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QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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I PADRI NELLA LITURGIA - ANNO B

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2009 12:16
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22/09/2009 10:48

I DOMENICA DI OUARESIMA

Letture:         Genesi 9,8-15

         1 Pietro 3,18-22

         Marco 1,12-15

 

1. Gesú e lo Spirito Santo

 

         "E subito lo Spirito lo spinse nel deserto" (Mc 1,12). E` lo Spirito che era disceso sotto forma di colomba. «Vide - dice Marco - i cieli aperti e lo Spirito come colomba discendere e fermarsi su di lui». Considerate quanto dice: fermarsi, cioè restare con lui, non sostare e poi andarsene. Giovanni stesso dice in un altro Vangelo: "E chi mi ha mandato mi ha detto: - Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito Santo" (Gv 1,33). Lo Spirito Santo discese su Cristo e si fermò su di lui: quando invece discende sugli uomini non sempre si ferma. Infatti nel libro di Ezechiele, che raffigura in immagine il Salvatore (nessun altro profeta, e mi riferisco ai maggiori, viene chiamato «Figlio dell`uomo», come Ezechiele), si legge: "La parola del Signore fu diretta a Ezechiele profeta" (Ez 1,3). Qualcuno dirà: - Perché tanto spesso citi il profeta? Perché lo Spirito Santo discendeva sul profeta, ma di nuovo se ne allontanava. Quando si dice che «la parola del Signore fu diretta» si intende chiaramente che lo Spirito Santo di nuovo tornava dopo essersene andato. Quando siamo colti dall`ira, quando offendiamo qualcuno, quando siamo presi da tristezza mortale, quando i nostri pensieri sono prigionieri della carne, crediamo forse che lo Spirito Santo rimanga in noi? Possiamo forse sperare che lo Spirito Santo sia in noi quando odiamo il nostro fratello, o quando meditiamo qualche ingiustizia? Dobbiamo invece sapere che, quando ci applichiamo ai buoni pensieri o alle buone opere, allora abita in noi lo Spirito Santo: ma quando al contrario siamo colti da un pensiero malvagio, è segno che lo Spirito Santo ci ha abbandonato. Per questa ragione, a proposito del Salvatore sta scritto: «Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito Santo, quegli è...».

         «E subito lo Spirito lo spinse nel deserto». E` lo Spirito Santo che spinge nel deserto i monaci che vivono con i loro parenti, se tale Spirito è sceso e si è fermato su di loro. E` lo Spirito Santo che li spinge a uscire dalla casa e li conduce nella solitudine. Lo Spirito Santo non abita volentieri laddove c`è folla e ci sono discussioni e risse: lo Spirito Santo ha la sua dimora nella solitudine. Per questo il nostro Signore e Salvatore, quando voleva pregare, "solo" - dice Luca -, "si ritirava sul monte e ivi pregava tutta la notte" (Lc 6,12). Di giorno stava con i discepoli, di notte dedicava la sua preghiera al Padre per noi. Perché ho detto tutto questo? Perché parecchi fratelli sono soliti dire: - Se resterò nel convento, non potrò pregare da solo. Forse che nostro Signore mandava via i discepoli? No, egli stava sempre con i discepoli, ma quando voleva pregare piú intensamente si ritirava da solo. Anche noi, se vogliamo pregare piú intensamente di quanto facciamo assieme ad altri, abbiamo a nostra disposizione la cella, abbiamo i campi, abbiamo il deserto. Possiamo fruire della compagnia e delle virtù dei fratelli, ma possiamo anche godere della solitudine...

         "Dopo la cattura di Giovanni ritornò Gesú in Galilea" (Mc 1,14). Il racconto è noto, e appare chiaro agli ascoltatori, anche senza la nostra spiegazione. Preghiamo però colui che ha la chiave di David, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre (cf.Ap 3,7), affinché ci apra la recondita via del Vangelo, ed anche noi si possa dire insieme a David: "Mostrati ai miei occhi, e io contemplerò le bellezze della tua legge" (Sal 118,18). Alle folle il Signore parlava in parabole, e parlava esteriormente. Non parlava nell`intimo, cioè nello spirito; parlava con il linguaggio esteriore, secondo la lettera. Preghiamo noi il Signore, affinché ci introduca nei suoi misteri, ci faccia entrare nel suo segreto abitacolo, e possiamo anche noi dire, insieme con la sposa del Cantico dei Cantici: "Il re mi ha introdotto nel suo ricettacolo" (Ct 1,3). L`apostolo dice che un velo fu posto sugli occhi di Mosè (cf. 2Cor 3,13). Io dico che non soltanto nella legge, ma anche nel Vangelo c`è un velo sugli occhi di chi non sa. Il giudeo lo ascoltò, ma non lo capì: per lui c`era un velo sul Vangelo. I gentili ascoltano, ascoltano gli eretici, ma anche per loro c`è il velo. Abbandoniamo la lettera insieme ai giudei, e seguiamo lo spirito con Gesú: e non perché dobbiamo condannare la lettera del Vangelo (tutto ciò che fu scritto s`è avverato), ma per poter salire gradualmente verso le cose piú elevate.

         «Dopo la cattura di Giovanni, ritornò Gesú in Galilea». Domenica scorsa dicemmo che Giovanni è la legge, mentre Gesú è il Vangelo. Giovanni infatti dice: "Viene dopo di me uno che è piú forte di me, e io non sono degno, abbassandomi, di sciogliergli la correggia dei calzari". E altrove: "Egli deve crescere, io scemare" (Gv 3,30). Il paragone tra Giovanni e Gesú, è il paragone tra la legge e il Vangelo. Dice ancora Giovanni: "Io battezzo con acqua" (ecco la legge), mentre "egli vi battezzerà nello Spirito Santo" (Mc 1,8): questo è il Vangelo. Dunque Gesú torna, perché Giovanni è stato chiuso in carcere. La legge è rinchiusa, non ha piú la passata libertà: ma dalla legge noi passiamo al Vangelo. State attenti a quanto dice Marco: «Dopo la cattura di Giovanni ritornò Gesú in Galilea». Non andò in Giudea né a Gerusalemme, ma nella Galilea dei gentili. Gesú torna, insomma, in Galilea: Galilea nella nostra lingua traduce il greco Katakyliste. Perché prima dell`avvento del Salvatore non vi era in quella regione niente di elevato, ma, anzi, ogni cosa precipitava in basso: dilagava la lussuria, l`abiezione, l`impudicizia e gli uomini erano preda dei vizi e dei piaceri bestiali.

         "Predicando la buona novella del regno di Dio" (Mc 1,14). Per quanto io mi ricordo, non ho mai sentito parlare del regno dei cieli nella legge, nei profeti, nei salmi, ma soltanto nel Vangelo. E` infatti dopo l`avvento di colui che ha detto: "E il regno di Dio è tra voi" (Lc 17,21), che il regno di Dio è aperto per noi. Gesú venne dunque predicando la buona novella del regno di Dio. "Dai giorni di Giovanni Battista il regno dei cieli è oggetto di violenza, e i violenti se ne fanno padroni" (Mt 11,12): prima dell`avvento del Salvatore e prima della luce del Vangelo, prima che Cristo aprisse al ladrone la porta del paradiso, tutte le anime dei santi erano condotte all`inferno. Dice Giacobbe: "Piangendo e gemendo discenderò all`inferno" (Gen 37,35). Chi non va all`inferno, se Abramo è all`inferno? (cf. Lc 16,22). Nella legge, Abramo è condotto all`inferno: nel Vangelo, il ladrone va in paradiso. Noi non disprezziamo Abramo, nel cui seno tutti desidereremmo riposare: ma ad Abramo preferiamo Cristo, alla legge preferiamo il Vangelo. Leggiamo che, dopo la risurrezione di Cristo, molti santi apparvero nella città santa. Il nostro Signore e Salvatore ha predicato in terra e ha predicato all`inferno: e quando è morto, è disceso all`inferno per liberare le anime che laggiú erano prigioniere.

         "Predicando la buona novella del regno di Dio e dicendo: E` compiuto" il tempo della legge, viene il principio del Vangelo, "si avvicina il regno di Dio" (Mc 1,14-15). Non disse: è già venuto il regno di Dio; ma disse che il regno si avvicinava. E cioè: Prima che io soffra la passione, prima che io versi il mio sangue, non si aprirà il regno di Dio; per questo, esso ora si avvicina, ma non è qui perché ancora non ho sofferto la passione.

         "Pentitevi e credete alla buona novella" (Mc 1,15): non credete piú alla legge, ma al Vangelo, o, meglio, credete al Vangelo per mezzo della legge, cosí come sta scritto: "Dalla fede alla fede" (Rm 1,17). La fede nella legge rafforza la fede nel Vangelo.

 

         (Girolamo, Comment. in Marc., 1-2)

 

 

2. La malizia non deriva dalla natura, ma dalla volontà

 

         "E non lasciarci cadere in tentazione, ma liberaci dal male" (Mt 6,13). "Perché tuo è il regno, la potenza, e la gloria per i secoli dei secoli. Amen. Qui Gesú ci fa comprendere chiaramente la nostra bassezza e reprime la nostra presunzione, insegnandoci che se non dobbiamo fuggire i combattimenti, non dobbiamo tuttavia gettarci da noi stessi in preda alle tentazioni. Sarà cosí per noi piú splendida la vittoria e per il diavolo piú vergognosa la sconfitta. Quando siamo trascinati alla lotta, dobbiamo resistere con tutta la nostra fermezza e con tutto il nostro vigore; ma quando non siamo chiamati alla battaglia, dobbiamo tenerci in riposo, attendere il momento dello scontro, mostrando insieme umiltà e coraggio. Dicendo «liberaci dal male», intende: liberaci dal diavolo: ad un tempo, ci spinge a combattere contro lo spirito del male una guerra senza tregua, e dimostra che nessuno è malvagio per natura. La malizia non deriva dalla natura, ma dalla volontà. Chiama il diavolo «il male», a causa della sua grande malizia: egli infatti, senza aver ricevuto da noi la minima ingiuria, ci fa una guerra senza quartiere; ebbene, il Signore ci invita a pregare, non dicendo liberaci dai malvagi, ma «liberaci dal male», per farci intendere che non dobbiamo nutrire del malanimo verso il prossimo anche quando costui ci fa del male, ma dobbiamo rivolgere il nostro odio verso il diavolo, quale causa di tutti i mali. Dopo averci preparato al combattimento, ricordandoci la presenza di questo temibile nemico e aver eliminato in noi ogni pigrizia, toma a incoraggiarci e risolleva il nostro spirito, mostrando chi è il re che comanda e facendoci intendere che egli è piú potente di tutti: «Perché tuo è il regno, la potenza, la gloria». Se il regno appartiene a Dio, non dobbiamo avere nessun timore, poiché nessuno sarà mai capace di resistergli, nessuno potrà mai togliergli il supremo potere. Quando dice «tuo è il regno», ci fa capire che anche il nemico che ci aggredisce è sottoposto a Dio e, se ci fa la guerra, è perché Dio lo permette. Egli infatti è uno dei suoi servi, anche se di quelli malvagi e reprobi, e non potrebbe aggredire nessun uomo, se non ne avesse ricevuto prima il permesso da Dio. Quand`anche voi foste mille volte piú deboli di quanto siete, sarebbe giusto aver piena fiducia, in quanto avete un re tanto potente, un re che può fare facilmente per voi tutto quanto vuole.

 

         (Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 19, 6)

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