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Commento alle XXIV Tesi del tomismo: VI Tesi

(la relazione)


d. CURZIO NITOGLIA

26 aprile 2012

www.doncurzionitoglia.com/6a_tesi_tomismo_commento_xxiv.htm

VI Tesi del Tomismo: la relazione

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“Oltre gli accidenti assoluti (esse in alio) esiste anche l’accidente relativo ad altro (esse ad aliud). Infatti sebbene la relazione di per sé non significhi una entità inerente ad un soggetto, tuttavia spesso ha una causa nella realtà e quindi una reale entità distinta dal soggetto”[1].

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●L’accidente assoluto (che abbiamo studiato nella Tesi precedente) è quello che inerisce in una sostanza (esse in) e la modifica accidentalmente (“id cui competit inesse in alio tamquan in subiecto inhaesionis”). Per esempio l’accidente assoluto quantità (100 kg) inerisce in Antonio (sostanza) e lo rende accidentalmente diverso da Marco che pesa solo 90 kg. La presente Tesi specifica che l’accidente assoluto (esse in) si distingue dall’accidente relativo (esse ad aliud). Infatti la relazione non dice essenzialmente o in primo luogo esse in o inerenza in un soggetto/sostanza, ma esse ad aliud o relazione ad un termine esterno. Per esempio la relazione di paternità essenzialmente dice rapporto di Antonio a suo figlio Marco (esse ad) e secondariamente questa relazione comporta anche una modificazione accidentale (esse in) in Antonio in quanto lo rende padre di Marco.

●La relazione tra padre e figlio è un accidente reale, ma non assoluto (esse in) poiché consiste soprattutto in un rapporto di una cosa rispetto ad un’altra e solo secondariamente in una inesione nella sostanza. La relazione comporta tre entità: un Soggetto, un Termine, un Fondamento. Ora il Soggetto (padre) cui la Relazione di paternità inerisce è la sostanza e quindi la Relazione (paternità) dice innanzitutto esse ad o rapporto a qualcosa e poi esse in o inerenza in una sostanza. Il Fondamento (la generazione) è l’accidente assoluto actio, che inerisce nel Soggetto (esse in) padre e dice essenzialmente esse in.



●L’accidente relativo spesso ha la sua causa nelle cose e quindi è una entità reale (e non puramente logica o di ragione) distinta dal soggetto/sostanza cui inerisce. Questa relazione è uno dei 9 accidenti predicamentali o categorie. Esso è costituito da 4 elementi: 1°) il Soggetto che è la res, la quale è messa in rapporto con un termine (per esempio il Padre che dice esse ad o relazione con il figlio che è il suo termine). 2°) Il Termine che è la realtà con la quale il Soggetto è stato messo in rapporto (il figlio). 3°) La Relazione o il rapporto tra Soggetto e Termine (per esempio la paternità che mette in relazione padre e figlio). 4°) Il Fondamento che è la causa o il motivo il quale fa sì che un Soggetto sia in rapporto con un Termine (per esempio la generazione è la causa che mette in rapporto il padre con il figlio). Ora la relazione in se stessa è il 3° elemento ossia il rapporto tra un Soggetto e un Termine. Quindi in primo luogo ed essenzialmente la relazione dice esse ad o rapporto verso qualcosa, secondariamente questo rapporto inerisce in un Soggetto o sostanza e dice anche esse in.

●La VI Tesi del Tomismo vuol specificare bene questa dottrina secondo cui la relazione secondo la sua natura non significa inerenza in un soggetto (esse in), ma rapporto verso qualcosa (esse ad). L’Angelico lo scrive esplicitamente: “non è l’essere in un soggetto che causa la relazione; ciò che la costituisce tale è l’essere un rapporto verso qualcosa” (De Potentia, q. 7, a. 9, ad 7um). Quindi la relazione è essenzialmente ed in primis un rapporto (esse ad aliud) e secondariamente una inerenza (esse in).

●Tuttavia, prosegue la VI Tesi, la relazione spesso ha la sua causa nelle cose, perciò è un ente reale e non un ente di ragione, che esiste solo nell’intelletto, ed è una realtà distinta dal soggetto o sostanza come ogni accidente. Ciò si evince da quanto detto sopra: nella realtà si trovano quattro elementi reali e non logici: un Soggetto reale (Antonio/padre), un Termine reale (Marco/figlio), una Reciprocità o Relazione reale tra essi (la paternità/figliolanza), infine un Fondamento reale che possa produrre un rapporto reale (la generazione produce la relazione di paternità/figliolanza tra il Soggetto e il Termine).

●La relazione (paternità) è una realtà distinta dalla sostanza, poiché il Fondamento (generazione) della relazione è distinto dal Soggetto (padre, di cui è l’effetto) e dal Termine (figlio, di cui è la causa), precisamente è l’accidente actio che inerisce in una sostanza/soggetto in quanto agere sequitur esse: se non vi fosse un Soggetto (Antonio), non vi sarebbe un’azione (generazione del figlio) del soggetto, prima bisogna esistere e poi si può agire. Quindi il predicamento ‘relazione’ esiste realmente come conseguenza del Fondamento (generazione).

●Se la relazione è reale nei due estremi (Soggetto/Termine) essa è relazione mutua (per esempio tra padre e figlio vi è relazione di paternità e figliolanza). Invece se si tratta di due estremi di cui uno suppone l’altro, perché causato da lui, ma l’altro non presuppone il primo e non ne dipende affatto, abbiamo una relazione in parte reale e in parte di ragione o logica. Per esempio la conoscenza umana per rapporto al suo oggetto. Non vi può essere conoscenza se non c’è oggetto conoscibile (quindi vi è una relazione reale tra conoscenza e oggetto), ma l’oggetto conoscibile (per esempio l’albero, l’uomo, il mondo) può esistere egualmente anche se l’intelletto umano non lo conosce. Parimenti le relazioni tra creatura e Creatore sono reali da parte delle creature, che ricevono realmente l’essere dal Creatore, ma solo logiche da parte del Creatore, che non riceve nulla di intrinseco (esse in) dalla creatura, neppure un accidente assoluto che inerisce realmente in Dio, mentre nella relazione mutua che di suo dice esse ad vi è anche un accidente assoluto (azione/generazione) che inerisce nel padre o sostanza uomo. Tra Dio e creatura o tra cosa e conoscenza vi è solo un accidente relativo e non assoluto (esse in, che pone nel Soggetto qualcosa di reale anche se solamente accidentale), vale a dire una relazione o esse ad, che è logica da parte dell’oggetto e di Dio e reale solo da parte del soggetto conoscente e della creatura (S. Th., I, q. 13, a. 7).



d. CURZIO NITOGLIA



26 aprile 2012

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[1] Cfr. S. Th., I, q. 28, a. 1; De Potentia, q. 7, a. 9; Quodl. IX, a. 4; Summa c. Gent., lib. II, cap. 18.