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Chi è il PAPA? (magisteriale lezione catechetica dottrinale)
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Caterina63
Post: 1.222
Sesso: Femminile
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03/09/2009
19:54
LA «PIETRA»
Tra i suoi insegnamenti, una volta Gesù parlò della costruzione di una casa, che può essere fatta sulla sabbia o sulla roccia, esortando a non costruire mai la casa sulla sabbia, altrimenti all'arrivo dei venti impetuosi e delle tempeste violente, la casa non reggerà, ma crollerà miseramente, mentre la casa costruita sulla roccia resisterà impavida a tutte le furie degli elementi atmosferici in tempesta (cf Lc 6, 47-48). Applicando questo stesso insegnamento all'edificazione della Chiesa, Gesù ha voluto, appunto, che la sua Chiesa venisse edificata sulla roccia e non sulla sabbia. E questa roccia è Pietro-Cefa: «Su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16, 18).
La pietra è ferma, la roccia è stabile e compatta. Per questo si ha l'immagine della solidità e dell'unità. La Chiesa è stata voluta così dal divino Fondatore. E così resterà, salda e compatta, fino alla fine dei tempi, grazie al Primato di San Pietro, grazie a quella «Cefa» (Pietra), posta a suo fondamento, contro cui nulla potranno le forze avverse, neppure le stesse potenze infernali (cf Mt 16, 18).
«Pietra angolare» della Chiesa
C'è stato chi ha avanzato la difficoltà di conciliare l'insegnamento sul valore di questa Cefa (pietra) a sostegno della Chiesa, con la verità che unico fondamento della Chiesa è Cristo (cf Gv 2,19; 1 Cor 3,11). Ma la difficoltà non ha ragione di sussistere, perché se è certamente vero che Gesù è la «pietra angolare» scartata dai costruttori (cf 1 Pt 2,7), ciò non contrasta con le parole stesse di Gesù che ha voluto Simone quale Cefa (pietra) di fondazione della Chiesa, così come le parole con cui Gesù si è proclamato «Luce del mondo (Gv 8,12; 9,5) non contrastano con le altre parole di Gesù stesso che chiama anche gli Apostoli «luce del mondo» (Mt 5,14).
Leggiamo nel Catechismo della Chiesa cattolica che «del solo Simone, al quale diede il nome di Pietro, il Signore ha fatto la pietra della sua Chiesa» (n. 881). E su questa «Pietra» si basa tutta la saldezza della Chiesa, perché il Vicario di Cristo, il Successore di San Pietro, oggi e sempre, «è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli», come insegna il Vaticano II (LG 23).
La saldezza che Gesù assicura alla Chiesa fondata su San Pietro è tale che neppure le potenze sovrumane dei demoni - «le porte degli inferi» - potranno mai distruggerla, come vorrebbero; e anzi, qualsiasi potenza nemica voglia scagliarsi contro, si abbatterà invano su questa «Pietra», perché il Vicario di Cristo e Successore di San Pietro «resterà la roccia incrollabile della Chiesa», come insegna ancora il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 552).
Perciò scrive molto bene San Tommaso d'Aquino ammonendo che per salvarsi è necessario non mettersi mai contro nè mai separasi da questa «roccia incrollabile».
«Non toccate il Papa!»
Tra le memorie storiche della vita di Napoleone Bonaparte viene riportato anche questo breve episodio molto istruttivo per comprendere la verità delle parole di Gesù sulla incrollabilità della «Pietra» di fondazione su cui è costruita la Chiesa.
Sul finire della sua vita, Napoleone, esiliato dagli inglesi nell'isola di Sant'Elena, in mezzo all'oceano atlantico, un giorno chiese all'amico, il conte Giuseppe de Ritrel, venuto a visitarlo:
- C'eri tu a Fontaineblau, quando il Papa Pio VII mi predisse la fine?
- Sì, c'ero, e ricordo bene le parole che il Papa ti disse in quell'occasione, ossia: «Il Dio d'altri tempi vive ancora. Egli ha sempre stritolato i persecutori della Chiesa: lo stesso farà con vostra Maestà, se continuerete a opprimere la Chiesa».
- Sì, adesso ricordo anch'io. Egli mi disse proprio così... - confermò Napoleone. E aggiunse: «Ah, perché non posso ora gridare, da qui, a quelli che hanno qualche potere sulla terra: `Rispettate il rappresentante di Gesù Cristo! Non toccate il Papa, altrimenti sarete annientati dalla mano vendicatrice di Dio. Anzi, proteggete la Cattedra di Pietro!».
Un episodio analogo si legge nella vita di Bismark, il quale, al sommo della sua potenza militare e politica, diceva, nel 1870: «Bisogna schiacciare senza pietà il papato e il cattolicesimo. Dobbiamo festeggiare la Sèdan del Vaticano, la Sede papale». E di fatto, uscirono realmente i decreti del Kulturkampf contro i vescovi e i sacerdoti da perseguitare e mettere in prigione. "
Ma da Roma, dalla Sede di Pietro, arrivava un monito al tracotante sovrano tedesco: «Dite a Bismark - così il Papa Pio IX - che egli è una potenza che passa; noi siamo una potenza che resta!».
Queste sono parole della «Roccia» che non può mai venir meno. Pochi anni dopo, infatti, il possente Bismark fu costretto a ritirarsi a vita privata nell'oscurità della sua fine, mentre al grande e santo Papa Pio IX succedeva il Papa Leone XIII, accolto e venerato dalla cristianità come «una luce nel cielo».
«Non prevarranno mai»
Dalla vita del Papa Pio XII, definito «Pastore angelico», viene riferito questo episodio molto semplice e bello nel suo significato di grazia e di forza in rapporto alla «Roccia» che sostiene la Chiesa rendendola indefettibile e vittoriosa su tutti i nemici visibili e invisivili, esterni e interni. Nel 1946, usciti appena fuori dalla catastrofe bellica mondiale, nel mese di novembre vennero beatificati 29 martiri cinesi, e la basilica di San Pietro fu invasa dai pellegrini venuti da ogni parte del mondo per assistere alla solenne celebrazione.
Lo squillo delle trombe d'argento annunciò l'arrivo del Sommo Pontefice, il Papa Pio XII, che procedeva lentamente nella basilica vaticana, tra la folla osannante. Ad un certo punto, un pellegrino, dalla voce tonante, gridò al Papa: «Santità, Santità, le porte dell'inferno non prevarranno mai...».
Il Vicario di Cristo, a quel grido tonante si voltò di scatto, guardò il pellegrino, gli sorrise, e ripetè anche lui con voce ferma e con uno sguardo sovrumano: «Sì, non prevarranno mai!».
A quelle parole del Pontefice fece eco immediata un coro possente di voci che tutte insieme gridarono con forza e passione di fede: «Non prevarranno!..Non prevarranno mai!..», riempiendo le volte maestose del tempio michelangiolesco.
Molti occhi allora si inumidirono e si riempirono di lagrime, mentre, guardando in su, potevano anche leggere, scritte a caratteri cubitali, le parole di Gesù a San Pietro: «Tu es Petrus, et super hanc petram azdificabo Ecclesiam meam, et portte inferi non prcevalebunt».
«È morto l'ultimo Papa»
Un giorno, durante un'udienza, il Papa Pio IX domandò a un giovane seminarista: «Quali sono le note caratteristiche della vera Chiesa?»
«Sono quattro: - rispose il seminarista - unità, santità, cattolicità, apostolicità».
«E quale è la quinta nota?» - chiese ancora il Papa.
Il seminarista non aveva mai sentito parlare di una quinta nota della vera Chiesa, e rimase in silenzio.
Allora il Papa gli disse: «È la persecuzione, è la Chiesa perseguitata, come disse Gesù stesso: «Hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi».
Ma anche nelle persecuzioni e nelle lotte, sotto accuse e calunnie, tra gli assalti e le minacce, la «Pietra» non viene mai meno, non può venir meno, perché essa porta in sè un'energia vitale che le viene da Gesù Cristo stesso, «Pietra viva» (1 Pt 2,4), «testata d'angolo, roccia contro cui si sbatte e pietra di rovina. Difatti, contro di essa andranno a urtare coloro che non hanno voluto credere al Vangelo...» (Ivi, 7-8).
Quando il Papa Pio VI, depredato e trattato in maniera indegna, morì in esilio forzato a Valenza, alla veneranda età di 82 anni, l'operaio che chiuse la cassa con il corpo del Pontefice, disse sghignazzando: «È morto l'ultimo Papa!».
Napoleone e soci, nemici della Chiesa, credevano davvero di averla spuntata eliminando il Papato dalla storia del mondo. E invece dovettero restare sbalorditi quando sei mesi dopo veniva proclamata al mondo intero la notizia dell'elezione del nuovo Papa, Pio VII, avvenuta in un Conclave tenuto a Venezia, nonostante tutte le traversie e i travagli dell'ora che la Chiesa stava vivendo tra lotte e persecuzioni.
È rimasto anche celebre nella storia della seconda guerra mondiale l'episodio dell'alto gerarca nazista, il quale, in una riunione ad alto livello politico e militare, scagliando a terra una coppa di cristallo, esclamò con furore: «Così frantumeremo la Chiesa Cattolica!».
Ma la coppa, scagliata a terra, rimase intatta, sotto gli occhi di tutti! Non sapeva il gerarca nazista che la Chiesa non è di cristallo, ma di roccia infrangibile?
Una dinastia ... escatologica
Il Papato è stata e resterà l'unica dinastia che non conoscerà tramonto fino alla fine dei tempi. Se leggiamo e pensiamo la storia, scopriamo ad occhio nudo che la Chiesa vive immortale e avanza tra i secoli e i millenni con una sicurezza che nulla può avere di umano.
Eppure, sappiamo bene che sono stati in tanti, di volta in volta, a credere di poterle cantare il Requiem ceternam, in questa o quell'occasione di persecuzione e oppressione, di poter proclamare la fine del Papato per questo o quell'evento di travaglio o di caos nel mondo e nella Chiesa stessa.
Ricordiamo che già nel primo secolo lo storico e proconsole Plinio scriveva: «Fra poco, grazie alla persecuzione, la Chiesa sarà soffocata e non si sentirà più parlare del crocifisso». E da allora sono passati venti secoli.
Ricordiamo poi Giuliano l'Apostata, il quale, nel secolo quarto, si vantava di preparare - e con quale furia satanica - la tomba alla Chiesa di Cristo. E da allora sono passati sedici secoli.
Nel secolo decimo sesto, in seguito, Lutero malediceva il Papa predicendo, come un forsennato: «O Papa, io sarò la tua morte!... Sì, io, papa Lutero I, per comandamento di Nostro Signore Gesù Cristo e dell'Altissimo Padre, ti mando all'inferno!». E da quando Lutero è morto sono passati quattro secoli.
Nei secoli seguenti, inoltre, Voltaire, prima, e Napoleone, dopo, assicuravano la fine del Papato e della Chiesa, seguiti da Francesco Crispi, il quale proclamò che il Papa Pio IX sarebbe stato l'ultimo Papa, fino a Lenin, il quale promise il finimondo dell'era marxista...
Sono tutti passati, inesorabilmente. Solo la Chiesa rimane, pur tra lotte e travagli esterni e interni. Il Papa vive e opera. Egli è davvero «il Vecchio che torna sempre», come lo definì lo scrittore e filosofo cattolico che fu Giuseppe De Maistre. Con la barca di Pietro, con la sua Chiesa, il Papa avanza nel tempo fino al terminale della storia, perché egli, come scrisse lo scienziato Guglielmo Marconi, «è il Navigatore che ha superato le burrasche della storia, che porta i soccorsi della Verità, e che dell'universale mondo dello spirito è il Sovrano».
«Per tutti i secoli dei secoli»
Il celebre predicatore francese, Padre Monsabrè, nei suoi scritti ha lasciato anche la descrizione della celebrazione del diciottesimo centenario del martirio del primo Papa, San Pietro Apostolo, che si tenne nella basilica vaticana nel 1867. Così egli scrive:
«Cinquecento vescovi erano presenti all'augusta cerimonia nella basilica vaticana, riboccante di una folla immensa venuta da tutte le parti della terra. Presso la tomba del Principe degli Apostoli, un vegliardo, Pio IX, salutò quella moltitudine, dicendo: - Il Signore sia con voi!
Ad un tratto voci infantili, simili a quelle angeliche, dall'alto della cupola fecero scendere, in artistiche modulazioni, queste parole di Cristo: - Tu es Petrus, et super hanc petram tedificabo Ecclesiam meam, et portce inferi non prtevalebunt adversus eam.
Il coro e il clero, l'uno dopo l'altro rispondevano: - Non prevalebunt adversus eam.
Quando ebbero finito, il Vegliardo, appoggiando sull'altare le due mani, cantava a piena voce: - Per omnia scecula sceculorum... E così per tutti i secoli!
Avevo gli occhi bagnati di lagrime, il cuore mi martellava nel petto, dicevo a me stesso: - È dunque vero che Pietro vive ancora!...».
La leggenda dell'eternità
Amiamo riportare qui, a conclusione di questo capitolo, una graziosa e significativa leggenda sul Papato.
«S'innalzarono, ad Eliopoli, mille obelischi, che sembrano frecce di sfida lanciate al cielo: odoravano di balsamo le sale della reggia. Ma un giorno si presentò al Faraone un vecchio e disse: - Cedimi le armi, lascia la reggia ed il regno, abbatti gli obelischi, distruggi i templi e le città, e vattene.
Rise il Faraone. - Vattene tu, pazzo! Tutti i vicini hanno ceduto le armi a me, ho incendiato i loro palazzi, ho distrutto le loro città ed i templi e tu t'imponi a me? Sei tu più forte? Chi sei tu?
Tentennò il capo il vecchio e disse: - Io sono più forte di te poichè sono il tempo.
Impallidì il Faraone e chinò la testa, lasciò il regno, venne abbattuta la reggia, e le armi furono rose dalla ruggine.
E si presentò il vecchio a Babilonia, a Ninive, ad Atene, a Cartagine, a Roma, e tutti obbedirono. E passò e ripassò e tutto giacque.
Ma un giorno nel suo vagabondaggio ritornò a Roma e salì in Vaticano. Diede lo stesso comando: ma il Papa restò nella pace e non volle obbedire. - Ma io sono il tempo: disse il vecchio. A lui il Papa rispose: - Ed io sono l'eternità!».
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