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La Vergine Maria e i Vangeli del canonico Leon Cristiani libro del 1934

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2012 22:18
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07/09/2012 21:55

Capitolo II


Sommario:
- Nella casa dell'Apostolo
- Il quarto Vangelo
- Il Vangelo Mariano
- Serenità Mariana.
- Perché il lungo silenzio di Giovanni?

Nella casa dell'Apostolo. - Se le nostre deduzioni sono giuste bisogna pensare che S. Giovanni, il più vicino a Maria dopo che Gesù gliela ebbe affidata, sia stato colui che ha meno parlato di Lei anche negli episodi in cui il ricordo della Vergine s'imponeva e ciò contrariamente alla comune psicologia. Quanto abbiamo esposto nel capitolo precedente crollerebbe se trovassimo in S. Giovanni un Vangelo dell'infanzia di Gesù più sviluppato che in San Matteo e in S. Luca.
Questo evangelista che non ha saputo tacere la sua felicità per essergli stata affidata la Vergine Madre ed essere stato designato come suo secondo Figlio dal Divin Maestro; questo evangelista che ha assistito Maria nella propria casa per dieci, quindici e forse anche vent'anni, poiché non conosciamo né la data né il genere di morte della Vergine; questo apostolo dal carattere vivo, impetuoso, tenero e fedele, fiore di delicata verginità come la Madonna stessa e Gesù suo Salvatore ed amico, non ha sentito il bisogno di completare gli insegnamenti tanto brevi lasciati dai predecessori intorno a Maria e ai misteri nei quali Ella aveva avuto tanta parte. Non è che Giovanni non sia stato attento a colmare le lacune dei precedenti Vangeli, a corregger lì con discrezione su alcuni punti di secondaria importanza specie date o luoghi da essi riportati; ma nei riguardi della Vergine egli ha aggiunto soltanto ciò che non conosceva da Lei, come il racconto delle nozze di Cana in cui parlava da testimonio. Nel trasmetterci questo episodio prezioso Giovanni ha usato di un suo diritto ed ha insieme assolto un dovere.
Ma delle sue conversazioni con Maria, di tutto ciò che ha imparato da Lei, dei ricordi che gli ha confidato, dei pensieri espressi davanti a lui, niente, neppure una riga né una parola. Non possiamo credere che egli abbia ubbidito alla stessa «consegna» da noi supposta a proposito del Vangelo di Pietro? Notiamo subito che i due atteggiamenti uguali presso i due grandi apostoli si comprendono meglio pensando all'unione e al grande affetto che regnava tra loro. Giovanni, il «figlio del tuono» è diventato talmente umile al contatto della sua «seconda madre», la Vergine Maria, che pare non voglia più agire da sé ma solo desideri di perdersi nell'ombra di Pietro, suo capo ed amico.
L'abate Fouard l'ha ben rivelato: «Sul cuore di Gesù e vicino a Maria il «figlio del tuono» aveva sentito diminuire la foga che più d'una volta il Salvatore aveva dovuto frenare. Tutto in lui si volgeva ora all'amore, alla contemplazione, a impegnarsi nella carità divina di cui divenne l'evangelista nel tramonto della sua vita. Nell'umile casa dove alloggiava la Madre di Gesù, Giovanni aveva preso l'abitudine d'una vita di raccoglimento. Anche quando Maria lo lasciò e s'addormentò l'ultima volta sotto i suoi sguardi per addormentarsi in cielo, la predicazione di Giovanni non prese il volo che presagivano l'impetuosità della sua giovinezza e il suo ardente amore per Gesù. Come i suoi fratelli nell'apostolato Egli evangelizzò senza dubbio; come loro non visse che per far conoscere ed amare il Salvatore, ma il suo ministero non ebbe uno slancio simile a quello di Pietro, di Giacomo, di Paolo soprattutto. La tradizione sempre sobria di dettagli sugli Apostoli, indica almeno però in quali regioni lavorarono, ma per S. Giovanni essa tace. Durante la vita di Pietro e Paolo essa non ne parla e si accontenta di ripresentare ai nostri occhi l'attività di Giovanni soltanto negli ultimi tempi del primo secolo cristiano. Ma allora ce lo mostra in una incomparabile maestà, dominante la fine dell'età apostolica coi suoi scritti divini e col rispetto unanime di cui è investito » (14).
«Completo silenzio»: ricordiamo questa affermazione che riassume almeno quarant'anni della vita apostolica di S. Giovanni. Non crediamo però che Maria abbia cercato e sia riuscita a «spegnere» gli ardori di Giovanni, anzi, è vero il contrario e ne avremo la prova quando egli prenderà la penna. Non è certo spento colui che fra gli evangelisti fu potuto paragonare all'aquila, colui al quale appartengono gli scritti più «brucianti », più entusiasti, più sublimi, soprattutto ciò che la terra, contiene di sacro.
Vedremo più avanti come il silenzio di Maria fosse un silenzio cantante, un silenzio lirico in tutta la forza del termine, in una parola un silenzio contemplativo. Così deve essere stato anche per S. Giovanni: le testimonianze sono d'uria evidenza abbagliante. Basterebbe aver scritto il prologo per prender quota nei più alti gradi della scala della contemplazione.
E' venuto ora il momento di domandarci in quale misura e in quale modo la Vergine Maria ha potuto collaborare al più bello ed al più mistico dei nostri Vangeli.

Il quarto Vangelo . - Il quarto Vangelo è l'opera della estrema vecchiaia dell'Apostolo Giovanni. Secondo la tradizione egli era quasi centenario quando scrisse. Possiamo collocare la sua composizione sotto il regno di Nerva e di Traiano tra l'anno 96 e 100. Senza dubbio era più di mezzo secolo che la Vergine Maria aveva abbandonato la terra e non si fa quindi questione d'una sua precisa collaborazione alla redazione del testo stesso. Ma sarebbe puerile credere che il Vangelo sia nato nello spirito di Giovanni nel momento stesso in cui cominciava a redigerlo. S'egli non lo avesse predicato prima di scriverlo come glielo si poteva chiedere? E se avesse taciuto sessant'anni su quanto conosceva di Gesù e magari non vi avesse neppur ripensato, che cosa dovremmo dire della sua fedeltà al ricordo del Maestro?
Il quarto Vangelo non nacque certo per generazione spontanea. Si dovrebbe dire di Giovanni come di Maria: Egli conosceva tutte queste cose e le viveva nel suo cuore. Ma in realtà non fu per ambedue la stessa cosa.
Vedremo che secondo supposizioni verosimili fu soltanto negli ultimi giorni della sua vita terrestre che Maria acconsentì a manifestare per iscritto sotto dettatura i preziosi segreti della sua memoria. E ci vollero senza dubbio le preghiere dei suoi circostanti, e di S. Giovanni in prima linea, per ottenere che Ella parlasse. Dietro il suo esempio S. Giovanni tenne per altro mezzo secolo nascoste nelle più intime pieghe del suo spirito le pagine immortali di cui si nutriranno le anime mistiche dell'avvenire. Comunque noi terremo prima per certo che Giovanni predicò il suo Vangelo lungamente prima di scriverlo: in secondo luogo ch'egli non incominciò a predicarlo che piuttosto tardi poiché non si trova alcuna traccia d'influenza del particolare contenuto di quella predicazione nella redazione dei tre sinottici. Per chiarire le due osservazioni dette sopra diciamo che se la redazione del testo di S. Giovanni si colloca fra il 96 e il 100 d. C. era più d'un quarto di secolo, trent'anni circa, ch'egli ne esponeva oralmente i commoventi episodi ai suoi uditori privilegiati. Difatti la redazione dei primi tre Vangeli si pone fra il 60 e il 64. Giovanni abitò a Gerusalemme, pare, per lungo tempo, fino a quando il soggiorno nella città santa, divenuta città maledetta, fu possibile. E' là che la casa aveva accolto la Vergine, là ch'Ella ebbe la sua tomba poco lontana da quella in cui aveva riposato Gesù (15) e perciò egli rimase legato a quel luogo per dovere oltre che per amore. Se quindi egli avesse predicato il suo Vangelo per una trentina d'anni, se per di più avesse lasciato capire ch'egli possedeva dei ricordi capaci d'arricchire il Vangelo orale in circolazione dai primi giorni, non si comprenderebbe come S. Matteo così piamente avido di tutto ciò che potesse completare le sue note personali e S. Luca, diligente ricercatore, si siano lasciati sfuggire le notizie di Giovanni e non le abbiano accennate nei loro testi.
Ripetiamo il ragionamento fatto sopra: si può pensare che Giovanni abbia passato gli anni, dal trenta al settanta senza meditare sulla vita del suo Gesù, senza pensarvi tutti i giorni, senza riandare nella sua memoria i suoi discorsi, senza ripassare nel suo cuore ciò che vi conservava? È verosimile, soprattutto, ch'egli abbia vissuto nella medesima casa con Maria Vergine e che abbiano avuto fra loro, nei quindici o vent'anni di sopravvivenza della Madonna, delle innumerevoli conversazioni senza che Gesù sia stato il loro tema ordinario, se non esclusivo, di tali intimità? Ella era la Madre e lui l'amico. Il loro cuore ardeva d'amore per Lui solo. I loro pensieri erano pieni di Lui. Gesù morente li aveva donati l'una all'altro e nelle parole d'un Dio agonizzante c'era ben altro che la preoccupazione d'un figlio buono che pensa agli estremi giorni di sua Madre.
Noi manteniamo una conclusione: che Gesù nell'unire le due vite col nodo indissolubile d'una vera filiazione, aveva l'intenzione che Giovanni rivelasse a Maria ciò ch'egli sapeva di particolare su Gesù e che Maria rivelasse a Giovanni tutto ciò ch'Ella intuiva e ricordava del suo divin figlio. Con Maria e Giovanni viventi sotto lo stesso tetto ed uniti nel medesimo grande amore, Gesù morente creava un centro di contemplazione mistica, una specie di Chiostro senza il nome nel seno della Chiesa nascente. Quelli che ignorano che cosa sia il chiostro e a che cosa serva nella vita della Chiesa sorrideranno a questo pensiero. Una cosa qui ci sembra sicura e cioè che il quarto Vangelo prima d'essere un Vangelo mondiale fu un Vangelo mariano nato dalle conversazioni quotidiane, tenere e commoventi, piene d'adorazione e di slanci d'amore fra Maria e il suo secondo figlio, l'apostolo Giovanni.
Soltanto così possiamo comprendere il silenzio e l'ombra fitta che ricopre da un lato gli ultimi anni di Marra quaggiù e dall'altro l'apparente inerzia di Giovanni, il figlio del tuono, che nulla intraprende, che non predica in alcun posto, non si mostra con Pietro che in due o tre circostanze fino al giorno in cui la voce di Dio, dopo la morte di Pietro e di Paolo, lo chiama ad una vita più attiva e lo propone alla venerazione di tutte le Chiese d'Oriente.

Il Vangelo mariano . - Con la parola «Vangelo Mariano » noi intendiamo un Vangelo in tutta la forza dei termini, cioè una raccolta di narrazioni scrupolosamente esatte e veridiche, di deposizioni sacre provenienti da un testimonio pronto a versare il suo sangue per confermare la sua testimonianza.
Intendiamo anche un Vangelo che per lungo tempo non fu predicato ad alcuno, che fu riservato solo a Maria, che fu composto dalle risposte di Giovanni alle instancabili domande di Maria e che prese la sua forma e il suo rilievo da questa santa curiosità della Madre. Infine intendiamo un Vangelo in cui si compendiano le più profonde speculazioni, o meglio le più ineffabili intuizioni, meditazioni ed aspirazioni della più amante e più santa delle Madri e del più costante, affettuoso e penetrante degli amici. Abbiamo sentito Bossuet proibire agli uomini di ricercare «quali erano le occupazioni e i meriti» della Vergine «durante il suo pellegrinaggio terreno».
Non ci sembra che occorra un grande sforzo d'invenzione per scoprire le occupazioni di Maria, se non forse per misurare i suoi meriti. Si tratta di occupazioni esteriori? Dovevano essere le stesse delle donne ebree del tempo: preparazione dei pasti, riordino dell'umile casa, lavori banali, volgari e fastidiosi a chi non vede che l'esterno, ma che possono e devono illuminare, abbellire, nobilitare e rendere gioioso ed amato il sentimento della presenza di Dio e l'obbedienza alla sua volontà.
Si tratta invece di occupazioni spirituali? Non si può dubitare che questo «Chiostro» esemplare, modello dei secoli futuri, la casa di Giovanni, non abbia riservato ad esse il posto principale ed ancor meno si dubiterà che tali occupazioni non abbiano avuto Gesù, costantemente Gesù, solo Gesù e sempre Gesù per centro, punto di partenza e d'arrivo, tema principale e tema secondario.
- Parlami di Lui, o mio figlio, Giovanni!
- Sì, Mamma, parliamo di Lui, volete che ripetiamo la storia della donna di Samaria? Oppure ricordiamo la conversazione col ricco e saggio Nicodemo che fu tanto buono nell'ora della sepoltura?
- Oh, sì, parliamo di Nicodemo e di come Gesù dicesse: Nessuno è salito al Cielo se non Colui che è disceso dal Cielo, il Figlio dell'Uomo che è nel Cielo.
Desiderate sentire oggi il racconto della guarigione di Betsaida?
- Sì, quanto sono belle le parole del nostro Diletto: Mio Padre agisce sino al presente ed anch'io agisco (16).
- Per queste parole l'hanno trattato da bestemmiatore. Hanno cominciato ad odiarlo, Lui che era l'amore, la bontà, la Verità, la Vita!
- E frattanto egli diceva loro: Voi scrutate le Scritture perché in esse credete di trovare la vita eterna, è sono proprio esse che mi rendono testimonianza, eppure voi non volete venire a me per avere la vita!
- Ciò che essi non hanno voluto fare noi lo faremo. Scruteremo le Sacre Scritture: sono esse che ci parlano di Lui.
Volete che vi ripeta le parole pronunciate a Cafarnao quand'Egli promise di dare la sua Carne in cibo e il suo Sangue in bevanda?
- Non ripeteremo mai abbastanza, figlio mio, le parole tanto commoventi del nostro Gesù: In verità, in verità vi dico, se non mangiate la Carne del Figlio dell'Uomo e non, bevete il suo Sangue non possederete la vita in voi. Colui che mangia la mia Carne e beve il mio Sangue possiede la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultima giorno poiché la mia Carne è veramente cibo ed il mio Sangue è veramente bevanda. Colui che mangia la mia carne dimora in Me ed io in lui. Allo stesso modo che il mio Padre vivente mi ha mandato e che io vivo per il Padre, così colui che, Mi mangia vivrà per Me. Questo è il pane disceso dal Cielo, non quello che i vostri padri hanno mangiato e non ha loro impedito di morire. Colui che mangia di questo pane vivrà eternamente.
- Quale felicità è la nostra di ritrovarlo ogni giorno nella frazione del pane, di nutrire le nostre anime della sua Carne, di sentire il suo Sangue scorrere nel nostro cuore. Pietro aveva ben ragione di dire quando molti lo abbandonavano: Signore, a chi andremo noi? Tu solo possiedi parole di vita eterna e noi crediamo che tu sei il Santo di Dio.
Rappresentiamoci Maria seduta, secondo il sistema giudeo, su un semplice cuscino o su una stuoia, protesa nelle domande all'apostolo ripetendo, dopo di lui, le parole del suo Gesù come nella sua infanzia ripeteva le parole della Bibbia, imparate dalla sua pia Madre e ripetute dai Sacerdoti del Tempio (17).
Immaginiamo soprattutto le emozioni di questa santa Madre quando Giovanni ricordava le violenti dispute di Gesù coi farisei sotto il portico del recinto sacro; quando le richiamava i loro disegni deicidi ma più ancora quand'egli le raccontava i bellissimi episodi della guarigione del cieco nato, della risurrezione di Lazzaro, della lavanda dei piedi e le tragiche peripezie della passione. C'erano episodi che Maria conosceva per essere stata presente o per averli sentiti da altri ma essa si compiaceva in modo speciale in questi discorsi intimi e nelle effusioni di tenerezza del dolce Maestro.
Poteva la Madonna ascoltare senza piangere, Lei la Madre, certe parole che toccano i cuori anche più insensibili dei nostri? Io sono il buon Pastore. Il buon Pastore dona la vita per le sue pecorelle. Colui che è mercenario e non è pastore e le cui pecorelle non sono proprie, vede venire il lupo, lascia le pecore e il lupo le rapisce e le disperde perché egli è mercenario e non si cura delle pecore. Io sono il buon Pastore e conosco le mie pecorelle e loro conoscono me come mio Padre mi conosce ed io conosco il Padre. Io offro la mia vita per le mie pecorelle. Ed ho altre pecorelle che non sono di quest'ovile e bisogna che conduca anche quelle. Ed esse intenderanno La mia voce.

E ci sarà un solo ovile ed un solo pastore.
Quale magnifico slancio di speranza religiosa, quali fervorose implorazioni dovevano suscitare nell'animo di Maria e di Giovanni tali accenti e tali visioni dell'avvenire!
Tentiamo di fare una ricerca delle pagine del quarto Vangelo che più colpivano l'attenzione e la contemplazione della Madonna. Ma come fare una scelta tra tante bellezze? Citeremo i discorsi dopo la cena, quei quattro capitoli meravigliosi che nessuna letteratura sacra e profana è mai riuscita ad eguagliare con qualcosa di simile (18).
Oppure preferiremo i racconti ai discorsi? I più commoventi si trovano ancora in S. Giovanni. Bisognerebbe rivederli tutti, rileggerli attentamente, lentamente, amorosamente, pensando che la Madonna li ha sentiti per la prima, che i racconti sono stati fatti dapprima per Lei sola e che i discorsi sono stati ricostruiti per rispondere ai legittimi desideri del suo cuore. Bisognerebbe soprattutto, meditandoli, tentare di riprodurre in noi le emozioni, i pensieri; le pie aspirazioni, le intime orazioni e tutti i movimenti d'anima che risvegliavano in Lei. Si capisce come tutto ciò abbia nutrito il suo spirito, alimentato per degli anni la sua fede e il suo amore. Ci sono tanti insegnamenti nelle parole e negli esempi del Redentore. Un'intera giornata era necessaria alla Madonna per raccogliere da frasi come le seguenti tutto il loro succo: Io sono la Via, la Verità e la Vita. lo sono la Vite e voi i tralci. Rimanete in Me ed io in voi. Come mio Padre mi ha amato cosi io amo voi. E quale intensità d'emozione è nascosta in quelle due parole di Giovanni a proposito del sepolcro di Lazzaro: Gesù pianse.
Parole di questo genere abbondano nel testo dell'apostolo prediletto ed è qui che giustamente s'indovina la muta cooperazione di Maria in questa potenza di suggestione che emana dal suo testo, in questo carattere concreto, preciso e minuto della sua redazione. A differenza degli altri evangelisti diremo che non è mai stanco di dettagliare i tempi, i luoghi, le circostanze che lo riguardano. Si ha l'impressione che una santa ed infaticabile curiosità lo perseguiti, lo costringa e lo spinga a non omettere nulla, a ricordarsi dei minuti tratti, a mettere ordine ed esattezza in tutti i suoi racconti. In una parola c'è Maria presente con lui. Il figlio deve tener presenti i santi desideri della Madre. E come avrebbe potuto trascurare le sue legittime esigenze? Non era il caso di soffermarsi a quanto era già di dominio pubblico per la catechesi comune. Non che Maria fosse indifferente a quelle sorgenti infinitamente preziose del suo Gesù. Iddio ne scampi. Il quarto Vangelo mostra frequenti ed evidenti armonie con i precedenti per cui nasce la certezza che Giovanni e Maria li conoscessero a fondo. Ma Gesù aveva donato Maria a Giovanni e Giovanni a Maria per uno scopo tutto specifico. Questo scopo era tutta la loro vita e quel che ne è rimasto a noi lontani eredi sia di Maria che del discepolo è appunto ciò che abbiamo chiamato il Vangelo di Maria.

Serenità mariana. - Se il carattere concreto dettagliato del quarto Vangelo lascia intravedere il bisogno d'ordine, di precisione e, possiamo dire, anche la sottigliezza dello spirito e del cuore d'una donna, che cosa dobbiamo dire dell'immensa pace che involge e circonda tutte queste pagine ammirabili? Senza dubbio il quarto Vangelo non offre nulla di eccezionale sotto questo aspetto ché i Sinottici sono anch'essi scritti con una meravigliosa serenità di tono. Ma giustamente siamo portati a credere che tale serenità sia d'origine mariana. Per il testo di Giovanni non possiamo dubitare e tenteremo di dame subito le prove.
Quando si ricordano le invettive che riempiono le querele religiose del XVI secolo, quando si ripensa alle ingiurie d'un Lutero, d'un Calvino, d'un Zuinglio o d'un Knox e si evocano i torrenti fangosi degli oltraggi che costoro si dilettavano di buttare contro i loro avversari: monaci, teologi, prelati e Pontefici, potremo anche meravigliarci di non incontrare nei nostri testi evangelici né una parola di condanna, né frasi di esecrazione a carico di Erode, l'orribile tiranno per la morte dei santi innocenti di Betlemme, né a carico di suo figlio, l'omicida di Giovanni Battista e neppure a carico di Caifa e di Giuda. Neppure un epiteto ignominioso a proposito di quei mostri e ciò è tanto più lodevole quando si pensi che il dolce Gesù aveva detto ad es. di Erode Antipa: Andate a dire a quella volpe ed aveva pronunciato contro i Farisei due requisitorie estremamente severe (19).
I discepoli dovevano essere fortemente tentati di seguire il suo esempio, ma non hanno meno fedelmente riportate le parole del Maestro, né si sono mai permessi di pronunciare delle sentenze contro i loro avversari come Lui aveva fatto. Quale influenza aveva agito nel senso della dolcezza e del perdono! A parere nostro Qui c'è tutta l'influenza della Vergine. Ci si permetta di far intendere meglio il nostro pensiero ricorrendo alla forma artificiale sì, ma comoda e viva del dialogo:
Maria: Figlio mio, che cosa rispose il Signore (20) Quando Pietro gli disse a nome di tutti:
A chi andremo noi? Tu solo hai parole di vita eterna.
Giovanni: Egli rispose: Non sono io che vi ho scelto tutti e dodici? Eppure uno di voi è un demonio. Egli parlava del miserabile Giuda ...
Maria: figlio mio, non dire miserabile Giuda, dì Giuda Iscariote senz'altro.
Giovanni: Ma il Signore stesso l'ha chiamato demonio. Egli quindi è maledetto anche per noi.
Maria: Il Signore è il Re. E Giudice è Lui solo. Lui solo ha il diritto di portare e dare delle sentenze. A Lui solo appartiene la retribuzione. Non è forse scritto nel libro di Mosè: A me la vendetta e il premio? (Dt 22, 35) Ricordati di ciò che ha detto il Signore quando volevate far cadere il fulmine sui Samaritani perché si erano rifiutati di ricevere Lui e voi. Ricordati come vi ha biasimati per aver impedito d'esorcizzare a colui che cacciava i demoni in suo nome ma che camminava con voi. Noi non siamo che i servitori, non siamo che i sudditi e non abbiamo il diritto d'usurpare il suo potere a meno ch'Egli non l'abbia formalmente delegato.
Giovanni: Come dirò allora parlando di Giuda? Maria: Dì semplicemente: Egli parlava di Giuda figlio di Simone Iscariote poiché lo doveva tradire, lui, uno dei dodici! Così dirai tutta la verità e il delitto di Giuda sarà sufficientemente ricordato. Di fatto nessun epiteto per quanto sforzante può raggiungere la potenza di questa breve formula: lo doveva tradire, lui, uno dei dodici.
Incontreremo un altro esempio nel racconto dell'infanzia come si trova in S. Matteo a proposito di frode (21). E si vedrà che anche tale esempio con tutta verosimiglianza si può far risalire alla Vergine.

Il caso di Caifa . - Il caso di Caifa ci sembra particolarmente sorprendente. Il seguente dialogo immaginario farà vedere come lo intendiamo.
Maria: fu per il fatto che il Signore aveva reso la vita a Lazzaro che i grandi Sacerdoti lo condannarono a morte?
Giovanni: Ciò purtroppo è vero. E' il grande Sacerdote Caifa che ha commesso questo misfatto. Su di lui cadrà la maledizione del cielo.
Maria: Figlio mio, non bisogna soffermarsi alle persone che passano. Bisogna vedere al di sopra degli uomini la mano dell'Onnipotente. Caifa era grande Sacerdote. Parlando come fece, egli profetava ...
Giovanni: Segneremo dunque tra i Profeti questo uomo di cui il Signore ha detto a Pilato: Colui che mi ha mandato a te ha commesso un peccato più grave?
Maria: figlio mio, ti ho detto che il Signore solo scruta le reni e i cuori. Lui solo è giudice dei peccati degli uomini. Tu sei stato per l'addietro il «figlio del tuono». Da quando Gesù ha detto, e l'hai sentito tu stesso: Perdonate loro non sanno quel che si fanno, tu devi essere il figlio della pace e dell'amore. Guardiamo al disopra degli individui. Il Signore ha ripreso i discepoli sul cammino d'Emmaus perché non comprendevano le scritture: Non era necessario che il Cristo soffrisse tutto questo e così entrasse nella sua gloria?
Ciò che Caifa ha detto per far decidere la morte del Signore era già previsto e predetto. C'era nelle sue frasi una cosa che neppure lui comprendeva e che riteneva secondo lo spirito dei Profeti: Voi non riflettete che è nel vostro interesse che un solo uomo muoia per il popolo. Ricordiamo questo Caifa ha servito allo spirito da portatore parlando per caso. Egli l'ignorava ma noi non possiamo ignorarlo, noi, i fedeli servitori che ha redenti col suo Sangue.
Giovanni: E che diremo dunque di Caifa? Maria: Riporterete le sue precise parole poiché la verità ha la precedenza su tutto. Ma invece di condannarlo potete aggiungere: Ora egli non ha detto questo per conto proprio ma essendo Sommo Sacerdote in quell'anno egli profetò che Gesù doveva morire per il suo popolo e non solamente per esso ma per ricondurre all'unità i figlioli di Dio che s'erano dispersi. Così bisogna comprendere ciò che il Signore diceva prima: Il buon Pastore dà la vita per le sue pecorelle: ed io ho altre pecore che non sono di quest'ovile. Ed esse intenderanno la mia voce. E vi sarà un solo ovile sotto un solo Pastore.
È vero che in questo campo noi siamo in piena ipotesi, non sono cose che si possono dimostrare come un teorema di geometria o un'analisi di un testo di storia. Ma è umano pensare che l'interpretazione data da Giovanni al linguaggio di Caifa non può essersi presentata di primo acchito al suo spirito, poiché vi si sente il frutto di lunghe e sottili meditazioni in cui si intuisce l'influenza d'uno spirito di donna superiore. Ci si può domandare con un certo diritto come mai il «figlio del tuono» che si ritrova nella immagine grandiosa e terrificante dell'Apocalisse, ha potuto addolcirsi fino al punto riscontrato nei due casi segnalati.
O si ammette che Maria non ha avuto su di lui alcuna influenza - ciò che è affatto inverosimile - oppure bisogna concludere che tanta serenità e una pace tanto perfetta e soprannaturale non possono avere che un'origine mariana.
Se si analizza il racconto di Giovanni relativo al «colpo di lancia» dopo la morte di Gesù in croce, vi si ritrovano le stesse caratteristiche che abbiamo riscontrato nella narrazione del complotto di Caifa. Nel momento in cui la lancia del soldato incosciente trapassò il sacro costato del Signore, Giovanni e le pie donne avranno potuto trattenere un grido di terrore e di riprovazione? non lo possiamo credere. Eppure quando Giovanni riporta il fatto nel Vangelo non vuol più vedere che il simbolo della meccanica crudeltà di Longino. Non vuol ricordarsi che dei Profeti che già l'avevano annunciato.
Noi vedremo che tutta la filosofia religiosa di Maria consiste nel riconoscere Dio in tutti gli avvenimenti, senza arrestarsi agli intermediari umani. Lo studio attento del Magnificat ce ne fornirà la prova e saremo sul solido terreno dei documenti. Intanto si può affermare che Maria ha insegnato al suo secondo figlio la propria arte sublime, come pure l'insegna a noi stessi: non riguardare che Dio in tutte le cose. E' Lui che conduce tutto e nulla accade che non contenga - felice o poco accetto alla natura ­ una lezione o un richiamo di Dio.

Motivo del lungo silenzio di Giovanni. - Possiamo attribuire ancora alla Madonna il lungo silenzio di Giovanni, cioè quella riservatezza ch'egli mantenne per lunghi anni circa gli insegnamenti da lui conosciuti nelle conversazioni con la Madonna: sulla vita e morte di Gesù.
Abbiamo detto che il quarto Vangelo non è stato predicato apertamente prima della caduta di Gerusalemme. Se non fosse così non si potrebbe capire come mai non abbia influito sui Sinottici. D'altra parte se Giovanni non avesse predicato il suo Vangelo prima di scriverlo, come avrebbero potuto i cristiani supplicarlo di non abbandonare questa terra senza lasciarci per iscritto la sua testimonianza personale?
Data la sua impetuosità naturale c'è da pensare che Giovanni non avrebbe aspettato tanto tempo prima d'entrare nella carriera apostolica attiva per predicare ciò che egli aveva sentito e visto e per completare quell'evangelo orale iniziato da Pietro. Chi l'ha trattenuto? Non può essere che la Madre a cui Gesù morente l'ha dato per figlio.
Abbiamo detto in precedenza che il suo Vangelo dovette essere lungamente meditato, ch'esso suppone una gestazione prolungata, parecchi quesiti da parte di Maria e sforzi di memoria per la ricostruzione verbale da parte di Giovanni. Diciamo ora che quest'opera comune alla Madre e al figlio non doveva essere affidata tutto ad un tratto alla pubblicità. Il tatto superiore d'una donna non lo permetteva, ché non conveniva infliggere a Pietro né agli altri apostoli il biasimo implicito di numerose omissioni e dimenticanze importanti e recidive. Il Vangelo orale tessuto da Pietro su testimonianze invincibili soddisfaceva largamente agli inizi dell'evangelizzazione. Se anche gli apostoli non avevano potuto conservare con tutta precisione molti dei ricchi colloqui che ritroviamo nel Vangelo di Giovanni non per questo ne sciuparono lo spirito e il profumo.
I primi fedeli ricevevano nei bei racconti trasmessi da Marco una iniziazione abbastanza completa perché il messaggio di salute fosse perfettamente chiaro. Ci fu dunque fra Maria e Giovanni una santa cospirazione di silenzio. Prestiamo l'orecchio per un momento a quanto si diceva nel «chiostro ».
Maria: Figlio mio, non si deve precorrere i disegni dell'Altissimo: in tutte le cose c'è l'ora segnata da Dio. L'abbiamo notato molte volte durante la vita terrena del Signore. Quando i suoi nemici volevano fari o morire egli sfuggi, senza timore perché la sua ora non era ancora arrivata. Ha parlato egli stesso, più volte, della sua ora. Ha atteso per trent'anni a Nazareth l'ora di incominciare la sua missione di salute. Quando partì per recarsi sulle rive del Giordano a ricevere il battesimo da Giovanni, volle passare ancora quaranta giorni nel deserto fra i digiuni e le preghiere prima di presentarsi come Messia. E quando assistemmo alle nozze di Cana, alla domanda ch'io gli avevo rivolto per quella povera gente che non aveva più vino, egli rispose: Che importa a te e a me, o Donna? La mia ORA non è ancora venuta.

Giovanni: E' vero, Madre mia, ma egli fece ugualmente il miracolo.
Maria: Lo fece, era un atto d'infinita bontà per Colei ch'Egli degnava onorare come sua Madre. Ma la lezione non è stata perduta per me: c'è per ogni cosa un'ora che bisogna saper attendere fino a quando a Dio piacerà. Quando il Signore m'avrà tolta da questa terra d'esilio, aspetterai che Egli ti dia un segno della sua volontà. Gesù in questo tempo è predicato, annunciato a tutte le pecorelle. Ma verrà giorno in cui si sarà felici di raccogliere dalla tua bocca le testimonianze che hanno formato la nostra gioia in questa casa.
Che tale sia stato il pensiero di Maria cercheremo di provarlo anche nello studio dei racconti dell'infanzia. Ma prima d'iniziare questa analisi è bene consacrare un capitolo speciale a quella pagina unica della storia qual è il Prologo di S. Giovanni.

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