00 03/09/2009 11:54
SIRACIDE

Nota introduttiva

Quando sul finire del I secolo d.C. venne stabilito il canone ebraico dei libri sacri, il Siracide ne venne escluso e, di conseguenza, l’originale ebraico, non più letto in sinagoga, un po’ alla volta andò perduto. Dalla fine del secolo XIX in poi, tuttavia, se ne sono riportate in luce ampie sezioni, attraverso manoscritti medievali trovati in Egitto, presso una sinagoga del Vecchio Cairo, e frammenti diversi scoperti in Palestina, e più precisamente a Qumran e a Masada. Si è ininterrottamente conservata, invece, dall’antichità ad oggi, la versione greca del Siracide, della quale la Chiesa si è sempre giovata.
Tra i manoscritti greci alcuni conservano una forma testuale più corta (testo breve), mentre altri vi inseriscono qua e là aggiunte e amplificazioni (testo lungo). Allo stato attuale degli studi, il testo greco breve del Siracide è considerato più autorevole dal punto di vista critico e per questo motivo esso era stato preferito nelle precedenti edizioni della traduzione italiana della Bibbia per l’uso liturgico (1971 e 1974). La Chiesa latina, però, ha costantemente privilegiato il testo lungo del Siracide: così nella Vetus Latina, nella Vulgata e oggi nella Nova Vulgata (1979, 1986).
Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha dichiarato la Nova Vulgata “tipica” soprattutto per l’uso liturgico. In questa terza edizione della Bibbia liturgica italiana è stato pertanto tradotto dal greco non il testo breve del Siracide, ma quello lungo. È sembrato doveroso anche dare il giusto rilievo al testo breve, segnalandone al lettore l’estensione: per questo motivo esso viene stampato in carattere tondo, mentre stanno in corsivo le aggiunte proprie del testo lungo. Le varianti più significative dell’ebraico vengono segnalate nelle note di commento. In un apparato specifico a fondo pagina del testo, invece, sono riportate le varianti più significative con cui la Nova Vulgata (NVg) si distacca dal testo critico di uso più corrente, curato da J. Ziegler, che è seguito nella presente traduzione.

Prologo*

Molti e importanti insegnamenti ci sono dati dalla legge, dai profeti e dagli altri scritti successivi, per i quali è bene dar lode a Israele quanto a dottrina e sapienza. Però non è giusto che ne vengano a conoscenza solo quelli che li leggono, ma è bene che gli studiosi, con la parola e con gli scritti, si rendano utili a quelli che ne sono al di fuori.
Per questo motivo, mio nonno Gesù, dopo essersi dedicato per tanto tempo alla lettura della legge, dei profeti e degli altri libri dei nostri padri, avendone conseguito una notevole competenza, fu indotto pure lui a scrivere qualche cosa su ciò che riguarda la dottrina e la sapienza, perché gli amanti del sapere, assimilato anche questo, possano progredire sempre più nel vivere in maniera conforme alla legge.
Siete dunque invitati a farne la lettura con benevola attenzione e ad essere indulgenti se, nonostante l’impegno posto nella traduzione, sembrerà che non siamo riusciti a rendere la forza di certe espressioni. Difatti le cose dette in ebraico non hanno la medesima forza quando vengono tradotte in un’altra lingua. E non solamente quest’opera, ma anche la stessa legge, i profeti e il resto dei libri nel testo originale conservano un vantaggio non piccolo.
Nell’anno trentottesimo del re Evèrgete, anch’io, venuto in Egitto e fermatomi un poco, dopo avere scoperto che lo scritto è di grande valore educativo, ritenni necessario adoperarmi a tradurlo con diligente fatica. In tutto quel tempo, dopo avervi dedicato molte veglie e studi, ho portato a termine questo libro, che ora pubblico per quelli che, all’estero, desiderano istruirsi per conformare alla legge il proprio modo di vivere.