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GESU' MIO! Chi sei tu? Chi sono io? di padre Giuseppe Tomaselli

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2009 00:08
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13/10/2009 00:08

E PER I MIEI POVERI?

I poveri raccolti nel Ricovero erano molti; vivevano di Provvidenza. Qualche volta la beneficienza si lasciava desiderare ed allora le Suore andavano in giro per la questua.

Presentarsi a questa ed a quella porta, chiedere per altri, ricevere rifiuti e talvolta parole d'insulto, è vita di umiliazione, che abbracciano solo coloro che ne hanno la vocazione.

Una Suora entrò in una rivendita, sperando ricevere qualche offerta per i suoi poveri.

Il padrone, indispettito forse per gli affari scarsi o irritato dalla presenza di quella Suora, le diede uno schiaffo, dicendo: L'avete avuto; ora potete andare! - La Religiosa, umiliata e dolente, senza perdere la pazienza, disse: Questo schiaffo è per me! ... E per i miei poveri cosa mi date? -

Quell'uomo brutale mutò aspetto; non poteva immaginare tanta virtù in una Suora; le chiese scusa e dopo le diede una generosa offerta, soggiungendo: Questo è per i vostri poveri! -

Gesù

Uno schiaffo ricevuto con pazienza, per amore mio, rende l'anima somigliante a me.

Anch'io fui schiaffeggiato, nel Sinedrio e nel Pretorio; una tempesta di schiaffi, accompagnati da sputi, si riversò sul mio volto durante la Passione. Lasciavo fare, restavo calmo, non parlavo, soltanto al primo schiaffo chiesi al soldato: Perché mi percuoti? Se ho detto male, dimmi cosa ho detto? - Il mio parlare non era agitato, solamente volevo che il mondo conoscesse che nella mia risposta al Sommo Sacerdote non c'era nulla di riprensibile o di poco riverente all'autorità costituita.

Come agnello mansueto, senza aprir bocca, andai alla morte. Tutta la mia vita fu un continuo esempio di pazienza, di mansuetudine e di mitezza soave. Vi lasciai questo insegnamento: Imparate da me che sono mite di cuore!

Anima devota che ascolti le lezioni del tuo Divin Maestro, puoi sinceramente dire di essere mite? Cerca di renderti simile a me, più che ti sia possibile. Non subirai mai le ingiustizie inflitte a me dai Giudei, per gelosia e per odio; si tratterà soltanto di accettare un rimprovero, una piccola ingiustizia, uno sgarbo... piccole cose in paragone a quelle da me sopportate. Sii generosa all'occasione!

Non scattare per un nonnulla. Frena la lingua. Domina subito i tuoi nervi. La irascibilità è madre di tante colpe; deriva dalla superbia e dispiace a Dio ed agli uomini.

Con quale compiacenza guardo un'anima, che sa conservare la calma nelle contrarietà! Vedo in essa qualche cosa di me, perché imita la condotta da me tenuta durante la Passione.

Beati i mansueti, perché essi possederanno la terra!

L'infedeltà, o Signore, ove cado sovente, è l'impazienza. Riconosco di essere debole. Oh, come sono dissimile da te! Come invidio coloro che sanno conservare la calma interna in ogni circostanza! Vorrei appigliarmi a qualunque mezzo, pur di conservare la pazienza.

La mia volontà è questa: nelle contrarietà non agitarmi; non parlare forte, o meglio, tacere; pensare alla mansuetudine che dimostravi mentre i Giudei ti schernivano e ti schiaffeggiavano.

È mio dovere pregare per ottenere questa virtù e te la chiederò tutti i giorni: Rendi il mio cuore mite come il tuo!

PERCHÈ A TE?

Il Poverello di Assisi, San Francesco, amava molto Frate Masseo, uomo di grande santità.

Un giorno ritornavano assieme dalla selva, dopo aver pregato.

A Frate Masseo venne in mente di assicurarsi se Francesco fosse davvero umile; gli rivolse una domanda, con tono di rimprovero:

- Perché a te?... Perché a te?... - Francesco rispose: Cosa vuoi dire? - Dico, ..perché a te tutto il mondo vieno dietro ed ogni persona desidera vederti ed udire la tua parola? Tu non sei bello di corpo, non hai grande scienza, non sei un nobile. Come mai dunque tutti ti vengono dietro? - Contento Francesco di essere stimato per nulla, sollevò gli occhi al cielo e così rimase a lungo, pregando. Dopo s'inginocchiò e rese grazie a Dio; di poi disse a frate Masseo:

- Vuoi sapere perché tutto il mondo viene dietro di me? Gli occhi dell'Altissimo Dia in ogni luogo contemplano i buoni ed i cattivi. Quegli occhi santissimi non hanno veduto tra i peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me; per fare l'opera meravigliosa ch'Egli intende fare, non ha trovato sulla terra creatura più vile di me; e perciò ha eletto me per confondere la nobiltà, la grandezza, la fortezza, la bellezza, la scienza del mondo, affinché si conosca che ogni virtù ed ogni bene viene da Dio e non dalla creatura e nessuno si possa gloriare al suo cospetto; ma chi si gloria, si glorii nel Signore, al quale si deve ogni onore e gloria! -

Frate Masseo a così umile risposta, data con molto fervore, riconobbe che il Poverello di Assisi era fondato sulla vera umiltà e ne accrebbe la stima.

Gesù

L'umiltà ha fatto grande. Francesco d'Assisi, sino a fargli occupare in Cielo il posto, che perdette Lucifero per la sua superbia.

L'umiltà mi attira alle anime, perché io sono l'umile per eccellenza.

Da Dio mi son fatto uomo; da Padrone assoluto sono divenuto servo; da Creatore mi sono sottomesso alle creature.

Sono il Dominatore dell'Inferno; eppure dagli uomini sono stato chiamato « indemoniato ».

Sono il Figlio Eterno di Dio Padre, uguale a lui; eppure sono stato chiamato « bestemmiatore ».

Sono stato condannato a morte per avere testimoniato la verità, affermando essere io Figlio di Dio; la mia morte fu il colmo delle umiliazioni.

La mia umiltà ha riparata la superbia del mondo. Il cuore umano è arso dalla febbre della superbia, desideroso di eccellere, di mettersi in evidenza, di procacciarsi lodi. Le sofferenze più numerose e più gravi ve le procurate a cagione della vostra superbia non dominata, perché l'orgoglio ferito è come un leone sanguinante che rugge.

Il segreto della pace del cuore è l'umiltà.

Imparate dunque da me, che sono umile di cuore, e troverete il riposo per le anime vostre!

Anima cristiana, se vuoi essere davvero tale, imita la mia umiltà. Comportati da umile, sempre, ovunque, con tutti.

Sii umile davanti a me, battendoti il petto come il pubblicano in fondo al Tempio e dicendo: Sono indegna di alzare gli occhi al Cielo, per i peccati che ho commessi! -

Sii umile davanti al mondo, evitando le vanità e disprezzando la vana lode umana.

Sii specialmente umile davanti a te stessa, pensando che andrai a marcire sotto terra e che sei un ammasso di miserie morali e di cattive tendenze.

Non gloriarti di nulla, neppure di qualche atto di virtù che compi, poiché non potresti fare nulla di bene senza l'assistenza della mia grazia.

Accetta le umiliazioni che potrebbero capitarti, - pensando a me che sono stato umiliato oltre misura e pensando che meriteresti maggiori umiliazioni per riparare i tuoi peccati di superbia.

Il mio Cuore è un abisso d'umiltà e m'innamoro dei cuori umili, mentre respingo da me quelli superbi.

Tu, o Gesù, sei l'Altissimo e ti sei abbassato tanto; io sono nulla e vorrei innalzarmi sempre più! Perdona la mia superbia!

È stato proprio l'orgoglio ferito che mi ha fatto trascorrere ore e giorni di profonda afflizione. Un rimprovero, una disapprovazione, una parola poco rispettosa, ha ferito il mio cuore e sono caduta nella tristezza. Avrei fatto meglio ad accettare in silenzio l'umiliazione. Avrei goduto il riposo del cuore e più che tutto avrei dato piacere a te.

La superbia mi fa stimare più virtuosa che io non sia e mi spinge a disprezzare gli altri; ímito il superbo Fariseo, che disprezzava il pubblicano peccatore.

O Gesù, hai detto che se non diverremo piccoli come bambini cioè umili, non entreremo nel regno dei Cieli. Per salvarmi dunque mi è necessaria l'umiltà. Quante cose ti ho chiesto nelle mie preghiere; però poco o niente ho pregato per ottenere l'umiltà. Intensificherò le tuie suppliche per avere la vera umiltà, l'umiltà del cuore.

FRECCIA: « CAPPELLA »

In tempo di tanto paganesimo non mancano le sante iniziative. La Cappella con Gesù Sacramentato nelle principali stazioni ferroviarie è una di queste iniziative.

Sono costretto ad intraprendere dei viaggi, più o meno lunghi. Il mio primo pensiero è dare il saluto a Gesù Sacramentato, che dimora nella stazione.

Scendo alla Centrale di Roma; migliaia di persone arrivano ed altre partono.

Nell'immensa tettoia - salone sono collocate tante segnalazioni, utili ai viaggiatori. Vi si scorge pure questa freccia: « Cappella ».

Una breve gradinata mi porta giù, al piano sotterraneo. Presso l'ingresso della Cappella c'è un - mendicante; dentro vedo un vecchietto e più in là una signora. O povero Gesù, dico dentro di me, sei lasciato solo! È già qualche cosa che due anime ti facciano compagnia. Ma quante volte ho trovato la Cappella deserta!

Gesù mio, coloro che popolano la stazione, non sono anime da te redente? Non ti appartengono tutte? Perché dunque non ti pensano e non vengono a salutarti, o perché arrivati o perché prossimi a partire? Il mondo pensa ad altro; ha gli affari, ha i divertimenti; non si preoccupa di te. Eppure tu sei nella stazione per loro!

Accetta, o Gesù, questa visita a nome di coloro che non te la fanno.

Benedici il mio arrivo; benedici le mie imprese; liberami dai pericoli dell'anima e del corpo. In questi giorni ti offro le mie povere opere buone per riparare i peccati che si fanno in questa grande città.

Ti offro pure i meriti di tanti Martiri e Santi, che morirono in questa città.

Invocata la Benedizione di Gesù, della Madonna e dei Santi Protettori, esco dalla Cappella, col proposito di ritornarvi prima di partire.

Gesù

L'amore mi ha spinto a restare vivo e vero sulla terra sotto le Sacre Specie Eucaristiche. Sto nei Tabernacoli per gli uomini ed essi non si curano di me.

Quanto gradisco una visita! Sono il Prigioniero d'amore ed il mio Cuore palpita fortemente quando vedo un'anima in adorazione davanti al mio Altare.

Le mie mani allora si aprono per elargire grazie e si sollevano per benedire.

Se tutti quelli che giungono in una città o ne partono, venissero a darmi il saluto, o nella Cappella della stazione o in qualche Chiesa, oh, come risentirebbero gli effetti di quella Visita Eucaristica! Ne avvantaggerebbero i loro affari, ma più ne avvantaggerebbe il loro spirito.

Con occhio di compiacenza miro quell'anima che volge il suo pensiero a me Sacramentato, allorché passa vicino a qualche Chiesa o la scorge da lontano.

Quante pene, o anime, rendono amara la vostra vita! Perché non venite a me? Io sono il Consolatore: Venite a me, o voi tutti, che siete affaticati e stanchi ed, io vi ristorerò!

Cercate conforto e sollievo presso le creature. Ma cosa possono esse darvi, se sono tanto misere?

Sono il Dio-Uomo dimorante tra gli uomini. Per mancanza di fede eucaristica da molti sono lasciato in abbandono; restano deserte o quasi le mie Chiese, mentre brulicano di spettatori gli stadi e le sale cinematografiche e sono popolate le vie.

Il mondo va male; è come un pauroso deserto. Le anime sono deboli e cadono nella colpa. L'unico rimedio sono io, Gesù, sorgente eterna di acqua viva, forza dei deboli, conforto dei tribolati, salute dei viventi, speranza di chi muore e pegno di vita eterna. Dal silenzio del Tabernacolo io parlo al mondo e chiamo tutti al mio Cuore amante...

Credo, Gesù mio, che tu sei realmente presente nel Santissimo Sacramento.

Darei la mia vita per testimoniare la verità eucaristica. Però la mia fede è languida.

Se io avessi più fede, in ogni pena correrei al tuo Tabernacolo per avere conforto. Invece cerco sollievo lontano da te. Gradisco le visite che mi fanno persone care e volentieri vado a visitare conoscenti ed amici. Solo con te, o Gesù, sono avara di visite. È il poco amore che nutro per te, che mi lascia in questa indifferenza spirituale.

Ogni giorno il mio pensiero vola di continuo a tante persone, vicine e lontane; raramente vola a te, chiuso nel Tabernacolo.

In avvenire, o Gesù, starò più vicino a te col pensiero e con la presenza. Tu, Sacramentato, sei il tesoro dei cuori ed il Paradiso in terra!

FERVORE EUCARISTICO

Un Missionario Salesiano andava per i villaggi della Malesia a visitare i Cristiani. Il suo arrivo era salutato con segni di festa.

Sarebbero dovuti passare due, tre ed anche cinque anni prima di ripetere la visita, perciò molti approfittavano per farsi istruire, o per regolare il matrimonio, o per accostarsi ai Sacramenti.

Nella foresta, distante parecchi chilometri dal villaggio ove era giunto il Missionario, dimorava un uomo paralizzato alle gambe. Da tempo aveva lasciato il paganesimo ed era divenuto un vero Cristiano.

Volendo ricevere la Santa Comunione, supplicò gli amici affinché lo trasportassero dov'era il Missionario. Ognuno si rifiutava, perché non essendoci mezzi di trasporto, sarebbe stato necessario prenderlo di peso sulle spalle.

L'amore è industrioso. Il paralitico voleva assolutamente ricevere Gesù e poiché nessuno lo aiutava; volle fare da sé. Si raccomandò a Dio ed alla Madonna e partì per il villaggio. Non potendo reggersi in piedi, cominciò a rotolare su se stesso. Partì la sera e giunse al villaggio l'indomani mattina. Era andato avanti rotolando per diversi chilometri, non curandosi delle spine e dei sassi.

Quando giunse ai piedi del Missionario era sanguinante.

Il fatto è stato narrato allo scrivente dallo stesso Missionario, il quale ha affermato: Io rimasi commosso alla vista di quell'uomo e con me anche gli altri. Dissi ai presenti: La vostra fede è grande, ma quella di quest'uomo è massima!

- Padre, disse il paralitico, ora che sono venuto qui, mi dài Gesù Sacramentato?

- Certamente! Questa Comunione ti è costata cara - e te la sei meritata. Gesù verrà nel tuo cuore con molta gioia! -

Gesù

Un convertito della Malesia che dà al mondo lezione di fede e di amore! È proprio questo che manca a molti: fede ed amore eucaristico.

Il mio amore onnipotente per voi tutti, mi tiene vivo e vero sulla terra sotto le Specie Eucaristiche.

Ma perché resto prigioniero nei Tabernacoli? Soltanto per essere visitato e supplícato? Non basta ciò al mio amore.

Ho istituito il grande Sacramento per darmi in cibo alle anime. Mi sono messo sotto le apparenze di pane e di vino per unirmi più intimamente a voi e per farvi comprendere che come il corpo ha bisogno del pane, così l'anima ha bisogno della Comunione.

Non tutti però si curano degli ardenti desideri di un Dio Eucaristico! Per taluni il ricevermi Sacramentato è affare indifferente, che trascurano senza rimorso. Per altri il ricevermi una volta l'anno costituisce un gran peso e vi si sobbarcano per necessità o per accontentare questa o quella persona. Certi infelici rifiutano di ricevermi come Viatico e preferiscono morire nel loro peccato.

Quante amarezze mi danno i cattivi! Ma anche tanti fedeli mi contristano con la loro tiepidezza eucaristica: o trascurano facilmente di comunicarsi, o si accostano a me con poca fede, ricavandone poco frutto.

Quali possono essere i miei desideri? Li manifesto, nella speranza che cuori generosi si muovano a soddisfarli.

1) Comunione frequente, con preparazione e con ringraziamento. Portare ad ogni Comunione il cuore sempre più ricco di buone opere e sempre più disposto al bene.

2) Fare apostolato, affinché i piccoli si accostino presto alla Prima Comunione. Bisogna svegliare la coscienza dei genitori, i quali, mentre sono avveduti nel resto, su questo punto sono ciechi. Ritardando la Comunione, permettono che nel cuore dei piccoli entri prima Satana, con le sue tristi conseguenze, e poi permettono che vi entri io, per essere forse... cacciato al più presto!

3) Si solennizzino le feste con la Comunione; e non solo quelle liturgiche, ma anche le feste personali e familiari: compleanni, anniversari, onomastici...

4) Ciò che molto mi sta a cuore è la S. Comunione del giovedì, in memoria dell'Istituzione Eucaristica.

Mi dà gloria il ricevermi Sacramentato al giovedì con queste intenzioni: ringraziarmi del dono dell'Eucaristia e riparare i sacrilegi eucaristici e le profanazioni che si fanno davanti ai miei Tabernacoli. Benedico le anime ferventi che sanno muovere altre ad appagare il mio desiderio.

5) La Santa Messa, rinnovazione incruenta del sacrificio della Croce, sia più apprezzata. Vi si assista, se è possibile, anche nei giorni feriali. Benedico coloro che nel gìorno festivo, potendo, assistono ad una seconda Messa, per coprire il vuoto di coloro che la trascurano; se non possono fare ciò nella festa, suppliscano durante la settimana.

Io sono Gesù Eucaristico; ardo d'amore e cerco amore e riparazione.

O Gesù Sacramentato, voglio soddisfare i tuoi desideri. Sarà mia premura comunicarmi spesso e sarà da me considerato quasi perduto quel giorno, in cui avrò tralasciato la S. Comunione per colpa mia. E' mia volontà cercare anime che al giovedì si comunichino per ringraziarti e ripararti e che siano disposte ad assistere nella festa ad una seconda Messa. Mattina e sera dirò questa preghiera: Eterno Padre, vi offro per le mani della Madonna tutte le Messe che sono state celebrate nel passato e che saranno celebrate nel corso dei secoli, specialmente le Messe di questo giorno. –

GRATA A DIO

Nel lebbrosario di Acquaviva delle Fonti (Bari) si trova una donna assai sofferente.

Dopo meno di un anno di matrimonio fu colpita dalla lebbra. Fu costretta a lasciare lo sposo, i parenti e la casa per rinchiudersi nel luogo del dolore, da dove uscirà morta.

Da oltre venti anni è ammalata. Il microbo micidiale va consumando il suo corpo, che fa pena a guardarsi.

In conseguenza del male è divenuta perfettamente cieca e si avvia alla sordità; è sopraggiunta la paralisi deformante, alle membra, che suole provocare indicibili dolori.

Mosse a compassione, lodevoli persone vanno a visitarla, con le dovute precauzioni.

Un Sacerdote tempo fa andò a trovarla. A vederla così sofferente si commosse e pensò di dirle qualche parola dì conforto. -

- Signora, come sta?

- Oh, sono tanto, tanto felice! - Felice?

- Sì! L'anima mia è ripiena di gioia. E' stato Gesù a mandarmi questa croce, croce preziosa, perché purifica l'anima mia e serve a salvare altre anime.

- Perciò lei ringrazia Gesù di questa croce?

- Di questo dono devo essere grata a Dio. -

Il Sacerdote rimase edificato e quasi sbalordito alla risposta della signora Caterina Regis, ancora vivente...

Gesù

Sono poche le anime che sanno ammirare la mia sapienza e lodare la mia bontà, quando attuo su di loro i miei disegni per mezzo della sofferenza.

Io sono l'Artista Divino, che lavoro nelle anime per scolpirvi la mia immagine. Lo scultore ha bisogno di martelli grossi e piccoli, secondo i Casi; senza di essi non può dirozzare un blocco di marmo e renderlo un capolavoro.

La sofferenza è il martello principale di cui mi servo; per sofferenza intendo tutto ciò che contrasta i gusti della natura. Ora è il corpo che soffre, ora è l'anima che agonizza. I piccoli martelli sono le croci quotidiane, che rendono la vita più meritoria, perché fanno esercitare le virtù, specialmente la carità, l'umiltà e la pazienza.

Più un'anima mi è cara e più pesanti sono i martelli. Nel mio lavorìo divino guardo la vita presente, ma di più guardo la vita futura: il Purgatorio da fare evitare, scontando sulla terra, il Paradiso più glorioso, con la corona di gloria ingemmata di preziosissime perle, l'Inferno da fare evitare a tanti, peccatori, in virtù del bene che compiono i cuori amanti.

Le anime sapienti apprezzano la mia condotta e sentono il dovere di ringraziare la mia bontà.

Le anime piccine, preoccupate più dell'ora presente chea dell'eternità, si lamentano, borbottando e non di raro si ribellano al lavorìo che compio. Non mi comprendono e pensano che io non sappia trattarle o che le abbia abbandonate al destino.

Io sono il Celeste Giardiniere, che ho cura delle mie piante e so a suo tempo potarle, affinché producano più frutto.

Non sto ozioso nelle anime. Beati coloro che mi danno libertà di agire!

Ho da chiederti perdono, o Signore, della mia condotta passata. Non ho saputo apprezzare il lavorio paziente ed amoroso, che hai voluto compiere in me iri tanti anni di vita.

Quando mi hai mandato qualche, grave afflizione, ho pensato che tu mi amassi poco e mi avessi quasi abbandonata, mentre tu hai inteso purificarmi e distaccarmi dalle cose del mondo.

I martelli provvidenziali, di cui ti sei servito per scolpire in me la tua immagine, non li ho sopportati, anzi mi sono irritata al loro tocco.

Voglio essere generosa. Se la pianticella dell'anima mia ha bisogno di potatura o di grossi tagli, ti dò, Gesù mio, libertà di agire. Non più lamentele e ribellioni, ma tutto voglio accettare dalle tue mani amorose e delicate.

Anch'io, quando avrò da stare in croce, vorrò dire: Sono tanto felice... perché sono, o Gesù, nelle mani divine!

TRISTE STORIA

Una signorina viveva cristianamente; era l'esempio del paese. Le mamme l'additavano alle figliuole.

Disgrazia volle che, commettesse un fallo. Non seppe mortificare il cuore e poco per volta cadde nel disonore.

Quando il fatto divenne di pubblica ragione, la signorina fu cacciata da casa.

- Hai disonorata la famiglia; vattene via e non lasciarti più vedere! - La giovane, demoralizzata, pensò di rivolgersi a Dio e si presentò al Parroco per essere confortata e sorretta in quell'ora terribile.

Il Parroco, non ponderando bene le cose, non trattò con delicatezza la signorina e le rinfacciò il male fatto: E non ti vergogni di presentarti a me dopo quanto è successo? -

La giovane, che sperava trovare nel Ministro di Dio il Ministro della divina misericordia, cadde nella disperazione: i genitori mi hanno cacciata; Dio mi respinge. Cosa mi resta a fare? Togliermi la vita!

II demonio intensificò l'opera sua, facendo comprendere alla peccatrice che per essa non c'era più misericordia.

La signorina andò in altro paese ed aspettò il buio della sera per suicidarsi, gettandosi nel fiume.

Affinché si perdesse ogni traccia, dapprima buttò nelle acque la borsetta, contenente le carte personali e un po' di denaro; poi spiccò il salto per annegarsi. Come se una mano misteriosa la trattenesse, non riuscì a gettarsi; tentò la seconda e la terza volta e non riuscì ancora.

Indispettita, si allontanò dal fiume, dicendo: Ritornerò domani sera. Assolutamente devo troncare la vita! -

Non sapendo dove passare la notte, per sfuggire agli sguardi altrui, si sedette presso il muro del vicino cimitero.

Fatto giorno, per trascorrere le lunghe ore che a separavano dalla sera, gironzolò per il paese, sfamandosi con un pezzo di pane, che un ragazzetto aveva gettato. Passando per una Chiesa, sentì l'ispirazione di entrarvi, ma più per riposare che per pregare.

In quel momento predicava un Sacerdote, mio amico, il quale, mentre io scrivo, mi narra il fatto. Ecco le sue parole: Trattavo l'argomento della divina misericordia, mostrando alle anime la bontà di Gesù verso i peccatori. Quando, finita la predica, giunsi in sacrestia, venne il Parroco a dirmi: C'è in fondo alla Chiesa una signorina; dallo sguardo e dal parlare concitato pare una disperata. Ha chiesto di parlarle. Ho risposto che lei è stanco e non può riceverla. Essa insiste ancora.

- Le dica che venga; l'ascolterò volentieri: -

La giovane faceva pena a guardarsi. Mi disse commossa: Ho ascoltato la sua predica. Dunque per me c'è ancora misericordia?... Gesù perdonerà i miei peccati?... - e mi narrò in breve la triste storia.

Potei risollevarla nel suo morale; quella sera non tentò di gettarsi nel fiume; ritornò tra le braccia di Gesù con la Confessione; la Santa Comunione le fu di balsamo. Con l'aiuto di Dio potè riabilitarsi davanti alla società.

Quel giorno ib ebbi tanta gioia, pensando al frutto della mia modesta predica.

Gesù

Sono misericordioso, anzi sono la misericordia in persona. Qualunque peccato, qualunque ne sia il numero e la gravità, si perde nell'oceano della mia misericordia. Finché dura il tempo, cioè la vita terrena, io sono Gesù misericordioso. Quando comincia l'eternità, appena avviene la morte, io sono Gesù d'infinita giustizia. Ho un'eternità per la mia giustizia; ho solo il tempo per la misericordia; poiché sono tanto buono, con tutti coloro che militano sulla terra, voglio usare continua misericordia.

E non sono io quel Gesù, che perdonò la Samaritana, la donna adultera, Zaccheo, Maria Maddalena, il ladrone morente sulla croce, l'Apostolo Pietro spergiuro per tre volte? E non sono quel Gesù, che ogni giorno perdono per mezzo del mio Ministro al confessionale, bestemmie, delitti, scandali ed ogni iniquità?

Se i peccatori riflettessero sulla mia misericordia, come correrebbero a me senza alcun indugio!

Sono buono, ma di una bontà infinitamente delicata. Ecco un esempio: Un'anima desidera una grazia particolare e me la chiede con insistenza. Sono più desideroso io di darla che essa di riceverla; tuttavia non gliela do, perché prevedo che poi non corrisponderà ed allora avrei il dispiacere di chiederle conto.

Due peccati trafiggono specialmente il mio Cuore: il primo è la sfiducia in me; il secondo è l'abuso della mia misericordia.

Non fidarsi di me Redentore, che do la vita per la salvezza del mondo, è un oltraggio al mio amore. Abusare della mia misericordia, peccando e ripeccando, senza la volontà risoluta di lasciare il male, è un insulto alla mia bontà.

Desidero che la mia misericordia sia ringraziata e riparata.

Avere un Dio disposto a perdonare tutto, purché si ricorra a lui prima di essere giudicati, e non volerne approfittare in tempo, è la maggiore delle stoltezze.

Fatevi amico il giudice mentre siete lungo la via, affinché egli non abbia a consegnarvi alle guardie per rinchiudervi nella prigione, ove sarà pianto e stridore di denti.

Tu, o Gesù, sei misericordia e me l'hai dimostrato le cento volte durante la vita. A quest'ora dovrei essere tra i dannati nell'Inferno, se la tua giustizia avesse troncata la mia esistenza in quel periodo, in cui vivevo nel peccato. Invece mi hai sopportata ed anzi ricolmata di grazie.

È giusto rendere onore al tuo Cuore misericordioso, ringraziandoti con un corso di Sante Comunioni.

Mi comunicherò parecchie e parecchie volte con l'intenzione di ringraziarti della misericordia usata a me ed a tante altre anime ingrate, che non ti ringraziano. Anch'io ho abusato della tua misericordia ed ho tanto oltraggiata la tua bontà.

Ti chiedo perdono, o Signore, a nome mio e di tutti coloro che continuano ad abusare del tuo buon Cuore!

MA... DIO NON MUORE!

Nella Repubblica dell'Equatore viveva un ottimo cattolico. Era Garcia Moreno. Questi era avvocato, ingegnere e grande statista; il popolo lo elesse Presidente della Repubblica.

Quantunque occupasse un posto così eminente, non tralasciava le sue pratiche devote giornaliere, dando così a tutti il buon esempio.

Ogni mattina, di buon ora, ascoltava la Messa, anzi si prestava a servirla, e si accostava anche alla Comunione. Era il promotore e l'animatore delle manifestazioni religiose. Molto devoto del Sacro Cuore, consacrò la Repubblica al Cuore di Gesù.

Un giorno il Parroco della Cattedrale di Quito disse al popolo che si cercava un operaio, disposto a portare una pesante Croce all'ingresso della città, ove bisognava collocarla. Garcia Moreno disse al Parroco: Porterò io la Croce sulle mie spalle. Quest'onore è riservato a me, quale Presidente della Repubblica. -

Quanto bene operò finché fu al governo della nazione!

I cattivi non potevano sopportarlo; i massoni decisero di ucciderlo, pensando: Morto questo Presidente, sarà abbattuta la Religione Cattolica nell'Equatore. Infatti, il 6 Agosto 1875, mentre si recava al Palazzo del Governo, fu assalito dai settari e colpito a morte.

Il Moreno prima di spirare esclamò: Io muoio, ma... Dio non muore! –

Gesù

Al mio valoroso soldato, che muore per la mia causa, a Garcia Moreno, è dovuto il premio, il Paradiso; ai suoi uccisori, miei nemici, è dovuto il castigo, l'Inferno.

Io sono Gesù di misericordia. Ma appena si sta per entrare nella vita eterna, appena l'anima spira, io sono Gesù di giustizia, il Re della tremenda maestà, il Giudice supremo. Do a ciascuno secondo le sue opere.

Ogni carne viene a me per essere giudicata; a me si presenteranno coloro che oggi mi bestemmiano, che mi combattono, che calpestano la mia legge. Davanti al mio trono di inesorabile giustizia non ci sono re e principi, padroni e servi; ma tutti tremanti hanno da guardare un Dio fatto uomo, che è folgorante di luce nella sua gloria eterna.

Come il padrone, secondo la parabola del mio Vangelo, chiama a raccolta i suoi -servitori per fare i conti e se ne trova qualcuno infedele lo caccia in prigione senza pietà, così io, giusto Giudice, chiamo alla resa dei conti ogni anima, appena si separa dal corpo, e giudicherò tutta l'umana generazione riunita nell'ultimo giorno del mondo.

Quello sarà il mio giorno, il giorno di un Dio amato o disprezzato; sarà giorno di dolore e di miseria, giorno grande ed amaro assai.

Di tutto l'anima dovrà dar conto, anche di una parola oziosa. Beati coloro ai quali sono state rimesse le iniquità ed i cui peccati sono stati coperti dal manto della mía miserícordia. Durante la vita mortale sono stati vigilanti; hanno combattuto; se hanno ricevuta qualche ferita, hanno fatto subito ricorso a rne, padre di misericordia, e così al passaggio per l'eternità possono essere annoverati tra i servi fedeli. Ad ognuno di costoro dico: Vieni, servo buono e fedele! Poiché sei stato fedele nel poco, ti costituirò padrone sul molto. Entra nel gaudio del tuo Signore. -

Ma guai al fattore infedele, che ha sperperato i miei beni! Guai al servo pigro che non ha fatto fruttare il talento che gli avevo consegnato mettendolo nel mondo! Guai a coloro che hanno avuto vergogna di me davanti al mondo! Allora io mi vergognerò di essi davanti al Padre mio ed ai miei Angeli.

A questi operatori d'iniquità, per i quali sono morto in Croce, ho da dare la terribile sentenza: Via da me, maledetti! Andate nel fuoco eterno, preparato a Satana ed ai suoi seguaci.

Giusto sei, o Signore, e retto è il tuo giudizio!

Poiché tu sarai il mio Giudice al mio ingresso nell'eternità, mentre sono ancora per via su questa terra, voglio renderti mio amico. Gli amici si aiutano, perché si amano. Se durante la vita ho te per amico, che timore potrò avere pensandoti Giudice? Le mie iniquità sono state perdonate ed i miei peccati sono stati distrutti col tuo Divin Sangue.

Non mi resta che essere vigilante, per conservare inalterata la preziosa amicizia, preferendo la morte al peccato.

Poiché è detto: Ricòrdati dei peccati che ti sono stati perdonati! - voglio tenere presenti alla mia mente le mie colpe, non per preoccuparmi, ma per umiliarmi e per avere una spinta maggiore ad amarti.

Ogni giorno, almeno prima di prendere riposo, voglio dire: Gesù mio, metto nelle fiamme del tuo Cuore misericordioso tutti i miei peccati! Distruggili completamente, affinché quando avrò da presentarmi a te per il giudizio finale, tu non abbia a trovare in me ombra di colpa! -

O Gesù, al giudizio sii il mio Salvatore e non il mio Giudice!

VISIONE PROFETICA

Ezechiele è uno dei Profeti più famosi del popolo ebreo. Visse sei secoli prima che nascesse Gesù Cristo.

Verso i trenta anni cominciò il suo ministero profetico e per circa ventidue anni ascoltò direttamente la voce di Dio, che poi trasmise agli Ebrei. Le sue visioni profetiche sono meravigliose; eccone una:

La mano del Signore venne sopra di me e mi condusse in ispirito in mezzo ad un campo pieno di ossa. Mi fece camminare tra le ossa, che erano sovrabbondanti e molto secche.

Il Signore mi disse: O uomo, credi tu che queste ossa diverranno vive? - Voi lo sapete, o Signore Iddio! - Profetizzerai intorno a queste ossa e dirai: Ossa secche, ascoltate la parola del Signore! Io manderò a voi lo spirito e vivrete! Vi darò i nervi, vi farò crescere la carne, stenderò su voi la pelle, vi darò l'anima e ritornerete in vita. Cosa saprete che io sono il Signore. - Parlai a nome di Dio, come mi era stato comandato; ed ecco farsi un grande movimento: le ossa si accostarono alle ossa e ciascuno andava alla propria giuntura. E mi accorsi che sopra le ossa erano andati i nervi, la carne e la pelle, però non c'era l'anima.

Il Signore mi disse: Parlerai nel mio nome allo spirito e dirai: Il Signore Iddio dice questo: Vieni, o spirito, dai quattro venti, e va sopra questi morti affinché risorgano! -

Feci come m'era stato ordinato; entrò l'anima in quei corpi ed ebbero vita; infatti si rizzarono in piedi e si formò una grandissima moltitudine. (Ezechiele XXXVII, 1...)

Gesù

Al mio Profeta feci vedere innanzi tempo quanto avverrà alla fine del mondo, prima della mia comparsa gloriosa sulle nubi del cielo.

Al suono delle angeliche trombe i morti risorgeranno; i corpi umani si ricomporranno e si riuniranno all'anima. Il corpo seguirà la sorte dell'anima.

Io sono la risurrezione e la vita!

Mi umiliai a morire sulla Croce; il mio corpo era tutto piagato e senza sangue. Tre giorni stetti seppellito; ma poi il mio corpo si riunì all'anima ed uscii dal sepolcro nello stato glorioso.

Io sono la primizia della risurrezione! Durante la mia vita pubblica avevo fatto risorgere dei morti, ma non nello stato glorioso. L'onore della primizia era riservato a me, Dio, Verbo Incarnato.

Tuttavia, anche voi un giorno risorgerete, alla fine del mondo; i vostri corpi, dopo l'umiliazione del sepolcro, ritorneranno alla vita, per andare assieme all'anima all'eternità felice o infelice.

Il vostro corpo, strumento dell'anima, è ben giusto che vada a godere il frutto del bene operato in vita. Quelle membra, che sono state sotto il dominio della volontà per custodire la mia legge e vivere nella purezza, quelle mani che hanno beneficato il prossimo; quei piedi che si sono mossi per ubbidire alla mia volontà; quelle labbra e quella lingua che hanno cantato le mie lodi e mi hanno supplicato, quel cuore desideroso di piacermi, quegli occhi che mi hanno mirato sotto i Veli Eucaristici e quelle orecchie che hanno ascoltato la mia parola per metterla in pratica... tutto il corpo umano sarà ripagato eternamente nella gloria del Cielo, gustando delizie, al cui confronto sono un nulla tutti i piaceri dei sensi.

Ma se l'anima è dannata, al corpo sono riservati i più terribili tormenti e per sempre!

Quanta compassione fanno coloro che rivolgono tutte le cure al corpo e poco o niente si curano dell'anima! Preferiscono il secondario al principale e non pensano che trascurando l'anima rovinano anche il corpo. -

Oggi nel mondo il corpo è idolatrato. Tutto è lecito, pur di procurare una soddisfazione ai sensi.

Quale sarà il destino eterno di quel corpo profumato, le cui membra sono strumento di peccato? Cosa ne sarà di quegli occhi impuri, di quelle mani profanate, di quel cuore arso da amori illeciti?

I miei Santi sono stati sapienti; in vista della gloria eterna riservata al corpo, hanno saputo tenerlo a freno con la temperanza, con la mortificazione ed anche con le battiture.

Infelici e stolti i gaudenti del mondo, perché non vogliono pensare alla dissoluzione del corpo nella tomba e non vogliono credere alla risurrezione universale! Hanno orrore di questa grande verità predicata da me, verità eterna, e preferiscono non crederla. Ma verrà anche per loro il giorno del giudizio; apriranno con ritardo gli occhi, quando non potranno più rimediare.

Pensando, o Gesù, al mio corpo, sento confusione e vergogna.

Avrei dovuto trattarlo sempre con il massimo rispetto, come tempio dello Spirito Santo e come immagine della tua Sacrosanta Umanità, ed invece l'ho profanato.

Era mio dovere tenerlo a freno nelle sue male voglie ed io, dimenticando il suo destino eterno, ho voluto rendermi simile ai giumenti senza intelletto.

Come potrei pretendere che questo mio corpo abbia a risorgere un giorno gloriosamente ed abbia ad entrare in Paradiso?... Ma la tua misericordia mi dà piena fiducia. Il corpo della Maddalena, strumento di peccato, fu ammesso a baciare i tuoi piedi, a bagnarli con le sue lacrime e ad asciugarli con i suoi capelli; tu, o Gesù, non avesti orrore di quel contatto, anzi fosti lieto di quell'atto di fiducia e di amore e perdonasti tutto alla peccatrice di Magdala.

Se ho imitato la Maddalena nella colpa, voglio imitarla nella penitenza e nell'amore.

Nel resto della vita rispetterò il mio corpo, lo terrò sempre soggetto alla retta ragione, farò uso della mortificazione cristiana per custodire gelosamente i miei sensi. Devo riparare il passato e devo rendermi degna della risurrezione gloriosa.

CONCLUSIONE

A chiusura dello scritto riporto qualche brano della vita di Santa Geltrude, preso dal libro « l'Araldo del Divino Amore ».

Il primo periodo della vita della Santa non fu macchiato da gravi colpe, ma fu offuscato dalla tiepidezza; nei primi anni della giovinezza infatti si occupò più delle cose del mondo che del suo profitto spirituale. Per cose del mondo s'intende l'ardente desiderio cfie aveva di acquistare la scienza, per cui lo studio era il suo maggiore godimento. Quando Gesù le fece aprire gli occhi alla vera luce, Geltrude pianse.

Io ti saluto, o mio Salvatore, luce dell'aníma mia! Tutto ciò che i cieli racchiudono nelle loro sfere, la terra nel suo globo, l'abisso dei mari nelle loro profondità, ti ringrazino dello straordinario favore di avermi fatto conoscere e considerare i segreti del mio cuore...

Prima che tu mi dessi la vera luce, mi curavo poco del mio interno, poco più delle calzature dei miei piedi.

In questa nuova luce potei ricercare con cura nel mio cuore e scorgere nella mia anima più di una macchia. Vidi nel mio interno tanto disordine, da rendere impossibile la tua dimora in me. Però la mia indegnità non ti ha allontanato da me, o Gesù mio amatissimo!

Con tale dolce accondiscendenza tu hai voluto impegnare la mia anima a fare nuovi sforzi, per unirmi più familiarmente a te, per contemplarti con occhio più limpido e per gioire con pienezza del tuo amore.

Quando considero cosa era la mia vita in passato, devo proclamare con sincerità che il beneficio della tua luce fu un dono gratuito ed immeritato.

Da quel benedetto istante, in cui tu, o Gesù, mi hai aperti gli occhi, ho avuto una conoscenza così luminosa di te stesso, da essere più commossa per la dolce tenerezza della tua familiarità che per il timore dei tuoi castighi.

Un giorno mi dicesti, o Signore: Se tu per riconoscenza facessi risalire sino a me, come l'acqua di un fiume che precipita verso il mare, le grazie di cui ti ho ricolmata, se ti sforzassi di crescere in virtù, come un albero vigoroso si adorna di ricca verzura, se libera di tutti i legami terrestri, spiccassi il volo come la colomba verso le regioni celesti per dimorarvi con me, lungi dalle passioni e dal rumore del mondo, allora tu mi prepareresti nel tuo cuore un incantevole soggiorno. - Il mio spirito restò tutto il giorno occupato da queste tue sante parole.

O Gesù, chi mi darà di far scorrere sull'anima mia un vasto oceano, le cui acque, mutate in sangue, purifichino questo mio cuore vile e miserabile?

Chi mi darà di strapparmi il cuore dal petto e, fattolo a brani, gettarlo su carboni ardenti, affinché purificato col fuoco da ogni scoria potesse essere se non degno di te, almeno un pò meno indegno? Da che ho deciso di darmi a te generosamente, tu, o Gesù, ti sei mostrato a me ora col volto benevolo ed ora con espressione severa, secondo che sono stata più o meno vigilante nel combattere i miei difetti.

Quando ho commessa qualche infedeltà, nella tua infinita bontà, ti sei mostrato più afflitto che irritato.

Prima di darmi a te, o mio Signore, ti procurai un grande dispiacere con una conversazione mondana. Mi meraviglio io stessa come abbia potuto giungere a tale punto di demenza. Con tutto ciò tu mi amavi. Forse volevi farmi esperimentare le parole di S. Bernardo: Quando fuggiamo, tu c'insegui; se ti mostriamo ilo dorso tu ci presentimi volto; se supplichi, ti disprezziamo. Ma né cattiveria, né disprezzo, possono allontanarti da noi. Instancabile e buono t'industri di guidarci sempre verso quella gioia che l'occhio umano non ha vista; né l'orecchio intesa e cuore umano non conosce –

Per i dono che mi hai fatto, sia lode a te, o Gesù, e ringraziamento perenne!

Possa io d'ora innanzi essere sempre presente a te, come tu lo sei a me.

Se per necessità dovrò occuparmi di cose esteriori, possa io prestarmi per il loro compimento, ma interiormente unita a te, così che, quando le avrò adempite con cura, possa ritornare subito a godere di te, nell'intimo del mio cuore!

Chi sei Gesù?… La mia felicità… nel tempo e nell'eternità!


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