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QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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I PADRI NELLA LITURGIA - ANNO B

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2009 12:16
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22/09/2009 11:19

III DOMENICA DI PASQUA

III DOMENICA DI PASQUA

 

Letture:         Atti 3,13-15.17-19

         1 Giovanni 2,1-5a

         Luca 24,35-48

 

1. Cristo e la vera risurrezione e la vita

 

         Come sapete, quando egli "venne" a loro "a porte chiuse e stette in mezzo a loro, essi, stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma (Gv. 20,26; Lc 24,36-37); ma egli alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo" (Gv 20,22-23). Poi, inviò loro dal cielo lo stesso Spirito, ma come nuovo dono. Questi doni furono per loro le testimonianze e gli argomenti di prova della risurrezione e della vita.

         E` lo Spirito infatti che rende testimonianza, anzitutto nel cuore dei santi, poi per bocca loro, che "Cristo è la verità" (1Gv 5,6), la vera risurrezione e la vita. Ecco perchè gli apostoli, che erano rimasti persino nel dubbio inizialmente, dopo aver visto il suo corpo redivivo, "resero testimonianza con grande forza della sua risurrezione" (At 4,33), quando ebbero gustato lo Spirito vivificatore. Quindi, più proficuo concepire Gesù nel proprio cuore che il vederlo con gli occhi del corpo o sentirlo parlare, e l`opera dello Spirito Santo è molto più poderosa sui sensi dell`uomo interiore, di quanto non lo sia l`impressione degli oggetti corporei su quelli dell`uomo esteriore. Quale spazio, invero, resta per il dubbio allorché colui che dà testimonianza e colui che la riceve sono un medesimo ed unico spirito? (1Gv 5,6-10). Se non sono che un unico spirito, sono del pari un unico sentimento e un unico assenso...

         Ora perciò, fratelli miei, in che senso la gioia del vostro cuore è testimonianza del vostro amore di Cristo? Da parte mia, ecco quel che penso; a voi stabilire se ho ragione: Se mai avete amato Gesù, vivo, morto, poi reso alla vita, nel giorno in cui, nella Chiesa, i messaggeri della sua risurrezione ne danno l`annuncio e la proclamano di comune accordo e a tante riprese, il vostro cuore gioisce dentro di voi e dice: «Me ne è stato dato l`annuncio, Gesù, mio Dio, è in vita! Ecco che a questa notizia il mio spirito, già assopito di tristezza, languente di tiepidità, o pronto a soccombere allo scoraggiamento, si rianima». In effetti, il suono di questo beato annuncio arriva persino a strappare dalla morte i criminali. Se fosse diversamente, non resterebbe altro che disperare e seppellire nell`oblio colui che Gesù, uscendo dagli inferi, avrebbe lasciato nell`abisso. Sarai nel tuo diritto di riconoscere che il tuo spirito ha pienamente riscoperto la vita in Cristo, se può dire con intima convinzione: «Se Gesù è in vita, tanto mi basta!».

         Esprimendo un attaccamento profondo, una tale parola è degna degli amici di Gesù! E quanto è puro, l`affetto che così si esprime: «Se Gesù è in vita, tanto mi basta!». Se egli vive, io vivo, poiché la mia anima è sospesa a lui; molto di più, egli è la mia vita, e tutto ciò di cui ho bisogno. Cosa può mancarmi, in effetti, se Gesù è in vita? Quand`anche mi mancasse tutto, ciò non avrebbe alcuna importanza per me, purché Gesù sia vivo. Se poi gli piace che venga meno io stesso, mi basta che egli viva, anche se non è che per se stesso. Quando l`amore di Cristo assorbe in un modo così totale il cuore dell`uomo, in guisa che egli dimentica se stesso e si trascura, essendo sensibile solo a Gesù Cristo e a ciò che concerne Gesù Cristo, solo allora la carità è perfetta in lui. Indubbiamente, per colui il cui cuore è stato così toccato, la povertà non è più un peso; egli non sente più le ingiurie; si ride degli obbrobri; non tiene più conto di chi gli fa torto, e reputa la morte un guadagno (cf. Fil 1,21). Non pensa neppure di morire, poiché ha coscienza piuttosto di passare dalla morte alla vita; e con fiducia, dice: «Andrò a vederlo, prima di morire».

 

         (Guerric d`Igny, Sermo I, in Pascha, 4-5)

 

 

2. Le Scritture sono profezia di Cristo

 

         Se uno, invero, legge le Scritture con intendimento, vi troverà una parola concernente il Cristo e la prefigurazione della vocazione nuova. Questo è infatti il tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44), ovvero nel mondo, poiché il campo è il mondo (Mt 13,38). Tesoro nascosto nelle Scritture, poiché era significato in figure e in parabole che, dal punto di vista umano, non potevano essere comprese prima del compimento delle profezie, cioè prima della venuta di Cristo. Per questo, veniva detto al profeta Daniele: "Chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta. Quando infatti la dispersione sarà finita, essi comprenderanno tutte queste cose" (Dn 12,4.7) .

         Anche Geremia dice: "Alla fine dei giorni, comprenderete tutto" (Ger 23,20). Invero, ogni profezia, prima del suo compimento, non appariva che enigmi ed è per gli uomini; ma, venuto il momento del suo compimento, essa acquista il suo esatto significato. Ecco perché, letta oggi dai Giudei, la Legge somiglia ad una favola: manca loro infatti la chiave interpretativa di tutto, cioè la venuta del Figlio di Dio come uomo. Per contro, letta dai cristiani, essa è quel tesoro un tempo nascosto nel campo, ma che la croce di Cristo rivela e spiega. essa arricchisce l`intelligenza degli uomini, mostra la sapienza di Dio, rendendo manifesti i propri disegni di salvezza verso l`uomo; prefigura il regno di Cristo e annuncia l`eredità della santa Gerusalemme; predice che l`uomo che ama Dio progredirà fino a vedere Dio e udire la sua parola, e per l`ascolto di tale parola sarà glorificato, al punto che gli altri uomini non potranno fissare i loro occhi sul suo volto di gloria (cf. 2Cor 3,7), secondo quanto è stato detto per bocca di Daniele: "I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro cbe avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre" (Dn 12,3).

         Se dunque uno legge le Scritture nel modo che abbiamo indicato - ovvero, nel modo in cui il Signore le spiegò ai discepoli dopo la sua risurrezione dai morti, provando loro, attraverso le Scritture, come "era necessario che Cristo soffrisse ed entrasse così nella sua gloria" (Lc 24,26.46) "e nel suo nome fosse predicata in tutto il mondo la remissione dei peccati" (Lc 24,47) -, sarà un discepolo perfetto, "simile ad un padrone di casa che trae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52).

 

         (Ireneo di Lione, Adv. haer., IV, 26, 1)

 

 

3. Il forziere chiuso delle divine Scritture

 

         Fratelli e Padri, la conoscenza spirituale somiglia ad una casa costruita in mezzo alla conoscenza mondana e pagana, in cui, come un forziere solido e ben custodito, la conoscenza delle Scritture divinamente ispirate e il tesoro di ineffabile ricchezza che esso racchiude sono depositati - ricchezza che mai potranno contemplare coloro che entrano nella casa, a meno che il forziere non venga loro aperto. Ma non è cosa dell`umana sapienza (cf. 1Cor 2,13) poter mai arrivare ad aprirlo, motivo per cui resta sconosciuta a tutti gli uomini del mondo la ricchezza depositatavi dallo Spirito.

         Un uomo che ignorasse il tesoro che vi è deposto, potrebbe caricarsi persino il forziere, in tutto il suo peso, recandoselo persino sulle spalle; del pari, egli potrebbe leggere e imparare a memoria, nella sua totalità, la Scrittura, citandola come si trattasse di un sol salmo, ignorando il dono dello Spirito Santo che vi è dissimulato. Infatti, non è per il forziere che è svelato il contenuto del forziere, né per la Scrittura che è svelato il contenuto della Scrittura. Di che dono si tratta, dunque? Ascolta.

         Tu vedi un cofanetto solidamente chiuso da ogni lato e per quanto tu possa supporre - dal suo peso e dalla sua eleganza esterna, o semplicemente perchè qualcuno te ne ha parlato - che racchiude al suo interno un tesoro, avrai un bel prenderlo in tutta fretta e andartene: qual profitto, dimmi, ne trarrai a portartelo sempre appresso, chiuso e sigillato, senza aprirlo? Tu non vedrai mai, in questa vita, il tesoro che vi sta dentro, non ammirerai mai lo splendore delle sue pietre, l`oriente delle perle, il bagliore folgorante dell`oro. Che ci guadagnerai, se non sei ritenuto degno di prenderne la benché minima parte per acquistarti un po` di cibo o qualche vestito, mentre invece, pur portandoti dietro il forziere sigillato che include un tesoro immenso e senza prezzo, tu soccombi alla fame, alla sete e alla nudità? Niente, punto e basta!...

         Alla stregua di uno che prende un libro sigillato e chiuso e non può leggervi cosa c`è scritto o riuscire a capire di che si tratta - abbia pure appreso tutta la sapienza del mondo -, finchè il libro resta sigillato (cf. Is 29,11), così avverrà di chi, come abbiamo detto, potrà aver sempre in bocca le Scritture, ma non potrà mai conoscere e considerare la mistica e divina gloria e virtù che ad un tempo vi sono celate, a meno di percorrere la via di tutti i comandamenti di Dio e di ricevere l`assistenza del Paraclito, che gli apra le parole come un libro e gli mostri misticamente la gloria che esse racchiudono; di più, che gli riveli. insieme alla vita eterna che li fa scaturire, i beni di Dio nascosti in quelle parole, beni che rimangono velati e assolutamente invisibili per tutti coloro che li disprezzano e peccano per negligenza.

 

         (Simeone Nuovo Teologo, Catech., 24)

 

 

4. Le apparizioni agli apostoli

 

         Qualcuno dirà: in che modo dunque Tommaso, quando ancora non credeva, toccò tuttavia Cristo? (cf.Gv 20,27). Sembra però che egli dubitasse non della risurrezione del Signore ma del modo della risurrezione. Era necessario che egli mi istruisse toccandolo, come mi istruì anche Paolo: "Bisogna infatti che questa corruttibilità si rivesta d`incorruttibilità, e questo corpo mortale indossi l`immortalità" (1Cor 15,53), in modo che creda l`incredulo e l`esitante non possa più dubitare. Più facilmente infatti crediamo quando vediamo. Tommaso ebbe motivo di stupirsi, quando vide che, essendo ogni porta chiusa, un corpo passava attraverso barriere impenetrabili ai corpi, senza danno alla sua struttura. Era fuori dell`ordinario che un corpo passasse attraverso corpi impenetrabili; senza che lo si avesse visto arrivare, eccolo visibile a tutti, facilmente palpabile, difficilmente riconoscibile.

         Pertanto, turbati, i discepoli credevano di avere davanti un fantasma. Per questo il Signore, allo scopo di mostrarci il carattere della sua risurrezione, dice: "Toccate e vedete, poiché uno spirito non ha carne ed ossa, come vedete che ho io" (Lc 24,39). Non è dunque per la sua natura incorporale, ma per le qualità particolari della sua risurrezione corporale che egli è potuto passare attraverso barriere di solito impenetrabili. E` un corpo quello che si può toccare, un corpo quello che si può palpare. Ebbene è nel corpo che noi risuscitiamo; infatti "si semina un corpo carnale, e risorge un corpo spirituale" (1Cor 15,44); uno è più sottile, l`altro più pesante, essendo reso tale dalle condizioni della sua terrestre debolezza.

         Come potrebbe non essere un corpo questo, in cui restavano i segni delle ferite, le tracce delle cicatrici, che il Signore invita a toccare? Così facendo non solo conferma la fede, ma rende più viva la devozione: egli ha preferito portare in cielo le ferite ricevute per noi, non ha voluto cancellarle, per mostrare a Dio Padre il prezzo della nostra libertà. E` così che il Padre lo fa sedere alla sua destra, accogliendo i trofei della nostra salvezza; tali sono le testimonianze che la corona delle sue cicatrici mostra per noi.

 

         (Ambrogio, Exp. in Luc., 10, 168-170)

 

 

5. I corpi spiritualizzati dopo la risurrezione

 

         Siccome a tua volta mi chiedevi il mio parere circa la risurrezione dei corpi e le funzioni delle membra nello stato futuro d`incorruttibilità e d`immortalità, ascolta cosa in breve ne penso; e, se non ti soddisfarà, ne potremo discutere più a lungo, con l`aiuto di Dio. Si deve credere con tutta la forza quanto nella Sacra Scrittura è affermato in modo veridico e chiaro: che cioè i nostri corpi visibili e terreni, che ora chiamiamo animali, nella risurrezione dei fedeli e dei giusti, diventeranno spirituali. Ignoro d`altronde come si possa comprendere o far comprendere ad altri di quale specie sia un corpo spirituale, di cui non abbiamo conoscenza sperimentale. E` certo però che in quello stato i corpi non avranno corruzione di sorta e perciò non sentiranno, come ora, il bisogno di questo cibo corruttibile; potranno tuttavia prenderlo e consumarlo realmente, non costretti da necessità, ma assecondando una possibilità. Altrimenti neppure il Signore avrebbe preso cibo dopo la sua risurrezione dandoci in tal modo l`immagine della risurrezione corporea; per cui l`Apostolo dice: "Se i morti non risorgono, non è risorto neppure Cristo" (1Cor 15,16). Il Signore infatti, apparendo con tutte le sue membra, e servendosi delle loro funzioni, mostrò pure il posto delle ferite. Io ho sempre creduto che non si tratti di ferite, ma di cicatrici, conservate dal Signore non già per necessità, ma per sua volontà. E la facilità di attuare questa sua volontà, la dimostrò soprattutto e quando apparve sotto altre sembianze e quando apparve com`era realmente, a porte chiuse, nella casa dove si erano adunati i discepoli.

 

         (Agostino, Epist., 95, 7)

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