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Esegesi del Vangelo sulle Nozze di Cana e il valore della Famiglia

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 11:43
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Sesso: Femminile
03/09/2009 11:42


Istruzione sul tema della famiglia

Questo inimicus homo che secondo il vangelo semina la zizzania e che addirittura entra nello spazio sacro della chiesa per seminare appunto la confusione — giacché il suo nome "diabolus" significa proprio questo, il confusionario per eccellenza — guardandoci attorno e vedendo la confusione strabiliante delle idee, dei pensieri, ("tot capita, tot sententiae"), ebbene possiamo veramente dire che il suo lavoro purtroppo sia largamente riuscito; ebbene questo inimicus homo ha cercato di seminare zizzania soprattutto anche in quel baluardo che ogni singolo uomo ha dinanzi alle prevaricazioni della grande società, della società civile, baluardo di difesa contro ogni forma di collettivismo.

Questo baluardo contro la società che subisce un collasso dialettico per la sua esasperazione e per il suo passaggio appunto tramite l’esasperazione dello Stato che tende ad invadere il singolo ed assorbirlo a sé, ebbene per difendersi da questa invadenza della società, invadenza collettivistica, vi è il baluardo della famiglia, famiglia vera società domestica, famiglia, la grande speranza in vista della futura restaurazione della società secondo i dettami e delle esigenze della regalità sociale del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Cari fratelli, non c’è altra via, la società potrà essere restaurata in Cristo, secondo il motto evangelico, che ha fatto suo anche il Papa S. Pio X, "instaurare omnia in Christo", ebbene la società potrà essere restaurata nella regalità di Cristo solo tramite la famiglia, non c’è altra via. Questo è uno strumento potentissimo nelle nostre mani e bisogna adoperarlo, concretamente, come ci è stato suggerito. Dice infatti S. Tommaso che l’uomo prudente è colui che delibera a lungo, pondera, cerca di informarsi per farsi un giudizio pratico corretto, però quando poi si tratta di agire, agisce con grande decisione. E dice appunto che la prudenza non sarebbe virtù perfetta e che si peccherebbe gravemente di omissione se non ci fosse quel momento applicativo della prudenza, cioè il momento pratico, il momento di passaggio all’azione. Ora qualche cosa lo possiamo e lo dobbiamo fare tutti noi, cominciando da noi stessi, dalla nostra persona e cominciando socialmente dalle nostre famiglie. Un’altra via per la restaurazione della nostra società non esiste.

Orbene la famiglia "società domestica". Voi ben sapete che la famiglia si fonda sul matrimonio e il matrimonio a sua volta getta le basi di una vera e propria societas domestica, società della casa, società che vive in una casa. Società non perfetta, perché società che ha bisogno della grande società per la sua serena sopravvivenza, però società naturale, cosa estremamente importante da sottolineare, la famiglia è una società naturale, nella famiglia noi nasciamo dentro, non abbiamo scelto noi la nostra famiglia, non abbiamo scelto i nostri genitori, ci siamo nati nella nostra famiglia. Quindi la nostra famiglia ci è stata data dalla natura e la natura ci è stata data dal Creatore, quindi la famiglia è una societas naturalis, è una società naturale.

Due dunque sono le società naturali: una perfetta ed una imperfetta, nel senso che vi ho esposto la volta scorsa, vi ricordate bene, al giorno di oggi quando si dice: la Chiesa è una società perfetta, c’è subito un’agitazione fra coloro che non capiscono che societas perfecta non vuol dire una società di santi, capite, ma vuol dire semplicemente una società che ha a sua disposizione tutti i mezzi per il conseguimento del suo fine. La Chiesa, società soprannaturale, ha ricevuto dal suo fondatore divino tutti i mezzi, i sacramenti, la dottrina, la Santa Messa, le grazie necessarie per conseguire il suo fine che è la salvezza delle anime. Ecco quindi la Chiesa è società soprannaturale perfetta, società, per così dire, sufficiente a sé stessa. Lo Stato, società civile è società non soprannaturale ovviamente, perché ciò che specifica le nostre azioni è sempre il fine, la ratio formalis obiecti, l’oggetto del nostro agire, lo stato ovviamente non si propone un fine soprannaturale, almeno non immediatamente, quindi si tratta di una società naturale, però si tratta di una società perfetta, perché lo stato sovrano come è dispone di tutti i mezzi per promuovere quella pace sociale che è il suo fine prossimo e quel progresso della virtù che è il suo fine remoto. Quindi anche lo Stato dovrebbe contribuire, è proprio il suo dovere connaturale, dovrebbe contribuire alla crescita personale, morale dell’uomo e così almeno indirettamente condurlo a quella stessa salvezza soprannaturale che è il fine della Chiesa. Lo stato ha tutti i mezzi per farlo.

La famiglia non è una società perfetta, perché non può sopravvivere da sola, nel contempo però è una società naturale, non è cioè radunata per volontà di uomini, che trovano qualche interesse particolare per incontrarsi, per parlarsi, per fondare un’associazione, la famiglia è una società fondata da Dio stesso ed insita nella stessa natura dell’uomo. Società naturale alla quale si applicano perfettamente tutti i connotati e tutte le esigenze della società. Ritorniamo a quella definizione che abbiamo già annunciato, perché repetita iuvant, è molto importante rendersi conto di che cosa sia ciò di cui si parla.

Che cosa è la società? Quale ne è la definizione? Ebbene, societas est moltitudo hominum, è una moltitudine di uomini, ad aliquid unum perficiendum adunata, radunata per fare qualcosa di uno, cioè per formare qualche cosa di uno, ma anche per realizzare una qualche finalità precisa. Così è anche della famiglia, una società, perché è una adunatio moltitudinis, nella famiglia ci sono almeno i due coniugi, moltitudine molto particolare perché sessualmente differenziata, quindi una moltitudine diversa da quella che fonda la società civile. Moltitudine di uomini radunata per formare qualche cosa di uno, questa è appunto la societas domestica, la società della casa, che vive nella casa, ma anche per realizzare qualcosa di uno, che è quella prole che Dio vuole che ogni famiglia cerchi da Lui.

Pensate al profeta Malachia: quando parla dell’unità degli sposi, l’unità dei coniugi, si rifà a quanto dice il libro della genesi, "i due non sono più due, ma sono una sola carne", e che cosa cerca quella una cosa sola da Dio se non la prole? Vedete, la finalità naturale trascendente della famiglia, del coniugium, il matrimonio ha una precisa finalità trascendente che è dare la vita. Quindi il bonum prolis, il bene della prole. Quindi vedete come la famiglia è perfettamente definibile nei termini di società: moltitudine di uomini radunata per natura, non per volere di uomini, per formare qualche cosa di uno, la convivenza pacifica in una casa e per accogliere in quella casa ciò che è il fine specifico della famiglia, cioè una vita umana che nasce.

Quindi società naturale, alla quale si applicano perfettamente tutti i requisiti della socialità. Dice S. Tommaso: siccome tramite il matrimonio gli uomini sono ordinati ad una generazione ed educazione della prole, e così pure ad una sola vita domestica, è evidente che nel matrimonio si verifica una certa congiunzione, una certa associazione. Tale unione o congiunzione matrimoniale è di natura sua stabile, indelebile ed indissolubile. Cosa estremamente importante da sottolineare, voi cari amici che siete buoni cristiani, non ne dubitate, però bisogna saper proclamare questa verità messa in dubbio un po’ da per tutto, bisogna saperla proclamare con argomenti buoni e fondati sì anche nell’ordine soprannaturale della sacramentalità del matrimonio, ma prima ancora che in questo nella stessa natura della famiglia. Vedete, la ragione per cui il fatto di insorgere, come è nostro dovere, contro una politica divorzista dello stato, contro delle leggi divorziste, questo nostro insorgere contro simili leggi è un nostro preciso dovere non solo di cattolici, ma di uomini, di cives, di cittadini viventi in quella data società. Perché possiamo dire questo? Perché il matrimonio prima di essere consacrato dal suo carattere sacramentale, dal vincolo che si istituisce tramite la grazia di Cristo, il matrimonio è un istituto naturale, che poggia sulla lex naturalis Dei, sulla legge naturale di Dio.

È cosa bellissima e commovente, miei cari, leggere nel vangelo come il Signore Gesù dice appunto agli Ebrei: all’origine, prima che Mosè vi desse il libello di ripudio, prima di questo non era così, perché all’origine, all’inizio Dio creò l’uomo e la donna e ha detto che i due non sono più due, ma una cosa sola, ciò che Dio ha legato, l’uomo non osi sciogliere. Vedete, cari fratelli, quindi vedete quel legame della famiglia è fondato non già sulla proclamazione di qualche diritto soprannaturale da parte di nostro Signore e Salvatore, Gesù quando proclama le beatitudini o quando proclama lo spirito del Vangelo, carta magna del vangelo, capitoli 5 e seguenti in S. Matteo, Gesù dice: voi avete udito dagli antichi che fu detto così, ma Io però vi dico, vedete cari fratelli come cambia la legislazione, la legislazione antica non c’è più il Signore ha mandato il suo Spirito ed ecco, tutte le cose sono diventate nuove. Invece per quanto concerne il matrimonio, il Signore non dice: Mosè vi ha dato il libello di ripudio, ma io Cristo che non debba essere più così. Allora sì che il matrimonio come istituto indissolubile obbligherebbe solo i cattolici. Invece no, il matrimonio nella sua indissolubilità obbliga tutti gli uomini di buona volontà, in quanto uomini creature di Dio. Anche se non battezzati, anche se non, ahimè, redenti concretamente da Cristo tramite i sacramenti, anche se non appartenenti visibilmente alla Chiesa.

continua..........


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