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Chi è venuto dall'Aldilà? (storie autentiche su cui meditare)

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 16:46
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05/09/2009 16:42

Chi è venuto dall'aldilà?

Domenico Savio


San Domenico Savio, alunno salesiano morto nel 1857 e santificato nel 1954, dopo la sua morte apparve a San Giovanni Bosco. Questi narrava così l'apparizio­ne ai suoi giovani e ai Superiori della Congregazione: «Mi trovavo a Lanzo ed ero nella mia stanza. D'un tratto mi vidi sopra una collina. Il mio sguardo si per­deva nell'immensità di una pianura. Essa era divisa da larghi viali in vastissimi giardini. I fiori, gli alberi, i frut­ti erano bellissimi, e tutto il resto corrispondeva a tan­ta magnificenza.

Mentre contemplavo tanta bellezza, ecco diffonder­si una musica soavissima. Erano centomila strumenti e tutti davano un suono differente l'uno dall'altro. A questi si univano i cori dei cantori.

Mentre estatico ascoltavo la celeste armonia, ecco apparire una quantità immensa di giovani che veniva verso di me. Alla testa di tutti avanzava Domenico Sa­vio. Tutti si fermarono davanti a me alla distanza di otto-dieci passi... Allora brillò un lampo di luce, cessò la musica e si fece un grande silenzio. Domenico Savio si avanzò solo di qualche passo ancora e si fermò vici­no a me. Come era bellissimo! Le sue vesti erano singo­lari; la tunica bianchissima, che gli scendeva fino ai pie­di, era trapuntata di diamanti ed era intessuta d'oro. Un'ampia fascia rossa cingeva i suoi fianchi, ricamata di gemme preziose così che una toccava quasi l'altra. Dal collo gli scendeva una collana di fiori mai visti, sem­brava che fossero diamanti uniti. Questi fiori risplen­devano di luce. Il capo era cinto di una corona di rose. La capigliatura gli scendeva ondeggiante giù per le spal­le e gli dava un aspetto così bello, così affettuoso, così attraente che sembrava... sembrava un Angelo.

Io ero muto e tremante. Allora Domenico Savio disse:

- Perché te ne stai muto e sgomento?

- Non so cosa dire - risposi - Tu dunque sei Do­menico Savio?

- Sono io! Non mi riconosci più? - E come va che ti trovi qui?

- Sono venuto per parlarti. Fammi qualche inter­rogazione.

- Sono naturali tutte queste meraviglie che vedo? - Sì, abbellite però dalla potenza di Dio.

- A me sembrava che questo fosse il Paradiso! - No, no!Nessun occhio mortale può vedere le bel­lezze eterne.

- E voi dunque cosa godete in Paradiso?

- Dirtelo è impossibile. Quello che si gode in Pa­radiso non vi è uomo mortale che possa saperlo, finché non sia uscito di vita e riunito al suo Creatore.

- Orbene, mio caro Savio, dimmi quale cosa ti con­solò di più in punto di morte?

- Ciò che mi confortò di più in punto di morte fu l'assistenza della potente e amabile Madre del Salvato­re, Maria Santissima. E questo dillo ai tuoi giovani: che non dimentichino di pregarla finché sono in vita!». (Vita di S. Giovanni Bosco - Lemoyne).



Chi è venuto dall'aldilà?

Un Sacerdote mi diceva: Sono vecchio. Ho viaggia­to in Europa, in Asia e in Africa. Ho conosciuto tanti Religiosi e Prelati. Ma l'uomo più santo che io abbia av­vicinato è stato Mons. Marengo, il Vescovo della Diocesi di Carrara. Per il molto lavoro a bene del prossimo forse abbreviò i suoi giorni ed il 22 ottobre 1921 mori­va, compianto dai fedeli e chiamato «santo» innanzi tempo.

Erano trascorsi sette anni e il Rev.mo Don Fascie, membro del Capitolo Superiore dei Salesiani, venuto a Trapani nel 1929, così mi narrava:

«Si è verificato in questi ultimi mesi un'apparizio­ne di Mons. Marengo. Nell'Istituto delle Figlie Maria Ausiliatrice, a Nizza, verso l'imbrunire, la Suora porti­naia era nel cortile. Il portone era chiuso. Con sua me­raviglia vide sotto i portici, a passeggiare, un Reveren­do, slanciato nella persona, ma col capo chino e medi­tabondo.

- Ma chi sarà costui? - si domandò la Suora. - E come sarà entrato, se il portone è chiuso? L'avvicinò e riconobbe Mons. Marengo. - Eccellen­za, e voi qui?... Non siete morto?... -

- Mi avete lasciato in Purgatorio!... Ho lavorato tanto per questo Istituto e non si prega più per me! - In Purgatorio?... Un Vescovo così santo?... - Non basta essere santi davanti agli uomini; bi­sogna essere tali davanti a Dio!... Pregate per me!... - Ciò detto, sparì.

La Suora corse ad informare la Direttrice e l'indo­mani tutte e due si diressero alla volta di Torino per nar­rare il fatto al Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Fi­lippo Rinaldi, oggi Servo di Dio.

Don Rinaldi indisse pubbliche preghiere nel San­tuario di Maria Ausiliatrice, onde intensificare i suffra­gi. Dopo una settimana Mons. Marengo riapparve nel­lo stesso Istituto, dicendo: Sono uscito dal Purgatorio!. Ringrazio della carità!.. Prego per voi!

(Dal libretto «I nostri morti» di Don Giuseppe To­maselli).



Chi è venuto dall'aldilà?

In una nobile famiglia cattolica del Belgio... un bambino di circa sette anni era moribondo. La madre addoloratissima se ne stava presso il letto, aspettando l'ultimo respiro del figlio. Era il 7 febbraio 1878 alle 5 e tre quarti pomeridiane, al tocco dell’Ave Maria. A un tratto il bambino si anima, si solleva, fissa gli occhi al cielo e stende le braccia esclamando: Mamma, che ve­do! - Che cosa vedi, figlio mio? - disse la madre. - Pio IX che va su su! Oh quanto è bello! Tutto lumino­so! -

La signora credendo che il bambino delirasse pro­curava di calmarlo, ma un istante dopo il bambino esclamava di nuovo: Oh mamma, che bella cosa! La Ma­donna quanto è bella e sorridente! Ha una corona pre­ziosa in mano. Ecco va incontro a Pio IX, gli pone la corona sul capo. -

Dopo essere rimasto un istante a contemplare così giocondo spettacolo, il bambino volgendosi alla madre, che era rimasta sbalordita, le disse: Mamma, sono gua­rito. La Madonna e Pio IX mi hanno benedetto e guarito.

Il bambino era guarito difatti e pieno di vigore. La pia signora che ignorava lo stato allarmante della salu­te del Pontefice, fuori di sé dallo stupore, mandò un do­mestico all'ufficio del telegrafo per chiedere se si aves­sero notizie da Roma. Purtroppo fu risposto: È giunto pocanzi un dispaccio il quale dà l'infausta notizia che il Santo Padre è spirato alle 5 e tre quarti pomeridiane. (Dai Processi di beatificazione del Servio di Dio Pio

IX).



Chi è venuto dall'aldilà?

Interessante è il fatto avvenuto nel 1946 nella per­sona dell'ingegnere Enzo Crozza, domiciliato a Torino, in via Ilarione Petitti, 34.

Quest'ingegnere, ammalatosi nel 1942, si era fatto assistere in famiglia nelle ore notturne da una Suora del Cottolengo, certa SuorAngela Curti. Nel 1944 la Suo­ra moriva nel Cottolengo. L'ingegnere non ne sapeva nulla.

Il Signor Crozza fu operato di appendicite nella sua abitazione nel 1946 e, memore delle delicate cure di Suor Angela Curti, mandò la moglie al Cottolengo per invi­tarla a venire ad assisterlo. Mentre la moglie faceva le scale, incontrò la Suora.

E voi, qui?... Venivo proprio in cerca di voi! - Ho saputo che vostro marito sta male e son venuta a curarlo! -

Per quindici notti consecutive Suor Angela vegliò al capezzale dell'ingegnere. Veniva la sera e partiva al mattino. Finita la sua missione, si licenziò senza chie­dere alcun compenso.

Quando il Signor Crozza si ristabilì discretamente, andò al Cottolengo con la moglie per ringraziare anco­ra una volta la Suora. Quale non fu la sua meraviglia a sentirsi dire: Cercate di Suor Angela?... Ma da due an­ni è al cimitero!... È morta qui! - Eppure la Suora che mi assisteva era lei, in carne e ossa! E non sono io solo a constatare il fatto, ma tutta la famiglia!... -

Come spiegare questo avvenimento? O Suor Ange­la era entrata in Paradiso e veniva in aiuto a persona cara, oppure era in Purgatorio e il Signore le permette­va di compiere ancora qualche atto di carità.



Chi è venuto dall'aldilà?

Un miracolato dalla Beata Assunta Pallotta (+1905) depose:

«Da circa otto mesi me ne stavo a letto per parali­si... Mi raccomandavo a tanti Santi del Paradiso, ma ave­vo una particolare devozione per la Serva di Dio Maria Assunta Pallotta.

Una sera, non posso precisare, ma mi pare nel mag­gio o giugno del 1923, verso le ore otto, standomi io be­ne sveglio nel mio letto, sentii bussare alla porta della camera. Credendo che fosse qualcuno di casa, dissi: Avanti, chi è? - Sentii una voce che mi disse: Sono io, Leoni. -

Contemporaneamente vidi spalancarsi la porta e comparirmi dinanzi la figura di Suor Maria Assunta Pal­lotta nel suo candido abito monacale, cinta il capo di una corona di fiorellini bianchi.

La Serva di Dio introdusse il discorso: Come stai, Leoni? - Risposi: Male! Son tanti mesi che sono qui in­chiodato in questo letto. - La Serva di Dio riprese: Pro­cura di alzarti. - Ed io: Non posso alzarmi. - Ma pro­vaci, che Dio ti ha fatto la grazia. Tu però hai un brutto vizio: bestemmi un po' troppo. - E poiché io volevo scu­sarmi allegando l’abitudine e le circostanze, lei conchiu­se: Bisogna correggersi! - (E difatti ho cercato di correggermi). Ciò detto si ritrasse chiudendo la porta e scomparve.

Allora io provai subito ad alzarmi, e difatti potei scendere dal letto e affacciarmi alla finestra. Mi pare­va di essere rinato.

Il giorno appresso mi alzai, uscii per il paese con meraviglia di tutti. L'indomani potei recarmi in cam­pagna al mio roccolo, alla distanza di due chilometri.

Da quel giorno cammino sempre con relativa speditez­za e facilità.

Il Parroco ne fece un referto. Il medico curante, Dott. Guerriero Consorti, era partito da Force poco tem­po avanti la mia guarigione per assumere la direzione dell'Ospedale di Ancona.

(Dai Processi di beatificazione della Serva di Dio Maria Assunta Pallotta).



Chi è venuto dall'aldilà?

Verso l'autunno del 1917 si trovava in quel tempo a S. Giovanni Rotondo (Foggia) la sorella di Padre Paolino, superiore del convento dei Cappuccini, Assunta di Tommaso, la quale era venuta a visitare il fratello e dor­miva nella foresteria.

Una sera, dopo cena, Padre Pio e Padre Paolino an­darono a salutare la sorella, che si tratteneva vicino al focolare. Quando furono colà Padre Paolino disse: P. Pio, tu puoi restare qui vicino al fuoco, mentre noi andia­mo un po' in chiesa a recitare le preghiere. -

Padre Pio, che era stanco, si mise a sedere sul letti­no con la solita corona in mano, quando viene preso da una sonnolenza che subito gli passa, apre gli occhi e ve­de un vecchio avvolto in un piccolo cappotto che stava seduto vicino al fuoco. Padre Pio, al vedere costui, di­ce: Oh! Tu chi sei? e che cosa fai? - Il vecchio rispon­de: Io sono..., sono morto bruciato in questo convento (nella stanza n. 4, come mi raccontava don Teodoro Vin­citore...) e sto qua per scontare il mio purgatorio per que­sta mia colpa...­

Padre Pio promise che il giorno dopo avrebbe ap­plicato la Messa per lui e che non si facesse più vedere là. Poi l'accompagnò fino all'albero (l'olmo che esiste ancor oggi) e là lo licenziò.

Padre Paolino lo vide per più di un giorno un po' timoroso, e gli domandava che cosa gli fosse accaduto quella sera. Egli rispondeva che si sentiva poco bene. Finalmente un giorno confessò tutto. Allora Padre Pao­lino andò al Comune (anagrafe) ed effettivamente tro­vò nei registri che nel convento era morto bruciato nel­l'anno x un vecchio di nome Di Mauro Pietro (1831-1908). Tutto corrispondeva a quanto aveva detto Padre Pio. Da allora il morto non comparve più.

(P. Alessandro da Ripabottoni - P. Pio da Pietralci­na - Centro culturale francescano, Foggia, 1974, pp. 588-589).



Chi è venuto dall'aldilà?

Nel suo libretto «I nostri morti - La casa di tutti» il salesiano Don Giuseppe Tomaselli scrive quanto se­gue: «Il 3 febbraio 1944, moriva una vecchietta, prossi­ma agli ottant'anni. Era mia madre. Potei contemplare il suo cadavere nella Cappella del cimitero, prima del­la sepoltura. Da Sacerdote allora pensai: Tu, o donna, da quando io posso giudicare, non hai mai violato gra­vemente un solo comandamento di Dio! E riandai col pensiero alla sua vita.

In realtà mia madre era di grande esemplarità e de­vo a lei in gran parte la mia vocazione sacerdotale. Ogni giorno andava a Messa, anche nella vecchiaia, con la corona dei suoi figli. La Comunione era quotidiana. Mai tralasciava il Rosario. Caritatevole, sino a perdere un occhio mentre compiva un atto di squisita carità verso una povera donna. Uniformata ai voleri di Dio, tanto da chiedermi quando mio padre era disteso cadavere in casa: Che cosa posso dire a Gesù in questi momenti per fargli piacere? - Ripeta: Signore, sia fatta la tua volontà! -

Sul letto di morte ricevette gli ultimi Sacramenti con viva fede. Poche ore prima di spirare, soffrendo trop­po, ripeteva: O Gesù, vorrei pregarti di diminuire le mie sofferenze! Però non voglio oppormi ai tuoi voleri; fa' la tua volontà!... - Così moriva quella donna che mi portò al mondo.

Basandomi sul concetto della Divina Giustizia, po­co curandomi degli elogi che potessero fare i conoscen­ti e gli stessi Sacerdoti, intensificai i suffragi. Gran nu­mero di Sante Messe, abbondante carità e, ovunque pre­dicavo, esortavo i fedeli a offrire Comunioni, preghiere e opere buone in suffragio. Iddio permise che la mam­ma apparisse. Da due anni e mezzo mia madre era mor­ta, ecco all'improvviso apparire nella stanza, sotto sem­bianze umane. Era triste assai.

- Mi avete lasciata nel Purgatorio!... - Siete stata sinora in Purgatorio? -

- E ci sono ancora!.. L'anima mia è circondata da oscurità e non posso vedere la Luce, che è Dio... Sono alla soglia del Paradiso, vicino al gaudio eterno, e spa­simo dal desiderio di entrarvi; ma non posso! Quante volte ho detto: Se i miei figli conoscessero il mio terri­bile tormento, ah, come verrebbero in mio aiuto!...

- E perché non veniste prima ad avvisare? - Non era in mio potere. -

- Ancora non avete visto il Signore? -

- Appena spirata, ho visto Dio, ma non in tutta la sua luce. -

- Cosa possiamo fare per liberarvi subito? -

- Ho bisogno di una sola Messa. Dio mi ha permes­so di venirla a chiedere. -

- Appena entrate in Paradiso, ritornate qui a darmi notizia! -

- Se il Signore lo permetterà!... Che luce... che splendore!... - così dicendo la visione si dileguò. Si ce­lebrarono due Messe e dopo un giorno riapparve, dicen­do: Sono entrata in Paradiso! -.



Chi è venuto dall'aldilà?

Una devota di S. Gemma Galgani depose:

«Nel 1906, da circa dieci mesi ero sofferente di for­te dolore al capo, nel quale sentivo come tanti carboni accesi, in maniera che mi sembrava che mi bollisse il cer­vello; mi si bruciò anche tutta la bocca, in maniera che non potevo mangiare e dovevo contentarmi soltanto di bevande diacce, e qualche volta anche d un po' di mine­stra, ma diaccia. Il dottor Lippi Castruccio mi fece quat­tordici visite, e dopo aver sperimentato molti mezzi per farmi guarire, alla fine mi disse: Carina mia, se fosse una rapa o una mela potrei spaccarla e vedere quello che c'è dentro; ma io non so più cosa farti; rassegnati alla vo­lontà di Dio. - Allora io, alzando gli occhi al Cielo e con le mani giunte, dissi: Gemma, se è vero che tu sei in Pa­radiso, dammi questo segno, fammi la grazia, guarisci­mi. Detto così, mi sentii guarita all'istante.

Avevo promesso a Gemma che se avessi ottenuto la grazia della guarigione, l'avrei pubblicata immedia­tamente in suo onore. Però non la pubblicai subito per­ché volevo accertarmi se me l'aveva fatta completa. Non ho avuto più nulla e ho ripreso i miei sonni e le mie abi­tudini senza sentire mai più il minimo dolore di capo, e già sono passati sedici anni dalla grazia ricevuta.

Il medico aveva diagnosticato che la mia malattia fosse una meningite progressiva e tanto grave che ritro­vandomi un giorno per la strada, meravigliato nel ve­dermi, disse: Oh che fai? Ti credevo nella tomba. Gra­zia speciale!

Il Padre Germano; direttore spirituale di S. Gem­ma, nei processi per la beatificazione della medesima (nei quali è contenuta la relazione del miracolo), fa que­sta precisazione: Dall'inizio della malattia, dicembre 1906, ai primi di ottobre dell'anno successivo non potè mai dormire più di un'ora circa il giorno.

Questa è la pura verità - attestò la miracolata nel certificato che rilasciò al medesimo Padre - e la con­fermo con giuramento, io Isolina Serafini.

(Dai Processi di beatificazione della Serva di Dio Gemma Galgani).

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