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Articoli di Nico Dal Molin pub­blicati dal 1990 al 1992 su SE VUOI (Cammini di speranza)

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2009 15:10
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03/09/2009 15:06

Un'amicizia per camminare sui sentieri della Speranza

Nella Bibbia c'è un piccolo libro, che viene subi­to dopo il Cantico dei Cantici e prima delle La­mentazioni, e che si può considerare una perla preziosa per capire e vivere una relazione di amicizia sincera, tota­le e disinteressata, anche ai nostri giorni.

È un racconto che riguarda prevalentemente alcune donne, trapuntato da verbi quasi tutti al... femminile. E ciò, in una cultura prevalentemente maschilista come quella ebraica, non può non creare un certo stupore: è il libro di Rut.



Chi è Rut?

Il suo nome significa letteralmente "l'amica", e si pre­senta come uno splendido esempio di donna legata all'A­micizia e all'Amore.

Dopo la morte del marito, Rut non esita neppure un i­stante a lasciare la sua terra, Moab, per seguire la suoce­ra Noemi, in un ritorno ricco solo di incognite e di nessu­na speranza concreta nella terra di Israele. Nonostante le insistenze di Noemi perché lei, ancora giovane, si rifaccia una sua vita, una sua famiglia, Rut, l'amica, non la lascia e vuole condividere fino in fondo il suo destino.

È una storia dai risvolti umani commoventi, con un momento di "suspence" nel mezzo, quando la sorte di queste due donne sembra essere segnata solo dalla soffe­renza, per poi aprirsi in uno spiraglio sempre più ampio di speranza e sfociare nell'amore nuovo e incondizionato di Booz.

Vengono alla mente le parole del salmo 126,5: «Chi semina nel pianto, raccoglie nella gioia»...

L'amicizia di Rut per Noemi, ricambiata in maniera to­tale e ricca di tenerezza, produce dapprima frutti di spe­ranza e poi genera Amore: un amore capace... di vincere l'impossibile, almeno se si guarda a questa vicenda con occhi puramente umani.



Cos'è l'AMICIZIA?

Cercare di rispondere a questa domanda può diventa­re davvero impresa ardua e difficile: intorno a questo te­ma sono state scritte delle pagine stupende, ricche di deli­catezza e umanità profonda, spesso forgiate nella soffe­renza; ma insieme ad esse sono state scritte e dette an­che tante banalità, che non hanno contribuito certo a far capire e a far vivere il dono dell'Amicizia.

Sì, il dono...

Sono profondamente convinto che l'incontro con una persona amica sia uno dei doni più preziosi della nostra esistenza, senza voler parafrasare con questo il celebre detto del libro biblico del Siracide 6,15: "Per un amico fedele non c'è prezzo".

È ancora del Siracide (6,14) la famosa espressione: "L'amico fedele è una protezione potente; chi lo trova, trova un tesoro".

Tuttavia porto in me anche un'altra convinzione, che poi altro non è che la conseguenza del considerare l'ami­cizia una realtà preziosa: nella vita i veri amici non sono e non possono essere tanti, anzi credo siano pochissimi, al punto da poterli contare sul palmo di una mano.

A meno che non si intenda per amicizia quella specie di goliardico cameratismo che tutti noi abbiamo vissuto o viviamo in qualche fase della nostra vita, soprattutto ado­lescenziale e giovanile, per cui lo "stare insieme" con u­na certa esuberanza e simpatia diventa già una modalità per considerare tutto questo amicizia.

Qui, evidentemente stiamo cercando di andare oltre al momento dello stare bene insieme, senza con ciò volerlo sminuire.

Ma allora ritorna la domanda: cos'è l'Amicizia?

La prima risposta che mi verrebbe da dare è questa: hai trovato un amico quando, davanti a lui o a lei, ti senti veramente libero di mostrare te stesso come sei, senza finzioni, senza paludamenti teatrali, senza maschere, sen­za corazze più o meno pesanti.

Il vero amico ti mette a tuo agio, ti fa sentire un "fee­ling" particolare che probabilmente è anche indescrivibi­le, per il quale avverti che tutta la tua esistenza, i tuoi sen­timenti più profondi, i tuoi desideri, le tue preoccupazio­ni, angosce e paure, le tue attese più nascoste possono "galleggiare" senza dover esercitare nessuna repressione; in una parola, tutte queste realtà che sono il nostro "cuo­re", vengono evocate, rispettate e accettate.

E non ditemi che in una cultura che è così spesso con­dizionata dal dover "apparire" in un certo modo, che ti squadra e ti valuta solo per il look esterno che proponi, non ditemi che tutto questo non è una cosa grande!

La persona "veramente" amica ti è vicina in ogni mo­mento della tua vita: è facile avere amici (ma sono poi ta­li?), quando le cose vanno bene e tutto fila a gonfie vele; il vero amico si misura nei momenti in cui la vita incontra la sofferenza e allora provi un senso di profonda solitudine.

Ricorderò sempre le parole di una persona molto cara, che nel momento della sua malattia continuava a ripete­re: «Ecco, vedi, adesso posso proprio capire quelli che mi sono amici». Aveva ragione, perché piano piano erano passate al setaccio le amicizie vere, quelle che non aveva­no paura di "perdere del tempo" per stargli vicino in quell'ora di prova e quelle che, dopo una prima visita di cortesia, avevano voltato l'angolo ed erano scomparse per sempre.

La vera "presenza amica" è quella che ti offre una spalla per appoggiarti e magari ...per piangere; è quella che ti aspetta paziente perché tu possa uscire da un mo­mento di scoraggiamento e di stanchezza e non ti impo­ne i suoi ritmi; è quella che in maniera discreta ti dice po­che parole, forse, ma ti raggiunge con il calore di tanto affetto che riscalda il cuore e lo aiuta a guardare con maggior forza e fiducia alla realtà che lo aspetta.

Qualche "flash" di amicizia

Innumerevoli sono le modalità in cui l'amicizia è stata analizzata, presentata, letta e riletta.

La prima che mi viene alla mente è la bellissima storia di Tolstoj, che ho citato nel libro "Itinerario all'Amore" (Ed. Paoline), del falco dello zar che viene ucciso dallo zar stesso, mentre cercava in tutti i modi di salvare il suo pa­drone dal bere l'acqua di una sorgente avvelenata. Il rac­conto di Tolstoj contiene una verità meravigliosa rinchiu­sa nello scrigno prezioso dell'Amicizia, una verità detta anche da Gesù stesso: «Nessuno ha un amore più gran­de di questo: dare la VITA per i suoi amici» (Gv 15,13).

Penso anche alla bellissima risposta del "piccolo prin­cipe" di Antoine de Saint-Exupéry, quando incontra la volpe ed essa furbescamente gli chiede: "Anche tu cerchi delle galline?".

" No - rispose il piccolo principe -. Cerco degli amici...".

In un mondo stracarico di banalità, questa semplicissi­ma frase del "piccolo principe" dice uno dei desideri più profondi del cuore umano, che rimane spesso frustrato in un senso di profonda solitudine.

Ma vediamo ancora due altri esempi per "mirare" me­glio la richiesta e l'offerta dell'Amicizia.

C'è una bellissima pagina, carica di un sentimento straziante, scritta da s. Agostino di Ippona nelle "Confes­sioni" IV, 4.5: è l'espressione dell'angoscia di Agostino di fronte alla morte del suo amico più caro nell'adolescenza: «Eccoti strappato a questa vita dopo un anno appena che mi eri amico, a me dolce più di tutte le dolcezze della mia vita di allora... L'angoscia avviluppò di tene­bre il mio cuore. Ogni oggetto su cui posavo lo sguardo era morte...».

E poi Agostino, rivolgendosi al Signore afferma: «Ep­pure, se non potessimo piangere contro le tue orec­chie, non rimarrebbe nulla della nostra Speranza».

Come non ricordare, infine, le pagine meravigliose di un libro che mi sentirei di consigliare a tutti coloro che vogliono capire meglio l'Amicizia, l'Amore, la Fede, il senso di un cammino spirituale: è il diario di Raissa Mari­tain, che porta un titolo emblematico: " I grandi amici".

In esso, con la delicatezza e l'acutezza che le sono pro­prie, Raissa descrive gli incontri con gli amici che hanno segnato in maniera definitiva il cammino della vita sua e di Jacques, il grande filosofo francese che era anche suo marito.

Sono nomi importanti, ma visti nei risvolti degli incontri semplici della vita di tutti i giorni o nell'ansia di una ricerca che inconsciamente portava a Dio: Henri Bergson, Léon Bloy, Ernest Psichari, Charles Péguy, Paul Claudel...

Che fortuna incontrare sulla propria strada simili per­sonaggi!...

Ma ai cuori "amanti della Verità" Dio riserva queste fortune, come il trovare e il cogliere un quadrifoglio in un verde prato d'erba.



Quando l'Amicizia si fa speranza

È proprio nella conclusione di una sua lettera a Raissa Maritain, scritta il 25 agosto 1905, che possiamo apprez­zare come la grande sofferenza di Léon Bloy venisse dav­vero mitigata dalla comprensione e dall'amicizia di questa sua nuova e insperata amica.

Così scrive: «Ecco, carissima e benedetta Raissa, tut­to quello che può scrivervi un uomo veramente infelice, ma pieno della più sublime speranza per se stesso e per tutti coloro che egli porta nel cuore.

La Speranza... l'Amicizia... è un poi come riprendere il paragone evangelico della vite e dei tralci.

Ma per essere più concreto vorrei proporre quattro immagini che diano anche lo "specifico" di come nell'a­micizia possa rinascere o crescere la speranza.

L'Amicizia è una "solidarietà degli occhi": l'occhio vede, osserva, percepisce, ma non è detto che le sue per­cezioni siano sempre corrette.

Per questo, nell'amicizia, ciò che viene visto e percepi­to può subire una correzione, una valutazione, una modi­fica per cogliere la realtà nella verità.



E questo è segno di nuova speranza.

L'Amicizia è "solidarietà degli orecchi": con l'udito noi ascoltiamo, ma la presenza amica ha l'udito fine e sensibile; è come l'infermiera che di notte sa cogliere, nel­la corsia di un ospedale, il gemito di aiuto sussurrato da un malato, per usare una bellissima immagine del card. Martini.

Tante realtà della vita non sono gridate, sono appena appena sussurrate e solo la presenza amica le sa cogliere e trasformare in suoni di speranza.

L'Amicizia è "solidarietà della mano": la mano, inte­sa come l'espressione del fare, del portare a compimento qualcosa di significativo, del dare corpo e forma a qualco­sa di pensato, studiato, capito.

La presenza amica può aiutare, incoraggiare, smussa­re, ri-plasmare quello che è l'indirizzo pratico di vita di ciascuno di noi; può essere davvero la mano amica che ti tiene stretto e ti fa superare momenti di smarrimento, di angoscia, di paura.

E questi sono segni stupendi di speranza.

E infine l'Amicizia è la "solidarietà del cuore": la ca­pacità di entrare in sintonia con le fibre più profonde del nostro essere, per risuonare all'unisono in una armonia di sentimenti, di compassione, di condivisione. Un cuore stanco e solo, che a contatto con un altro cuore ospitale ed amico, "riaccende" in se stesso la speranza.

L'amicizia passa tranquillamente tra il rumore e la fret­ta delle nostre vite e porta nel cuore la pace.



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