momento è congiunto con Gesù Cristo come un membro alla testa; che è innestato al suo corpo, e che il nome di Cristiano gli deriva da Cristo, come quello di Cristo deriva da crisma. Il significato del crisma poi risulta, come attesta S. Ambrogio, dalle preghiere stesse che in questo momento il sacerdote pronuncia.

Quindi il sacerdote riveste il battezzato di una candida veste, dicendo: Ricevi la veste bianca che porterai immacolata al tribunale di nostro Signor Gesù Cristo, per avere la vita eterna. Però ai piccoli, che non usano ancora vesti, è data con queste parole un fazzoletto bianco. Secondo i santi Padri, esso sta ad indicare e la gloria della resurrezione, cui sono introdotti di diritto i battezzati, e il nitido fulgore di cui s'irradia l'anima del battezzato, purificata dalle macchie della colpa; e l'innocenza che il battezzato deve difendere per tutto il corso della vita.

Poi gli mette in mano un cero acceso, per indicare che la fede ardente di carità, ricevuta nel Battesimo, deve essere alimentata e accresciuta con lo zelo per le buone opere.

Infine è imposto un nome al battezzato. Esso sarà sempre preso da una persona, che l'insigne virtù e la profonda religiosità hanno introdotto nel novero dei santi. Così la somiglianza del nome inciterà facilmente all'emulazione della virtù e della santità. Studiandosi di imitare il santo di cui porta il nome, il fedele lo pregherà e spererà di averlo tutore della propria salute corporale e spirituale. Sono perciò degni di biasimo coloro che vanno a cercare, per imporli ai bambini, nomi di pagani, anzi di personaggi che furono tra i più scellerati. Bella stima mostrano costoro della pietà cristiana, compiacendosi tanto nella memoria di individui empi, e adoperandosi a tutta forza perché alle orecchie dei fedeli risuonino da ogni parte nomi profani!

193. Riassunto


Quando i Pastori avranno spiegato tutto questo, potranno sentirsi tranquilli di non aver tralasciato quasi nulla di ciò che è necessario per una conveniente conoscenza del sacramento del Battesimo. Fu spiegato infatti il significato del nome; fu esposta la natura e la sostanza del Battesimo; ne furono indicate le parti. E stato detto chi lo istituì, quali sono i suoi ministri necessari, quali padrini devono essere scelti per corroborare la debolezza del battezzato. E stato mostrato a chi deve essere amministrato il Battesimo, e in qual modo disposto l'animo di chi lo riceve. Ne sono state segnalate la virtù e l'efficacia. Infine sono state sufficientemente descritte le cerimonie liturgiche che devono accompagnarlo. I Pastori non dimenticheranno che tutti questi insegnamenti costituiscono il pascolo permanente delle anime dei fedeli, affinché mantengano fede alle sante e pie promesse del Battesimo, menando una vita in armonia con la veneranda professione del nome cristiano.