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Esegesi del Vangelo delle nozze di Cana

Sorelle care, questa mattina abbiamo cominciato a meditare sul primo miracolo che Gesù compì: il miracolo delle nozze di Cana col quale diede inizio ai suoi prodigi, e abbiamo detto anche che Gesù fece il suo primo miracolo in questo contesto di nozze, proprio perché chiama gli uomini da lui redenti ad uno stato sponsale, di uno sposalizio ovviamente soprannaturale, spirituale, divino, tramite l'amore della carità. San Tommaso dirà: caritas est vis unitiva, la carità è una forza di unione. Quindi, se l'anima umana ama Iddio, immediatamente sperimenta in sé una perfetta unione con Dio. Abbiamo poi sottolineato come l'amore di Dio, a differenza di una semplice amicizia umana, presenta questi tratti tipicamente sponsali, cioè il tratto dell'intimità, dell'esclusiva familiarità con Dio: appartenere noi tutti a Dio, senza eccezione alcuna, senza sottrarre qualcosa a Dio, ed appartenere a Dio solo, senza disperderci nelle creature, senza perdere di vista quello che è l'unum necessarium, l'unica realtà necessaria.

Questo pomeriggio, proseguendo nella lettura e nel commento del santo Vangelo, arriviamo al terzo versetto. L'evangelista dice così: "Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino". Sempre mi sorprende e mi commuove la concisione e la semplicità con cui la madre del Signore dice: "Non hanno più vino". Non gli fa un lungo discorso, un discorso articolato dove dovrebbe spiegare tutte le ragioni. No, dice semplicemente, attirando l'attenzione del Salvatore su questo semplice fatto, gli dice: "Non hanno più vino". Gesù capisce subito che sua madre gli chiede appunto di fare il miracolo, il prodigio, come risulta poi dalla sua risposta. In questo, care sorelle, c'è anzitutto da meditare, da pensare a quanto è importante l'intercessione di Maria presso il suo Figlio per ottenere da Lui un qualsiasi beneficio. Vedete, non a caso, proprio il primo prodigio - voi sapete che il primo è sempre in qualche modo emblematico, paradigmatico - il primo prodigio di Gesù è operato proprio per intercessione della sua Madre Santissima; si potrebbe quasi dire in modo straordinario, perché questo vangelo è davvero sorprendente: vedete, Maria ha ottenuto questo miracolo accelerando i tempi.

Infatti Gesù dice: "E che importa a me e a te, Donna? Non è ancora giunta la mia ora". Che cosa significa questo per noi? In quale modo questo ci riguarda? "Il mio tempo non è ancora venuto". Gesù dice chiaramente: "No, non farò il miracolo, il mio tempo non è ancora venuto". Maria, con pazienza straordinaria e soprattutto con fede incrollabile dice: "Fate tutto quello che vi dirà"; allora Gesù compie il miracolo e dice: "Attingete l'acqua", e l'acqua che attingono diventa vino.

Vedete, la beata Vergine ottiene proprio quello che è quasi l'impossibile. Ecco perché si diceva giustamente di Maria che Ella gode di una onnipotenza di intercessione presso Dio. Non c'è altra via al Padre se non quella via che il Padre stesso ha tracciato, e quella via è Gesù. Non ce ne sono altre. In questo contesto, sorelle care, succede molto spesso che ci siano dei mistici esagerati, che poi esagerando nello spirito cadono nella falsità, come dice appunto san Paolo: "Oh voi insensati Galati, cominciate dallo spirito e finite nella carne". Si comincia nella verità evangelica, la si esagera, poi si finisce al di fuori dell'ortodossia, al di fuori del dogma. Ora, ogni autentica vita di orazione, ogni autentica esperienza mistica, come sottolineano le due grandi anime mistiche della Chiesa cattolica che sono appunto le due dottoresse della Chiesa, e cioè santa Caterina da Siena, nostra consorella, e santa Teresa, entrambe (e non solo loro: tutti i mistici cattolici veramente degni di tal nome), sottolineano che in nessun momento della vita di orazione l'anima abbandona quella via maestra, quella via unica che è Gesù.

La via dell'ubbidienza, via umilissima, perché la natura umana di Gesù paragonata al Padre e allo stesso Verbo consustanziale al Padre e al Divino Spirito, paragonata alla natura divina, la natura umana è quello che è ogni natura creata, cioè un nulla. Però è un nulla che Iddio ha scelto: è questo che conta, non la grandezza delle realtà in sé, ma la grandezza che Dio dà ad ogni realtà. La vera vita di orazione non può mai dispensarsi da questa fondamentale umiltà ed obbedienza, che non vuole ottenere Dio, come dice sant'Anselmo, quasi per rapinam, quasi usurpando la divinità. Anche questa è una via, ma è la via che ha scelto il demonio, l'apostata fin dall'inizio, è la via dei nostri progenitori, è la via dei peccatori: cioè essere come Dio, ma senza Dio.

Bisogna invece essere come Dio secondo il dono di Dio, ecco che cosa avviene nelle anime buone e sante. La cosa interessante, che mi fa molto meditare, è la vicinanza della santità al peccato. Vedete, tanto i Santi quanto i peccatori vogliono essere come Dio: ciò vuol dire che amare Dio è una necessità; non si può non amarlo, tutti lo amano. Santi e peccatori, ma con un amore abissalmente diverso: per quella sola sfumatura che i Santi amano Dio con umiltà, i peccatori invece pensano di amare Dio a modo loro, cioè in modo orgoglioso. L'umiltà o l'orgoglio, distingue gli angeli buoni e quelli cattivi, distingue i Santi e i peccatori. L'amore di Dio c'è negli uni e negli altri, l'umiltà c'è negli uni e non c'è negli altri; ecco perché l'amore è vero solo in chi è anche umile. Chi è umile si sottopone con obbedienza, non in quel modo suo di amare Dio, ma a quel modo in cui Dio stesso vuol essere amato. Care sorelle, vedete quanto è importante sottomettersi alla povertà, all'umiltà delle creature se sono innalzate da Dio a strumenti della sua divina rivelazione. Così non c'è altra via verso il Padre se non Gesù: e, notate bene, non c'è altra via verso Gesù, se non Maria. Perché questo?

Qualcuno potrebbe dire, anzi, sono i protestanti, a questo punto, che ci fanno questa obiezione quando dicono: "In fondo voi cattolici moltiplicate i mediatori". Allora perché non potrebbe esserci un'altra via che conduce a Maria ed un'altra via per quell'altra via ecc.?

Rispondiamo noi cattolici: "Per un semplice motivo, perché Iddio ha voluto in quel determinato modo, perché Iddio l'ha voluto. Ecco perché Gesù è l'unica via verso il Padre, ed ecco perché Maria è l'unica via verso Gesù".

Se il Padre Eterno voleva perdonarci, cancellare il nostro peccato, poteva farlo anche senza l'Incarnazione. Non sarebbe stata una redenzione così perfetta, così piena, però sarebbe sempre redenzione, perché Dio è onnipotente, Dio non è legato a nessuno schema prefisso. Dio poteva redimere anche senza l'Incarnazione, ha voluto invece che il suo Figlio si incarnasse; è volontà di Dio. Similmente Iddio avrebbe potuto benissimo far discendere dal cielo il Figlio suo incarnato, come uomo maturo, come uomo adulto, come vaneggiavano alcuni eretici nei primi secoli, che parlavano di Cristo come di anthropos epouranios, uomo celeste, che scende dalle stelle proprio come uomo completo, maturo, sulla nostra terra.

Dice san Paolo, nella sua semplicità straordinaria, con quella frase che è tutta un trattato di cristologia e di mariologia: "Egli è nato sotto la legge ed è nato da una donna". Perché noi diamo quel culto particolare a Maria considerandola come la nostra via a Gesù, per Mariam ad Iesum? Per un solo motivo, come dice san Bernardo: "Perché Iddio ha voluto che noi tutto avessimo per Maria".

Maria, dandoci Gesù, ci ha dato il dono perfetto dell'Eterno Padre: perché il Padre, il dono del Verbo e del suo Spirito, che è dono del Padre e del Figlio, nel dono del Verbo, Iddio ci dà se stesso.

Vedete, Gesù Redentore, vero Dio e vero uomo, il dono perfetto del Padre, il Padre ce lo ha dato tramite Maria, per mezzo di Maria. Ecco allora come Colei che ci ha dato Gesù, è anche Colei che ci conduce a Gesù. È davvero ardita, ma molto giusta e profonda quella parola che dice che la beata Vergine est quasi forma Dei, è quasi la forma di Dio. La forma è come il modello, come quando si fa una statua, si fa prima un modello di quella statua e poi vi si fonde dentro il metallo, bronzo o qualcosa del genere.

Giustamente san Luigi Maria Grignion de Montfort, prendendo questa idea di Maria forma Dei - è antichissima questa idea, mi pare che lo stesso sant'Agostino fosse il primo ad accennarla - dice che nessuno può essere plasmato, modellato dallo Spirito Santo in modo cristiforme, cioè in modo tale da crescere, come dice l'apostolo, fino alla piena maturità dell'uomo adulto in Cristo, se non tramite quel modello che è appunto Maria.

continua.....