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GESU' MIO! Chi sei tu? Chi sono io? di padre Giuseppe Tomaselli

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2009 00:08
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Sesso: Femminile
13/10/2009 00:05

CUORE ARDENTE

Uscivo da un Istituto Religioso. Una giovane donna a vedermi esclamò: È Gesù che vuole quest'incontro! -

La persona di cui parlo è un'anima veramente pia. Aspetto sereno, sguardo dolce, parlare calmo. A vederla si sarebbe detto: È una giovane gaudente; è la salute in persona; suscita invidia! - Tutt'altro!

La conoscevo intimamente e le diedi agio di parlare.

- Da tempo, Reverendo, ho desiderato quest'incontro. Gesù mi vuol bene e mi vuole per compagna della sua Croce. Come vede, sono vestita a nero; da pochi mesi è morto mio padre. - Si comprende quale ferita abbia il mio cuore. In questo periodo ho dovuto subire un'operazione chirurgica, che durò a lungo, ed ancora ne porto le conseguenze; sono stato parecchio nell'ospedale.

- Ha fatto fruttare le sofferenze?

- Tutte, tutte per Gesù, per salvare molte anime e così consolare il suo Divin Cuore! Sento in cuore un fuoco che mi divora. Non saprei più cosa fare per piacere a Gesù. Vorrei che le mie ossa fossero macinate e ridotte in polvere, per farne pane e saziare Gesù! Quante anime si perdono! Ma io mi sono offerta al mio Sposo Celeste per la salvezza dei peccatori. Sono in cerca di altre anime, che si uniscano a me nella santa crociata. -

Avevo poco da suggerire ad un'anima tanto amante di Gesù; tuttavia le diedi qualche suggerimento, per rendere più fruttuoso il suo apostolato.

Dicevo a me stesso: Che anime belle Gesù sa coltivarsi in mezzo al fango del mondo!

Gesù

Ho bisogno di tali anime e le suscito in ogni ambiente ed in qualunque stato. Se io sono la rovina di molti, di coloro cioè che non vogliono credere in me e praticare i miei insegnamenti, sono anche la risurrezione di molti e bramo ardentemente che molti risorgano a nuova vita, lasciando la vita di peccato.

L'amico Lazzaro da quattro giorni era morto; il suo corpo già andava in putrefazione; ma ad una mia parola Lazzaro risuscitò.

Il prodigio dell'amico di Betania si rinnova ogni giorno in molte anime, morte alla mia grazia. Le conversioni, i miracoli della mia misericordia, potrebbero moltiplicarsi se io avessi molte anime vittime, disposte ad immolarsi per coloro che battono la via del male.

La mia grazia per agire nel cuore in peccato, ha bisogno di opere buone, offerte da chi è nella mia amicizia. Più si prega, più si soffre, più si ama, e più peccatori risorgono e si salvano.

La sete che avevo sulla Croce, sete che mi divorava, più che sete di acqua era di anime. Chi dice di amarmi, dovrebbe ardere di questa sete: dare la vita a chi è morto per il peccato!

Ogni peccatore dovrebbe fare compassione e spingere ad andargli in aiuto. Come per il corpo, quando c'è un ammalato grave, si moltiplicano le cure e si ricorre a tutte le risorse della scienza per strapparlo alla morte, così dovrebbe farsi anche per l'anima.

I peccatori più bisognosi di aiuti spirituali - sono quelli che stanno per morire; dall'ultima ora dipende la loro sorte eterna.

Se non c'è una mano pietosa che li strappi a Satana, si danneranno. Ed io intensifico la mia grazia su questi infelici vorrei dire ad ognuno di loro ciò che dissi al buon ladrone: Oggi sarai con me in Paradiso! -

Se tutti i fedeli mi dessero ogni giorno qualche bene spirituale da applicare ai moribondi della giornata, quanti peccatori si salverebbero!

Tenere presenti i moribondi della giornata, specialmente se peccatori ostinati!... Ogni giorno c'è chi muore, o in casa, o in viaggio, o sul lavoro, o per malattia naturale o per infortunio!... Si può affermare che istante per istante c'è chi entra nell'eternità.

O voi che mi amate, io sono il grande assetato di anime, il buon pastore che cerca la pecorella smarrita. Domando la vostra cooperazione e questo è un onore che vi rendo. Rispondete al mio appello! Non lasciate passare giorno senza aver fatta qualche opera buona per i moribondi della giornata. Nel bene che fate, mettete pure altre intenzioni, ma non escludete mai quella degli agonizzanti bisognosi!

Una Comunione, una Messa, un Rosario, un piccolo sacrificio... tutto giova alla grande impresa.

Ogni fedele scelga un'opera buona particolare, quotidiana, e la chiami « 1'aiuto dei moribondi »; la compia tutti i giorni, con amore perseverante. Nell'altra vita ne vedrà i frutti meravigliosi.

Tanta gioia mi danno e temperano così la mia amarezza per la perdita delle anime, quegli Ordini Claustrali che fanno l'Adorazione Perpetua per gli agonizzanti del giorno; quei Sacerdoti zelanti che, a turno, celebrano la Messa per i moribondi, per tutti i giorni dell'anno; quei fedeli delicati, che s'industriano a gruppi, perché sia celebrata per i moribondi qualche Messa settimanale o mensile!

Beato chi ascolta la mia parola e la mette in pratica!

Signore Gesù, godo a sapere che nel mondo ci sono anime innamorate di te! Tale conoscenza è anche un rimprovero alla mia tiepidezza ed indolenza. Poiché le anime sono i tesori che tu cerchi, voglio mettermi a tuo fianco con generosità.

Innanzi tutto è mia intenzione offrirmi vittima. Tu sei la Vittima dei peccatori; cerchi chi ti segua; metti anche me nel numero delle anime generose.

Quando mi presenterai la croce, sotto qualunque forma, chiunque sia che l'abbia preparata, l'abbraccerò con amore, dice ido: Gesù, tu con la Croce hai salvato me; io con la croce che tu mi presenti intendo salvare i peccatori, specialmente se ostinati e se di già sul letto di morte! -

Sarà questa una delle giaculatorie a me più care: Gesù, per la tua agonia sulla Croce, pietà degli agonizzanti di questo giorno! -

UN QUADRO

Mi avevano parlato di un quadro artistico, esposto in un Istituto Religioso di Roma; non mi mancò l'occasione di andarlo a vedere.

La pittura, fatta su tela di discreti dimensioni, mi tenne lì fermo, inchiodato, a contemplare.

L'artista scrisse alla base del quadro: « Il Gesù di ognuno ».

Sono raffigurati tanti personaggi; l'aspetto di uno è differente dall'aspetto dell'altro, riflettendo lo stato dell'anima; chi è sereno, chi turbato, chi perplesso, chi disperato.

Dietro ad ogni personaggio c'è la figura di Gesù. Anche Gesù ha differenti espressioni nel volto: guarda uno con gioia, un altro soprapensiero; un terzo con commiserazione, un quarto quasi piangente...

Mentre contemplavo, pensavo all'idea geniale del pittore, che seppe colpire nel segno: ognuno ha l'identico Gesù, ma non tutti lo trattano bene ugualmente, come - Egli merita e desidera.

Gesù

Le anime sono da me amate tutte con infinito amore; se io fossi più conosciuto, sarei più riamato. Non tutti mi stimano e mi trattano come merita il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo.

C'è chi mi considera estraneo alla sua vita.

Altri mi offendono e continuano serenamente i loro affari, pensando: Prima di morire, aggiusterò i conti con Gesù!

Taluni fanno il male e quasi si arrabbiano contro di me, perché faccio sentir loro il pungolo del rimorso.

C'è chi si dispera, pensando che le sue colpe hanno oltrepassato i limiti della mia misericordia.

Non pochi mi pensano così lontano, sino a perdermi di vista.

Anime, che si dicono pie, al momento della prova, quando poggio la croce sulle loro spalle, pensano che io sia crudele e che non sappia trattare i miei amici. Ci sono però le anime che camminano sulla via della mia volontà, disposte a qualunque sacrificio, pur di farmi piacere. Io sono il fine del loro operare; mi tengono in cima ai loro pensieri; nel cuore mi tengono come in un trono di amore.

Stanno vigilanti per non commettere venialità; se per caso mancano, riparano, si umiliano e riallacciano subito i loro vincoli amorosi. Di tali anime ne tengo in gran numero e sono esse che formano le mie delizie. Le benedico di continuo, distribuisco con sapienza le loro ore di gioia e di dolore, le sostengo nella prova. Le aspetto a braccia aperte nella gloria del Paradiso, per ricompensarle di tutto l'amore che mi dimostrano.

Per costoro io sono il Gesù soave, dolce, sorridente.

Quando mi fermai a contemplare la città di Gerusalemme che si stendeva sotto il mio sguardo, pensando all'ingratitudine dimostrata verso di me, Messia, ed alla distruzione che l'attendeva, fui preso da tanta tristezza che piansi.

Quante anime mi tocca guardare con profonda tristezza, perchè non corrispondono alle mie cure e non sanno darmi che dispiaceri!

E su quante altre piango, prevedendo la loro eterna perdizione!

O Gesù, io desidero che tu resti contento di me! Preferirei morire, anziché saperti triste o piangente per colpa mia.

Voglio vivere per te ed in te. Sinora ti ho tenuto in un cantuccio della mia mente e del mio cuore; da ora in poi voglio pensarti spesso, con gioia, con amore; il mio cuore deve battere per te solo, cercando di piacerti istante per istante. Cosa mi giova per l'eternità il piacere alle creature, il lasciarle contente di me, se non lascio pienamente contento te, che sei il mio tutto e l'eterna ricompensa?

Vorrei essere anch'io riprodotta in quel quadro artistico e saperti lieto di me e sorridente!

UN'ARTISTA

Nell'apostolato sacerdotale la corrispondenza epistolare non è cosa trascurabile. Allo scrivente giungono molte lettere, delle quali non poche sono edificanti e spronano al bene. Ne riporto una.

« Non sono un'italiana, ma conosco bene la lingua dell'Italia. Appartengo a famiglia cristiana. Sin dai primi anni ho sentito molto trasporto per Gesù. e per la Madonna.

« Sono nel fiore degli anni e voglio offrire a Dio tutte le mie energie giovanili. Posso affermare che Gesù è stato largo dei suoi doni verso di me. Al presente sono un'artista cinematografica; la televisione si occupa di me; periodici cattolici spesso mi mettono in evidenza. Il Sommo Pontefice più volte mi ha ricevuta, mi ha benedetta ed ha avuto verso la mia povera persona delle parole di encomio. Tante nazioni ascoltano alla radio la mia voce.

« Ma io considero nulla tutto ciò; amo Gesù e voglio farlo amare. La vita di artista per me è un apostolato; la Massoneria tenta ostacolarmi.

« Ogni giorno ricevo Gesù Eucaristico; è Gesù la mia forza ed il mio amore. Attraverso la lettura spirituale e la meditazione alimento i buoni pensieri.

« Prima di mettermi al microfono bacio il Crocifisso che porto al collo, affinché Gesù m'ispiri mentre parlo alla radio e benedica le mie parole.

« Desidero dei suggerimenti, affinché il mio apostolato sia fecondo e così fare amare da tutti Gesù e la Vergine Santissima! ».

Gesù

Quante ne vorrei artiste simili a questa! Arde d'amore e desidera infiammare gli altri!

L'amore è operoso; è un fuoco che ingigantisce ed ha bisogno di espandersi. Chi mi ama, deve sentire il bisogno dell'apostolato; non può contentarsi di amarmi, ma cerca altri amanti.

La mia vita pubblica fu un apostolato ininterrotto, con la predicazione e con l'esempio. Ovunque disseminavo il bene, tanto che gli Ebrei dissero di me: Ha fatto bene tutte le cose! -

Io sono il Divino amante e desidero che i miei amici mi suscitino altri amanti. Non posso contentarmi delle anime egoiste, che pensano solo a se stesse, curandosi poco o niente del bene spirituale altrui.

Chi mi ama, parla di me a chi non mi conosce ed a chi mi ha dimenticato; sa trovare la parola opportuna per toccare il cuore del peccatore indurito, per scuotere l'apatia religiosa degl'indifferenti, per trovarmi anime riparatrici. Se non riesce subito nell'apostolato, non si scoraggia ma si appiglia al gran mezzo della preghiera ed all'offerta dei sacrifici, offrendosi vittima per le anime bisognose.

L'apostolato dei miei amanti si svolge, con prudenza, in ogni luogo, in ogni tempo, con ogni ceto di persone.

Fa l'apostolato chi scrive buoni libri, chi li diffonde, chi li consiglia, chi racconta quanto avrà letto.

È apostolato l'interessarsi dell'assistenza religiosa degli agonizzanti, l'impartire l'istruzione catechistica ai piccoli, l'interessamento della sistemazione di un matrimonio.

È grande apostolato l'aiutare i giovani poveri che sono chiamati al Sacerdozio e il lavorare per le Missioni. Più che tutto si compie l'apostolato con l'esempio, in casa, in Chiesa, nel posto di lavoro, lungo la via; è apostolato il vestire modesto, il rispondere col sorriso benevolo a chi tratta male.

Le anime si possono conquistare, alle volte, con un nonnulla, come si possono allontanare da me per un'inezia.

O Dio, come sono lontana dalla perfezione! L'anima mia dovrebbe, o Gesù, amarti molto e farti amare. Dovrei sentire di più il bisogno dell'apostolato, per portare anime a te; eppure faccio così poco.

Gli affari temporali, le cure del corpo, assorbono i miei pensierí e mi fanno dimenticare gl'interessi spirituali miei e del prossimo.

Con un po' di buona volontà, pur attendendo ai miei doveri quotidiani, mi sarebbe facile essere utile ai cuori bisognosi. Davanti agli esempi luminosi di apostolato di certe persone, provo una santa invidia.

Infiamma, o Gesù, il mio cuore del tuo amore, affinché io possa infiammare il cuore dei miei fratelli!

L'UOMO DEL SACCO

Ero sul Corso Vittorio, a Roma. Vidi un vecchietto sdraiato presso un muro e mi avvicinai.

Era un mendicante; aveva le gambe gonfie, piagate, e dalle piaghe veniva fuori il pus. Mi fece pena. Gli chiesi: - Non ci sono ricoveri a Roma?

- Sì, ci sono, ma non bastano. Ero ricoverato a Monte Mario, ma fui messo fuori perché vennero altri più bisognosi. -

Diedi uno sguardo all'intorno ed a vedere lo sfarzo della città ed il lusso dei viandanti, esclamai: Pare impossibile! Tanta miseria anche qui! -

La capitale del mondo cattolico ha le sue migliaia di senza-tetto e di mendícantí; c'è chi dorme nei cunicoli del Circo Massimo, sotto gli archi del Colosseo e sui ruderi delle mura imperiali.

Mosso da carità cristiana, un buon padre di famiglia, certo Mario Tírabassi, abruzzese, ha ideata un'opera di misericordia meravigliosa: raccogliere quanto i generosi gli dànno e poi di notte, con un sacco sulle spalle, andare in giro per la città a distribuire tutto ai bisognosi.

I romani lo chiamano « l'uomo del sacco ». Ha attirato gli occhi dei cittadini e dei poliziotti e si è guadagnata la simpatia popolare.

Tutte le notti immancabilmente, anche al presente, continua l'opera sua. Spesso trova dietro la sua porta i doni delle persone caritatevoli ed egli con scrupolosa delicatezza li distribuisce. Porta ai bisognosi il denaro, i viveri e gl'indumenti che la Provvidenza manda e sa dire la parola cristiana, che esorta alla fiducia in Dio ed al retto vivere. Nei suoi viaggi notturni, sempre col sacco sulle spalle, gli sono capitate delle avventure, non sempre liete.

Tempo fa, sulla via Appia Antica fu fermato da un uomo barbuto, che gl'impose di consegnargli il sacco. Tirabassi aprì il sacco e disse: Prenda quello che le serve, ma lasci qualche cosa anche agli altri, perché ci sono delle bocche affamate che a quest'ora mi attendono. -

Meravigliato l'aggressore non prese nulla e camminò a fianco dell'abruzzese tutta la notte; vide i miserabili, tra cui non mancavano i malati; osservò l'uomo del sacco mentre abbracciava i beneficati, ascoltò le sue buone parole... e non credeva ai propri occhi.

Quando all'alba l'aggressore stava per separarsi, commosso sino alle lagrime, si tolse la barba finta e consegnò a Tirabassi un pugnale, che avrebbe usato contro di lui, se avesse fatto resistenza. Da quel momento il malvivente cambiò condotta.

Hanno seguito l'esempio dell'abruzzese altri quattro: un principe romano, uno studente, un ammiraglio in pensione ed un commerciante napoletano. Anche costoro con il sacco sulle spalle hanno dato prova di vera carità.

Il Papa, informato di tutto, ha donato al Tirabassi una macchina, affinché possa fare con sveltezza e con meno fatica il suo viaggio notturno. Al benefattore dei poveri è stato conferito il « Premio della Bontà ».

Da diciotto anni in qua, cioè dal 1942, chi spinge il pio abruzzese all'eroismo della carità? E' Gesù. È la parola di Gesù che lo ispira, lo guida e lo sorregge: « Quello che avrete fatto all'ultimo dei miei fratelli, l'avrete fatto a me! »

Gesù

Non si può amare me, se non si ama il prossimo. La carità è il distintivo dei miei seguaci.

Il Giudizio Universale sarà poggiato tutto sulla carità. Se ci pensassero i ricchi, i benestanti e coloro che sogliono sprecare il denaro! Quanti potrebbero guadagnare il Paradiso, facendo buon uso del mammona d'iniquità, del denaro, ed invece preferiscono andare all'Inferno co me il ricco epulone!

I poveri nel mondo sono la ricchezza spirituale, perché chi li benefica acquista tesori celesti. Bisogna guardarli con fede ed aiutarli con amore.

C'è denaro per abiti eleganti non necessari, per arredamenti lussuosi, per cibi ricercati, per divertimenti mondani, per gite di piacere, per gingilli e capricci... ma per i bisognosi, per i miei fratelli, non c'è denaro.

Nella mia vita pubblica ho dato l'esempio della carità sfamando le turbe ed ho proclamato beati i poveri.

Poiché la carità non è di solo pane, ho dato l'esempio di tutte le opere di misericordia, istruendo gl'ignoranti, consolando gli afflitti, dando la salute agli infermi.

Anima fedele, che desideri farmi piacere e mi domandi chi sia io, sappi che io sono Dio dell'amore e della bontà; e, se vuoi essere a me molto vicina, procura di amare e di beneficare il tuo prossimo per amor mio:

La carità del cuore è più preziosa di quella della mano: Non tutti pur volendo, possono dare ai poveri; ma la carità del cuore possono praticarla tutti, e con frequenza, poiché le occasioni giornaliere non mancano.

Carità del cuore significa non contristare gli altri per colpa propria, godere del bene dei fratelli, non giudicare quando non se ne hanno i motivi sufficienti, sopportare i difetti altrui, fare bene a chi fa del male.

Vorrei fermare l'attenzione tua, o anima, sopra un punto della carità, che praticato con esattezza, diviene fonte di gioia per me e per te.

Tutti avete dei difetti personali, più o meno accentuati: la diversità di carattere, i diversi gradi di virtù, la forza delle passioni... Tutto ciò produce la disarmonia tra i cuori. Io permetto certe miserie, lasciando sempre libera la vostra volontà, affinché i volonterosi acquistino dei meriti.

Tu, ad esempio, sei stata trattata male, con parole aspre ed umilianti. Ricordati che quello è il momento prezioso della carità:

1) Compatisci chi ha mancato verso te, come tu desideri essere compatita quando manchi.

2) Perdona subito.

3) Prega, prega brevemente, anche col semplice pensiero, ma prega con ardore, dicendo: Ti ringrazio, Gesù, che mi presenti una buona occasione per esercitare la carità! Benedici chi mi ha trattata male, perché mi fa acquistare tesori celesti! -

Chi non potrebbe praticare così la carità? Eppure, quanto pochi sono coloro che la esercitano con questa perfezione!

Tu, Gesù, sei amore ed io sono egoismo. Poco ho amato il mio prossimo, pur sapendo che è la tua immagine.

Voglio intensificare la mia carità verso i bisognosi, evitando spese inutili; privandomi di qualche cosa, potrò sollevare qualche indigente.

Più che tutto è mio proposito praticare la carità del cuore. Per il passato, dopo un'offesa ho moltiplicato le mie colpe, ribellandomi, non frenando la lingua, augurando qualche volta il male e facendo propositi di piccole vendette. Mi atterrò al tuo desiderio: perdonare, pregare, dimenticare.

PERDONO

Il 21 Aprile 1937, epoca in cui si combatteva nella Spagna tra comunisti e nazionalisti, l'Osservatore Romano pubblicò quanto segue:

« Dopo molta resistenza, i nazionalisti avevano occupato un villaggio. In una casa, quasi intieramente distrutta, fu trovato un soldato della milizia rossa, ferito gravemente al petto da una scheggia di granata.

« Davanti ad un uomo prossimo a morire, quantunque sia stato pessimo il suo passato, cessa ogni animosità e subentra l'umanità e la carità cristiana.

« Constatata la gravità del caso, al ferito fu chiesto cosa avesse di bisogno e cosa desiderasse.

« - Desidero un Sacerdote; voglio morire con il conforto dei Sacramenti. - « Un Sacerdote andò al suo capezzale.

« Il soldato, prima di confessarsi, alla presenza di parecchie persone, disse con accento penoso: Io ho odiato Gesù e la sua Religione. Con queste mani io ho ucciso trentadue Sacerdoti. Non potrei precisare il numero degli altri cittadini uccisi. Tutti hanno affrontato la morte con coraggio e sono caduti gridando: Viva Cristo Re! -

« Il Sacerdote ascoltò in silenzio, ma con una commozione crescente; poi disse: Non affliggerti più! A nome di tutti ti perdono io. Sei proprio tu che hai ucciso mio padre e due miei fratelli; con tutto ciò, io ti assisto, ti amministro i Sacramenti e ti prometto che pregherò sempre per te. -

« Il comunista era già convertito; potè confessarsi e comunicarsi. Prima di morire disse: Accetto la morte come un sacrificio espiatorio per i miei delitti. Viva Cristo Re! - »

Furono queste le ultime parole dell'assassino pentito.

È da ammirare una conversione così strepitosa e l'eroismo del Sacerdote, che seppe trattare con tanta carità l'uccisore di suo padre e dei suoi fratelli.

Gesù

Perdonare è ciò che facevo nella mia vita pubblica e che insegnavo ai miei discepoli ed alle turbe. Perdonare fu uno degli atti miei più solenni, mentre pendevo dalla Croce; ed il perdono che uscì allora dal mio Cuore Divino, era perdono di cuore, completo, sino a scusare il deicidio dei Giudei e ad implorare ad essi perdono dal Padre mio.

Come può dirsi anima cristiana, quella che non sa perdonare?

Il perdonare ai nemici ed a quelli che fanno del male, è condizione essenziale per ottenere da me la remissione dei peccati. A chi non perdona, non sarà perdonato.

Quanti pretesti mette avanti il vostro orgoglio per negare al colpevole il perdono, o per differirlo, o per darlo parziale e condizionato! Il perdono è tale, se è dato di cuore.

La parabola dei diecimila talenti, perdonati dal buon padrone al servo infedele, vi dice come dovete comportarvi con il prossimo. Come potete chiedere a Dio che vi perdoni il molto, se non siete disposti a perdonare il poco al vostro simile?

Come quel padrone fece chiudere in prigione il servo cattivo, che aveva trattato male il suo conservo per una piccola somma, così vi tratterà il Padre mio se non perdonerete di cuore.

Il mio Cuore Divino, aperto sempre al perdono, resta afflitto davanti all'agire di quell'anima che dice: Io perdono a quella persona; però non voglio guardarla, né aver da fare con essa. Io perdono... ma ognuno per la sua strada; se posso evitare l'incontro, meglio ancora; se non posso evitarlo, fingo di non vedere. Pregare per quel tale?... Preghi lui per sé, se ne ha voglia!

È questa la carità da me predicata? Il mio insegnamento è tutt'altra cosa: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano, pregate per coloro che vi perseguitano e vi calunniano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei Cieli, il quale fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugl'ingiusti. Perché, se amate chi vi ama, quale premio ne avrete? Non fanno altrettanto anche i peccatori? E se salutate soltanto i vostri fratelli, cosa fate di speciale? Non fanno altrettanto i pagani? Siate dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro Celeste!

Quante volte, Gesù mio, ti ho supplicato di perdonare a me i peccati, di cancellarli del tutto e di dimenticarli per sempre!

Però devo dire, con mio rossore, che non ho agito con la stessa misura nei rapporti del prossimo.

Non mi mancheranno le occasioni di perdonare e vorrò dimostrarti in esse il mio amore. Quando il mio amor proprio offeso troverà difficoltà a perdonare generosamente, dirò subito: Come desidero che mi perdoni Gesù, così devo perdonare anch'io. -

La prima preghiera che avrò da fare dopo aver ricevuta un'offesa, sarà offerta, o Gesù mio, a bene di chi mi avrà offeso.

Non oserò dire la seconda parte del Padre Nostro... « Rimetti a noi i nostri debiti... », se il mio cuore non sarà in pace con il prossimo.

Inoltre, propongo di trovare l'occasione di fare qualche bene a chiunque mi abbia fatto del male.

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