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CON L’IMMACOLATA [SM=g27998] CONTRO MASSONI E “NEMICI” DELLA CHIESA DI DIO

P. ANTONIO M. DI MONDA O.F.M.Conv. - CASA MARIANA - FRIGENTO (AV.) 1986

Da parte dell'Ordine nulla osta per la stampa P. Stefano Maria Manelli Ministro Provinciale Napoli 11 febbraio 1986


PREFAZIONE

S. Massimiliano M. Kolbe ha lottato strenuamente, per tutta la vita, contro la massoneria e gli altri «nemici» della Chiesa di Dio [SM=g27998] .
E, cioè, dopo averne individuato la natura, le strutture organizzative e le losche finalità, egli ha studiato e messo in atto il suo piano di attacco. È quanto vogliono dire le pagine che seguono. Esse ci riportano alla storia affascinante di una delle più presti­giose figure della storia contemporanea della Chiesa, e provano, una volta di più, come in tutti i santi, i pro­getti, anche i più arditi, si traducano in realtà, con sor­prendente facilità e coerenza, perché scaturiti da premesse di grazia e di soprannaturale, assieme a singolari doti di natura. «Non dobbiamo credere - diceva appunto Padre Kolbe a tutti gli esitanti e scettici, a proposito delle necessarie innovazioni o sviluppi da aversi nello spi­rito francescano - che tutte queste cose siano solo pure teorie astratte, irrealizzabili nella pratica. L'Immacolata, infatti, ha voluto suscitare già una Casa religiosa (Niepo­kalanow, in Polonia), la quale praticamente ha dato prova della possibilità di una tale vita e di un tale lavoro, durante i cinque anni della sua esistenza. (...) Sono stato in molte nazioni, ho visto tante cose, ho parlato con diverse persone, ma credetemi: non vi è niente di più adatto per curare i mali del nostro tempo che il nostro serafico Ordine, se con coraggio, prontezza, rapidità e costanza evolve lo spirito del serafico Padre S. Francesco».

Le pagine che seguono provano pure che la santità autentica è sempre intraprendente, combattiva per l'onore di Dio e la salvezza delle anime: i santi che pensano a se stessi solamente, o che, «alienati» in un mondo di sogno, si disinteressano dei reali bisogni e drammi dei fratelli; o che tacciono e cedono all'onda montante del male..., esistono solo nella fantasia di chi non ha capito nulla del cristianesimo, o ha la mente ottenebrata dai fumi di ideologie pazze. Padre Kolbe ritiene la lotta per Dio e la verità un dovere, un ideale sacrosanto e irrinunciabile di tutti coloro che amano veramente. Ciò che non può non suonare rimprovero a certi modi di vivere la propria vita cristiana, contrassegnati da una sonnolenza o pigrizia cronica, che fa dubitare molto della genuinità dell'amore, che dovrebbe alimentare detta vita cristiana.

Padre Kolbe orienta o dirige la sua lotta soprattutto contro la massoneria, non certamente per faziosità aprio­ristica. Egli è convinto che chi guida e determina l'orien­tamento mondiale, in quasi tutti i settori della vita sociale, è la massoneria. Una persuasione, come si vedrà, tutt'al­tro che infondata.

Nello scenario, disegnato dalla vita e dall'opera di Padre Kolbe - uno scenario, spesso, quasi irreale e di leggenda, anche se sempre di pura e semplice realtà -, non ci intrometteremo molto con la nostra logica umana, ammucchiando annotazioni e riflessioni. Lasceremo par­lare soprattutto lui con le sue lettere, i suoi articoli, i suoi appunti di cronaca, ecc. Contravvenendo, anzi, volutamente, ad un sano principio di metodologia, che vuole citazioni piuttosto brevi o riassunte, noi abbonderemo in queste, presentandone, spesso, pagine intere. Riassumerle o ridurle al minimo o, ancora, accompagnarle con nostre riflessioni, ci è sembrato togliere non poco al calore e alla pregnanza di testi, eloquentissimi per sé.

Certo, un santo «combattivo», oggi, in pieno clima di irenismo a tutto spiano, che definisce, tout court, le polemiche e le battaglie di ieri, come «crociate», potrà apparire per lo meno anacronistico. E, invece, ci è sem­brato che oggi, proprio perché si ha l'impressione che una diffusa sonnolenza si è abbattuta su tanta parte della Chiesa, e i nemici di Dio si son fatti, per questo, più arditi e spavaldi, attaccando e profanando tutto, è più che mai attuale un santo del genere. Un santo che, nella lotta al male e al peccato, non si è concesso sosta. Anche da questo punto di vista, allora, potremmo dire « provvidenziale» la qualifica data al P. Kolbe da Papa Giovanni Paolo II: «Patrono dei nostri difficili tempi». In effetti, Padre Kolbe è un ... «pazzo», ma di una «pazzia» che, sempre, ha salvato e salva il mondo: quella pazzia di cui, tra gli altri, ne tesse l'elogio il celebre Erasmo di Rotterdam col famoso «Elogio della pazzia»!



INTRODUZIONE

Chi rimira, per la prima volta, un'immagine di Padre Kolbe, ne ritrarrà, molto probabilmente, l'impressione di un tipo o temperamento bonaccione e calmo, anche se i suoi occhi vi penetrano fino in fondo all'anima. Il volto mite e rassicurante, il portamento umile e dimesso, tutto fa pensare ad uno di quei Frati «sereni» e distaccati, presi più dall'ansia di tuffarsi nell'aria balsamica della contem­plazione di Dio che nel clima rovente di una battaglia. Una impressione che gli stessi scritti di P. Kolbe parreb­bero, qua e là, confermare. Vi si rivela, infatti, che egli non era né un superiore ideale, troppo buono con tutti, né in possesso di doti indispensabili alla lotta e alla pole­mica. Non gli avevano appioppato il nomignolo di «mar­mellata»?

Eppure, nonostante tutte le apparenze, e pur nella mitezza della sua anima francescana, P. Kolbe è stato un lottatore di eccezione. Ne è rivelatore, già, un episo­dio della sua infanzia. Aveva acquistato una statuina della Madonna Immacolata per cinque copechi. Entrato nel seminario minore - racconta egli - un giorno «mentre assistevamo in coro alla santa Messa, con la faccia a terra promisi alla santissima Vergine Maria, la cui immagine dominava sopra l'altare, che avrei combattuto per lei. Come? Non lo sapevo, tuttavia immaginavo una lotta con le armi materiali; e per questo motivo, allorché giunse il momento di iniziare il noviziato (o di emettere la pro­fessione?), confidai al P. Maestro, P. Dioniso Sowiak (...), questa mia difficoltà ad entrare nello stato religioso. Egli trasformò quella mia decisione nell'impegno di recitare ogni giorno il «Sub tuum praesidium». Continuo ancor oggi a recitare questa preghiera, pur sapendo ormai quale fosse la battaglia che stava a cuore all'Imma­colata».

Questa tendenza alla lotta, alla battaglia, possiamo dire, era «di casa» nella famiglia Kolbe. Figlio di una nazione che, martoriata nei secoli soprattutto per la sua fede cattolica e divenuta, perciò, naturalmente, eroica guerriera, P. Massimiliano aveva sotto gli occhi l'esempio del padre, seguito più tardi dal fratello Francesco: l'uno e l'altro diedero indubbie prove di patriottismo e di eroismo.

Spinto da un amore folle, ossessivo, per l'Immaco­lata, egli inizierà la grande battaglia, agli ordini del­l'Immacolata, la sera del 16 ottobre 1917, concludendola in un tramonto, dai riflessi di sangue, nel campo di ster­minio di Auschwitz il 14 agosto 1941.

Una vita intensissimamente impegnata e donata, senza risparmio, e trascorsa sempre, per così dire, in prima linea, sulla linea del fuoco, tra inauditi sacrifici e rischi di morte, e un fiorire incessante di iniziative e progetti dai frutti prodigiosi!

Perché, per chi, contro chi combatterà?... Pur dovendo avere in mente, fin dagli inizi, idee abbastanza chiare, queste gli si chiariranno e si svilupperanno, sem­pre più, man mano che coraggiosamente si impegnerà sui vari «fronti».

E intuizioni, iniziative, suggerimenti, ecc, si rivele­ranno, spesso, ardite aperture o autentiche anticipazioni profetiche, aprendo così orizzonti vastissimi all'azione apostolica.

E, tuttavia, la sua intraprendenza, la sua audacia, il suo incredibile dinamismo affondano in una preparazione meticolosa, naturale e soprannaturale soprattutto. È nell­'humus della preghiera, della penitenza, del sacrificio, che attinge la forza per le sue imprese, pur rivelando, allo stesso tempo, geniali doti di organizzatore e di intelli­genza di prim'ordine.

Egli diceva: «La vita dell'uomo ha tre tappe: la pre­parazione al lavoro, il lavoro, il dolore. Più velocemente un'anima raggiunge la santità e più presto arriva alla terza tappa: il dolore voluto dall'amore». Parole validissime per l'itinerario spirituale ma, non meno, anche per l'azione apostolica. Questa, infatti è veramente feconda, come comprova l'esperienza di innumerevoli grandi apo­stoli, solo quando, accuratamente preparata, è stata attuata e fecondata dal lavoro e dal sacrificio, voluto dall'amore. P. Kolbe ha concepito ad attuato così il suo grandioso piano di battaglia contro i «nemici», della Chiesa di Dio. Maturato nella preghiera e nella riflessione, venuta l'ora si dà ad attuarlo con coraggio e determinatezza sorpren­denti, reclutando, per l'azione, uomini e mezzi dalla Polo­nia e dal mondo. Sorge così, ben presto, Niepokalanòw, la prima «Città dell'Immacolata», dove il ritmo del lavoro raggiunge livelli da capogiro; e dove gli «operai» cre­scono prodigiosamente, da renderla, presto, la più grande Comunità religiosa del mondo con circa 800 Frati, tra Sacerdoti e Fratelli religiosi; e dove si installano macchine modernissime da miliardi, pur nella persistente grandis­sima povertà degli «abitanti».

Tutto è guidato e sostenuto, oltre tutto, dal suo genio organizzativo: genio organizzativo, spiegato da P. Kolbe, non solo nella Niepokalanow polacca.

Tempra di autentico conquistatore, non si accontenta mai delle mete raggiunte. Come Alessandro Magno, Giu­lio Cesare, Napoleone e tutti i più famosi capitani della storia, egli sogna la conquista del mondo intero all'Imma­colata. Come Alessandro, avrebbe pianto il giorno in cui si fosse accorto che non esistevano altri mondi da conqui­stare alla sua celeste Madre e Regina! «... quando ogni anima - scrive quasi fremendo - che esiste nel mondo intero, sino alla fine dei tempi, apparterrà a Lei (= l'Im­macolata) in questo modo (= e cioè illimitatamente e incondizionatamente)?... M.I., M.I., M.I.» (8). «Quando Ella si impadronirà del mondo intero?... Quando in ogni nazione sorgerà la Sua Niepokalanow e il suo «Cava­liere», scritto in tutte le lingue, entrerà in ogni casa, in ogni palazzo, in ogni tugurio?... Quando la sua meda­glietta sarà portata su ogni petto ed ogni cuore che batte sulla faccia della terra palpiterà per Lei?...». Come freme e soffre, e quasi scalpita impaziente, per le attese, sempre lunghe, della realizzazione completa del suo sogno, davanti agli interessi di Dio e dell'Immacolata non conosciuti o apertamente osteggiati e rinnegati: «Mi debbo limitare - chiedeva, nel maggio 1932 al suo Superiore Provinciale - all'opera della M.I. in Giappone e rispondere solo ai quesiti attinenti alla M.I. che giun­gono da diverse parti, oppure mi debbo occupare della totalità dei problemi della M.I. mondiale? In passato - confessa - avevo la sensazione di non essere in grado di occuparmene, ma ora, forse di fronte al progressivo avanzamento dell'ateismo mi «prudono le mani».

Ha la stoffa dei grandi apostoli e, perciò, alle parole, spesso solo scoppiettìi di fuochi artificiali, fatti più per illudere che per costruire, preferisce i fatti, le conquiste autentiche. E, infatti, con audacia insieme e prudenza, egli allarga continuamente i fronti di lotta e di azione: dalla Polonia all'Europa, al Giappone, all'Annam, ai Paesi Arabi, alla Cina ... Egli pensa e provvede, come meglio può, a tutto il mondo. E con la tenacia e l'intelligenza dei grandi pionieri sperimenta nuove formule di azione, adopera nuovi mezzi di conquista, e le iniziative si susse­guono, così, quasi a getto continuo. E i frutti si vedono, in concretizzazioni da «miracolo»!

Quale il segreto di questo battagliare e vincere, ponendo in scacco le temibili forze del male? La sua stra­tegia, semplice e geniale sotto tanti aspetti, è soprattutto soprannaturale, ancorata com'è strettissimamente alla gra­zia, all'Immacolata. Naturale e soprannaturale, in P. Kolbe, mai si separano, eccetto il caso in cui è volere stesso del cielo che operi quasi solo la grazia. Nel sugge­rire, per es., l'apertura di circoli M.I. nei Seminari del suo Ordine, che avrebbero dovuto preparare, in parte, gli uomini all'azione e alla lotta per l'Immacolata, così egli tracciava le linee dell'azione puramente oraganizzativa o naturale: «Questo Circolo nelle sue sessioni, prepari i propri membri a vivere e a lavorare secondo lo spirito della MA.: a) studiando la causa dell'Immacolata sotto l'aspetto storico, dogmatico, morale, giuridico, ascetico, ecc.; b) studiando contemporaneamente i movimenti anti­religiosi del nostro tempo, le loro fonti, i loro metodi, gli effetti, ecc., distinguendo in tali movimenti quanto v'è di bene e quanto v'è di male in essi: non vi è altro modo più efficace per estirpare un movimento cattivo che conoscere quanto contiene di bene e applicarlo subito alla nostra causa. L'aver trascurato un tale metodo, ha provocato i deplorevoli avvenimenti del Messico e della Spagna; c) esercitandosi fin d'ora, secondo le proprie pos­sibilità (preghiere, mortificazioni, ecc.) per questa causa; d) preparando un piano d'azione per il futuro».

Ma tutto questo è inutile o scarsamente fruttuoso se non ci si aggrappa, con tutte le forze, al soprannatu­rale, il vero segreto di ogni successo. Egli è profon­damente convinto che il mondo lo si conquista soprattuttto con la forza di Dio: «Sono dell'avviso che non c'è mezzo migliore pre affrettare quell'istante benedetto (= della conquista di tutto il mondo all'Immacolata), del fatto che ognuno di noi si impegni ogni giorno di più ad approfondire in se stesso la propria consacrazione all'Immacolata. Infatti, quanto piu perfettamente apparter­remo a Lei, tanto più liberamente Ella stessa ci potrà guidare; non si può immaginare un'azione più efficace di questa».

Lottatore indomito, non si concede sosta e nulla ritiene veramente impossibile. Ma solo si sottopone volentieri ad un lavoro massacrante e ai più ardui sacrifici e disagi di ogni sorta; ma fa ricorso, di buon grado, a tutti i mezzi e armi, che possono suggerirgli le tecniche e il suo grande potere di intuizione.

È più che ovvio che un lottatore di tale levatura e di tale ardore trovi inconcepibile, che si possa rimanere indifferenti e inerti davanti al male trionfante: «Di fronte agli attacchi tanto duri dei nemici della Chiesa di Dio ci è lecito rimanere inattivi? Ci è lecito forse lamentarci e versare lacrime soltanto? No affatto. (...) Su ciascuno di noi pesa il sacrosanto dovere di metterci in trincea e di respingere gli attacchi del nemico con il nostro petto».

Alla grande battaglia, da lui accettata e organizzata e combattuta con l'ardore di un amore «folle», pratica­mente egli invita tutte le anime. È a loro che debbono riferirsi le parole scritte sul Rycerz Niepokalanej il 1923: «Per amore verso i malvagi perseguitiamo, con tutta l'energia di cui siamo capaci, tutte le loro scellerate iniziative, indirizziamo questi cuori verso l'Immacolata con la preghiera e il sacrificio, assoggettiamo le loro anime a Lei impegnandoci personalmente, e ci saranno infinita­mente riconoscenti fin da questa terra. Io stesso l'ho sperimentato più d'una volta: chiunque renderà felice una di queste anime avrà la sua viva riconoscenza». È un programma di vita, un ideale di luce e di grazia, che ha donato a sé e agli altri. Val la pena vederlo e studiarlo un po' più da vicino!