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I PADRI NELLA LITURGIA - ANNO B

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2009 12:16
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22/09/2009 11:12

I DOMENICA DI PASQUA

I DOMENICA DI PASQUA

 

La Domenica della Risurrezione, inizialmente, non aveva una sua liturgia poiché la Vigilia pasquale si prolungava fino alle ore mattutine. Quando le celebrazioni vigiliari furono trasferite al sabato mattina, la Messa della Domenica divenne nelle coscienze dei fedeli la Messa principale della festa.

         La gioia e la commozione rispecchiano in tutti i testi liturgici di oggi. In bocca al Cristo risorto, la Chiesa mette le parole del Salmo: «Io sono risorto, o Padre. Io sono di nuovo con Te poni su di me la tua mano; stupenda per me la tua saggezza» (Sal 138). E` un canto di gioia per la vittoria sulla morte, il canto di esultanza per il ritorno al Padre, l`inno di glorificazione del Padre per la sua fedeltà, l`ammirazione per le sue vie inconcepibili. Cristo è risorto, non subisce piú la morte, è il Signore dei vivi e dei morti. «La morte è stata ingoiata dalla vittoria. Dov`è, o morte, la tua vittoria? Dov`è, o morte, il tuo pungiglione?» (1Cor 15,55). Ecco il canto di gioia cantato da tutti coloro che appartengono a Cristo. Cristo è risorto e la sua vittoria è la nostra vittoria.

         Al mattino della domenica si affrettano al sepolcro le donne con gli unguenti. Vedono l`angelo e odono le parole: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesú, il Crocifisso. Non è qui. E` risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E` risuscitato dai morti!» (Mt 28,5).

         Il Signore è risorto dai morti: questo messaggio del mattino di Pasqua risuona nella Chiesa e attraverso la Chiesa risuona nel mondo da venti secoli. Lo sostiene l`autorità di Pietro stesso: «Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio» (At 10,4). Nel gioioso giorno di Pasqua, nel giorno «che ha fatto il Signore», bisogna di nuovo rendersi conto che il Signore è veramente risorto, rafforzare la nostra fede nella fede della Chiesa e se nel cuore dell`uomo nasce il dubbio, bisogna richiamarsi all`autorità di Pietro nella Chiesa. Insieme a tutti coloro che portano nel mondo il nome di discepoli di Cristo, bisogna oggi rendere grazie al Padre, che attraverso il suo Unico Figlio ha vinto la nostra morte e ci ha aperto l`accesso alla vita eterna.

         Insieme con Cristo siamo risorti ad una nuova vita. Ci ricorda san Paolo: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassú, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1). Cristo è risorto e insieme con lui anche noi siamo risorti alla nuova vita. Il gioioso giorno della Risurrezione ricorda ai discepoli di Cristo, che portano in sé la vita del Signore risorto e che non appartengono piú solo a questo mondo. Il cristiano rimane sulla terra, ma già cammina nella gloria della risurrezione. Cristo è risorto ed ha trasformato tutto.

         Cantando il gioioso «Alleluia», l`uomo può non desiderare la trasformazione interiore e il miglioramento? Cristo fu sacrificato come nostra Pasqua. Bisogna perciò buttar via «il lievito vecchio, lievito di malizia e di perversità» e cominciare a vivere in «sincerità e verità» (1Cor 5,8).

 

         Le pie donne corsero dietro a te con unguenti,

         e pur cercandoti come un mortale tra le lacrime,

         ti adorarono gioiose come Dio vivente,

         ed annunziarono ai discepoli l`arcano mistero della Pasqua.

        

         Celebriamo dunque la mortificazione della morte,

         la distruzione dell`inferno,

         e le primizie dell`altra vita senza fine;

         e danzanti cantiamone l`Autore:

         il solo benedetto e gloriosissimo

         Dio dei nostri padri.

 

         (Liturgia Bizantina, EE, n. 3139m)

 

Letture:         Atti 10,34a.37-43

         Colossesi 3,1-4

         Matteo 28,1-10

 

1. Siamo come Cristo!

 

         Ieri s`immolava l`agnello e le porte venivano dipinte col sangue e tutto l`Egitto pianse i suoi primogeniti, ma noi restammo immuni, il sangue sulle porte ci salvò. Oggi lasciamo l`Egitto, il suo Faraone e i suoi feroci prefetti; lasciamo la fabbrica dei mattoni e nessuno ci può impedire di celebrare la festa della nostra liberazione, e celebriamo "non nel vecchio fermento della malizia, ma negli azzimi della sincerità e della verità", poichè non portiamo con noi niente dell`empietà dell`Egitto.

         Ieri ero levato in croce con Cristo, oggi son glorificato con lui; ieri morivo con lui, oggi rivivo; ieri venivo seppellito con lui, oggi risorgo. Offriamo, dunque, qualcosa a colui che per noi morì ed è risorto. Forse voi pensate a oro, argento, tessuti, pietre lucide e preziose, tutta roba fragile e mutevole della terra, la maggior parte della quale Š in possesso di un qualche schiavo delle cose terrene e di un qualche principe del mondo. Offriamo, invece, noi stessi; questo è il possesso più prezioso per Iddio e il più degno di lui. Diamo all`immagine ciò che conviene all`immagine, riconosciamo la nostra dignità, onoriamo il modello, comprendiamo la forza del mistero e il motivo per cui Cristo Š morto.

         Siamo come Cristo, perch‚ Cristo s`è fatto come noi. Facciamoci dèi per lui, perchè lui per noi s`è fatto uomo. Prese qualche cosa d`inferiore, per darci qualche cosa di superiore. Si fece povero, perchè diventassimo ricchi della sua povertà. Prese la condizione di schiavo, perchè noi fossimo liberati. Scese, perch‚ noi salissimo. Fu tentato, perch‚ noi vincessimo. Fu vilipeso, per coprirci di gloria. Morì per dar salute a noi. Salì al cielo, per trarre con sè quelli che giacevano nella caduta del peccato. Ciascuno dia tutto; tutto a colui che diede tutto se stesso come prezzo del nostro riscatto; ma nessuno darà mai tanto, quanto darebbe se desse se stesso con l`esatta comprensione di questo mistero: farsi tutto per colui che s`è fatto tutto per noi.

 

         (Gregorio di Nazianzo, Oratio I, in Pascha, 3-5)

 

 

2. La Pasqua, onore della Trinità

 

         E` la Pasqua del Signore, Pasqua e ancora Pasqua in onore della Trinità. E` per noi la festa delle feste e la solennità delle solennità, tanto più grande di tutte le altre, non solo di quelle inventate dagli uomini, ma anche di quelle che onorano Cristo tanto più grande, quanto il sole supera tutte le stelle. Fu certo splendida ieri la processione della veste candida e delle luci (che facemmo tutti d`ogni condizione, illuminando la notte con un gran fuoco), celebrando quella gran luce, che, illuminando il mondo intero con la bellezza delle sue stelle, attraversa il cielo, o Š luce soprannaturale, sia negli angeli, che dopo Dio è la prima lucida natura (da Dio, infatti, gli angeli prendono splendore), sia nella stessa Trinità, dalla quale nasce ogni luce. Ma la festa di oggi è più bella e più nobile. Quella di ieri era l`alba della grande luce della risurrezione, quasi un assaggio. Oggi celebriamo proprio la risurrezione, non nella speranza ma nella realtà, nell`atto che richiama l`attenzione di tutto il mondo. Doni ognuno qualche cosa in questa circostanza, un piccolo o un grande dono, purché sia spirituale, gradito a Dio, proporzionato alle forze di ciascuno. Neanche gli angeli, infatti, potrebbero offrire un dono adeguato; dico i primi, intelligenti e puri spettatori e testimoni della gloria superna; se pure a questi è concessa una lode assoluta di Dio. Noi ci metteremo le più belle parole che abbiamo e le più scelte; tanto più che vogliamo benedire il Verbo per il bene da lui fatto a esseri dotati d`intelligenza.

 

         (Gregorio di Nazianzo, Oratio II, in Pascha, 45, 2)

 

 

3. Festa di Pasqua, festa della salvezza

 

         Il vero riposo del Sabato, che fu benedetto da Dio, nel quale Dio si riposò dalla sua fatica, dopo aver spezzato la potenza della morte del mondo, sta per finire e se ne va la grazia ch`esso offrì agli occhi, alle orecchie, al cuore attraverso tutte le cose che vedemmo, udimmo e ci riempirono di gioia. Dinanzi agli occhi durante la notte tenemmo delle lampade, che ricordavano la colonna di fuoco. Le parole che sentimmo tutta la notte negli inni, nei salmi, nei canti, scorrendo come un fiume di gioia, ci riempirono di ottima speranza. Il cuore poi, per tutto ciò che si vedeva e si sentiva, aveva la sensazione di una letizia ineffabile, mentre attraverso le cose che si vedono, era quasi condotto per mano a colui che non si vede. I beni di questo riposo, infatti, che sono garanzia di quelli cui siamo destinati, sono un`immagine di quei beni, che nessun occhio mai vide nè orecchio udì nè cuore umano mai assaporò. Poichè dunque questa notte luminosa, mettendo insieme la luce delle lampade con quella dei raggi del sole nascente, ha fatto un lunghissimo giorno continuo, senza nessuna interruzione di tenebre, cerchiamo di capire la profezia che dice: "Questo è il giorno che ha fatto il Signore". Nel quale ciò che ci si propone di fare non è cosa grave né difficile, ma gaudio, letizia, esultanza, poiché la Scrittura dice: "Esultiamo e godiamo in esso" (Sal 117,24). O raro comando! O legge dolcissima! Chi non vorrà obbedire senza indugio e senza dilazioni a un tale ordine? Anzi chi non riterrà un danno anche una piccola dilazione? La letizia e ciò che vien comandato e la tristezza si muta in gioia, perchè la condanna inflittaci per il peccato è stata abolita.

         Questa è la parola sapiente, la dimenticanza e abolizione dei mali nel giorno della festa. Questo giorno ci ha portato la dimenticanza della sentenza pronunziata contro di noi; rettifico, non dimenticanza, abolizione. Ha distrutto, infatti, e raso ogni ricordo della primitiva condanna. Allora il parto era nel dolore ora si nasce senza dolori. Allora nascemmo carne da carne, ora ciò che nasce è spirito da spirito. Allora eravamo figli degli uomini; ora siamo figli di Dio. Allora dal cielo fummo relegati sulla terra; ora colui che è celeste, ha fatto anche noi celesti. Allora attraverso il peccato regnava la morte; ora invece la giustizia, attraverso la vita, ha preso il comando. Allora uno solo diede libero ingresso alla morte; adesso uno solo ha introdotto la vita. Allora a causa della morte uscimmo dalla vita; ora la morte è distrutta dalla vita. Allora per la vergogna ci nascondemmo sotto un fico, ora ci avviciniamo con gloria al legno della vita. Allora per la disobbedienza fummo cacciati dal paradiso; ora attraverso la fede siamo introdotti nel paradiso. Ancora una volta ci è posta la scelta dell`albero della vita. Un`altra volta la sorgente del paradiso distribuita in quattro fiumi evangelici irriga tutta la faccia della Chiesa, in modo che anche i solchi delle nostre anime possano essere irrigati e si moltiplichino i semi della virtù. Che cosa faremo allora? Che altro se non imitare i monti del Profeta? "I monti esultarono come cervi e i colli come agnelli" (Sal 113,4). Venite, dunque, e benediciamo Dio che ha spezzato le forze del nemico e sulla rovina dell`avversario ha innalzato per noi il grande trofeo della croce. Evviva, è l`acclamazione festosa dei vincitori contro i vinti. Poichè, dunque, è stato sbaragliato l`esercito nemico e lo stesso suo comandante è caduto, è stato distrutto e annientato, diciamo che Dio è un signore grande e un gran re sopra tutta la terra, che ha colmato il ciclo della sua benevolenza e ci ha condotti a questa danza dello spirito per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, al quale sia gloria in tutti i secoli. Amen.

 

         (Gregorio di Nissa, Oratio IV, in Pascha)

 

 

4. Omelia per la santa Risurrezione del nostro Salvatore

 

         Il pio coro delle donne amiche di Dio custodiva un legame d`amore con il sepolcro del Maestro, esse attendevano di veder risplendere di bel nuovo la Vita che sarebbe uscita da un "sepolcro tagliato nella roccia" (Lc 23,53). A queste donne in lacrime (cf. Gv 20,11.13.15), due angeli luminosi (cf. Gv 20,12; Lc 24,4) e abbaglianti come lampi di luce (cf. Lc 24,4), davano il lieto annuncio. Con il loro aspetto radioso e sorridente, mostravano che la Gioia del mondo era risuscitata, e rimproveravano le donne di pensare a torto che la Vita (cf.Gv 11,25; 14,6) potesse essere ancora nascosta nel sepolcro e di cercare colui che è vivo in mezzo ai morti (cf. Lc 24,5). Muovevano loro dei rimproveri e gridavano verso di loro: «"Perchè cercate tra i morti colui che è vivo?" (Lc 24,5). Fino a quando rimarrete così nell`errore, a piangere? Fino a quando riterrete morto colui che è vivo e dispensatore di vita? La Luce (cf.Gv 8,12; 1,4) è risorta, come aveva predetto, al terzo giorno (cf.Mt 27,63). Il sepolcro non ricopre più colui che aveva ricoperto la terra con il cielo (cf. Gen 1,6-8). Egli non è più avvolto dalle fasce (cf. Lc 2,7-12); egli che con una sola parola ha sciolto i lacci della morte (cf. Gv 11,43-44). Andate via gioiose, correte ad annunciare agli apostoli la buona novella della Risurrezione». Queste donne dunque, portate per il loro sesso al pessimismo e tuttora affezionate, per l`amore che portavano a Dio, eccole consolate da un messaggio tanto importante, trasmesso loro da angeli, e bastante a rasserenarle dal loro sconforto. Peraltro, oggi, i pastori della grazia annunciano la buona novella alle chiese del Crocifisso sparse su tutta la terra, servendosi delle parole sacre di Paolo, con le quali anch`io, a mia volta, grido a voi nella letizia: "Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che si sono addormentati nella morte" (1Cor 15,20). A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

         Dal beato Giovanni, vescovo di Beirut, per la Risurrezione del nostro Salvatore.

 

         (Giovanni da Beirut, Hom. in Pascha)

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