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Non si può acconsentire oltre i limiti delle proprie facoltà


Il consenso è l'atto con cui l'avente facoltà autorizza un altro a fare ciò che altrimenti, senza tale consenso, gli sarebbe moralmente vietato. La facoltà di acconsentire può essere di diritto naturale, oppure per un'autorità ricevuta da chi aveva il potere di conferirgliela. Ognuno gode di diritti naturali sulla sua persona e sulle sue cose. Solo lui può liberamente disporne e solo lui ha la facoltà di consentire ad altri di disporne. E' ovvio che il suo consenso (come il suo comando o il suo divieto) può estendersi soltanto a ciò che gli compete, perché la facoltà di cui gode non è illimitata e non può entrare nei limiti delle competenze altrui. Ciò s' intende pure perle facoltà derivate dall'autorità di cui si è investiti. L'Autorità civile può concedere tutte le autoriz­zazioni che sono di sua competenza. Può consentire ad alcuni o a tutti, per qualche tempo o per sempre, di non osservare una legge, sempre di carattere civile, stabilita dall'Autorità stessa. Non può lecitamente consentire (comandare o vietare) ciò che cade sotto la legge morale, ch'è di competenza dell'Autorità religiosa della Chiesa.


L'Autorità religiosa della Chiesa ha ricevuto da Dio poteri e facoltà molto grandi, perfino di rimettere i peccati. Facoltà molto grandi, ma non illimitate, perché è in nome di Dio che le esercita ed è confor­memente alla volontà di Dio che deve esercitarle. Perciò, l'Autorità religiosa non ha il potere e la facoltà di rimettere i peccati di chi non è sinceramente pentito; non può consentire ad alcuno di accedere ai Sacramenti dei Vivi in stato di peccato mortale; non può consentire ciò che Dio ha vietato; non può rendere lecito ciò che per Legge morale di Dio è illecito. Questo no. Questo va molto oltre i limiti delle sue competenze e volerlo fare sarebbe detronizzare Dio per mettersi a legiferare al suo posto. Questo il Signore non l'ha concesso nemmeno a Pietro quando gli conferì i pieni poteri del Primato: "A te darò la chiavi del Regno dei Cieli; tutto ciò che legherai sulla Terra, sarà legato anche in cielo...." (Mt. 16,19).


L'Autorità ecclesiastica, pertanto, può modificare o abrogare le leggi ecclesiastiche, ma non quelle di Dio. Non può perciò autorizzare la Comunione sulla mano così com'è in uso oggi, perché abbiamo esaurientemente conosciuto che tale pratica causa, senza alcuna scusante o attenuante, la certa ed inevitabile profanazione delle sacre Specie. Potrà al massimo, togliere la scomunica per i profanatori del SS. Sacramento, ma non stabilire che la profanazione delle sacre Specie, causata anche dalla Comunione sulla mano, non sia più peccato e gravissimo peccato. E poi, andiamoci piano ad ammettere che possa essere tolta la scomunica, ch'è stata comminata solenne­mente in un Concilio dogmatico, quindi con una validità perenne. Comunque non c'interessa la validità perenne della scomunica, ma c'interessa la validità perenne del divieto di profanare, in qualsiasi modo, le sacre Specie.


Con la pratica della Comunione sulla mano, le sacre Specie vengono prima o poi, inevitabilmente profanate. Dunque è e rimane gravissimo peccato, che nessuno al mondo può consentire. Ma perché allora è stata consentita? E' stata consentita per le stesse ragioni e con la stessa invalidità con cui l'Autorità civile ha consentito il crimine dell'aborto. La criminosa pratica dell'aborto clandestino si era talmente diffusa, che si è ritenuto di doverla legalizzare, come se gli uomini avessero la facoltà di rendere lecito il delitto. Similmente, l'altrettanto e maggiormente criminosa pratica della Comunione sulla mano si era talmente diffusa nei paesi nordici e un po' anche in Italia, che si è ritenuto opportuno legalizzarla, ossia autorizzarla per tutto l'orbe, anziché prendere provvedimenti adeguati per arginare e impedire, almeno nei paesi in cui l'uso era ancora limitato, il diffondersi di tale pratica. Certo che l'abuso non avrebbe potuto essere arrestato per la pervicace e proterva disubbidienza del clero "progressista" e secolarizzato (che però, ha sempre ostentato fedeltà, amore e deferenza al Papa, anche quando ancora raccomandava di non dare e di non prendere la Comunione sulla mano e insisteva perché i sacerdoti portassero la veste talare) e la pratica si sarebbe ugualmente diffusa come tutti gli altri infiniti abusi di questo post-concilio senza freni, ma non avrebbe forse assunto le proporzioni disastrose che vediamo, con le conseguenze, prima accennate, dell'illanguidimento e morte della fede in molti cuori e una causa in più di smarrimento nei fedeli, di discordia e di divisione tra i cattolici, questa volta venuta proprio dall'Eucaristia, che dovrebbe essere vincolo di pace, d'amore e di unione tra i credenti, mentre si continua ad esaltare il SS. Sacramento con feste e processioni, più per abitudine e per salvare le apparenze, che non per vera e convinta devozione, troppo stridente essendo il contrasto tra le parole e i fatti.


Come si fa ad esaltare l'Eucaristia e contemporaneamente lega­lizzarne la profanazione? Sostenere che non la profanazione del­l'Eucaristia è stata legalizzata, bensì la Comunione sulla mano, sarebbe come volere sostenere che non è stato legalizzato l'omicidio, bensì solo l'aborto. Dio nessuno lo inganna!