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GESU' MIO! Chi sei tu? Chi sono io? di padre Giuseppe Tomaselli

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2009 00:08
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12/10/2009 23:59

Si ringrazia il sito:
gesu.altervista.org/


GESU' MIO!

Chi sei tu? – Chi sono io?


Don Tomaselli Giuseppe

INTRODUZIONE

Un'insegnante di quarta elementare diede a svolgere alle alunne il tema: " Dite chi è la mamma ».

Lo svolgimento doveva farsi in classe. Le bambinette fecero del loro meglio per esporre i sentimenti verso la propria mamma. Tutte alla fine presentarono il compito, con una o due paginette di svolgimento.

Il migliore voto fu dato ad una bambina, che ridusse il compito ad una sola proposizione: " La mamma... è... la mamma! ..."

L'insegnante, madre di famiglia, vide in questa proposizione l'animo dell'alunna, l'effluvio dei suoi sentimenti filiali e l'incapacità di esprimere ciò che sentiva in cuore, e, quando scorse sul foglio in bianco l'impronta di due lacrimoni, si commosse e diede un bel dieci di svolgimento.

Scrivere un libro per svolgere il tema: « Gesù mio, chi sei Tu? Chi sono io? » non è cosa facile. Per quanto di bello, di grande e di santo si possa dire, si dice sempre poco. Lo svolgimento potrebbe ridursi ad una sola espressione: « Gesù mio, Tu sei il tutto! Io sono il nulla! ».

Tuttavia tenterò di esprimere i miei sentimenti di amore e di riconoscenza verso Gesù, facendo miei i sentimenti di molte anime. Che queste pagine diventino fuoco ed infiammino i cuori di amore verso Gesù, Figlio di Dio, Verbo Incarnato!

PROEMIO

Un uomo viveva della sua figliuola; la vedeva crescere buona e giudiziosa e faceva sogni d'oro sul suo avvenire; aveva posato gli occhi sopra un bravo giovane, fiducioso di darlo ad essa come compagno della vita.

Niente mancava in casa alla signorina; avrebbe potuto dirsi felice, a preferenza di cento altre coetanee.

Un pomeriggio, nella solitudine della camera, si svolse un colloquio tra figlia e padre:

- Tu sai, babbo mio, quanto ti ami. Ho fatto di tutto per risparmiarti i dispiaceri. Eppure, devo dirti una cosa che ferirà il tuo cuore.

- Parla pure, figlia mia!

- Devo lasciarti, per seguire la mia vocazione religiosa; da anni coltivo l'aspirazione di divenire Suora; è Gesù che mi chiama e m'invita dolcemente; Gesù mi ha fatto comprendere che nel mondo è tutto vanità, felicità falsa. Sono risoluta di seguire Gesù molto da vicino e di servirlo fra le mura di un convento. -

Il padre, tanto affettuoso verso la figlia, ma ateo, rimase impietrito e poi esclamò:

- E tu avresti il coraggio di lasciare me, tuo padre?... E tu dici di amarmi?... Se mi ami, non devi staccarti da me!

- Ti amo, ma più di te amo Gesù. Egli ha detto: Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me!

- Ma, dunque, tu sei innamorata di questo Gesù?

- Sì, e sono disposta a seguirlo ove Egli mi vuole! -

Il padre invitò la figlia a lasciarlo solo un momento; passeggiando concitatamente nella camera, livido per la rabbia, sembrava un orso ferito. Il suo sguardo si posò sopra un'immagine di Gesù, davanti alla quale spesso la figlia si raccoglieva in preghiera.

I due sguardi s'incontrarono e subito l'uomo esclamò: Chi sei tu, o Gesù, che hai la forza di strapparmi la figlia? –

Gesù

Gli uomini mi chiedono chi sia io! Me lo chiesero anche gli Ebrei, meravigliati della mia dottrina e dei miei prodigi; e la risposta fu: Sono il Principio, che vi parlo! - Nessuno mi conosce appieno, tranne il Padre mio Celeste. Mi conobbe Simon Pietro, quando disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. - Ed io gli soggiunsi: Beato te, Simone, figlio di Giona! Non é stata la carne nè il sangue a rivelarti ciò, ma il Padre mio che è nei Cieli. - Tanti altri mi conoscono, perchè il Padre lo rivela loro.

Io sono l'alfa e l'omega; il principio e la fine; sono il primo e l'ultimo. Io sono il Vivente; fui morto, ma ecco che io vivo nei secoli dei secoli. Ho in mano le chiavi della morte e dell'Inferno.

Sono la Seconda Persona della Santissima Trinità, uguale al Padre nella potenza e nella gloria. Sono lo splendore e l'immagine vivente del Padre!

Sono la felicità della Corte Celeste. Gli Angeli lodano eternamente la mia maestà; mi adorano le Dominazioni e tremano dinanzi a me le Potestà celesti. Le Potenze dei Cieli ed i Cori dei Serafini esultano, cantando le mie lodi.

Sono il Padrone degli abissi infernali. L'onnipotente mia giustizia trattiene nel luogo dei tormenti Satana ed i suoi seguaci.

Sono il Creatore dell'universo, delle cose visibili ed invisibili. Tutto esiste per me, perchè tutto per me è stato tratto dal nulla. I cieli cantano la mia gloria ed il firmamento manifesta le opere delle mie mani.

Sono il Padrone assoluto di tutto, il Re dei re, il Dominatore dei dominanti; a me è dovuto ogni onore e gloria.

Sono il Redentore dell'umanità, essendomi degnato farmi uomo per salvare gli uomini.

Sono il Giudice supremo; ogni creatura deve ricevere da me la sentenza di eterna ricompensa o di eterna riprovazione.

Al mio nome piega le ginocchia tutto ciò che esiste in Cielo, in terra e nell'Inferno!

Signore Gesù, piego anch'io le ginocchia e ti adoro, riconoscendoti per mio Creatore e Redentore!

Se l'universo è nulla davanti a te, cosa sono io, piccolo atomo, che esisto per tua misericordia?

La tua luce divina, infinitamente maggiore di quella del sole, mi abbaglia e mi fa esclamare: Ti adoro e ti benedico, o Gesù, Re d'infinita maestà! -

Ma chi sono io, che ardisco parlare al mio Dio?

Un giorno non esistevo; tu, o Gesù, mi hai dato la vita. Aperti gli occhi alla luce, cominciai a piangere; questo fu il primo saluto che diedi al mondo.

Cosa è la mia vita? È un fiore che sboccia e secca; è un'ombra che fugge senza fermarsi. I miei giorni sono brevi ed il numero dei miei mesi è presso di te. Tu mi hai fissato un termine di tempo, che non può essere oltrepassato.

La mia vita è breve, ma ripiena di molte miserie.

Passano i miei giorni nella fatica e nel combattimento; il mio sentiero è cosparso di spine e presto giungerò alla fine. Come si disse un giorno: E' nato un uomo! - così anche si dirà: E' morto un uomo! -

Sarò in una fossa a marcire ed il mio corpo si ridurrà in cenere.

Passerò presto nel numero dei più ed il mio nome sarà dimenticato.

Tu invece, o Gesù, che sei il tutto, infinito nelle tue perfezioni, resti immutabile. Tu solo sei il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, o Gesù Cristo, nella gloria di Dio Padre!

L'ERA ATOMICA

All'ora stabilita si sono raccolti numerosissimi spettatori, per assistere al lancio dell'« Echo », del pianeta artificiale. L'ordigno misura trenta metri di diametro e deve girare attorno alla terra, completando in cento minuti il percorso del globo.

Parte il piccolo pianeta; può vedersi nelle ore buie; sembra una stella e si distingue dagli astri per la celerità, essendo vicinissimo alla terra, perchè nell'orbita terrestre.

Qualcuno esclama: Con il progresso della scienza l'uomo ha dato lo sgambetto a Dio! -

Con frase esaltata Quasimodo scrive: Non sei tu soltanto, o Dio, a mettere i pianeti nel cielo! Anche l'uomo lancia i suoi pianeti! -

Gesù

Chi sei tu, o uomo, che pensi di dare lo sgambetto a me, Creatore dell'universo? Vuoi dare la scalata all'Onnipotente? Vuoi uguagliarti a me, imitando la condotta di Lucifero, che subito fu rigettato da me e piombò nel profondo degli abissi?

Come puoi stimarti grande, o uomo, se neppure conosci il numero dei capelli del tuo capo e se non puoi dare al tuo corpo un centimetro in più di statura?

Se hai intelligenza, rispondi al tuo Dio! Conosci il numero dei tuoi giorni di vita?... E prima di nascere, dov'eri?... Sapevi di dover nascere? lo ti ho tratto dal nulla; io ti ho dato quanto oggi hai ed in quella misura che ho voluto.

Ti senti orgoglioso, perché oggi hai raccolto il frutto dello studio di milioni d'intelligenze, le quali nel corso dei secoli hanno sudato per sfiorare qualche cosa delle leggi, che io stesso ho messo nell'universo.

Potresti tu, o uomo, toccare un monte e renderlo un vulcano? Prova a spegnere un cratere in eruzione! Hai il potere di camminare sulle acque come sulla terraferma, siccome ho fatto io sul mare di Tiberiade? Potresti con una parola asciugare un mare, per farvi passare un intero popolo a piede asciutto, come feci io con gli Ebrei al passaggio del Mar Rosso?

Anche tu lanci i pianeti nel firmamento ... come me Creatore; e già ti uguagli a me! Un ordigno lanciato attorno alla terra, è meno che un giocattolo in rapporto agli astri!

Il pianeta artificiale tu non l'hai creato; tanti tuoi simili hanno elaborata la materia, che io ho creato, e con l'applicazione di alcune leggi di natura, esso per un dato periodo conserva il suo movimento e poi... cade.

Ma contempla il firmamento! La terra che tu abiti è grande; il sole, attorno al quale essa gira, è un milione e settecento mila volte più grande del globo terrestre; il sistema solare con i suoi pianeti maestosi è ben piccola cosa a confronto delle centinaia di galassie che ornano i cieli. Tutti questi astri io li ho creati in un attimo, con una sola parola onnipotente; ho dato loro delle leggi, alle quali sottostanno irrevocabilmente; ad un atto della mia volontà potrebbero cessare di esistere.

E tu, o uomo, vorresti metterti a confronto di Dio Creatore, mentre neppure conosci il numero degli astri, di cui io conosco il nome, ciò che contengono ed il tempo della loro durata?

L'era atomica dà lo sgambetto a Dio!... Se vuoi essere sapiente, o povero mortale, non contentarti di studiare l'universo, ma attraverso le opere create, contempla il Creatore ed adoralo!

Gesù, mio Signore e mio Dio, ti adoro per quelli che non ti adorano!

Tu sei il Figlio Unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli. Tu sei Dio da Dio, Luce dalla Luce, Dio vero da Dio vero. Tu, Gesù, sei consostanziale al Padre e per te sono state create tutte le cose!

Vorrei che tutti ti conoscessero e ti amassero; invece sei poco conosciuto e poco amato.

Gli scienziati dovrebbero conoscerti meglio degli altri; al contrario, taluni non si danno premura di conoscerti. Oh, se tanti impiegassero una minima parte del tempo che impiegano a conoscere i misteri della natura, a conoscere te, Creatore di tutto, quanta gloria tu ne avresti!

Tu hai detto che non ti riveli ai sapienti del mondo, bensì ai piccoli ed ai semplici, poiché ami l'umiltà e la semplicità.

Io, Gesù mio, non invidio i grandi della terra e non mi preoccupo di sapere come sia formato il creato; a me basta conoscere ed amare te, che sei il Creatore.

Nella mia piccolezza vedo con gli occhi della fede la tua maestosa grandezza e godo che un giorno verrò a contemplarti in Paradiso, faccia a faccia.

Ho compreso, o Signore, che più l'anima è umile e più viene illuminata dalla tua luce divina.

Abbi pietà, o Gesù, di coloro che il mondo chiama grandi, ma che in realtà sono miseri, perché superbi!


IL CHIRURGO


Un improvviso malore aveva colpito un contadino mentre lavorava; fra dolori atroci fu trasportato a casa. Era urgente il caso e si dovette portare all'ospedale, ove fu sottoposto a un'operazione chirurgica.

Intanto la sposa ed i figli pregavano Gesù, affinché tutto riuscisse bene. Quanti Rosari e quante promesse!

Il paziente, buon cristiano, in mezzo ai dolori non cessava di raccomandarsi a Dio.

L'indomani dell'operazione il chirurgo fece una visita nelle corsie dell'ospedale. Chiese al contadino:

- Lei come sta oggi?

- Sto meglio di ieri e ringrazio Gesù.

- Ma che Gesù! - esclamò il chirurgo. Deve ringraziare me, che le ho dato la vita con quell'operazione! – E si allontanò borbottando: Gesù... Gesù... Che gente ignorante! -

Gesù

Misero uomo, ascolta quel Gesù che tu non conosci e che ti rendi sempre più indegno di conoscere!

Nella tua superbia e nella tua ignoranza hai detto ad un mio umile seguace: Io ti ho dato la vita! - Se hai questo potere, va' in un cimitero e da' la vita ai cadaveri che marciscono sotto terra, come ho dato io la vita a Lazzaro che giaceva nel sepolcro!

E tu, da medico, non ti sei trovato le tante volte presso agonizzanti ed hai esclamato: Non c'è più cosa fare per salvare quest'uomo!...?

E non ti troverai anche tu sul letto di morte, un giorno non lontano ed inaspettato? Tu che dici di dare la vita agli altri, potresti prolungarti la vita di un giorno, di un'ora?...

L'unica cosa che puoi fare è di aiutare la natura (la quale dipende da me). Per mezzo delle risorse della scienza, l'uomo può soltanto aiutare a prolungare la vita, quando questa c'è!

Io invece sono la Vita per essenza e dò la vita agli esseri. Tutto ciò che vive, vive per me. Richiamare alla vita un morto, è un nulla per me, che sono Dio. Nella mia vita terrena ad un semplice mio cenno i morti risorgevano ed alla fine del mondo ridarò la vita a tutti coloro che dormono il sonno di morte.

La scienza progredisce sempre più, perché così io ho stabilito, ma non giungerà mai a dare la vita al minimo essere.

Oggi gli uomini moltiplicano i fiori, che sono artificiali; danno i colori; ma nessuno è così pazzo da dire: Dò la vita e la fecondità al fiore! -

Io, Gesù, Creatore degli esseri visibili ed invisibili, dò la vita a chi voglio ed alla fine di essa a ciascuno domanderò conto di come si è impiegata!

O Gesù, tu sei la Vita e da te ha origine la mia vita. Ti ringrazio di avermi data l'esistenza. Per te, per farti conoscere ed amare, per la tua gloria, voglio spendere tutti i giorni della mia dimora sulla terra.

La vita che dài, è una grande responsabilità per chi la riceve.

Ti chiedo perdono del mio passato, poichè parte della mia vita è trascorsa lontana da te, offendendoti o curandomi poco di amarti.

Aiutami ad impiegare bene il tempo della vita terrena, per meritare la vita eterna!

DACHAU

La guerra del 1939-45 fu un vero flagello, che ebbe ripercussioni in tutto il mondo: odio, uccisioni, distruzioni.

La Germania, che iniziò la guerra, aveva tanti campi di concentramento, ove raccoglieva i prigionieri; il campo di Dachau, poco distante dalla città di Monaco, è tra i più rinomati.

Centinaia di migliaia di giovani militari vi trascorsero lunghi anni, ammassati nelle baracche, maltrattati ed affamati.

Due volte al giorno nel grande viale di centro c'era l'appello; saltuariamente c'era un appello... straordinario. Una buona schiera di militari, i più deperiti dalla fame, usciva dal campo di concentramento ed andava in un altro recinto. In un grande camerone si ordinava a quegli infelici di disporsi alla doccia.

Chiuse ermeticamente le porte, in pochi secondi tutti quei giovani erano cadaveri, poiché dai tubi non veniva acqua... ma gas micidiale.

Di poi quei corpi, per mezzo di forcelle, erano trascinati nella camera dei forni crematori; i cadaveri in breve divenivano cenere.

Dal vicino campo di concentramento si vedeva uscire la colonna di fumo dall'alto camino e nessuno dei prigionieri poteva immaginare quello che era avvenuto.

La cenere veniva gettata in un vicino torrente o si spargeva sull'estesa campagna per ingrassare i campi.

Il grande Congresso Eucaristico Internazionale, svoltosi nell'Agosto del 1960 a Monaco di Baviera, destinò un giorno di espiazione al campo di concentramento di Dachau.

Si scelse il venerdì. Circa settantamila congressisti, tra cui centinaia di giornalisti (a dire dell'Osservatore Romano) si recarono in pellegrinaggio al campo della morte.

Il Cardinale Legata, verso mezzogiorno, inaugurò l'austera Cappella, eretta là, ove due volte al giorno si faceva l'appello dei prigionieri. Una corona di spine, in acciaio, larga parecchi metri, era sospesa in alto, all'ingresso; nell'interno una grande Croce.

Tre ore durò la sacra funzione, tra preghiere e commemorazioni. Era edificante vedere tremila giovani, in ginocchio davanti alla Cappella dell'Agonia di Gesù; avevano fatto a piedi sedici chilometri, portando una schiera di essi un pesante Crocifisso di ferro. Il loro grido: Sia lodato Gesù Cristo! - era una professione di fede ed un contrappeso all'odio ch'era regnato in quel luogo.

Fu notato un giovane, raccolto in preghiera, con una croce in mano. Richiesto chi fosse, rispose: Ero ebreo; ora sono cattolico. Qui mio padre, perché ebreo, fu messo nel forno crematorio; qui vengo a pregare per colui che lo uccise! -

Delicato il pensiero di quella donna, che aveva perduto il figlio, di comprare un poco di frumento di quella campagna vicina, per farne ostie e così comunicarsi con esse, pregando per gli uccisori del figlio.

Solenne fu l'inaugurazione, che potrebbe dirsi profonda meditazione. Quando i congressisti visitarono le camere a gas e si trovarono davanti a quei forni crematori... quante lacrime, sospiri e preghiere!

Sulla parete di una di quelle camere è scritto in diverse lingue: « Dio è amore ».

Tra gli oratori di quella giornata memoranda è da ricordarsi l'Arcivescovo della Rodesia, che era stato da semplice Sacerdote in quel campo. Fra l'altro disse: Il minimo dei maltrattamenti che io potevo avere, quasi tutti i giorni, era il ricevere parecchi schiaffi. - Una volta mi permisi dire a chi mi batteva: Perché trattate così i Cattolici e specialmente i Sacerdoti? - Mi fu risposto: Perché a noi non piace la dottrina del vostro Cristo. È contraria a quanto noi vogliamo fare! –

Gesù

Chi è quel Cristo, la cui dottrina è tanto odiata da voi? Non è forse il vostro più grande benefattore, il vostro Redentore?

Se mi conosceste, non trattereste così me e la mia dottrina!

Sono venuto al mondo per riparare le vostre colpe, pagando per voi col dare la mia vita; eravate, figli dell'ira divina ed io, con la mia Incarnazione, vi ho nobilitati, rendendovi consorti della Divina Natura, figli adottivi di Dio, miei fratelli, eredi del Paradiso.

Il mondo brancolava nelle tenebre dell'errore e della morte e sono apparso nel mondo io, Figlio Eterno di Dio Padre. Io sono la Luce ed ho sparso nel mondo lo splendore della mia dottrina, che è divina, perfettissima. Ma gli uomini preferiscono le tenebre, perché le loro opere sono malvage.

Sono venuto a portare la vita; ma gli uomini, privi della mia luce, danno la morte. La mia dottrina è amore, compassione, perdono; ma quelli che non sono del mio gregge e non ascoltano la mia voce, vivono odiando, facendo versare lacrime di sangue ai miei seguaci.

Però il Redentore trionfa su tutto e su tutti! Sono la pietra angolare e chiunque cadrà su questa pietra, si sfracellerà.

Un campo di concentramento per prigionieri di guerra: prima vi regnava l'odio; ora vi regna l'amore, la fratellanza, per cui uomini di ogni nazione si sentono fratelli e si accomunano nella preghiera ai piedi della mia Croce. Prima il combattuto ero io per la mia dottrina; ora in quel campo, in una semplice frase, c'è tutta la mia dottrina, in sintesi: « Dio è amore ».

Come sarebbe differente il mondo, se si conoscesse il Redentore e la sua dottrina!

Gesù, mio Salvatore e mio Redentore, per tua misericordia io faccio parte del tuo mistico gregge. Tu hai detto che le tue pecorelle conoscono la tua voce e ti seguono.

Ti ringrazio di avermi fatto conoscere te e la tua dottrina, sin dai miei primi anni.

Cosa sarebbe stato di me, se la mia nascita fosse avvenuta in una nazione pagana o in seno a famiglia priva della tua luce? Come tanti altri, io non ti conoscerei, o Gesù, ed a quest'ora vivrei nel buio delle passioni.

Ti ringrazio, o Signore; voglio pregare molto per quelli che vivono lontano da te. Con la preghiera assidua posso ottenere la tua luce a tante anime.

NOBILE GESTO

Nella Chiesa del Sacro Cuore, a Roma, in via Marsala, si vedeva la mattina un giovane in ginocchio; vi trascorreva circa un'ora, per ascoltare la Messa, ricevere la S. Comunione e fare la meditazione.

Era un giovane dottore, che prestava l'opera sua in un ospedale di Roma. Pieno di fede e zelante, amante di Gesù, desiderava portare anime a Dio.

Si accorse che nell'ospedale era stato ricoverato un povero uomo; povero perché privo di salute, più povero perché privo di fede. Dal parlare il dottore comprese che prima l'infermo si accostava ai Sacramenti e che da anni ormai li aveva abbandonati.

Un giorno gli disse: Lei potrebbe rimettersi in salute con la trasfusione di sangue; si richiede però un sangue buono, ricco di globuli rossi.

- Son venuto qui per curarmi; mi sobbarcherò a qualunque spesa, purché la cura sia efficace.

- Le darò il mio sangue; sono giovane, ho ottima salute e con piacere oggi stesso farò la trasfusione.

- Dottore, non credevo di trovare tanta bontà in questo ospedale! -

Nella giornata si fece la trasfusione; il sangue del dottore passò nel corpo dell'ammalato.

Diceva poi il dottore a chi scrive queste pagine: Quando mi alzai, sentivo la debolezza e provavo dei capogiri; l'infermo invece cominciò a sentire il benessere ed esclamò: Come posso disobbligarmi con lei?

- In una maniera semplicissima! - Cioè?

- È vicina la Pasqua. In qualcuno di questi giorni riceva la Santa Comunione e preghi per me.

- Ma la mia riconoscenza dev'essere duratura! Lei si è privato della cosa più preziosa, del suo sangue, per darlo a me! Come posso io dimenticare il suo nobile gesto? -

Gesù

Un uomo dà un po' di sangue ad un altro uomo; il beneficato esclama: La mia riconoscenza dev'essere duratura! - Il Figlio di Dio, splendore della Corte Celeste, si fa uomo per salvare l'uomo, impiega tutta la sua vita nel beneficarlo ed in fine per lui dà il suo Sangue, sino all'ultima goccia.

Come risponde l'uomo a tanta generosità?... Quanti sono quelli che realmente apprezzano il gran dono?... Cosa avrei potuto fare di più, per spingere tutti i cuori alla riconoscenza?

Mi sono fatto uomo!... Sublime mistero!... Lucifero ed i suoi seguaci non vollero approvare il disegno del mio Eterno Padre e si ribellarono davanti al mistero della mia Incarnazione.

Ma ciò che Dio decreta, si attua; ed io, pur restando vero Dio, cominciai ad essere vero uomo. Alla mia comparsa nel mondo gioirono gli Angeli.

Ma gli uomini rimasero indifferenti; anzi uno di loro, un re, fece di tutto per troncarmi la vita mentre ero ancora in fasce.

Come può l'umanità ricordare il giorno della mia nascita, senza sciogliersi in lacrime di adorazione e di riconoscenza? Per opera della mia Chiesa il fausto giorno, il mio Natale, è ufficialmente ricordato nel mondo.

Ma per molti cosa è il Natale? Soltanto un'occasione per darsi con più veemenza ai piaceri ed agli spassi.

Tanti, che secondo loro festeggiano il Natale, neppure sanno chi sia nato, né importa loro saperlo. Altri, pur sapendo vagamente chi sia il Bambino del presepio, restano freddi, come le pareti della grotta di Betlem.

Un piccolo numero di fedeli, piccolo davanti alla massa, degli uomini, sente il dovere della gratitudine e cerca di onorarmi.

Ma io mi son fatto uomo per tutti e mi si fa un torto da coloro che non mi ringraziano.

Comprendo, o Signore, che il tuo amore per me non ha limiti. Da Re Immortale ti sei fatto Figlio dell'uomo, cioè umile servo. È ben giusto che io ti ringrazi, e per me e per coloro che non lo fanno.

Il tuo Cuore Divino é delicatissimo e non resta indifferente davanti all'ingratitudine.

Voglio prendere una buona risoluzione e farò di tutto per metterla in pratica e farla attuare da altri. Ogni anno all'avvicinarsi del Santo Natale, quando comincia la novena, metterò questa intenzione: Santificare l'intera novena con una vita più santa, col ricevere spesso te Sacramentato e col compiere molte opere buone, per dimostrarti la mia riconoscenza e per ringraziarti a nome dell'umanità ingrata! Desidero darti io ciò che altri non ti danno.



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