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LA BIBLIOTECA DEL DIFENDERE LA VERA FEDE

La Dottrina Mariana in sant'Agostino

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    Caterina63
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    00 16/07/2012 20:00
    Temi e principi della dottrina mariana di
    Sant’Agostino d’Ippona
    Mons. Krzysztof Charamsa


    1. Introduzione: attualità di una rilettura di Sant’Agostino
    d’Ippona

    In questi anni del Pontificato del Santo Padre Benedetto XVI abbiamo
    più delle volte imparato a nutrirci della ricchezza
    dell’insegnamento di Sant’Agostino d’Ippona (Tagaste, 13 novembre
    354 – Ippona, 28 agosto 430), grande pastore e dottore della Chiesa,
    particolarmente prediletto dal nostro Papa. Dallo stesso Pontefice riconosciuto,
    a titolo personale, il suo Maestro e Amico spirituale, Agostino
    costituisce probabilmente il più importante e indispensabile riferimento
    per comprendere la ricchezza e l’attualità del pensiero di Benedetto
    XVI. Così nelle sue Catechesi sui Padri della Chiesa, le più
    belle e le più significative sono state quelle dedicate proprio al Vescovo
    d’Ippona1. Tra gli altri, ormai numerosi pronunciamenti dedicati a

    ––––––––––
    1 Al grande Dottore africano Benedetto XVI ha dedicato niente meno che cinque Catechesi,
    che nell’intero ciclo dedicato ai Padri della Chiesa, ci porta ad un primato incontestabile.
    Si tratta delle Udienze Generali del mercoledì 9, 16, 30 gennaio e 20, 27 febbraio 2008, cfr
    BENEDETTO XVI, I Padri della Chiesa. Da Clemente Romano a Sant’Agostino, Libreria Editrice
    Vaticana, Città del Vaticano 2008. Il testo delle Catechesi si può ritrovare anche nel volumetto:
    Sant’Agostino spiegato dal Papa, ed. G. VIGINI, Libreria Editrice Vaticana, Città del
    Vaticano 2010.
    È da notare che nell’Opera omnia di Joseph Ratzinger / Benedetto XVI (= JRGS, 16
    voll.), è stato ultimamente pubblicato il primo volume, dedicato proprio agli scritti agostiniani
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    Caterina63
    Post: 1.222
    Sesso: Femminile
    00 16/07/2012 20:01
    Sant’Agostino non si possono trascurare discorsi e omelie di Benedetto
    XVI nel viaggio a Vigevano e Pavia (21-22 aprile 2007), sulle orme
    di Agostino, che fu anche – provvidenzialmente – la prima visita del
    Papa in Italia. Tra i più recenti si colloca anche un breve, ma intenso
    discorso a Castel Gandolfo, il 2 settembre 2009 in occasione della proiezione
    di un film sul Santo2. In effetti, il profondo ricorso alle parole
    del dottore d’Ippone e alla forma mentis del grande Pastore - di un
    tempo antico, ma che per molti versi assomiglia le problematiche e le
    difficoltà che vive la nostra modernità -, sono facilmente rintracciabili
    tra i principali documenti dell’insegnamento del Santo Padre ad iniziare
    da encicliche Deus caritas est e Spe salvi3 o dalla più recente lettera
    apostolica motu proprio Porta fidei, con cui è stato indetto l’Anno della
    fede.
    Anche per l’insegnamento e la predicazione mariologica, per lo
    spirito e la devozione mariane del Papa Benedetto XVI il Vescovo
    d’Ippona presenta un’importanza del tutto unica. Mentre nei tratti mariani
    del beato Giovanni Paolo II prevaleva indubbiamente lo spirito
    mariano formato da San Luigi Maria Grignion de Montfort (cf. Trattato
    della vera devozione a Maria), che nel lungo pontificato ha rinfrescato
    e rinnovato potentemente la dottrina e la devozione mariana, si
    può dire che ora il pensiero mariano di Benedetto XVI è tipicamente
    agostiniano, accattivando con la profondità del rapporto e, nello stesso
    tempo, con l’essenzialità dell’espressione agostiniana nei confronti

    ––––––––––
    del Papa: Volk und Haus Gottes in Augustinus Lehre von der Kirche. Die Dissertation und
    weitere Studien zu Augustinus und zur Theologie de Kirchenväter, Freiburg 2011. Cfr G.L.
    MÜLLER, «Augustinus ist mir immer ein grosser Freund und Lehrer geblieben. Vorstellung
    von JRGS 1 an der Botschaft der Bundesrepublik Deutschland am Heiligen Stuhl, Rom,
    14.3.2012»; tr. it. «Sant’Agostino mi è da sempre un grande amico e maestro», L’Osservatore
    Romano, 15 marzo 2012, 5.
    2 In particolare in quell’ultima occasione il Pontefice poneva l’eloquente analogia tra la
    vita e il tempo di Agostino e l’ora presente: «un viaggio spirituale in un continente spirituale
    [quello della vita di Agostino] molto distante da noi e tuttavia molto vicino a noi, perché il
    dramma umano è sempre lo stesso. (…) in un contesto per noi molto lontano, si rappresenta
    tutta la realtà della vita umana, con tutti i problemi, le tristezze, gli insuccessi, come pure il
    fatto che, alla fine, la Verità è più forte di qualunque ostacolo e trova l’uomo. Questa è la
    grande speranza che rimane alla fine: noi non possiamo trovare da soli la Verità, ma la Verità,
    che è Persona, ci trova. Esternamente la vita di sant’Agostino sembra finire in modo tragico: il
    mondo per il quale e nel quale è vissuto finisce, viene distrutto. Ma (…) il suo messaggio è
    rimasto e, anche nei cambiamenti del mondo, esso perdura, perché viene dalla Verità e guida
    alla Carità, che è la nostra comune destinazione» (cpv. 2).
    3 Circa quest’ultima si può vedere: W. TUREK, «L’enciclica Spe salvi: sulle tracce di
    Agostino», Ricerche Teologiche 19 (2008) 243-254.
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    Caterina63
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    00 16/07/2012 20:02
    della Madre. Pertanto, l’invito a rivisitare oggi Agostino presenta
    un’attualità particolare.
    In realtà, il pensiero agostiniano sulla Madonna non è importante
    solo quale cornice dell’insegnamento dell’attuale Pontefice. Esso ha
    operato un influsso potente sull’insegnamento dello stesso Concilio
    Vaticano II. Il tema prediletto di Agostino: il rapporto tra Maria e la
    Chiesa, è un tema prediletto anche dell’ultima Assise conciliare.
    L’influsso della teologia agostiniana è facilmente rintracciabile
    nell’intera mariologia del Concilio (cfr Costituzione dogmatica Lumen
    gentium, cap. VIII, nn. 52-69)4. La dottrina conciliare respira pienamente
    lo spirito forte ed equilibrato dell’insegnamento mariano di
    Agostino. In essa si insegna con la mens e con le stesse parole
    dell’Ipponate:
    «Maria vergine, la quale all’annunzio dell’angelo accolse nel cuore
    e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta
    e onorata come vera madre di Dio e Redentore. Redenta in
    modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da
    uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita del sommo ufficio e
    dignità di madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia prediletta del
    Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia eccezionale
    precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri.
    Insieme però, quale discendente di Adamo, è congiunta con
    tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è “veramente madre
    delle membra (di Cristo)... perché cooperò con la carità alla nascita
    dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra
    ” (S.
    Agostino, De S. Virginitate, 6: PL 40, 399)»5.
    Dall’altro canto, nel passato già antecedente al Concilio e quello
    immediatamente susseguente, si potrebbe scorrere tutta una corrente
    di teologi che hanno ripreso con successo la mens agostiniana in mariologia.
    Senza dubbio, Agostino tra gli altri Padri della Chiesa fu una

    ––––––––––
    4 Al riguardo si può vedere la dissertazione dottorale preparata sotto la guida del P.
    G.M. ROSCHINI: A. ERAMO, Mariologia del Vaticano II vista in S. Agostino, Roma 1973.
    5 Lumen gentium, n. 53. Forse si deve notare una sola attenuante: i Padri conciliari
    quando trattano i legami della Madre di Dio con la Chiesa di Cristo, più delle volte pensano,
    più che allo stesso Ipponate, a Sant’Ambrogio di Milano, ovvero al maestro di Agostino e la
    sua indubbia fonte di riflessione mariologica. Circa la mariologia di Ambrogio, per cui una
    fonte preziosa rimane l’unica opera esegetica neotestamentaria pervenutaci dalla sua mano,
    ovvero Esposizione del Vangelo secondo Luca, si può vedere per un primo approccio: C.
    CORSATO, «La mariologia di Ambrogio di Milano», Theotokos 11,2 (2003).
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    Caterina63
    Post: 1.222
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    00 16/07/2012 20:03
    guida mariana per il beato John Henry Newman6. Ma una ripresa decisiva
    e in particolare riguardante il rapporto Maria – Chiesa, la quale «è
    somigliantissima a Maria»7, si verifica con alcuni grandi teologi contemporanei.
    Si pensa a Hugo Rahner, fratello di Karl, che ha ricostruito
    con successo la dottrina “mariana” della Chiesa a partire dal patrimonio
    di Agostino8, come anche a Yves Congar9, e, per certi versi, a
    Charles Journet10, oppure a Hans Urs von Balthasar, a cui la mariologia
    agostiniana era quella più familiare11. Su questa scia si trova anche
    il contributo mariologico di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI12. Con
    una tale predilezione non si negano ovviamente potenti sviluppi della
    dottrina mariana avvenuti dopo Agostino, sia con la sintesi offerta da
    San Tommaso d’Aquino13 e approfondimenti di altri teologi e santi
    posteriori, sia con l’insegnamento magisteriale conciliare e pontificio.
    Si riconosce nondimeno qualcosa di essenziale e perenne per la mariologia,
    che è proprio al pensiero dell’Ipponate. Si ritrova pertanto la sua
    attualità anche per il nostro tempo.

    ––––––––––
    6 Cf. J.H. NEWMAN, Maria. Lettere, Sermoni, Meditazioni, ed. G. VELOCCI, Jaca Book,
    Milano 1993.
    7 Discorso 213, 8: «se partorisce membra di Cristo, essa è somigliantissima a Maria [Si
    ergo membra Christi parit, Mariae simillima est]».
    8 Cf. H. RAHNER, Maria e la Chiesa. Indicazioni per contemplare il mistero di Maria
    nella Chiesa e il mistero della Chiesa in Maria, Jaca Book, Milano 1977 [or. ted. Maria und
    die Kirche, Verlagsanstalt Tyrolia, Innsbruck 1962].
    9 Cf. Y. CONGAR, «Marie et l’Église dans la pensée patristique», Revue des sciences
    philosophiques et théologiques (Paris) 38 (1954) 3-38.
    10 Cf. C. JOURNET, L’Église du Verbe Incarné, vol. II: La structure interne de l’Église:
    le Christ, la Vierge, l’Esprit Saint, Édition Saint-Augustine, St-Just-La-Pendue 2004.
    11 Cf. ad esempio H.U. VON BALTHASAR, Maria icona della Chiesa, San Paolo,
    Cinisello Balsamo (MI) 1998 [or. ted. Maria Kirche im Ursprung, Johannes Verlag,
    Einsiedeln – Freiburg 1997]. Per un primo commento alla ricezione balthasariana di
    mariologia agostiniana si può vedere B. LEAHY, Il principio mariano nella Chiesa, Città
    nuova, Roma 1999, 30-34.
    12 Cf. J. RATZINGER, La figlia di Sion. La devozione a Maria nella Chiesa, Jaca Book,
    Milano 1979, 1995 [or. ted. Die Tochter Zion. Betrachtungen über den Marienglauben der
    Kirche, Johannes Verlag, Einsiedeln 1977].
    13 Al riguardo degli sviluppi mariologici tomisti si rinvia al nostro: «Un sacerdote
    innamorato della Beata Vergine: San Tommaso d’Aquino», in K. CHARAMSA, Abitare la
    Parola. In compagnia della Madre del Verbo, Editrice Rogate, Roma 2011, 111-131.
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    Caterina63
    Post: 1.222
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    00 16/07/2012 20:04
    2. Maria secondo Sant’Agostino

    Per ovvi motivi non potremmo esaminare sistematicamente tutto
    il pensiero mariano14, ma ci dedicheremmo solo ad indicarne qualche
    suo elemento preminente e ad “assaggiare” alcune pagine agostiniane
    per contemplare, assieme a questo maestro, il volto della Vergine Madre15.
    In realtà disponiamo di una lunga scia di studi sulla Madonna
    vista nelle opere agostiniane, che si sono concentrati specialmente nella
    prima parte del XX secolo anche in occasione di vivi dibattiti circa
    alcune interpretazioni dei luoghi agostiniani difficili, specialmente riguardo
    alla santità di Maria e alla sua libertà dal peccato16.
    Nonostante ciò, si può notare che nell’immensa produzione agostiniana,
    tutto sommato, non sarebbero moltissimi i luoghi nei quali
    approfondisce il mistero della Madre di Gesù, ma essenziale nel suo
    approccio rimane proprio il modo equilibrato ed armonioso, in cui


    ––––––––––
    14 Gli scritti di Agostino comprendono quindici volumi della Patrologia Latina (PL) di
    Jacques Paul Migne (tomi XXXII-XLVI), senza contare i testi scoperti posteriormente.
    15 Per i testi agostiniani ci riferiremmo all’edizione bilingue latino-italiana:
    SANT’AGOSTINO D’IPPONA, Opere, Nuova Biblioteca Agostiniana, ed. A. TRAPÈ, Città Nuova
    Editrice, Roma 1973ss., di cui volumi sono consultabili anche sul sito internet:
    www.augustinus.it. Mentre per un’agile raccolta dei testi mariani di Agostino si possono
    raccomandare due pubblicazioni: per primo, il volumetto curato dal P. A. TRAPÈ, Maria,
    dignitas terrae, Piccola Biblioteca Agostiniana 12, Città nuova, Roma 1988 e poi, quello del
    CARD. M. PELLEGRINO, S. Agostino – La Vergine Maria (pagine scelte), di cui la prima
    edizione risale all’anno 1954, anniversario del dogma dell’Immacolata, e il quale volume è
    stato ripubblicato dalle Edizioni Paoline (Roma) nel 1987. La raccolta di alcuni testi
    agostiniani significativi riguardo a Maria si può trovare anche in L. GAMBERO, Maria nel
    pensiero dei padri della Chiesa, Edizioni Paoline, Milano 1991, cap. 13. Non si potrà
    trascurare, inoltre, la raccolta dei testi agostiniana nella pregiata opera Testi mariani del primo
    millennio, vol. III: Padri e altri autori latini, ed. G. GHARIB – E. TONIOLO – L. GAMBERO – G.
    DI NOLA, Città nuova, Roma 1990, 306-377.
    16 Il primo studio sistematico della dottrina agostiniana su Maria si dà in: P. FRIEDRICH,
    Die Mariologie des heiligen Augustinus, Köln 1907, ma si ricordano anche in ordine cronologico
    i seguenti contributi: S. PROTIN, «La mariologie de saint Augustin», Revue augustinienne
    1 (1902) 375-396; E. PORTALIÈ, «Augustin. La Mère du Christ d’après saint Augustin», Dictionnaire
    de Théologie Catholique, vol. I, Paris 1909, 2374-2375; J. COPPENS, «Augustinus
    Marialeer», in Handelingen van het Vlaamsch Maria-Congres te Brussel, 1921, vol. I, 208-
    238; H. POPE, «The Teaching of St. Augustine on Our Blessed Lady», The Clergy Review 16
    (1939) 23-41; G.M. ROSCHINI, Mariologia. I. Introductio in Mariologiam, Milano 1941, 179-
    189; F. DOMÍNGUEZ, Ideología mariana de San Augustín, Bogota 1946; V. CAPÁNAGA, La
    Virgen María según San Agustín, Roma 1956; C. SORSOLI, «Vergine e Madre: la Madonna nel
    pensiero di S. Agostino», in E. ANCILLI, ed., Maria mistero di grazia, Roma 1974, 67-87; L.
    GAMBERO, «La Vergine Maria nella dottrina di Sant’Agostino», Marianum 48 (1986) 557-
    599; A. TRAPÈ, «Introduzione», in SANT’AGOSTINO, Maria, dignitas terrae, Città nuova, Roma
    1988, 5-69; D.E. DOYLE, «Maria, madre di Dio», in D. FITZGERALD, ed., Agostino. Dizionario
    enciclopedico, Città nuova, Roma 2007, 907-912 [or. ing. 1999]; L. DATTRINO, «I riferimenti
    mariani in Agostino», Theotokos 12 (2004) 169-182.
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    Caterina63
    Post: 1.222
    Sesso: Femminile
    00 16/07/2012 21:06
    tratta la questione mariana all’interno dell’esposizione e della contemplazione
    della dottrina della fede.

    2.1 Il cristocentrismo della mariologia agostiniana

    La figura di Maria Santissima è incorniciata da Agostino in una
    prospettiva spiccatamente cristocentrica e questo orizzonte, illuminato
    e diretto dal Figlio, si esprime attraverso alcune dimensioni caratteristiche
    del discorso mariano. Nel senso vero e proprio la mariologia
    agostiniana è cristologica, in quanto i privilegi di Maria e, più in generale,
    ciò che di Lei deve essere creduto, è costituito integralmente dalle
    sue relazioni con Gesù Cristo. Si comprende chi è la Madre a partire
    dalla riflessione sulla piena umanità e piena divinità del Figlio. Il rapporto
    di Maria con il Signore è integrale e completo, riguarda Christus
    totus. Va pertanto rilevata anche la dimensione soteriologica della
    dottrina mariana, che posta all’interno dell’opera redentiva del Signore,
    dalla stessa verità soteriologica riceve i criteri direttivi per la riflessione
    sulla Madre e compagna del Redentore. Al riguardo il binomio
    Eva (–Chiesa) – Maria, familiare all’epoca patristica, per Agostino
    rappresenta una speciale e precisa valenza. Infine, il cristocentrismo
    della dottrina mariana si ritrova nella sua prediletta dimensione ecclesiologica,
    sottolineando in Maria il modello e il tipo della Chiesa,
    l’esempio e la madre di tutti i credenti, membri della Chiesa.
    Il Dottore della grazia, pertanto, «sintetizzando mirabilmente il
    pensiero dei Padri e dei Dottori che l’avevano preceduto, è stato il
    primo ad offrire una visione organica delle sublimi e singolari relazioni
    che legano Maria Santissima sia a Cristo sia alla Chiesa»17. Maria si
    comprende a partire dalle sue relazioni a Cristo e al suo Corpo mistico.

    2.2 I temi della mariologia agostiniana

    Mentre materialmente – come si accennava prima – i testi mariani
    possono essere considerati non molti rispetto alla molle della produzione
    del teologo, la mariologia agostiniana vista nella cornice della
    sua epoca, deve essere giudicata matura e ricca di contenuti dottrinali.

    ––––––––––
    17 G.M. ROSCHINI, «Presentazione», in A. ERAMO, Mariologia del Vaticano II vista in
    S. Agostino, Roma 1973, I.
    [Modificato da Caterina63 16/07/2012 21:06]
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    Caterina63
    Post: 1.222
    Sesso: Femminile
    00 16/07/2012 21:09
    Diversi sono gli elementi mariologici di particolare importanza che si
    apprendono dagli scritti dell’Ipponate e per questa nostra rivisitazione
    potrebbero essere elencati nel modo seguente: (1) la funzione cooperativa
    di Maria nell’opera della redenzione, (2) gli elementi della teologia
    dei misteri della vita di Maria, (3) la maternità divina nei riguardi
    di Cristo, Verbo incarnato e (4) la maternità spirituale nei confronti di
    tutti i cristiani, a cui segue (5) la relazione vitale con la Chiesa, (6) la
    singolare santità e la pienezza di grazia con l’esclusione del peccato,
    (7) la piena e perpetua verginità della Madre (prima, durante e dopo il
    parto), come anche (8) il matrimonio con Giuseppe e la questione del
    voto di verginità, che offrono modello della vita consacrata e della vita
    matrimoniale, nonché (9) le virtù (obbedienza, fede, etc.) e la dignità
    di Maria, con elementi riguardanti (10) la questione di una possibile
    devozione e venerazione della Vergine.

    2.3 La cooperazione di Maria all’opera della redenzione

    Sant’Agostino con grande insistenza riconosce il ruolo unico e irripetibile
    di Maria nella cooperazione con cui lei partecipa alla redenzione
    operata dal Figlio: «la nostra salvezza – dice il Santo – si attuò
    quando la donna concepì in seno la carne dell’Onnipotente»18.
    Tale cooperazione è vista innanzitutto attraverso le pagine della
    Sacra Scrittura, il che costituisce un tratto caratteristico del pensiero
    agostiniano. La Bibbia rimane sempre la principale fonte
    dell’intelligenza credente riguardante la Madre. Bisogna però notare
    che Agostino non ha commentato per intero i Vangeli di Matteo e di
    Luca, che più parlano di Maria, anche per il solo fatto che in essi sono
    depositati i capitoli dei Vangeli dell’infanzia di Gesù (Mt-Lc 1-2).
    Nonostante ciò, il Vescovo d’Ippona rimane sempre fedelmente “biblico”
    quando guarda alla Madre, lasciando trapelare soprattutto attraverso
    suoi discorsi e commenti biblici molti elementi per una riflessione
    teologica sui misteri della vita di Maria: l’annunciazione del Signore19,
    lo sposalizio con San Giuseppe20, la visita a Santa Elisabetta21,
    la ricerca del Figlio nel tempio22, le nozze di Cana23, la partecipazione
    ––––––––––
    18 Discorso 289, 2: «salus nostra facta est, cum femina concepit in utero carnem
    Omnipotentis».
    19 Cf. Discorsi 214, 6; 215, 4; 290, 4, 4- 5, 5; 291, 4-6; Esposizione del Salmo 67, 21.
    20 Le nozze e la concupiscenza, 1, 11, 12-13.
    21 Discorsi 196, 2; 291, 1.
    22 Discorso 51, 10, 17.

    -------------------------------------

    della Madre nella vita pubblica di Gesù24, la presenza sotto la croce25 e
    poi nella prima comunità di Gerusalemme26. Tutti questi misteri della
    vita della Madre si comprendono a partire dai misteri di Cristo e sono
    a quest’ultimi subordinati e sottomessi. Il mistero di Maria partecipa
    nel mistero di Gesù Cristo.

    2.4 La maternità divina di Maria

    Possiamo costatare in principio che per Agostino «tout se résume
    (…) dans cette maternité virginale: Marie est la Mére vierge du Fils
    de Dieu fait homme; Marie est la Mére Vierge des hommes. La doctrine
    de saint Augustin est exactement résumée dans ces deux propositions
    »27.
    Pur essendo vero che, a livello di titoli, Agostino preferisce parlare
    di «mater Domini»28 piuttosto che di «Dei genitrix», che corrisponde
    al greco «Theotokos», gli scritti agostiniani non lasciano dubbi sulla
    dottrina della maternità divina, la quale solennemente sarà definita
    dal Concilio di Efeso (DS 251-252), convocato nel 431, cioè solo dopo
    la morte del Vescovo d’Ippona. In realtà, tenendo presente la chiara
    dottrina agostiniana della communicatio idiomatum, ovvero del fatto
    che le proprietà del Verbo divino possono essere attribuite all’uomo
    Gesù Cristo, deve essere anche riconosciuta la sua fede nella maternità
    divina della Vergine.
    Il più noto principio della mariologia agostiniana è la celebre espressione,
    di per sé ripresa poi da San Leone Magno29: «prius concepit
    mente quam ventre»: Maria concepì prima nella mente che nel seno,
    prima nell’animo che nel corpo30.

    ––––––––––
    23 Commento al Vangelo di S. Giovanni, 8, 4-5; 8, 9.
    24 Commento al Vangelo di S. Giovanni, 10, 2; Discorso 72A, 3-6.
    25 Commento al Vangelo di S. Giovanni, 119, 1-2.
    26 Commento al Vangelo di S. Giovanni, 119, 3.
    27 S. PROTIN, «La mariologie de saint Augustin», Revue augustinienne 1 (1902) 375-
    396, qui 376 (il corsivo nostro).
    28 «Mater Domini nostri Jesu Christi»…
    29 LEONE MAGNO, Discorso 1 per il Natale del Signore, 2, 3; questo testo leonino viene
    d’altronde proposto dall’Ufficio delle letture della memoria liturgica di B.V. Maria del Monte
    Carmelo, il 16 luglio (Ufficio delle Ore, vol. III).
    30 AGOSTINO D’IPPONA, Discorso 215, 4: PL 38, 1074. Cf. J. PINTARD, «Le principe
    “prius mente quam corpore [...]” dans la Patristique et la Théologie latines», Etudes Mariales
    27 (1970) 25-58.

    ---------------------------------------------------

    «Di nessun valore sarebbe stata per lei la stessa divina maternità,
    se lei il Cristo non l’avesse portato nel cuore, con una sorte più
    fortunata di quando lo concepì nella carne»31.
    «La Vergine Maria partorì credendo quel che concepì credendo
    (…) Maria credette e in lei quel che credette si avverò»32.

    «La vergine Maria (…) per la fede credette, per la fede concepì»33.
    La maternità di Maria in modo paradigmatico ed esemplare ripercorre
    i tratti del giusto atteggiamento di ogni creatura nei confronti
    della vocazione divina: quello dell’umile corrispondenza,
    dell’accoglienza nella fede dello Spirito di Dio, che opera nella creatura,
    la quale si rende disponibile ai progetti del Signore, che ha parlato
    a noi e si è incarnato per noi. Perciò Agostino può costatare addirittura
    che:
    «vale di più per Maria essere stata discepola di Cristo anziché madre
    di Cristo; vale di più, è una prerogativa più felice essere stata
    discepola anziché madre di Cristo»34.
    Tornando alla fede nella Madre del Verbo di Dio: nell’imponente
    opera De Trinitate Agostino esprime chiaramente la maternità divina
    di Maria, quando dice: «Dio è nato da una donna»35, l’umiltà ha spinto
    Dio a nascere da donna… Al riguardo Agostino spesso parla delle due
    nascite di Gesù Cristo, quella eterna dal Padre e quella in forma di natura
    umana nell’Incarnazione del Verbo del Padre. Egli apre un sermone
    per il Natale conseguenti parole:
    «È spuntato per noi questo giorno solenne del Natale del Signore
    nostro Gesù Cristo; giorno di Natale, nel quale è nato Cristo, il vero
    giorno (…) [- e sviluppa il tema della nascita -] Due sono le nascite
    del Signore nostro Gesù Cristo una divina, l’altra umana,

    ––––––––––
    31 La santa verginità, 3, 3: «[Beatior, ergo Maria percipiendo fidem Christi quam
    concipiendo carnem Christi.] Sic et materna propinquitas nihil Mariae profuisset, nisi felicius
    Christum corde quam carne gestasset».
    32 Discorso 215, 4: «Nam et ipsa beata Maria, quem credendo peperit, credendo
    concepit. (…) Credidit Maria, et in ea quod credidit factum est».
    33 Discorso 72A, 7: «virgo Maria, quae fide credidit, fide concepit».
    34 Discorso 72A, 7: «et ideo plus est Mariae discipulam fuisse Christi, quam matrem
    fuisse Christi: plus est, felicius est discipulam fuisse Christi, quam, matrem fuisse Christi».
    35 La Trinità, 8, 5, 7: «natus est Deus ex femina». Cf. Gal 4,4.

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    ambedue mirabili; quella divina senza una donna come madre,
    quella umana senza un uomo come padre»36.
    In un’altra omelia spiega come il Verbo, Dio eterno e senza tempo,
    è venuto dal grembo di una donna in mezzo alla storia:
    «La prima nascita è eterna, la seconda è avvenuta nel tempo.
    Quando è nato dal Padre? Ma che significa: quando? Cerchi lì
    quando, lì dove non si trova il tempo? Non cercare lì quando. Riguardo
    alla nascita nel tempo, allora sì cerca quando; fai bene a
    cercare quando è nato dalla madre. Invece se cerchi quando è nato
    dal Padre, non fai una ricerca sensata: è nato e non ha un tempo;
    l’eterno è nato dall’eterno: è coeterno a lui. E perché ti meravigli?
    È Dio. Considera la sua divinità e non avrai più motivo di meravigliarti.
    Ma quando diciamo: è nato da una Vergine, è una cosa
    straordinaria: ti meravigli. Non meravigliarti: è Dio. La lode si sostituisca
    alla meraviglia. Abbi fede: credi, perché il fatto è realmente
    avvenuto. Se non credi, il fatto è avvenuto lo stesso, e tu
    rimani infedele. Si è degnato di diventare uomo: che cosa cerchi di
    più? Ti pare che Dio si sia umiliato poco per te? Colui che era Dio
    è diventato uomo. In un piccolo alloggio, avvolto in panni, fu adagiato
    in una mangiatoia (…) Colui che riempiva il mondo non trovava
    riparo in un alloggio»37.
    E ancora Agostino invita a celebrare nella festa del Natale la nascita
    mirabile del Figlio divino della madre, perché
    «per lui [per il Figlio] divenuto da invisibile visibile, noi potessimo,
    partendo dalle realtà visibili, giungere a quelle invisibili»38.

    ––––––––––
    36 Discorso 196, 1: «…Nativitates Domini nostri Iesu Christi, duae sunt; una divina,
    altera humana: ambae mirabiles; illa sine femina matre, ista sine viro patre».
    Il Discorso 194, 1 si apre con termini simili: «È nato Cristo, dal Padre come Dio, dalla
    madre come uomo; dall’immortalità del Padre, dalla verginità della madre; dal Padre senza
    madre, dalla madre senza padre; dal Padre al di là del tempo, dalla madre senza necessità di
    fecondazione; dal Padre come principio della vita, dalla madre come fine della morte; dal
    Padre ordina tutti i tempi, dalla madre santifica questo giorno [Natus est Christus, Deus de
    Patre, homo de matre. De Patris immortalitate, de matris virginitate. De Patre sine matre, de
    matre sine patre. De Patre sine tempore, de matre sine semine. De Patre principium vitae, de
    matre finis mortis. De Patre ordinans omnem diem, de matre consecrans istum diem]».
    37 Discorso 189, 4.
    38 Discorso 190, 2: «…ut per invisibilem visibilem factum, a visibilibus ad invisibilia
    transiremus».


    --------------------------------------------

    Spiegando poi la missione del Figlio realizzatasi
    nell’Incarnazione, non può che affrontare il mistero di Gesù in riferimento
    alla maternità di Maria:
    «Se dunque tanto il Figlio quanto lo Spirito Santo sono inviati là
    dov’erano, bisogna domandarsi di che genere sia tale missione del
    Figlio e dello Spirito Santo. Infatti solo del Padre non si dice in alcun
    luogo della Scrittura che sia stato mandato. Del Figlio così
    scrive l’Apostolo: Ma quando venne la pienezza dei tempi, Dio
    mandò suo Figlio, formato da donna, formato sotto la Legge, per
    riscattare quelli che erano sotto la Legge (Gal 4,4-5). Ha mandato
    – dice – il suo Figlio formato da donna. Quale cattolico ignora che
    con questa parola “donna” l’Apostolo non ha voluto indicare la
    perdita della verginità ma, secondo il modo di esprimersi ebraico,
    la differenza di sesso? Dicendo dunque: Dio ha mandato il Figlio
    suo formato da donna, egli dimostra a sufficienza che la missione
    del Figlio è precisamente la nascita da donna. Dunque in quanto
    nato da Dio era in questo mondo (1Gv 5,4), in quanto invece è
    nato da Maria, è venuto come mandato in questo mondo (Gv 3,6;
    16,28).
    Tuttavia non ha potuto essere mandato dal Padre senza lo
    Spirito Santo, non solo perché il Padre quando lo mandò, ossia
    quando lo formò dal seno della donna, non lo formò affatto senza
    il concorso del suo Spirito, ma anche perché nel Vangelo, alla
    domanda della vergine Maria: Come avverrà questo? si trovano in
    risposta le seguenti parole assolutamente chiare ed evidenti: Lo
    Spirito Santo scenderà in te e la potenze dell’Altissimo ti coprirà
    con la sua ombra (Lc 1,34-35), e Matteo dice: Si trovò incinta per
    virtù dello Spirito Santo (Mt 1,18). Ma presso il profeta Isaia è
    proprio Cristo che si intende affermare della sua futura venuta: Ed
    ora il Signore Dio mi ha mandato, lui e il suo Spirito (Is 48,16)»39.
    Ne Il combattimento spirituale Agostino sviluppa il paragone tra
    le missioni del Figlio e dello Spirito:
    «Non dobbiamo prestare ascolto a coloro che dicono che nostro
    Signore ha avuto un corpo tale e quale apparve nella colomba, che
    Giovanni Battista vide discendere dal cielo e fermarsi su di Lui
    come segno dello Spirito Santo. Così infatti tentano di persuadere
    che il Figlio di Dio non è nato da una donna, perché se bisognava
    mostrarsi agli occhi degli uomini, dicono, poté assumere un corpo
    così come lo Spirito Santo. Infatti anche quella colomba non nacque
    da un uovo, dicono, e tuttavia poté apparire agli occhi degli

    ––––––––––
    39 De Trinitate, 2, 5, 8.


    --------------------------------------------

    uomini. A costoro bisogna rispondere, prima di tutto, ciò che ivi
    leggiamo che lo Spirito Santo apparve in forma di colomba a Giovanni
    (cf. Mt 3,16), dove leggiamo che Cristo nacque da una donna
    (cf. Mt 1,20). E non bisogna in parte credere al Vangelo e in
    parte non credere. Donde infatti credi che lo Spirito Santo sia apparso
    in forma di colomba, se non perché lo hai letto nel Vangelo?
    Dunque anch’io credo che Cristo sia nato da una vergine perché
    l’ho letto nel Vangelo. Il motivo per cui lo Spirito Santo non è nato
    da una colomba, come Cristo da una donna, dimostra che lo
    Spirito Santo non era venuto a liberare i colombi, ma a significare
    agli uomini l’innocenza e l’amore spirituale, che visibilmente è
    stato raffigurato sotto l’apparenza di colomba. Invece, nostro Signore
    Gesù Cristo che era venuto a liberare il genere umano e procurare
    la salvezza e agli uomini e alle donne, non disprezzò i primi,
    perché assunse il sesso maschile, né le seconde, perché nacque
    da una donna.
    A ciò poi si aggiunge un grande mistero, che, poiché
    per mezzo di una donna la morte era caduta su di noi, per
    mezzo di una donna la vita risorgesse in noi, in modo che il diavolo
    vinto fosse sconfitto riguardo all’una e all’altra natura, cioè
    femminile e maschile, poiché esso (il diavolo) si rallegrava della
    rovina di entrambi i sessi. Minor pena sarebbe stata per il diavolo,
    se ambedue i sessi fossero stati liberati in noi, senza essere stati liberati
    anche per mezzo di ambedue i sessi. Non vogliamo però dire
    che solamente Gesù Cristo abbia avuto un vero corpo, e che lo
    Spirito Santo sia apparso ingannevolmente agli occhi degli uomini,
    ma crediamo ambedue quei corpi veri corpi. Come non era necessario
    che il Figlio di Dio ingannasse gli uomini, così non conveniva
    che li ingannasse lo Spirito Santo; ma a Dio onnipotente,
    che creò dal nulla la creatura universale, non era difficile formare
    un vero corpo di colomba senza l’aiuto di altri colombi, come a
    Lui non fu difficile formare un vero corpo nel grembo di Maria
    senza seme virile: in quanto la natura corporea obbedisce al comando
    e alla volontà del Signore e per formare un uomo nelle viscere
    di una donna e per formare una colomba nello stesso mondo.
    Ma gli uomini stolti e gretti non credono che si possa fare da parte
    di Dio onnipotente quello che essi non possono fare»40.
    La piena verità dell’Incarnazione di Dio coincide con la verità
    della donna che ha preso per sua madre:

    ––––––––––
    40 Il combattimento spirituale, 22, 24.

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    «Se è falsa la madre, è anche falsa la carne, falsa la morte, false le
    piaghe della passione, false le cicatrici della risurrezione»41.
    «Se dunque Verbo significa Dio e carne significa uomo, che cosa
    significa: Il Verbo si è fatto carne se non: “Colui che era Dio si è
    fatto uomo”? E perciò colui che era Figlio di Dio è divenuto figlio
    dell’uomo assumendo ciò che era inferiore, non mutando ciò che
    era superiore; prendendo ciò che non era, non perdendo ciò che
    era. Come potremmo affermare nella professione di fede di credere
    nel Figlio di Dio che è nato da Maria Vergine, se fosse nato dalla
    Vergine Maria non il Figlio di Dio, ma un figlio dell’uomo?
    Nessun cristiano nega che da quella donna fosse nato un figlio
    d’uomo; afferma però che Dio si è fatto uomo e che quindi un
    uomo è divenuto Dio. Il Verbo infatti era Dio e il Verbo si è fatto
    carne.

    La vera fede è che colui che era Figlio di Dio, per poter nascere
    dalla Vergine Maria, prese le sembianze di servo (cf. Fil
    2,7), divenne figlio dell’uomo, restando ciò che era e assumendo
    ciò che non era. Cominciò ad essere nella natura umana, inferiore
    al Padre (cf. Gv 14,28), continuò a rimanere nella natura divina,
    nella quale lui e il Padre sono una cosa sola (cf. Gv 10,30)»42.
    Più volte Agostino riporta alla memoria dei fedeli, con delle espressioni
    incisive, la verità del Logos che dall’eternità ha scelto la
    propria madre, essendo Egli stesso «autore di Maria», «creatore di sua
    madre»43:
    «Si formò una madre, mentre era presso il Padre; e mentre veniva
    fatto dalla madre, rimase sempre nel Padre»44,
    così da dover dire altrove che il Figlio del Padre «è stato formato
    da colei che lui stesso ha creato»45. Il Cristo
    «è stato formato da una madre che lui ha creato; è stato sorretto da
    mani che lui ha formato; ha succhiato da un seno che lui ha riempito;


    ––––––––––
    41 Commento al Vangelo di S. Giovanni, 8, 6.
    42 Discorso 186, 2.
    43 Discorso 187, 1 e 4: «Conditor Mariae, natus ex Maria».
    44 Discorso 186, 1: «Fecit sibi matrem, cum esset apud Patrem: et cum fieret ex matre,
    mansit in Patre».
    45 Discorso 189, 2: «Creatus est enim de illa quam creavit».

    -----------------------------------
    il Verbo senza il quale è muta l’umana eloquenza ha vagito
    nella mangiatoia, come bambino che non sa ancora parlare»46.
    Si dà infine ascolto ad un’altra omelia natalizia di Agostino, in
    cui attraverso la contemplazione del mistero del Dio-Uomo, si delucida
    il mistero della maternità divina di Maria, ricorrendo sempre alla
    pagina biblica dei misteri della vita di Cristo:
    «Egli che presso il Padre precede tutta l’estensione dei secoli, nascendo
    dalla madre nel tempo in questo giorno [del Natale] si inserì
    nel defluire degli anni. Il creatore dell’uomo è diventato uomo:
    perché, pur essendo l’ordinatore delle stelle, potesse succhiare
    da un seno di donna; pur essendo il pane (cf. Gv 6,35) potesse aver
    fame (cf. Mt 4,2); pur essendo la fonte (cf. Gv 4,13) potesse
    aver sete (cf. Gv 19,28); pur essendo la luce (cf. Gv 1,9) potesse
    dormire (cf. Lc 8,23); pur essendo la via (cf. Gv 14,6) potesse
    stancarsi per il viaggio (cf. Mc 14,56); pur essendo la verità (cf.
    2Tm 4,1) potesse essere accusato da falsi testimoni (cf. 1Cor
    1,30); pur essendo giudice dei vivi e dei morti (cf. Mt 27,26-29)
    potesse essere giudicato da un giudice mortale; pur essendo la giustizia
    (cf. 1Cor 3,11) potesse essere condannato da uomini ingiusti;
    pur essendo il flagello potesse essere colpito da flagelli; pur
    essendo grappolo potesse essere coronato di spine; pur essendo il
    fondamento potesse essere sospeso ad un legno; pur essendo la
    fortezza potesse diventare debole; pur essendo la salvezza potesse
    essere ferito; pur essendo la vita potesse morire. Sostenne per noi
    queste cose ed altre simili pur non meritandosele, per liberare noi
    anche se eravamo indegni. Mentre né lui, che per noi sopportò tanti
    mali, si meritava alcunché di male, né noi, che tramite lui abbiamo
    ricevuto tanti beni, ci meritavamo alcunché di bene. Per
    questi motivi colui che era Figlio di Dio prima di tutti i secoli senza
    inizio di giorni, negli ultimi tempi si è degnato di diventare figlio
    dell’uomo. E colui che, nato dal Padre, non è stato formato
    dal Padre, è stato formato nella madre che aveva fatto. È nato da
    lei per poter rimanere finalmente qui in terra; mentre lei mai e da
    nessuna parte avrebbe potuto esistere se non per mezzo di lui»47.


    ––––––––––
    46 Discorso 188, 2: «crearetur ex matre quam creavit, portaretur manibus quas formavit,
    sugeret ubera quae implevit, in praesepi muta vagiret infantia Verbum, sine quo muta est
    humana eloquentia».
    47 Discorso 191, 1, 1: «…et qui de Patre natus, non a Patre factus erat, factus est in
    matre quam fecerat; ut ex illa ortus hic aliquando esset, quae nisi per illum nunquam et
    nusquam esse potuisset».

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    00 16/07/2012 21:19
    2.5 La maternità spirituale per i credenti: Eva – Maria – Chiesa

    Maria è spiritualmente madre di tutti i credenti, generati nella
    Chiesa per mezzo del battesimo. Agostino dirà che è la «madre delle
    membra di Cristo»:
    «madre delle sue membra, che siamo noi, nel senso che ha cooperato
    mediante l’amore a generare alla Chiesa dei fedeli, che formano
    le membra di quel capo. Per quanto invece concerne il suo
    corpo, essa è la madre proprio del capo. Era infatti necessario che
    il nostro capo, con un insigne miracolo, prendesse la carne da una
    vergine, per significare che nell’ordine soprannaturale le sue
    membra sarebbero dovute nascere da una vergine, cioè dalla Chiesa
    »48.
    Il binomio Chiesa – Maria è il contributo agostiniano, che nella
    teologia moderna ha trovato un’eco più potente49. La Chiesa per Agostino
    è la nuova Eva, che assieme a Cristo genera i cristiani, facendoli
    passare dalla morte del peccato alla vita nuova di Dio.
    Affrontando il brano di Mt 12,50 (se uno farà la volontà del Padre
    mio che mi ha inviato, egli è mio fratello, mia sorella e mia madre),
    Agostino si domanda:
    «Oseremo forse chiamarci madri di Cristo? Ma certo, osiamo
    chiamarci madri di Cristo. Ho chiamato infatti voi tutti suoi fratelli
    e non oserei chiamarvi sua madre? Ma molto meno oso negare ciò
    che affermò il Cristo. Orsù, dunque, carissimi, osservate come la
    Chiesa – cosa questa evidente – è la sposa di Cristo; ciò che si

    ––––––––––
    48 La santa verginità, 6, 6: «…sed plane mater membrorum eius, quod nos sumus, quia
    cooperata est caritate, ut fideles in Ecclesia nascerentur, quae illius capitis membra sunt,
    corpore vero ipsius capitis mater. Oportebat enim caput nostrum propter insigne miraculum
    secundum carnem nasci de virgine, quo significaret membra sua de virgine Ecclesia
    secundum spiritum nascitura».
    49 Abbiamo già ricordato alcuni grandi autori che hanno sviluppato questo tema tipicamente
    agostiniano; cf. M. AGTERBERG, «Saint Augustin exégète de l’Ecclesia-Virgo», Augustiniana
    8 (1958) 237-266; . DIETZ, «Maria und die Kirche nach dem hl. Augustinus», in Maria
    et Ecclesia, vol. III, Roma 1959, 201-239; S. FOLGADO FLORES, «María virgen y madre de
    Cristo, tipo de la Iglesia según San Augustín», Scripta Mariana 3 (1980) 87-121; S. FOLGADO
    FLORES, «El binomio María-Iglesia en la tradición patrística del siglo IV-V (S. Ambrosio – S.
    Augustín)», in Maria e la Chiesa oggi. Atti del 5° Simposio Mariologico Internazionale, Roma
    1985, 91-142; J. HUHN, «Maria est typus Ecclesiae secundum Patres, imprimis secundum
    S. Ambrosium et S. Augustinum», in Maria et Ecclesia, vol. III, Roma 1959, 163-199; E.
    LAMIRANDE, «Marie, l’Église et la maternité dans un nouveau sermon de saint Augustin», Ephemerides
    Mariologicae 28 (1978) 253-263; T. JANEZ BARRIO, «Maria y la Iglesia según el
    pensamiento agustiniano», Revista agustiniana de espiritualidad 3 (1962) 22-47.


    -----------------------------------------------

    comprende più difficilmente, ma è vero, è la madre di Cristo. La
    vergine Maria ha preceduto la Chiesa come sua figura. Come mai,
    vi domando, Maria è madre di Cristo, se non perché ha partorito le
    membra di Cristo? Membra di Cristo siete voi, ai quali io parlo:
    chi vi ha partoriti? Sento la voce del vostro cuore: “la Madre Chiesa”.
    Questa madre santa, onorata, simile a Maria, partorisce ed è
    vergine. Che partorisca lo dimostro per mezzo vostro: siete nati da
    lei; essa partorisce anche Cristo, poiché voi siete membra di Cristo.
    Ho dimostrato che partorisce, ora dimostrerò ch’è vergine;
    non mi manca la testimonianza divina. Vieni davanti al popolo dei
    fedeli, o beato Paolo, sii testimone della mia dimostrazione; grida
    e di’ ciò che desidero dire: Vi ho promessi in matrimonio a un solo
    sposo, cioè a Cristo, per presentarvi a lui come una vergine pura
    (2Cor 11,2). Dov’è questa verginità? Dov’è che si teme la corruzione?
    Lo dica colui stesso che l’ha chiamata vergine. Vi ho promessi
    in matrimonio a un solo sposo, cioè a Cristo, per presentarvi
    a lui come una vergine pura. Temo però – dice – che, allo stesso
    modo che Eva fu sedotta dalla malizia del serpente, così i vostri
    pensieri si corrompano e voi perdiate la semplicità e la purezza
    riguardo a Cristo (2Cor 11,3). Conservate nel vostro spirito la
    verginità; la verginità dello spirito è l’integrità della fede cattolica.
    Come Eva fu corrotta dalla parola del serpente, così la Chiesa deve
    essere vergine per dono dell’Onnipotente. Le membra di Cristo
    partoriscano dunque con lo spirito, come Maria vergine partorì
    Cristo col ventre: così sarete madri di Cristo. Non è una cosa lontana
    da voi; non è al di fuori di voi, non è incompatibile con voi;
    siete diventati figli, siate anche madri. Siete diventati figli della
    madre quando siete stati battezzati, allora siete nati come membra
    di Cristo; conducete al lavacro del battesimo quanti potrete affinché,
    come siete diventati figli quando siete nati, così possiate essere
    anche madri di Cristo conducendo altri a nascere»50.
    In un altro discorso ritorna sull’analogia tra Chiesa vergine e madre,
    da una parte, e Maria, dall’altra:
    «La Chiesa dunque è vergine. Vergine è, e vergine si conservi: stia
    ben lontana da chi cerca di sedurla, per non ritrovarsi con chi la
    corrompe. La Chiesa è vergine. Tu forse mi potresti dire: Ma se
    essa è vergine, come mai partorisce dei figli? E se figli non ne partorisce,
    come mai noi abbiamo dato i nostri nomi per nascere dalle
    sue viscere? E io ti rispondo: Essa è vergine però partorisce. Assomiglia


    ––––––––––
    50 Discorso 72A, 8: «...Filii matris, quando baptizati estis, tunc membra Christi nata
    estis: adducite ad lavacrum baptismatis quos potestis; ut, sicut filii fuistis quando nati estis, sic
    etiam ducendo ad nascendum matres Christi esse possitis» (il corsivo nostro).

    -----------------------------------------

    a Maria che partorì il Signore. Forse che santa Maria non
    partorì da vergine, e vergine rimase tuttavia? Così anche la Chiesa
    partorisce ed è vergine. E se consideri bene, [anche] essa partorisce
    il Cristo, perché son membra di Cristo quelli che vengono battezzati.
    Voi siete il corpo di Cristo e le sue membra (1Cor 12,27),
    dice l’Apostolo. E se partorisce membra di Cristo, essa è somigliantissima
    a Maria»51.
    Maria è effettivamente la figura prediletta della Chiesa, la sua icona
    escatologica e il modello vivente, come se fosse uno specchio, in
    cui la Chiesa dei credenti si rispecchia e vede così il proprio vero volto,
    sempre alla luce del Cristo che in lei si genera. È la somiglianza
    familiare tra la Chiesa sposa di Cristo, tutta pura e santa, e la Maria,
    sua Madre sempre vergine, dalle quali Egli, il Creatore dell’una e
    dell’altra, si lascia partorire per la salvezza dell’umanità.

    2.6 La verginità di Maria

    I surricordati brani sulla maternità spirituale di Maria riconducono
    al mistero della sua verginità. La più famosa espressione dottrinale
    riguardo alla verginità di Maria, Agostino ci ha dato con l’adagio, che
    sintetizza l’intera verità di fede in merito: «virgo concepit, virgo peperit,
    virgo permansit»; lei concepì Gesù essendo vergine, lo partorì continuando
    ad esser vergine e rimase sempre vergine52. Il Pastore riconosce
    esplicitamente la verginità di Maria ante partum, in partu e post
    partum e tale mistero della fede non si stanca di riaffermaare molte
    volte:
    «Un angelo porta l’annunzio, la Vergine ascolta, crede e concepisce.
    La fede nel cuore e Cristo nel grembo. Vergine concepisce: è
    meraviglioso! Vergine partorisce: è ancor più meraviglioso! Rimane


    ––––––––––
    51 Discorso 213, 8: «…Et virgo est, et parit; Mariam imitatur, quae Dominum peperit.
    Numquid non virgo sancta Maria et peperit, et virgo permansit? Sic et Ecclesia et parit, et
    virgo est; et si consideres, Christum parit: quia membra eius sunt, qui baptizantur. Vos estis,
    inquit Apostolus, corpus Christi e membra (1Cor 12,27). Si ergo membra Christi parit,
    Mariae simillima est».
    52 Discorso 51, 11, 18. Nel Discorso 186, 1 esclama ancora: «Concipiens virgo, pariens
    virgo, virgo gravida, virgo feta, virgo perpetua».


    ------------------------------------

    vergine anche dopo il parto. Chi potrà pienamente spiegare
    anche questa nascita?»53.
    In effetti, la nascita verginale di Gesù è il segno della sua divinità
    e del suo divino potere, che non ha guastato l’integrità della Madre54, e
    la costante insistenza agostiniana sulla verginità è il frutto della sua
    riflessione credente sulle parole del Simbolo: «nato dalla Vergine Maria
    ». Nel sermone già prima ricordato, egli si chiedeva infatti:
    «Come potremmo affermare nella professione di fede di credere
    nel Figlio di Dio che è nato da Maria Vergine, se fosse nato dalla
    Vergine Maria non il Figlio di Dio, ma un figlio dell’uomo? Nessun
    cristiano nega che da quella donna fosse nato un figlio
    d’uomo; afferma però che Dio si è fatto uomo e che quindi un
    uomo è divenuto Dio»55.
    Nell’argomentare la verginità di Maria anche durante il parto di
    Gesù, Agostino si riferisce in modo originale al Vangelo di Giovanni
    (Gv 20,26), riportando analogia all’entrata di Cristo risorto nella casa
    degli Apostoli a porte chiuse, così il Signore ha potuto alloggiare,
    prendere dimora nella propria Madre, senza infrangere la sua verginità.
    Nel difendere la dottrina della verginità di Maria l’Ipponate affronta
    da vicino due teologi avversari, scomunicati poi nel 390 circa: il
    laico Elvidio, discepolo di Aussenzio, che fu vescovo ariano di Milano
    negli anni 355-374, e monaco Gioviniano di Roma, morto nel 405. Le
    tendenze erronee che loro rappresentavano, prediligendo oltre tutto il
    valore del matrimonio, negavano la verginità della Madre di Gesù in
    partu e post partum e per questo tramite rifiutavano anche il valore
    superiore della vita consacrata. Volevano in fondo sostenere che Maria
    non fu solo modello di della vita celibataria, ma anche modello per
    gli sposati, essendo stata anche lei era stata una buona sposa e madre
    dopo la nascita di Cristo. Contro di esse Agostino doveva abbattere la
    falsità dell’argomento secondo cui Gesù avrebbe fratelli e sorelle, che

    ––––––––––
    53 Discorso 196, 1: «Angelus nuntiat, virgo audit, credit, et concipit. Fides in mente,
    Christus in ventre. Virgo concepit, miramini: virgo peperit, plus miramini: post partum, virgo
    permansit. Generationem ergo istam quis enarrabit?».
    In una delle sue lettere Agostino afferma riguardo al mistero della maternità verginale:
    «Concediamo che Dio possa fare qualcosa che noi dobbiamo confessare di non poter
    indagare. In tali cose tutta la ragione del fatto risiede nella potenza di chi lo opera» (137, 2, 8).
    54 Cf. Discorso 189, 2.
    55 Discorso 186, 2.
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    sarebbero figli di Maria oppure quello che intenderebbe le parole del
    Vangelo su Gesù, il primogenito di Maria, come se fosse il primo tra
    molti altri figli della sua madre. Inoltre, come si vedrà più avanti,
    mantenendo la dottrina della piena, perpetua verginità non si trascurerà
    in essa neanche il modello mariano sia per i consacrati che per gli
    sposati.

    2.7 La questione del voto di Maria e il matrimonio con Giuseppe

    Alla dottrina della verginità di Maria è collegata l’idea teologica,
    popolarizzata da Agostino, del voto di verginità compiuto dalla giovane
    Miriam:
    «La verginità di Maria fu certamente molto gradita e cara [al Signore].
    Egli non si contentò di sottrarla – dopo il suo concepimento
    – a ogni violazione da parte dell’uomo, e così conservarla sempre
    incorrotta. Già prima d’essere concepito volle scegliersi, per
    nascere, una vergine consacrata a Dio, come indicano le parole
    con le quali Maria replicò all’Angelo che le annunziava
    l’imminente maternità. Come potrà accadere una tal cosa – disse
    – se io non conosco uomo? (Lc 1,34). E certo non si sarebbe espressa
    in tal modo se prima non avesse consacrato a Dio la sua
    verginità. Ella si era fidanzata perché la verginità non era ancora
    entrata nelle usanze degli ebrei; ma s’era scelta un uomo giusto,
    che non sarebbe ricorso alla violenza per toglierle quanto aveva
    votato a Dio, che anzi l’avrebbe protetta contro ogni violenza.

    Che se nella sua risposta ella si fosse limitata a dire: Come accadrà
    questo? e non avesse aggiunto: poiché non conosco uomo, anche
    in questo caso le sue parole non sarebbero certo state una richiesta
    d’informazioni sul come avrebbe messo al mondo il figlio che le
    veniva promesso, qualora sposandosi non avesse escluso ogni uso
    del matrimonio. L’obbligo di restare vergine poteva anche esserle
    imposto dall’esterno, affinché il Figlio di Dio assumesse la forma
    di servo con un miracolo degno dell’evento. Ma non fu così: fu lei
    stessa a consacrare a Dio la sua verginità quando ancora non sapeva
    chi avrebbe concepito.

    E così sarebbe stata di esempio alle sante
    vergini, e nessuno avrebbe mai potuto credere che la verginità è
    una prerogativa di colei che aveva meritato la fecondità senza il
    concorso dell’uomo. In tal modo questa imitazione della vita celeste
    da parte di persone rivestite di corpo mortale e fragile cominciò
    ad esistere in forza d’una promessa, non di una imposizione; d’un
    amore che sceglie, non d’una necessità che rende schiavi.

    E così Cristo, nascendo da una vergine che aveva deciso di restare vergine
    quando ancora non sapeva chi sarebbe nato da lei, mostrò che
    preferiva intervenire all’approvazione della verginità piuttosto che
    ad impartirne il comando; e per questo motivo volle che, anche in
    colei che gli avrebbe somministrato la forma di servo, la verginità
    fosse di libera scelta»56.

    La questione del proposito ovvero del sacro voto di verginità di
    Maria ha suscitato un’ampia discussione a partire dai testi agostiniani
    che la suffragavano57. L’Ipponate con la sua teoria, non estranea del
    tutto anche ad Ambrogio, secondo cui Maria avrebbe fatto un voto di
    verginità, già prima dell’annunciazione, risponde in realtà ai passi dei
    Vangeli dell’infanzia di Gesù, riguardanti la Madre, che egli trova difficilmente
    interpretabili. Attraverso la convenienza di un voto previo,
    il teologo spiega il senso della domanda di Maria all’angelo Gabriele:
    «come può accadere questo, poiché io non conosco l’uomo?» (Lc
    1,34). L’apparente incredulità e la meraviglia della Vergine, che intravede
    nel suo chiedersi, sarebbero meglio comprensibili tenendo presente
    un voto di verginità che la ragazza avesse emesso già primo.
    Lo stesso Agostino è però molto attento a paragonare la domanda
    di Maria nell’annunciazione di Gesù a quella di Zaccaria
    nell’annuncio della nascita di Giovanni Battista58. In realtà, incredulo
    davvero è il sacerdote Zaccaria e in conseguenza viene punito da Dio,
    mentre la santa Maria si domanda piuttosto circa il modo in cui possa
    avvenire ciò che Dio desidera da lei. Si interroga come acconsentire
    per il meglio, vuole comprendere le vie per le quali adempiere la volontà
    dell’Altissimo. Non si tratta pertanto di una vera incredulità, ma
    piuttosto di una potente conferma della fede di Maria, che non solo
    accoglie la volontà del Padre, ma dimostra subito la prontezza di identificarsi
    totalmente con quanto riceve e compiere per il meglio la vocazione
    affidata, lasciandosi illuminare da Dio anche sui dettagli delle
    vie adeguate per realizzazione della sua parola59. Tenendo ciò, non ci


    ––––––––––
    56 La santa verginità, 4, 4.
    57 Cf. Discorso 225, 2, 2; La santa verginità, 4, 4.
    58 Cf. Discorso 291, 4-6.
    59 Cf. AMBROGIO DI MILANO, Esposizione del Vangelo secondo Luca, II, 14-15, dove si
    legge tra l’altro: «Maria non doveva né mancare di fede, né credere alla cieca: voglio dire, né
    mancare di fede all’angelo, né credere alla cieca alle promesse divine. Non era facile
    conoscere “il mistero nascosto da secoli in Dio” (cf. Ef 3,9), che nemmeno le potenze celesti
    riuscirono a sapere. E tuttavia essa non negò l’assenso, né ricusò l’omaggio, ma vi prestò il
    suo impegno, vi promise la sua obbedienza. Difatti quando disse: “Come avverrà questo?”,
    non dubitò che quel parto sarebbe realmente avvenuto, ma volle sapere in che modo. (…) Un parto così incredibile ed inaudito doveva essere chiaramente udito, prima di essere creduto.
    Che una vergine partorisca, è il suggello di un mistero divino, non umano. Del resto è scritto:
    “Ricevi il segno: Ecco la vergine concepirà nell’utero e partorirà un figlio” (Is 7,14). Maria
    aveva letto queste parole, a per questo credette che sarebbe avvenuto; tuttavia non aveva letto
    in che modo sarebbe avvenuto, perché ciò non era stato rivelato nemmeno a un profeta
    importante come Isaia».

    -------------------------------

    sarebbe forse l’effettiva necessità di un precedente votum per spiegare
    più chiaramente un certo dubbio intravisto dall’Ipponate nella domanda
    di Maria.
    Oltre alla verginità, Agostino è molto attento nell’affermare il vero
    matrimonio contratto con Giuseppe, pur senza unione dei sessi. In
    forza di quel matrimonio il marito della Vergine può essere chiamato
    realmente padre di Gesù60. Oltre a tale ragione cristologica, a partire
    dallo sposalizio della Madonna, il Pastore d’anime sviluppa una preziosa
    teologia del matrimonio. Per Agostino tre sono i beni del matrimonio:
    la prole, la fedeltà e il sacramento indissolubile. Tutti e tre sono
    presenti nell’unione di Maria e Giuseppe: il bambino Gesù, nato
    non dall’unione matrimoniale degli sposi, ma dalla fede della Vergine;
    la perpetua fedeltà degli sposi e la stabilità della loro unione.
    Sia il matrimonio di Maria, sia la sua verginità diventeranno per
    Agostino l’ideale modello per questi due stati cristiani, impegnando
    sia gli sposi cristiani sia i religiosi consacrati nell’imitazione di Maria.
    Effettivamente, tutta la Chiesa dei credenti, attraverso il concreto di
    vari suoi stati, si rispecchia nella Madre.

    2.8 Maria, l’esempio per gli sposi e per le vergini consacrate

    Mentre Maria attraverso l’unione sponsale con Giuseppe è indubbiamente
    l’esempio assieme al suo santo marito per gli sposi cristiani,
    il fatto che Agostino predilige di sottolineare e sul quale concentra attenzione
    è il modello che in Maria si offre per le vergini consacrate.
    Nel Discorso 191 per il Natale del Signore, Agostino contempla
    la Chiesa madre e vergine, dicendo:
    «Nel grembo verginale della madre l’unigenito Figlio di Dio si è
    degnato di unire a sé la natura umana, per congiungere a sé, capo
    immacolato, la Chiesa immacolata. L’apostolo Paolo chiama la
    Chiesa vergine non perché considera in essa soltanto coloro che
    sono vergini anche nel corpo, ma perché desidera che tutti abbiano
    il cuore incorrotto. Vi ho fidanzati – dice – ad un solo sposo, per


    ––––––––––

    60 Cf. Discorso 51, 16, 26 – 17, 27.


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    presentarvi a Cristo come una vergine casta (2Cor 11,2). La Chiesa,
    imitando la Madre del suo Signore, anche là dove non ha potuto
    esserlo nel corpo, è tuttavia insieme madre e vergine nello spirito.
    Cristo dunque, che ha reso vergine la sua Chiesa liberandola
    dalla fornicazione dei demoni, nascendo, non ha tolto in alcun
    modo la verginità a sua madre»61.

    In quest’ottica, cristica ed ecclesiale insieme, si rivolge alle vergini:
    «Voi, vergini consacrate, nate dalla incorrotta verginità della
    Chiesa, che non curandovi delle nozze terrene avete scelto di essere
    vergini anche nel corpo, celebrate oggi con solennità e gioia il
    parto della Vergine. È nato infatti da una donna colui che non ha
    avuto bisogno di essere generato in lei da un uomo. Egli, che a voi
    ha fatto dono della verginità che avreste amato, non tolse alla madre
    ciò che anche voi ora amate. Egli, che risana in voi ciò che avete
    ereditato da Eva, non può rovinare ciò che voi avete amato in
    Maria»,
    e continua nell’esortazione di imitare la verginità della Madre:
    «Seguite le orme di colei che nel concepire non si unì a uomo e
    nel partorire rimase vergine. Imitatela in quanto ne avete la possibilità.
    Non nella fecondità, perché questo è impossibile senza
    compromettere la verginità. Lei sola poté avere ambedue le cose,
    delle quali voi ne avete scelta una; se voleste averle ambedue, perdereste
    quella che avete scelto. Lei sola poté avere ambedue le cose,
    lei che generò l’Onnipotente, in virtù del quale poté averle ambedue.
    Solo in questo unico modo era conveniente che l’unico Figlio
    di Dio diventasse figlio dell’uomo. Tuttavia per il fatto che
    Cristo è stato partorito soltanto dalla Vergine, non per questo non
    è niente per voi; infatti, benché non avete potuto partorirlo nella
    carne come figlio, lo avete trovato nel cuore come sposo: e un tale
    sposo che, mentre in quanto redentore ricolma la vostra felicità,
    non dovete temere che vi tolga il bene della verginità. Egli infatti
    che non ha tolto la verginità alla madre neanche quando questa lo
    partorì fisicamente, molto più la conserverà in voi nell’amplesso
    spirituale. Né dovete ritenervi sterili per il fatto che rimanete vergini.
    Infatti una virtuosa integrità del corpo è assai utile per la fecondità
    del cuore. Comportatevi come consiglia l’Apostolo: siccome
    non dovete preoccuparvi delle cose del mondo e di come poter

    ––––––––––
    61 Discorso 191, 2, 3.


    ---------------------------------------

    piacere ai mariti, datevi pensiero delle cose di Dio, come possiate
    piacere in tutto a lui (cf. 1Cor 7,32-34). Perché possiate avere
    non un grembo fecondo di nascite, ma un cuore fecondo di virtù».
    Infine, non trascura gli altri stati di vita cristiana e torna con il
    pensiero all’intera assemblea dei fedeli della casta Vergine che è la
    Chiesa:
    «Ora, arrivato al termine, mi rivolgo a tutti voi che siete presenti,
    parlo a tutti, vorrei sollecitare con queste parole tutti voi, che siete
    la vergine casta che l’Apostolo ha fidanzato a Cristo (cf. 2Cor
    11,2). Quanto ammirate nel corpo di Maria abbiatelo nell’intimo
    della vostra anima. Chi crede nel cuore per compiere la giustizia
    concepisce Cristo; chi lo confessa con la bocca per la salvezza partorisce
    Cristo (cf. Rm 10,12). Così nel vostro cuore sovrabbondi la
    fecondità e permanga la verginità»62.
    Esortando diversi stati di vita cristiana nel seguente discorso natalizio
    rivolge, sempre sulla scia di Maria santissima, un invito pressante
    alle vergini:
    «Gioite, vergini di Cristo: la madre di Cristo è vostra sorella. Non
    avete potuto essere madri di Cristo nella carne, ma non avete voluto
    essere madri per amore di Cristo. Colui che non è nato da voi è
    nato per voi. Tuttavia se ricordate le sue parole – e dovete ricordarle
    – anche voi siete madri sue, perché fate la volontà del Padre
    suo. Egli stesso ha detto: Chiunque fa la volontà del Padre mio è
    mio fratello e sorella e madre (Mt 12,50). Gioite, vedove di Cristo:
    avete votato la santa continenza a colui che rese feconda la
    verginità»63.
    In un altro discorso per la festività natalizia, già sopra ricordato, il
    Vescovo d’Ippona esclama:
    «Esultate, giovani consacrati, che avete scelto di seguire Cristo in
    modo particolare e non avete cercato le nozze. Non tramite le nozze
    è venuto a voi colui che avete trovato per seguirlo (cf. Gv 1,45
    ss): e vi ha donato di non curarvi delle nozze, per mezzo delle quali
    siete venuti al mondo. Voi infatti siete venuti al mondo attraverso
    nozze carnali; mentre Cristo senza queste è venuto alle nozze
    spirituali: e vi ha donato di disprezzare le nozze, proprio perché vi

    ––––––––––
    62 Discorso 191, 2, 3 – 3,4.
    63 Discorso 192, 2.

    -----------------------------------------

    ha chiamato ad altre nozze. Non avete cercato le nozze da cui siete
    nati, perché avete amato più degli altri colui che non è nato alla
    stessa maniera che voi. Esultate, vergini consacrate: la Vergine vi
    ha partorito colui che potete sposare senza perdere l’integrità. Non
    potete perdere il bene che amate né quando lo concepite né quando
    partorite. Esultate, giusti: è il Natale di colui che giustifica. Esultate,
    deboli e malati: è il Natale del Salvatore. Esultate, prigionieri: è
    il Natale del Redentore. Esultate, schiavi: è il Natale del Signore.
    Esultate, liberi: è il Natale del Liberatore. Esultate, voi tutti cristiani:
    è il Natale di Cristo»64.

    2.9 Maria come garanzia della dignità antropologica di due sessi
    in ordine alla salvezza


    Con l’esemplarietà di Maria è collegato un aspetto importante
    della dottrina mariana in Agostino che si ritrova nella sua dimensione
    antropologica con la conseguente rilevamento della dignità della donna.
    Cristo, diventando uomo, non ha trascurato il sesso femminile,
    proprio perché scegliendosi una madre, ha dato onore anche ad ogni
    donna. Sempre in occasione del santo Natale del Signore Agostino esclamava
    ai suoi fedeli:
    «Esultino gli uomini, esultino le donne: Cristo è nato uomo, è nato
    da una donna; ambedue i sessi sono stati da lui onorati. Si trasformi
    nel secondo uomo chi nel primo era stato precedentemente
    condannato (cf. 1Cor 15,49). Una donna ci aveva indotti alla morte;
    una donna ci ha generato la vita. È nata una carne simile a quella
    del peccato (cf. Rm 8,3), perché per suo mezzo venisse mondata
    la carne del peccato. Non venga condannata la carne ma, affinché
    la natura viva, muoia la colpa. È nato Cristo senza colpa perché in
    lui possa rinascere chi era nella colpa»65.
    Un simile tema approfondisce in un’altra occasione in seguenti
    termini:
    «Orbene, per compiere questo suo disegno nostro Signore Gesù
    Cristo divenne figlio dell’uomo nascendo appunto da una donna.
    Se però non fosse nato dalla vergine Maria, che cosa gli sarebbe

    ––––––––––
    64 Discorso 184, 2, 2.
    65 Discorso 184, 2, 2.
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    00 16/07/2012 21:27
    mancato? “Volle essere uomo – dirà qualcuno – d’accordo, ma avrebbe
    potuto esserlo senza dover nascere da una donna, poiché
    neppure per creare il primo uomo ebbe bisogno d’una donna”.
    Guarda come si risponde a questa obiezione. Tu dici: “Perché
    scelse una donna per nascere?”. Ti si risponde: “Al contrario, perché
    avrebbe dovuto evitare una donna? Supposto ch’io non possa
    dimostrarti perché decise di nascere da una donna, tu dimostrami
    che cosa avrebbe dovuto evitare in una donna”. Ma è stato già affermato
    che, se fosse rifuggito dal seno d’una donna, avrebbe mostrato
    che c’era stata la possibilità di essere in un certo senso contaminato
    da lei. D’altronde quanto più era per sua natura inattaccabile
    da qualsiasi macchia, tanto meno avrebbe dovuto aver paura
    di un seno materno di carne, come se potesse esserne macchiato.
    Nascendo invece da una donna doveva mostrarci qualche grande
    mistero. In realtà, fratelli, anche noi ammettiamo che, se il Signore
    avesse voluto diventare uomo senza nascere da una donna, ciò era
    certamente facile alla sua sovrana maestà. Ma allo stesso modo
    che poteva nascere da una donna senza il concorso di un uomo,
    così sarebbe potuto nascere anche senza il concorso d’una donna.
    Ma egli volle mostrarci questo; che cioè la creatura umana non avrebbe
    dovuto perdere la speranza di salvarsi riguardo a nessuno
    dei due sessi.

    Il sesso umano infatti risulta di maschi e di femmine.
    Se dunque diventando uomo – come per l’appunto sarebbe dovuto
    essere – non fosse nato da una donna, avrebbero perduto la speranza
    di salvarsi le donne, ricordandosi del loro primo peccato,
    poiché il primo uomo fu ingannato dalla donna, e avrebbero creduto
    di non poter avere assolutamente alcuna speranza nel Cristo.
    Venne dunque il Cristo nel mondo come uomo per scegliere di
    preferenza il sesso maschile e, nascendo da una donna, venne a
    consolare il sesso femminile, come se, rivolgendo loro la sua parola,
    avesse detto: “Perché sappiate che nessuna creatura di Dio è
    cattiva, ma è stata pervertita da un piacere colpevole, quando nel
    principio feci l’uomo, io lo feci maschio e femmina. Non condanno
    la creatura che io ho creato. Ecco, sono nato uomo, sono nato
    da una donna. Non condanno dunque la creatura che io ho fatto,
    ma i peccati che io non ho fatto”. Ambedue i sessi vedano la propria
    dignità ma confessino il proprio peccato, e ambedue sperino
    di salvarsi. Per ingannarlo fu propinato all’uomo il veleno dalla
    donna; da una donna venga propinata all’uomo la salvezza per rigenerarlo
    con la grazia. La donna, diventando madre di Cristo, riparerà
    il peccato da lei commesso ingannando l’uomo. Così furono
    delle donne ad annunciare per prime agli Apostoli la risurrezione
    di Dio. Fu una donna ad annunciare al proprio marito la
    morte nel paradiso; furono anche delle donne ad annunciare la salvezza agli uomini nella Chiesa. Sarebbero stati gli Apostoli ad annunciare
    la risurrezione del Cristo ai pagani, ma furono le donne
    ad annunciarla agli Apostoli. Nessuno deve dunque incolpare Cristo
    d’essere nato da una donna; sesso dal quale il Liberatore non
    poteva esser macchiato, sesso che il Creatore avrebbe esaltato»66.

    Oggi “ripescare” queste antiche convinzioni pastorali, profondamente
    ancorate nella dinamica della storia della salvezza, e poi riprese
    da migliori menti medioevali, sembra un compito non secondario per
    la teologia sensibile alla femminilità. L’attenta lettura di simili pagine
    potrà illuminare non pochi giudizi sul passato che hanno guardato Agostino
    con una non sufficiente serenità d’analisi.

    2.10 La libertà dal peccato personale e dal peccato originale

    Trattando la maternità divina, Agostino ha rilevato la fede obbediente
    della Vergine. Proprio scrutando la fede di Maria, non sarà difficile
    cogliere quanto Agostino intende circa la sua santità. Per di più,
    in conseguenza dell’approfondimento sistematico del peccato originale,
    il Dottore della grazia pone per primo la questione se Maria era libera
    dal peccato originale o no. In merito bisogna concludere che il
    teologo non mette in dubbio l’assenza di peccato, ma non riesce ancora
    a spiegare di come ciò avviene. Riferendosi a molte donne sante
    dell’Antico Testamento, deve notare che nessuno ha vissuto senza
    peccato tra gli uomini, con eccezione di Maria Vergine («excepta sancta
    virgine Maria»):
    «Escludiamo dunque la santa vergine Maria, nei riguardi della
    quale per l’onore del Signore non voglio si faccia questione alcuna
    di peccato. Infatti da che sappiamo noi quanto più di grazia, per
    vincere il peccato sotto ogni aspetto, sia stato concesso alla Donna
    che meritò di concepire e partorire colui che certissimamente non
    ebbe nessun peccato?»67.

    ––––––––––
    66 Discorso 51, 2, 3 (Perché Cristo volle nascere dalla Vergine. A causa della donna la
    rovina, tramite la donna, la salvezza).
    67 Natura e grazia, 36, 42: «Excepta itaque sancta virgine Maria, de qua propter
    honorem Domini nullam prorsus,cum de peccatis agitur, haberi volo quaestionem – unde
    enim scimus quid ei plus gratiae collatum fuerit ad vincendum omni ex parte peccatum, quae
    concipere ac parere meruit, quem constat nullum habuisse peccatum?».
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    Caterina63
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    00 16/07/2012 21:30
    Il dibattito su come bisogna interpretare alcuni testi che esprimono
    la posizione agostiniana riguardo l’assenza di peccato in Maria e la
    verità definita nella sua Immacolata Concezione fu acceso per lungo
    tempo68. Una “croce” per gli interpreti ha costituito l’opera incompiuta
    contro il teologo pelagiano Giuliano di Eclano (ca. 385-455), dove
    Agostino ritiene che Maria è senza peccato per la «grazia della rinascita
    ». In questo senso rimarrebbe presupposto che la precisa dottrina
    della preservazione dal peccato originale in previsione dei meriti della
    redenzione di Cristo in Agostino non si riscontra ancora, ma
    l’affermazione dell’eccezionalità di Maria rispetto al peccato è presente
    e conduce a ritenere che Agostino ammetteva per motivo di Cristo
    la libertà della Madre da peccato. Ricordiamo al riguardo il complesso
    dialogo con Giuliano, in cui questi accusa:

    ––––––––––
    68 La letteratura prodotta al riguardo è pressoché immensa, di cui qui ricordiamo, oltre a
    quanto riferito alla nota 11, solo alcuni contributi in ordine cronologico: P. FRIEDRICH, Die
    Mariologie des heiligen Augustinus, Köln 1907; A. ALVERY, «Mariologie augustinienne»,
    Revue augustinienne 11 (1907) 705-719; H. KIRFEL, «Der hl. Augustinus und das Dogma von
    der unbefleckten Empfängnis Mariens», Jahrbuch für Philosophie und spekulative Theologie
    22 (1908) 241-268; H. MORILLA, «San Agustín, defensor de la Concepción Inmaculada de
    María», La Ciudad de Dios 75 (1908) 385-391; L. SALTET, «Saint Augustin et l’Immaculée
    Conception», Bulletin de littérature ecclésiastique 11 (1910) 161-166; L. TALMONT, «Saint
    Augustin et l’Immaculée Conception», Revue augustinienne 16 (1910) 745-749; W. SCHERER,
    «Zur Frage über die Lehre des hl. Augustinus von der unbefleckten Empfängnis», Theologie
    und Glaube 4 (1912) 43-46; F.S. MÜLLER, «Augustinus amicus aut adversarius Immaculatae
    Conceptionis?», in Miscellanea Agostiniana, vol. II, Roma 1931, 885-914; F. HOFFMANN,
    «Die Stellung des hl. Augustinus zur Lehre von der unbefleckten Empfängnis Mariä», Theologische
    Quartalschrift 130 (1932) 299-319; B. CAPELLE, «La pensée de saint Augustin sur
    l’Immaculée Conception», Recherches de théologie ancienne et médiévale 4 (1932) 361-370,
    C. BOYER, «Bulletin augustinien», Gregorianum 14 (1933) 93-96 (risposta a B. Capelle); J.
    GÖTZ, «Augustin und die Immaculata Conceptio», Theologie und Glaube 25 (1933) 739-744;
    D. FERNANDEZ, «El pensamiento de San Augustín sobre la Immaculada», Analecta Baetica
    (1954) 13-63; J. DIETZ, «Ist die hl. Jungfrau nach Augustinus ‚Immaculata ab initio’? Eine
    neue Untersuchung zum Marianischen Jahr», Augustiniana (Louvain) 4 (1954) 362-411= in
    Virgo Immaculata, vol. IV, Roma 1955, 61-112; R. CULHANE, «St. Augustine on the Immaculate
    Conception», The Irish Theological Quarterly 22 (1955) 350-354 ; C. BOYER, «La controverse
    sur l’opinion de Saint Augustin touchant la Conception de la Vierge», in Virgo Immaculata,
    vol. IV, Roma 1955, 48-60; P. FRUA, L’Immacolata Concezione e S. Agostino, Saluzzo
    1960; W.J. BURGHARDT, «María en la patrística occidental», in J.B. CAROL, Mariología,
    BAC, Madrid 1964, 141-147; A. SAGE, «Saint Augustin et l’Immaculée Conception», Revue
    des Études Augustiniennes 11 (1965) 305-306; J. FALGUERAS SALINAS, «La contribución de
    San Augustín al dogma de la Inmaculada Concepción de María», Scripta theologica (Pamplona)
    4 (1972) 355-433; C. SORSOLI, «Vergine e Madre: la Madonna nel pensiero di S. Agostino
    », in E. ANCILLI, ed., Maria mistero di grazia, Roma 1974, 67-87; A. TRAPÈ, «Nota: Maria
    e il peccato originale», in SANT’AGOSTINO, Maria, dignitas terrae, Città nuova, Roma
    1988, 59-67.

    --------------------------------------

    «(Giuliano:) Ma Gioviniano, come è colpevole di essere nemico di
    Ambrogio, così è assolto se si paragona a voi. Quando mai infatti
    la censura dei sapienti riconoscerà a te tanto da poterti mettere alla
    pari del merito di Gioviniano? Egli appunto disse che c’è la necessità
    del bene, tu del male; egli affermò che per mezzo dei misteri
    gli uomini sono tenuti lontani dall’errore, tu al contrario dici che
    non vengono liberati nemmeno per mezzo della grazia; egli dissolse
    la verginità di Maria per la condizione del parto, tu per la condizione
    del nascere assegni al diavolo la stessa persona di Maria;
    egli uguaglia il meglio al bene, cioè l’integrità al matrimonio, tu
    invece chiami morbosa la mescolanza coniugale e disprezzi la castità
    valutandola solo in confronto al comportamento più turpe: né
    aggiungi un gradino tra loro, confondi invece ogni genere, anteponendo
    la verginità non certo al bene, ma al male. Ora, è di una svalutazione
    estrema ciò che non può piacere se non a confronto
    dell’orrido. In effetti quali ingiurie ha recato Gioviniano a Dio che
    siano pari alle tue? Egli volle attenuare il vigore del giudizio di
    Dio dalla parte della benignità, tu dalla parte della malignità: egli
    dice che presso Dio i buoni e gli ottimi godranno lo stesso onore,
    tu invece che i buoni e gli empi, ossia gli innocenti e il diavolo, saranno
    torturati da un unico supplizio. Egli dunque vuol far apparire
    Dio clementissimo, tu iniquissimo; egli dice che gli uomini iniziati
    ai misteri di Dio non possono peccare, tu al rovescio sostieni
    che Dio stesso pecca, e nei misteri per inefficienza, e nei precetti
    per eccessiva esigenza, e nei giudizi per disumananza. E così, poiché
    tra te e Gioviniano c’è tanta dissomiglianza quanta somiglianza
    c’è tra te e Manicheo, tanto più tollerabile di te si trova Gioviniano
    quanto più orrido di Gioviniano si trova Manicheo».

    Ed è Agostino a prendere la parola più che in difesa della propria
    persona ed ortodossia, per affermazione della verità del peccato e della
    grazia:
    «(Agostino:) Quanto ti sembri gentile quando, confrontandomi con
    Gioviniano, tenti di dimostrarmi peggiore di lui! Ma io godo di ricevere
    da te in compagnia di Ambrogio anche questa mendacissima
    ingiuria; mi rattrista però che tu sragioni così. La causa appunto
    per cui mi dici peggiore di Gioviniano è precisamente la stessa
    per cui mi dici anche manicheo. E qual è? Evidentemente quel
    peccato originale, che voi negate con Pelagio e noi al contrario
    confessiamo con Ambrogio. Con questo quindi, secondo voi, noi
    siamo e manichei e peggiori di Gioviniano. E tutto ciò che di altro
    diciate che noi siamo con bocca proterva, né certamente veridica
    ma maledica, il Signore ci ha insegnato a rallegrarci ed esultare,

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    Caterina63
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    00 16/07/2012 21:32
    quando udiamo tutte le maledizioni possibili, non da parte della
    verità, ma perché combattiamo per la verità (cf. Mt 5,12). Ecco, io
    non dico che ci sia la necessità del male, perché neppure Ambrogio,
    e tuttavia io dico che i bambini vengono rinnovati dalla loro
    malizia: ciò che dice anche Ambrogio. E per questo non c’è nessuna
    necessità del male, perché è sanabile da Dio anche il male
    che trae la natività; quanto più il male che aggiunge la volontà!
    Non dico che gli uomini non vengono liberati nemmeno per mezzo
    della grazia: il che è ben lungi dal dirlo Ambrogio. Ma diciamo
    ciò che tu non vuoi: che gli uomini non sono liberati se non per
    mezzo della grazia, non solo perché siano rimessi a loro i debiti,
    ma anche perché non siano indotti nella tentazione».

    A questo punto si introduce lo speciale caso della Madre del Redentore
    inserito in una professione di fede sulla potenza della grazia
    salvifica operata da Cristo:
    «Non assegniamo Maria al diavolo per la condizione del nascere,
    ma per questo: perché la stessa condizione del nascere è risolta dalla
    grazia del rinascere (lat. Non trascribimus diabolo Mariam
    conditione nascendi; sed ideo, quia ipsa conditio solvitur gratia renascendi)
    »,
    continuando poi ad affrontare serenamente l’elenco di accuse e di
    per sé gli errori di Giuliano, tra i quali non si trascura la questio mariana:
    «Non anteponiamo la verginità alle nozze come il bene al male,
    ma come il meglio al bene. Non diciamo, come tu ci calunni, che i
    buoni e gli empi devono essere tormentati da un unico supplizio,
    ma diciamo che i buoni da nessun supplizio, mentre gli empi non
    da un unico, ma da diversi supplizi secondo la diversità dell’empietà
    stessa. Non diciamo che Dio pecca nei misteri per insufficienza,
    nei precetti per eccessiva esigenza, nei giudizi per disumananza:
    perché e i misteri di Dio sono utili ai rigenerati dalla
    grazia, e i precetti di Dio sono salutari ai liberati dalla grazia, e i
    giudizi di Dio sono convenientemente distribuiti ai buoni e ai cattivi.
    Ecco, noi allontaniamo da noi tutti gli errori dove voi ci dite
    peggiori di Gioviniano; voi allontanate da voi, se potete, gli errori
    in cui dimostrerò che siete peggiori dello stesso e medesimo Gioviniano.
    Egli disse che c’è la necessità del bene, voi dite che è
    buona la cupidità del male. Egli afferma che per mezzo dei misteri
    gli uomini vengono tenuti lontani dall’errore, voi dite che la cupidità
    di camminare sulla retta via non è ispirata da Dio, ma è procurata
    dal libero arbitrio. Egli dissolve la verginità di Maria per la
    condizione del parto, voi uguagliate a tutta l’altra carne umana la
    stessa carne santa procreata dalla Vergine, non distinguendo la
    carne somigliante alla carne del peccato dalla carne del peccato.
    Egli mette sullo stesso piano il meglio e il bene, cioè l’integrità e il
    matrimonio, voi il male e il bene: dite infatti che la discordia tra la
    carne e lo spirito è un bene come lo è la concordia delle nozze.
    Egli dice che presso Dio avranno uguale onore i buoni e gli ottimi,
    voi al contrario dite che alcuni tra i buoni non solo non conseguiranno
    nessun onore nel regno di Dio, ma non vedranno nemmeno
    il regno di Dio. Egli dice che gli uomini iniziati ai misteri di Dio
    non possono peccare, voi dite che gli uomini per mezzo della grazia
    di Dio possono certo più facilmente non peccare, ma possono
    non peccare anche senza la grazia, per mezzo del libero arbitrio;
    ribellandovi voi così con audacia gigantesca a Dio, il quale parlando
    dei buoni frutti dice: Senza di me non potete fare nulla (Gv
    15,5). Mentre dunque tanto distate in peggio dall’errore di Gioviniano,
    tuttavia mettete noi al di sotto di lui e ci pareggiate piuttosto
    a Manicheo. Vi siete proprio ben protetti: viene fatto di pensare
    che abbiate fondato un’eresia nuova, perché quando vi accusiamo
    non abbiamo la possibilità di equipararvi a nessun altro gruppo di
    eretici. Tuttavia in questa causa, nella quale sembra che io debba
    essere tanto detestato da te riguardo al peccato originale e allineato
    piuttosto a Manicheo, mi trovo, lo voglia tu o non lo voglia, in
    compagnia di Ambrogio, che Gioviniano diceva manicheo, come
    fai tu: ma lui scopertamente, tu subdolamente. Inoltre Gioviniano
    è vinto una volta sola, quando si dimostra che Ambrogio non è
    manicheo; tu invece, poiché hai voluto avere un cuore doppio, sei
    vinto due volte. Accusi Ambrogio di essere manicheo e io dimostrerò
    che non lo è. Neghi di accusarlo e io dimostro che lo accusi.
    Ma l’una e l’altra verità si farà chiara a chi leggerà quanto Ambrogio
    ha detto più sopra»69.
    La dottrina della libertà di Maria da peccati personali o attuali
    non lascia dubbi nel pensiero di Agostino, ma anche rispetto alla dottrina
    del peccato in genere, compreso il peccato originale, Maria deve
    presentare un’eccezione nell’orizzonte della dottrina agostiniana
    dell’universalità del peccato originale, anche se il teologo non riesce
    ancora a spiegarne il modo con cui tale libertà viene posta da Dio in
    atto. Per ora egli presuppone un dono speciale, che al riguardo andrebbe
    riconosciuto nei confronti della Madre. Si muove in giusta direzione guidato dal dato rivelato, sempre quale apostolo zelante della
    potenza prioritaria della Grazia di Cristo. Tale priorità dell’opera salvifica
    del Figlio in realtà spinge a osare di esprimere l’eccezionalità
    data alla sua Madre.

    ––––––––––
    69 Opera incompiuta contro Giuliano, 4, 122 (i corsivi nostri).

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    Caterina63
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    00 16/07/2012 21:36
    2.11 Verso l’affermarsi della devozione a Maria

    Più volte è stata posta la domanda se a partire dall’insegnamento
    agostiniano si possa già intravedere gli albori di un culto rivolto alla
    Madre del Signore70. Di per sé al suo tempo non si celebrano ancora le
    feste mariane nel Africa e conseguentemente non si potranno trovare
    di sermoni dedicati a tali eventi liturgici mariani. Nondimeno, la Vergine
    non è del tutto assente nel culto liturgico della Chiesa. Possiamo
    dire che soprattutto i Sermoni 184-196 dedicati al Natale sono
    l’espressione eloquente non solo del celebrato mistero
    dell’Incarnazione di Cristo, ma anche di una celebrazione della Madre
    del Verbo71. Nel Natale si celebra – esclama Agostino – «con gioia il
    giorno in cui Maria partorì il Salvatore, una sposa il creatore delle
    nozze, una vergine il principe delle vergini»72.
    In ogni caso fermandoci in compagnia di Agostino, siamo ancora
    prima del Concilio di Efeso, nelle sue parole possiamo trovare più che
    un invito al culto o all’esplicita devozione mariana, una costante ed
    insistente esortazione ad imitare Maria. In realtà quel primato di somiglianza
    a Lei, di una vera immedesimazione con questa prima credente
    è aperto al contempo a quei sviluppi che la coscienza cristiana
    dopo Agostino acquisterà ormai molto presto con il culto della Vergine.

    ––––––––––
    70 Si vedano ad esempio: J. MORÁN, «Puede hablarse de culto a Maria en san Agustín»,
    Augustinianum 7 (1967) 514-521; E. LAMIRANDE, «En quel sens peut-on parler de devotion
    mariale chez St. Augustin», in De promordis cultus mariana, vol. 3, Pontificia Academia
    Mariana Internationalis, Roma 1970, 17-35.
    71 Recentemente sono stati ripubblicati in italiano i 28 discorsi sul Natale e
    sull’Epifania: Sant’Agostino. Discorsi sul Natale e l’Epifania, ed. M. COLAVITA, pres. B.
    FORTE, Editrice Tau, Todi 2010.
    In specie riguardo alla mariologia dei discorsi agostiniani si può vedere: A.F.R.
    GONZÁLEZ, «La mariología en los sermones de san Agustín», Religión y Cultura 39 (1993)
    409-456.
    72 Discorso 188, 4: «Celebremus ergo cum gaudio diem quo peperit Maria Salvatorem,
    coniugata coniugii creatorem, virgo virginum principem».

    -------------------------------------

    2.12 Maria, la terra del paradiso: lo splendore della terra

    Un particolare tipo di Maria Vergine, Agostino lo vedeva nella
    segno della terra del paradiso – fissata nel libro della Genesi (2,5ss.) –
    che nessun’uomo mai irrigava. Così Maria fu invece irrigata dallo Spirito
    Santo, senza cooperazione dell’uomo. Maria è anche vista come la
    terra dalla quale è nata la Verità, come canta il Salmo 84,12, che è Gesù
    stesso. La terra pura che accoglie il seme del Verbo divino73…
    Lei è veramente la «dignitas terrae»; Maria è lo splendore della
    terra, «la dignità della terra»74. Se la persona è quanto di più nobile esiste
    in tutto l’universo75, quanto di più degno si trova in tutta la natura,
    in beata Vergine Maria si compie e si realizza tutta la dignità personale.

    3. Conclusione: per assomigliare la Vergine nella sequela di Cristo

    Sant’Agostino, essendo il cantore privilegiato dell’unica mediazione
    di salvezza offerta da Gesù Cristo, nell’approfondire la dottrina
    mariana è fedelissimo a quanto la buona notizia del Nuovo Testamento
    ha rivelato di Lei, sempre afferrata a fianco al suo Figlio. Nella sobrietà
    di speculazione teologica tralascerà, tra i possibili riferimenti,
    quanto gli apocrifi intuivano sulla Vergine.
    Nella teologia attorno alla Madre santissima, Agostino è da ritenere
    il figlio del proprio tempo storico, con i suoi limiti e le attese di
    approfondimenti futuri della mariologia, i quali non si potevano ancora
    pienamente prevedere e delucidare. In un certo senso però, parlando
    della Madre del Signore, egli assomiglia proprio alla sobrietà con cui
    l’umile Vergine affronta se stessa nelle pagine del Vangelo, per dare
    sempre e oltretutto lo spazio al Figlio eterno del Padre, fattosi suo Figlio.
    La sobrietà espositiva di Agostino mariologo non preclude ovviamente
    i variegati sviluppi e arricchimenti futuri del discorso mariano

    ––––––––––
    73 Non a caso in Occidente cristiano si svilupperà l’intera tradizione delle
    rappresentazioni delle “Madonne nere”. Diverse centinaia di tali immagini si trovano sparse in
    tutta l’Europa Occidentale (Loreto o Oropa in Italia, Częstochowa in Polonia, Einsiedeln in
    Svizzera, Mariazel in Austria, Mare de Déu de Monserrat in Catalogna, la Virgen de
    Candelaria di Tenerife, patrona delle Canarie, Nostra Signora di Altötting in Baviera, etc.
    etc.), poi trasportate anche in America Latina. Il volto nero del ritratto di Maria richiama
    l’accoglienza purissima della “terra” del suo cuore e del suo grembo che ha fatto spazio per il
    Salvatore.
    74 La Genesi difesa contro i manichei (De Genesi contra Manichaeos), 2, 24, 37.
    75 Cf. TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, I, q. 29, a. 3.

    ---------------------------------------

    ma nondimeno costituisce un atteggiamento paradigmatico, una
    caratteristica che per certi versi deve essere sempre mantenuta in un
    corretto discorso sulla Madre, che tutto rinvia a Colui di cui fu madre
    per mezzo della fede76.
    Più che mai, oggi resta luminosamente attuale l’invito a confrontarsi
    con quel modello imitabile, quel paradeigma o quell’exemplum
    che Agostino, come gli altri Padri dell’Oriente e dell’Occidente, ha rilevato
    in Maria. Maria è paradigma della vita santa, dell’impegno morale
    del credente nella sequela di Dio in Gesù Cristo. Resta di particolare
    pregnanza, pertanto, l’esortazione agostiniana di assomigliare, di
    imitare e di seguire la Vergine Madre, di non perdere di vista questa
    compagna e sorella prediletta, modello di ogni virtù, collaboratrice fedele
    del Verbo incarnato, Madre del Primogenito tra i fratelli (cf. Rm
    8,29).

    ***

    Summary: Inspired by a keen interest in modern theology for the resumption of Augustinian
    Mariology, of which important traces are found in the Mariology of Vatican II (Lumen
    Gentium, 52-69), the article presents in a systematic way the main issues and guidelines of
    the Marian theology of the bishop of Hippo. In the light of the Christ-centeredness of
    Augustinian Mariology twelve doctrinal themes and principles covered by the theologian are
    enucleated: Mary's cooperation in redemption, the divine motherhood, spiritual motherhood
    for believers, virginity, the issue of the vow and the marriage with Joseph, the role of
    exemplar for married couples and for consecrated persons, the Marian sign of assurance for
    the anthropological dignity of both sexes in relation to salvation, freedom from sin, the
    conditions for a devotion to Mary, Mary as the noblest new earth in the midst of the whole
    universe. Not neglecting further important developments in Mariology, in Augustine we found
    already the essentials of the Catholic Marian corpus, and we can see an openness to several
    Marian themes that will be specified only later.
    Key words: Augustinus of Hippo, Virgin Mary, divine maternity, virginity, cooperation to
    redemption, freedom from sin, dignitas terrae.
    Parole chiave: Agostino d’Ippona, Maria Vergine, maternità divina, verginità, cooperazione
    alla redenzione, libertà dal peccato, dignitas terrae.

    ––––––––––
    76 Per ulteriori riflessioni circa alcuni testi agostiniani sulla Madre di Gesù e dei suoi
    discepoli si rinvia al nostro volume: K. CHARAMSA, Abitare la Parola. In compagnia della
    Madre del Verbo, Editrice Rogate, Roma 2011, 18-66.

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